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Autore: Charlene    21/08/2008    13 recensioni
"Una facciata può benissimo essere solo una facciata. Sia che l'apparenza sia positiva, che negativa. Basta saper guardare." Kei è un galeotto tirato fuori di prigione dal padre di qualcuno che conosciamo... e da lì inizierà una nuova vita in un liceo esattamente del tipo che lui detesta. Se la caverà? E il resto lo saprete leggendo.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hilary, Kei Hiwatari, Rei Kon, Takao Kinomiya, Yuri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO


-Dopo questi starai buono, eh, bastardo?!-

Il calcio lo colpì in pieno stomaco; si sentì quasi sfondato. Percepì il sapore metallico del sangue in bocca, mentre si proteggeva la faccia con le braccia. Fu sollevato per la maglietta, rischiando di soffocare, e fu sbattuto contro il muro:

-Allora, ti è passata la voglia di fare l'idiota, o ne vuoi ancora?-

-Ma bravo, in sei contro uno...-

-Ti conviene chiudere la bocca, Hiwatari, o finisci male.-

-Che paura.-

Gli occhi dell'altro si illuminarono di una luce sadica; Kei iniziò a pensare, ma non gli venne in mente niente. In tre lo tenevano fermo, e ogni tentativo, ogni colpo di reni per liberarsi era vano.

Prima che il pugno dell'armadio si schiantasse sulla sua faccia, il rumore del cancello li interruppe: -Che diavolo succede qui?! Tornatevene ai vostri posti! Okata, che cazzo stai facendo?! - il gigante strinse la presa nel collo di Kei, e avvicinò il viso al suo:

-Ringrazia la guardia, figlio di puttana.- poi fece un cenno agli altri e il ragazzo fu lasciato andare.

-Hiwatari, tu vieni con me. C'è il tuo avvocato.- annunciò l'uomo in divisa trascinandolo letteralmente fuori.

-Non mi toccare idiota, so camminare da solo.-

-Ma se non ti reggi in piedi! Muoviti.-

Lo fece entrare in una stanza e chiuse la porta alle sue spalle, con due giri di chiave. Kei guardò storto l'uomo che lo fissava a sua volta, seduto dietro al tavolo:

-Tu devi essere Kei Hiwatari. Vieni, siediti.-

Il giovane si avvicinò zoppicando, e si sedette facendo un gran casino.

-Sei ridotto male. Non ti hanno medicato?-

In tutta risposta l'altro alzò un sopracciglio, sarcastico.

-Allora... io sono Kanako, il tuo avvocato. Puoi darmi del tu.-

Kei lo guardò con aria interrogativa, senza perdere il cipiglio seccato e dolorante.

-Che vuoi?-

-Credo che sarebbe meglio se ti facessi medicare, stai sanguinando.- l'avvocato era particolarmente tranquillo, nonostante gli occhi di fuoco che aveva puntati addosso.

-Si faccia i cavoli suoi.-

-Ho detto che puoi darmi del tu, non serve essere così formali...-

-E allora fatti i cazzi tuoi.- ringhiò il ragazzo abbassando lo sguardo.

-Ti hanno conciato bene vedo... sei dentro solo da due giorni.- gli fece notare Kanako raddrizzandosi sulla sedia. Era un uomo affascinante, sulla quarantina, molto distinto ed elegante.

-Sono tutti dei figli di puttana qui dentro.-

-Sì... Kei, da adesso mi occuperò della tua difesa legale; la situazione non è buona, ci sono tre accuse in corso contro di te. Furto d'auto, detenzione di una pistola senza porto d'armi e atti di violenza. Allora, vuoi iniziare a spiegarmi cosa è successo?-

Kei non rispose, fissava con ostinazione un punto imprecisato del tavolo.

-Dove sono i tuoi genitori?- insistette Kanako cambiando argomento, sperando di trovare una risposta.

Dopo qualche secondo di silenzio teso, il ragazzo rispose:

-Bella domanda. Sono morti. Incidente.-

L'avvocato annuì:

-Mi dispiace. Da poco?-

-No. Ero piccolo.-

-D'accordo. E con chi hai vissuto finora?-

-Da solo.-

Kanako lo guardò, scettico. -Legalmente, a chi sei affidato?-

-A mio nonno.-

-E si è occupato di te?-

Gli salì un brivido lungo la schiena quando sentì la risata fredda e vuota in cui proruppe Kei.

-Ne deduco che no, non si sia occupato di te.-

-Appena sono morti i miei, sono stato affidato a lui. Mi ha mandato in un posto in Russia.-

-Che tipo di istituto?-

-Sta diventando una psicanalisi.- protestò Kei.

-No, non lo è. Queste informazioni mi servono, vuoi che ti difenda o no?-

-Quello che non capisco è perché un avvocato bravo e damerino come lei sia finito a difendere uno come me.-

-Di norma i casi come il tuo mi interessano. Allora, parlami di quel posto.-

Il ragazzo sbuffò sonoramente: -Era una specie di monastero. Ma era solo una facciata. Era un campo di concentramento.-

-Perché?-

-Perché ci massacravano.-

-D'accordo. E quando ne sei uscito?-

-Boh. Mi sa a tredici anni.- fece Kei, vago.

