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Autore: Stilistire    26/06/2014    2 recensioni
Dopo un sabato sera di sballo, Arianna Villa si risveglia ubriaca e non ricorda più nulla della serata precedente. E' sudata, accaldata e seminuda sul suo letto. Questo significa solo una cosa: SESSO. Ma con chi?
"...- Quindi tu ti sei approfittato di me quando ero in uno stato di convalescenza! Non ci posso credere!- sbotto arrabbiata dandogli un pugno sul torace - peccato non aver mai fatto boxe - che afferra con la sua mano potente, al contrario della mia. - Villa non ti conviene giocare con il fuoco - ."
-Tratto dal capitolo 1
Una storia tutta da gustare!
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Scolastico
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Capitolo 1. THE BEGINNING



Cosa di sente la mattina dopo un sabato sera di sballo? Dopo la prima ed unica serata di sballo più precisamente? Ecco, bella domanda. Innanzitutto i miei neuroni non sono capaci di mettere in pratica due pensieri concreti da formulare. Le mie mani cingono la testa e massaggio le tempie, cercando un minimo di conforto in quei gesti. Cerco di ricordare, ma è così difficile che mi ristendo sul letto.

Okay, pensa Arianna, pensa...

Il lato positivo è che mi trovo in camera mia. Cazzo e i miei? Mi chiedo annaspando di terrore. Poi mi ricordo che per fortuna i miei non sono a casa perchè sono andati al funerale di un parente a Firenze, e ritorneranno in serata. Fiù!

Sollevo le lenzula e...cazzo! Cazzo, cazzo, cazzo! Sono in intimo! Cazzo di nuovo! Perché sono solo in mutande e reggiseno? Oh, no... Non avrò mica fatto sesso con qualcuno che nemmeno ricordo? Di cui non so il nome e niente. Fanculo l'alcool. Potrebbe esserci stato Lorenzo, un mio compagno di classe invaghito di me da quando facevamo le medie; oppure Matteo, il fratello pervertito della mia amica Miriam; o per quanto riguarda il mio livello di lucidità quando bevo (nonostante l'avessi fatto per la prima volta) anche il mio acerrimo nemico, nonchè ragazzo della porta accanto e allo stesso tempo il compagno di classe più odioso e rompipalle di nome Davide, ma a cui non ho mai negato apprezzamenti sul suo fisico. Stronzo, maleducato, egoista e terribilmente affascinante. Un brivido mi percorre la schiena. Ma no dai, forse sarà stato un ragazzo occasionale proveniente dalla discoteca in cui stavo, il che era anche più squallido.

Spero vivamente che non ci sia stato nessuno di queste opzioni. Forse mi sono svestita io, ho appoggiato il vestito sulla sedia e mi sono messa sotto le coperte, forse mi sono immaginata tutto. Forse sono sudata perchè faceva caldo anche se è solo metà dicembre, forse la metà del mio letto è sguasto perchè mi sono rigirata nel sonno è non perchè un ragazzo sia sgattaiolato via prima che mi svegliassi.

Stai tranquilla, non sarà sicuramente successo niente. L'autoconvizione serve sempre no?

Mi alzo anche se traballo un po' su i miei piedi, vado in cucina e verso del latte nel tegamino per riscaldarlo, preparo il caffè. La testa è ancora su di giri, così prendo una Moment per far calmare un po' le acque. Ma come mi è saltato in mente di bere così tanto? Non è da me! Massimo che abbia mai bevuto è stato un bicchiere di spumante a capodanno un anno fa, ma ero ancora bella sobria. Il latte lotta nel mio stomaco che borboglia, così afferro dei biscotti in dispensa per farlo calmare. Sembra andare meglio.

Sono le undici di una qualsiasi sfigatissima domenica di metà dicembre e non ho niente per pranzo, che effettivamente sembra essere l'ultimo e il meno preoccupante dei miei problemi. La testa è ritornata a posto e cerco di ricordare, ma è come se avessi un enorme buco nero che non mi fa capire più niente.

I miei sono ritornati verso le sei, e non hanno sospettato nulla. Ho detto solo che avevo messo a lavare quel vestito - della sera precedente - perchè rovistando nei cassetti mi ero accorta che fosse macchiato. Mamma aveva un po' dubitato perchè non era da me preoccuparmi di cosa fosse in buono o cattivo stato, visto che sono figlia unica: cresciuta nel lessuo e sempre viziata da tutti. Vado a dormire con un unico scopo: dimenticare tutto - ma per quello a me servirebbe solo l'alcool - e ricominciare bene la settimana, perlopiù una settimana piena di test e verifiche prima delle vacanze di Natale.

