Libri > Le Cronache di Narnia
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Autore: alcyone    21/08/2008    15 recensioni
Ammetto di non aver mai letto il romanzo di Lewis e che il primo film non mi sia piaciuto granchè. Ma da inguaribile romantica sono rimasta profondamente toccata dalla tenera ed appena accennata storia d'amore fra Caspian e Susan. E da inguaribile ottimista ho voluto dar loro la possibilità di un lieto fine che non gli è stato concesso. La cosiddetta seconda possibilità. Che sarebbe successo se il giorno della partenza qualcosa fosse andato storto? Per chi vorrà esserci, Buona lettura.
Genere: Romantico, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Lemon, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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1. Ancora a Narnia

 

 

Allora… Questo è davvero un addio?” Peter volse lo sguardo malinconico sull'immensa, florida vallata dormiente di quel mondo così vicino, eppure già così lontano. Il portale dinnanzi ai suoi occhi, si apriva sulla loro solita vita, sui loro destini, ancora da scrivere.

I quattro fratelli Pevensie si apprestavano a lasciare Narnia, forse per sempre.

Il ruggito di Aslan accompagnava l'addio ai re e le regine di un tempo, mentre passavano il confine sottile che separa il sogno dalla realtà.

Lucy si voltò indietro un'ultima volta, appena in tempo perché i suoi occhi potessero scorgere le figure sfocate degli abitanti di Narnia dissolversi, strinse forte la mano della sorella.

Le creature incantate e gli uomini che un tempo avevano abitato le terre di Telmarin videro così il grosso tronco dell'albero serrarsi per sempre, ingoiando quelli che, in un tempo lontano, erano stati i loro sovrani.

Il fragore di un boato violento riecheggiò nell'aria. Un lampo quantomai inaspettato squarciò il limpido cielo, aprendo una crepa nella volta azzurrina.

 

Susan Pevensie atterrò con uno schianto secco su di un cespuglio di lauro, i rami dell'arbusto le graffiavano il viso mentre annaspava nel groviglio di fogliame. Poco lontano aveva udito il trambusto e le imprecazioni dei suoi fratelli, a cui evidentemente non era toccata sorte migliore.

Si trascinò con fatica tra i rami che la trattenevano per la veste. Toccò finalmente con i palmi la superficie di pietra grezza della pavimentazione, qualcosa non andava…

Peter ed Edmund stavano aiutando Lucy a rialzarsi, la bambina era ricoperta di graffi e foglie su tutto il corpo; quello che si levava dinanzi a loro era ancora il paesaggio di Narnia.

In lontananza giunse un vociare concitato, accompagnato dallo scalpitio frenetico di passi sul selciato. Caspian, seguito dal suo precettore Cornelius ed alcuni attendenti, era sopraggiunto in loro aiuto, Aslan li seguiva a breve distanza.

“Ma che diavolo è successo?!” Sbraitò Ed, massaggiandosi il fondoschiena.

“Aslan, perché siamo ancora qui?” Domandò Peter.

Il saggio leone sembrava non trovare una risposta soddisfacente alla domanda ch'egli stesso si stava ponendo. “Ahimè, mio giovane Peter. Temo di non essere a conoscenza del disegno arcano che vi ha impedito di lasciare le nostre terre.” Scosse la lunga criniera. “Il passaggio tra i nostri mondi si è bruscamente interrotto, con grande probabilità perché Narnia ha letto nei vostri cuori l'incertezza.”

Lucy sussultò, incontrando gli occhi ipnotici di Aslan. “Io…”

Il fratello maggiore si voltò bruscamente verso di lei. “Lucy! Sei stata tu!”

“Io pensavo…”

“Peter, calmati. Lucy non intedeva certo…” Intervenne Edmund.

“Come possiamo rimediare ora? Puoi riaprire il portale?” Peter lo interruppe, rivolgendosi ad Aslan.

Questi scosse il capo. “Purtroppo debbo nuovamente deluderti ragazzo mio. Il portale è chiuso, e per il momento mi è impossibile rimandarvi a casa. Ho bisogno di tempo per riflettere, ma vi prego di non dubitare che io faccia ogni cosa per aiutare i quattro re di Narnia.”

Susan aprì la bocca per replicare, ma Aslan accennò un gesto con il capo, invitandola delicatamente al silenzio. “Verrà il tempo per parlare mia cara, ma per ora vi prego di considerare tutto ciò che i vostri occhi vedono come un nido sicuro.” Così dicendo, il fiero leone si congedò.

“Beh, immagino non ci rimanga molta scelta…” Il più grande dei Pevensie si guardò attorno, un momento prima dava l'addio alla terra delle sue avventure, ed ora ne calpestava ancora il suolo. Nel suo cuore però non vi era sollievo, ma un'inspiegabile inquietudine.

Susan si ravviò una ciocca spettinata, lo sguardo basso. “Ti sei fatta male?” Sobbalzò, incontrando gli occhi scuri di Caspian, che la fissava indicando il suo vestito strappato.

La giovane si affrettò a coprire il lembo di pelle rosea della coscia rimasto scoperto, arrossendo.

“No, no! Sto bene.”