-E da lì sei tornato a vivere con tuo nonno?- insistette Kanako, desideroso di conoscere ogni dettaglio.

-Mh... si. Nella villona del nonno.- rispose sarcastico.

-E ora? Lo stesso?-

-Ogni tanto ci torno a dormire e a fottergli soldi.-

-Ah, ecco. Tu sei minorenne, perché non è qui? Ti sono stato assegnato come avvocato d'ufficio, possibile che un qualunque avvocato non te l'abbia procurato lui?-

Altra risata glaciale.

-Staranno tentando di rintracciarlo... non gliene frega un cazzo di me, se mi buttano in carcere e lo liberano dalla mia presenza è contento.- disse sorridendo. Ma era un sorriso cattivo. Come se la cose in fondo lo divertisse.

-Va bene, in attesa che lo trovino vediamo di occuparci della tua situazione; perché hai rubato quella macchina? Di certo non ti serviva.-

-E chi te l'ha detto?-

-Ho capito chi è tuo nonno, cosa credi? Hiwatari. E' uno degli uomini più potenti del continente. Di soldi ne hai, vero?-

Kei sbuffò di nuovo. -Sì. Sono disgustosamente pieno.-

-E allora perché?-

-...Perché mi andava.-

-Ah, ecco. Con chi eri?-

-Sarebbe inutile fare i nomi.-

Piombò il silenzio, rotto solo dal ticchettio dell'orologio appeso alla parete della spoglia stanza.

-Va bene. Quindi per la macchina vedremo di approfondire l'argomento. La pistola? Perché avevi una pistola?-

-Per non farmi ammazzare.- fu l'ennesima risposta secca e poco approfondita di Kei, che sembrava intenzionato a non collaborare.

-Chi te l'ha data?-

-Non è importante.-

Kanako sospirò e si mise una mano sugli occhi: iniziava a pentirsi di aver accettato quel caso. Aveva esperienza con i ragazzini ribelli, i teppisti ed elementi simili, e si era subito reso conto che amava davvero aiutare quei ragazzi. Soprattutto quando sapeva che si comportavano così non per propria colpa, ma a causa di situazioni complicate che erano loro piombate sulle giovani spalle. Aveva visto situazioni peggiori di quella di Kei, casi che non lo avevano fatto dormire per giorni. La soddisfazione non era tanta, le probabilità di vedere uno di quei ragazzi col sorriso sulle labbra, diplomato e felice erano una su cento. Ma quell'una su cento era impagabile. Con questi pensieri, si fece forza e riprese a parlare col ragazzo.

-Va bene. Senti, giocherò sulla legittima difesa. Hai solo sedici anni, non ti potrebbero nemmeno tenere qui. Pagando la cauzione, sarai fuori.-

Kei rise di nuovo, in quel modo: -Ah ah ah, e chi me la paga secondo te?-

-Rintracceremo tuo nonno, ci penserà lui immagino.-

-Non ne sarei così sicuro.-

-Intanto lo rintracciamo. Poi vediamo.-

-Abbiamo finito?-

Kanako lo guardò: aveva gli occhi di un viola particolarmente intenso, carichi di orribili esperienze. I capelli bicolore, forse tinti. La tuta arancione della prigione stonava parecchio, per non parlare delle macchie di sangue, i lividi e le ferite.

-Sì, abbiamo finito. Per oggi.-

I due si alzarono contemporaneamente.

Prima che Kei andasse nella direzione opposta rispetto alla sua, gli mise una mano sulla spalla: -Ehi, non cacciarti nei guai.-

Kei non lo guardò nemmeno, tenne lo sguardo basso e si scostò. Dopodiché si voltò e se ne tornò verso le celle, accompagnato e sorvegliato dalla guardia.

Kanako lo seguì con lo sguardo, vedendolo rientrare in un luogo che non era certo adatto ad un ragazzino di sedici anni turbolento: lo avrebbero massacrato. Non gli sfuggì lo sguardo di Kei, che si voltò indietro; appena però si accorse che l'avvocato lo stava ancora guardando si girò di scatto, dando una spallata ad Okata, che lo afferrò per un braccio.

-Non ti è bastata, eh? Ci vediamo dopo, piccolino.- ringhiò, vedendo la guardia nei paraggi.

Kanako sospirò. Sarebbe finita male, se lo sentiva.


***


Ed eccomi con una ficcy seria! Dai non ridete, è la verità! Adesso vi spiego cosa mi è saltato in mente: Kei galeotto, salvato dall'avvocato... ricorda the Oc, a cui mi sono ispirata. L'idea mi piace molto, spero piaccia anche a voi! Non parlerà solo di teppismo, anzi. Recensite e lasciate commenti, anche negativi! Aggiornerò presto, se piacerà! Bacione.






  
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