Abbandoni quel ponte di comando che t'è sconosciuto e noto al contempo, avanzando con passo fermo ma lento lungo corridoi la cui tenue oscurità ti è quasi di conforto. Arrivi nel tuo alloggio camminando come in un sogno. Questa nave, questa vita, sono tue eppure non lo sono, ma ti sono sempre appartenute.
Ricordi, colpe e dolore invadono la tua mente lungo quel tragitto, asserragliandola in un tormento che, ora lo sai, sarà tuo compagno in ogni istante di questa tua nuova esistenza.
All'aprirsi della grande porta di quercia scura però tutto tace all'improvviso in te, lasciando un vuoto che è ancor più angosciante di quell'assordante cacofonia di pensieri.
Candele tremolano sulla scrivania, gettando lunghe ombre nella stanza vuota. Un tenue luccichio attira la tua attenzione e in un istante il dolore divampa nuovamente nel petto, come le fiamme sulla plancia in quell'ora maledetta.
Ti inginocchi accanto a quei vetri infranti come dinnanzi a un altare, come al capezzale del tuo amico morente.
Raccogli i frammenti, uno ad uno, cercando il modo di farli combaciare, maledicendoti. Tochiro era quello dei rompicapo. Tochiro era il mago della microelettronica, dei puzzle e delle riparazioni...
“Portalo con te! Viene dalla nostra Terra! Avanti! Prendilo!”
Ricordi di aver preso quel vasetto di vetro con reticenza, sorridendo dell'entusiasmo del tuo amico che ti coinvolgeva sempre nelle sue geniali, romantiche follie.
Una lacrima riga il volto a quel pensiero e poi un'altra e un'altra ancora. Le ignori, imperterrito, andando avanti nel compito che ti sei assegnato: accosti due pezzetti e combaciano, ma non del tutto.
Lo ricostruirai, ma non sarà come prima.
Come la tua vita.
Come il tuo cuore.
Non odi Meeme entrare, avverti solo il suo tocco gentile sulla spalla. Si china e posa un barattolino con un piccolo pennello accanto al mucchietto di terra. Silenziosa com'è entrata, se ne va.
In ginocchio, a capo chino, intingi il pennello nella colla e cominci a rimettere insieme i pezzi. Pagliette dorate luccicano nel liquido vischioso e brillano al lume di candela.
Un frammento. Poi un altro. Adagio.
Il tempo scorre, ora nemico e alleato insieme, e tu lo lasci fluire, la mente vuota, il cuore gonfio.
Verrà il momento di pensare.
Verrà il momento di combattere.
Non ora.
Il vasetto riprende forma, l'oro balugina, risaltando le fessure che ne segnano la superficie come un corpo coperto di cicatrici.
Raccogli la terra, riponendola nel vaso, che posi delicatamente sul davanzale di una delle grandi finestre.
Fuori, lampi di dark matter illuminano il buio.
“Fiorirà! Vedrai che fiorirà!” La sua voce risuona nel tuo cuore.
“Amico mio...”




Questa piccola cosa la dovete all'adorabile Mizu1979 che mi scova queste dolcissime e malinconicissime fan art^^

Come avrete notato, ho voluto mettere del mio nella “ricostruzione” del vasetto: le pagliette d'oro nella colla richiamano la tecnica ceramica del Kintsugi che prevede il riempimento con la pasta d'oro di crepe e buchi in oggetti di ceramica rotti. I giapponesi credono che quando qualcosa ha subito una ferita e ha una storia, sia più bello e debba quindi essere valorizzato.