Driiin....driiin...driiin...

La sveglia suona e il mio braccio che spunta fuori dalla coperta cerca in tutti i modi il bottoncino per spegnerla. Quell'odioso suono che ogni mattina mi fa saltare fuori i timpani dalle orecchie. Mi alzo con tranquillità, visto che punto la sveglia alle 6 precise e ho ancora un'ora per fare i miei porci comodi. Faccio una doccia calda, lavo i capelli e li piastro con accuratezza. Esco dal bagno, mi vesto e scendo in cucina per prendere la colazione, sempre fedalmente servita da mia madre, che matta quanto me, si alza sempre alle 5.30. Un ultima occhiata allo specchio di fronte all'uscita e via! Il lunedì inizia ufficialmente.

Prendo fedelmente le scale - perchè in ascensore incontro sempre quel coglione di Davide che devo sopportare perlopiù 5 ore al giorno a scuola - e con tutta tranquillità cammino fino alla fermata dell'autobus. Di quel coglione non c'è aria, nè in autobus, nè a scuola, fino a che non entra con permesso firmato alla terza ora. Io ho ancora la testa frastornata che appoggio comodamente al banco fra un'ora e l'altra. Tutto tranquillo finchè non mi rivolge la parola il coglione...che nervoso!

- Siamo ancora frastornati per sabato sera Villa? - Cooooooosa? E lui che ne sa? Perchè 'Villa' detto da lui è così ripugnante? Perchè il mio cognome, detto da lui, è così ripugnante? Perchè, lui che ne sa? Lui che vuole da me?

- Costa ma che vuoi? Tu che ne sai? Che sai eh? - sputo repentina senza nemmeno dargli tempo di replicare. Fremo ma ho paura. Potrebbe essere la svolta di quel sabato sera o la mia condanna. È strano che mi abbia parlato, visto che solitamente non mi rivolge nemmeno un 'ciao' quando ci imbattiamo davanti all'ingresso di casa o sull'ascensore. Ma vabbè, forse la domenica lo rende più socievole.

La prof di diritto arriva e ci zittisce tutti incitandoci a tornare ai nostri posti. Davide Costa si gira e con la sua lingua da serpe dice - Non ricordi nulla eh? - e torna al suo posto. C-cosa dovrei ricordare? Cosa è successo? Mi sento come in un incubo dove vuoi ma non riesci a muoverti, a parlare, ad urlare.

In una notte può succedere di tutto, lezione di vita n. 1​

La lezione nel bene o nel male passa. Non sono stata concentrata nemmeno un singolo minuto per pensare alle parole sputate fuori - a cavolo? - di Costa. Lui è un ragazzo molto bello, ma la sua bellezza é paragonata alla stessa quantità di testardaggine, sfrontataggine, maleducazione e fredezza che si possa concentrare in un ragazzo di 17 anni. Certe volte mi chiedo come a quest'età si possa essere così freddi e senza un cuore. Perchè lui un cuore non ce l'ha. L'unico gesto d'affetto che ho visto in lui in 17 anni - apparte quando sta con i suoi amici coglioni come lui, che diventa un'altra persona - è stato quando un anno fa mi sono fratturata una caviglia scivolando sul ghiaccio mentre ritornavo da scuola. Dopo aver riso mezz'ora nel vedere quella scena, lui, Davide Costa, mi aveva preso in braccio e mi aveva portato su per tutte le scale - visto che quei giorni l'ascensore era morto - e mi aveva condotto a casa mettendomi a letto. Da quel suo gesto sembrava intravedersi un cuore, eppure nulla. Continuava a non rivolgermi la parola. Così bhè, non ho mai approfondito nulla con lui.

Dopo ore infernali di lezione, il suono della campanella finale ci libera e come carcerati che intravedono la luce, sgattaiolamo fuori in pochi minuti. Il coglione e i suoi amici sono così veloci che li perdo di vista prima di chiedergli se lui sa qualcosa. Con Miriam ancora non ne ho fatta parola.

L'autobus é gremito di gente, tanto da non riuscire nemmeno a vedere se c'è Davide tra la folla. L'autobus è chiassioso e troppo lento per i miei gusti. La pancia mi inizia a brontolare e oggi per dispetto mamma fa l'orario continuato e non ritorna a casa per pranzo. Quindi vuol dire che non mangerò nulla di decente. Che bello!