Cornelius si accostò al giovane re. “Suppongo che Vostra Maestà convenga con me nell'offrire ospitalità alle Loro Signorie per tutte il tempo necessario.”

“C…Certo! E' naturale, il mio regno è anche il vostro.” Così dicendo i suoi occhi s'incontrarono nuovamente con quelli di Susan.

 

Il sole era già calato da diverse ore e molte luci del palazzo svanivano una dopo l'altra, i cortigiani si apprestavano a concludere la lunga giornata dell'incoronazione del nuovo sovrano di Narnia.

Susan osservava il cortile illuminato dalle tenui luci dei lampioni, passando l'ennesimo colpo di spazzola fra i capelli ancora umidi.

Una serie di colpetti leggeri risuonò sulla sua porta. “Chi è?” Raccolse in fretta la vestaglia, coprendo la camicia da notte.

“Susan… posso entrare?”

Lucy se ne stava sulla soglia guardandola mestamente.

“Che ti succede?” Domandò, facendole segno di entrare.

Si sedettero entrambe sul bordo del letto. “Mi dispiace Susan…” Mormorò, tormentando un lembo della sua vestaglia. “Non volevo… causare questo.”

La sorella sospirò. “Lucy, non è stata colpa tua. Si è trattato di un incidente, non devi assumertene la responsabilità.”

“Ma Peter non la pensa così.”

“Gli passerà, vedrai.”

“Sembrava così arrabbiato…” Asciugò una timida lacrima.

“Peter ed io siamo diventati grandi, abbiamo delle responsabilità, soprattutto verso di voi. Responsabilità che Peter sente particolarmente sue. E… a volte può succedere che dimentichi cosa vuol dire essere bambini.” Le strinse una spalla teneramente. “Comunque sarebbe meglio se ciò che hai detto a me lo dicessi anche a lui.”

Lucy accennò un sorriso. “Lo farò.” Poi s'illuminò, come ricordando qualcosa d'importante.

“E poi in fondo potremmo sfruttare il tempo che ci rimane sistemare le cose lasciate in sospeso!”

Susan la fissò interrogativa. “E tu che cosa avresti lasciato in sospeso?”

“Oooh! Non io! Tutti abbiamo assistito al romantico “bocca a bocca” di quest'oggi!”

“Piccola impertinente!!” Balzò in piedi piantando le mani sui fianchi, il viso paonazzo. “Come ti permetti di fare queste insinuazioni su tua sorella maggiore?!”

Lucy si scansò ridacchiando. “Stavo solo scherzando, perché te la prendi tanto?” Si diresse verso la porta, aprendola. “Allora buonanotte…”

“Buonanotte.” Grugnì.

“Un'ultima cosa.” Si soffermò con la porta socchiusa. “Come è stato?”

Susan arrossì ancor più violentemente. “Fuori di qui!!”

L'uscio si richiuse soffocando una risata argentina.

“Che piccola…”

Bellissimo, era stato bellissimo. Si avvicinò nuovamente alla finestra, le fronde degli alberi erano scosse da una brezza leggiadra. Aprì la vetrata appoggiandosi al balcone, cullata dal vento primaverile.

Sotto il chiaro di luna una figura passeggiava con incedere lento sul ciottolato.

Il cuore di Susan palpitò riconoscendone il bel viso, seppur oscurato dalle ombre della notte. “Ancora sveglio a quest'ora?”

Caspian sollevò il capo verso la finestra illuminata. “Potrei dire la stessa cosa.” Le sorrise.

“Sei re da poche ore. Bisogna essere in forze per reggere sulle spalle tutto questo.”

“Forse è proprio questo che mi ruba il sonno.”

“Beh, io credo che proverò a dormire…”

“In realtà…” Si passò una mano tra i capelli. “Non sono qui per caso.”

La giovane Pevensie si soffermò senza capire.

“Domani avrei una serie di impegni ufficiali, tutt'altro che emozionanti, e stavo pensando di disertare.”

“Come primo giorno da re non mi sembra un bell'inizio.” Lo canzonò.

“Era un invito. Intendevo chiederti se volevi disertare con me.”

Le mani le si fecero gelide come marmo, serrate sul cornicione di pietra. Un invito? Il cuore batteva follemente, mentre algide gocce di sudore correvano lungo la schiena. Il silenzio sospeso parve eterno.

“Sì.” Susan tamburellò ansiosamente i polpastrelli sulla pietra levigata. “Sì, voglio venire con te!”

Il ragazzo sorrise nuovamente. “Allora a domani. Buonanotte Susan.”

“Buo… buonanotte…” Così dicendo, sbarrò in fretta la finestra, allontanandosi maldestramente. Quasi avesse paura che un'ulteriore tentennamento dissolvesse l'inaspettata proposta. Non gettò neppure un'occhiata oltre i vetri della finestra, ma si catapultò sul letto, soffocando il viso, e con esso un'incontenibile gioia, nel cuscino di piume.

Quella notte avrebbe fatto sogni d'oro.

 

 

Ciao a tutti! Questo era solo un preludio a tutto ciò che potrebbe (o non potrebbe) avvenire in seguito. Spero vi piaccia e vi dia la curiosità di continuare la lettura anche prossimamente.

  
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