Salgo le scale, e intanto le mie mani si affondano nelle tasche per cercare le chiavi che....che non ci sono! Fanculo, fanculo, fanculo! Come lunedì non c'è male, mi aspetterà una settimana infernale. L'ultima volta che ho dimenticato le chiavi me lo ricordo bene, visto che sono dovuta rimanere a casa una settimana dopo aver preso un 4 in matematica. Quando le dimentico succede sempre qualcosa di brutto. Quelle chiavi sono infestate!

- Mamma ho dimenticato le chiavi - cantileno al telefono mettendomi a sedere sulle scale. Rimane in silenzio per un po' pensando 'e quindi da me che vuoi?' . - Io non te le posso portare, ho un macello di lavoro -. - E io come faccio a mangiare? -. Scommetto che ha stravolto gli occhi al cielo, lo immagino. - Vai a mangiare al bar vicino casa, hai dei soldi? -. - Sìsì ce li ho.-. Ci salutiamo e riattacco. Quindi vuol dire che dovrò restare fuori casa fino alle 18,30 quando arriva mio padre. Con 5 gradi. Mhh...bene.

Mentre sbuffo ancora seduta sulle scale, vedo salire proprio Costa. Oggi non me ne va bene una giusta! Ma potrebbe essere arrivata l'ora di chiarire! I miei occhi si illuminano - d'immenso - . Mi passa accanto e non dice una parola. Un attimo prima che apra la porta, lo chiamo.

- Davide...- non dice niente. - Costa!- ma non risponde. - Davide Costa cazzo!- alzo la voce.

- Si può sapere che ti manca? -. Okay Ari, stai calma, se vuoi avere dei chiarimenti devi avere il sangue freddo e cercare di farlo ragionare, seppur molto difficile.

- Mi vuoi spiegare cosa sia successo ieri? Mi sembra di aver capito che tu sia l'unico a saperne qualcosa -

- Sei rimasta fuori casa - non è la risposta alla mia domanda!

- Sì, ma questa non è quello che ti ho chiesto! -.

- Meglio non chiedere quello che non si vorrebbe sentir rispondere..non te l'ha mai imparato nessuno? - in effetti ha ragione, ma non posso rimanere con tutti questi dubbi che mi navigano in testa.

- Ma io voglio sapere cosa sia successo, sai..-. - Ne sei sicura? - incalza con il suo ghigno cattivo che gli si disegna sulle labbra. Bellissime labbra. Uhhh..

- Ti sei ubriacata di brutto. Stavi male e ti sei vomitata sul vestitino -. Oh che schifo. - Poi mi hai pregato di portarti a casa, a letto -. Oh, no. No, no, no, no! Non è successo quello che penso io, no??

- Eh bhè...poi è successo -. Cado in una malinconia terribile. Io + lui + alcool + letto - vestiti = sesso. Cazzo. Cazzo. Cazzo. Cazzo. Proprio con lui. Maledetta alchimia che provo verso di lui. Maledetta attrazione verso quel ragazzo ignobile. Lui si è approfittato di me quando ero incosciente! Figlio di buona donna!

- Quindi tu ti sei approfittato di me quando ero in uno stato di convalescenza! Non ci posso credere!- sbotto arrabbiata dandogli un pugno sul torace - peccato non aver mai fatto boxe - che afferra con la sua mano potente, al contrario della mia. - Villa non ti conviene giocare con il fuoco - .

- Tu mi dici di non giocare con il fuoco quando una sera fa mi hai scopato come se non ci fosse un domani? - mi chiedo anche io da dove venga tutto quel coraggio, visto la mia timidezza.

- Mi eri sembrata più che d'accordo! - si permette anche di ridire. - Davide cazzo, ero umbriaca! Non mi sono mai ubriaca e mi ritrovo a letto con te! Secondo te ci sarei venuta se mi sarei resa conto quello che stava succedendo? -

-Solo perchè non ti ricordi, altrimenti sono sicuro che vorresti il bis - sputa. - Anzi, forse dovremmo recuperare ora che sei sobria. Per me non c'è problema- continua. Secondo lui non me lo sono mai immaginato come qualcosa di più di uno stronzo vicino di casa? Con quello che si ritrova come fisico e quella faccia mista tra un Bad Boy e un angelo sceso in terra?

Ma che pensieri me vingono?

Infatti avvampo quando si avvicina pericolosamente a me e deposita un bacio con le sue calde e umide labbra sull'incavo del mio collo. Ma che fa?? Mi allontano da lui e respiro. O almeno cerco di farlo. Mi giro di scatto e scendo velocemente le scale, tanto ormai sono rimasta fuori casa.
  
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