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Autore: lunadelpassato    27/06/2014    2 recensioni
Era ancora sotto l'albero in cui l'aveva partorita. Non aveva il coraggio di darle un'ultimo sguardo e sapeva che se le avesse parlato, non avrebbe ricordato nulla. La dea prese una foglia e incominciò a scrivere tra le lacrime. Non poteva tenerla con sè. Atena non poteva permettersi di avere una figlia.
Genere: Drammatico, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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                                                                          Quando sarai grande, saprai perché.


Ti scrivo questa lettera perché ti voglio bene. Voglio che tu sappia che la mia scelta non è stata casuale, che ho dovuto per forza lasciarti qui. Non potevo portarti con me. Non con la reputazione che mi sono costruita in millenni.
Sai piccola, io dovevo essere quella pura, la giusta, la ragione e la saggezza. Ma qualcosa è cambiato, qualcosa mi ha cambiata: tu.
Quando ti ho scoperto per la prima volta non sapevo cosa fare, mi sembrava così irreale, così... sbagliato. Ecco, l'ho detto. Il mio destino non era quello di avere figli; ma col tempo la solitudine si è fatta sentire, e io ero stanca di sentire le solite chiacchiere noiose in cima al monte.
Sono scesa nella Terra di nascosto, una notte, in uno dei radi boschi che si possono trovare. È stato lì che ho conosciuto tuo padre: una persona semplice e testarda. Spero che quest'ultima qualità la prenderai da lui, perché era una delle cose che mi piaceva di più.
Quando lo incontrai per la prima volta era intento a guardare la luna. “perché fissi quella roccia del cielo?” gli chiesi come esordio. Lui nemmeno si voltò a vedere chi avesse parlato. Girò una delle manopole del telescopio con la mano e disse: “perché anche se è una roccia, ha fatto sognare migliaia di persone, e io voglio sapere perché.”. Allora io mi sedetti accanto a lui e rimasi tutta la notte ad osservare le stelle.
Ci sono state poche notti dopo quella, fugaci e segrete, in cui io gli nascondevo la mia vera identità. Ricordo bene anche l'ultima volta che lo vidi: era una bellissima notte d'estate. La luna piena splendeva più che mai, e il cielo era disseminato di meravigliose costellazioni.
Quella notte non aveva portato il telescopio; era venuto soltanto per restare con me. Fu sotto quelle stelle e quella luna che tu incominciasti ad esistere, piccola e fragile. L'erba era di rugiada.
Me ne andai da quella notte piangente, lasciandomi dietro un uomo solo e spezzato a causa delle mie parole; gli avevo semplicemente detto che non ci saremo visti mai più.
È stata dura, lo ammetto, e se potessi tornare indietro sicuramente cambierei la mia scelta, ma all'epoca avevo visto la figlia di Urano spiarmi da dietro uno dei tanti alberi, e avevo paura che potesse riferire agli altri del mio amore (tra me e lei non corre buon sangue dai tempi della guerra di Troia, perché fu scelta da Paride) e così svegliare l'incredulità di tutti.
L'incredulità di cui ho più paura è quella di mio padre, di cui sono la figlia prediletta, e ho paura di levare il suo orgoglio alto e distruttivo. Mio padre non è mai stata una persona comprensiva.
Così, appena ho visto il mio peplo gonfiarsi, sono scesa sulla terra e mi sono nascosta per i mesi restanti tra le comuni persone di una comune città.
Quando ho sentito che saresti nata tra poco sono scappata nello stesso bosco in cui sei stata concepita, e mentre nascevi io fissavo le stelle. Quelle stesse stelle che mi avevano portato tante cose e che mi avrebbero tolto te.
Se vuoi sapere del giorno in cui sei nata... sei nata esattamente nell'attimo in cui il vecchio anno lascia il suo posto al nuovo, che con le sue energie rischiara il mondo con la luce del nuovo sole, portata in cielo da uno dei miei tanti cugini.
Ho scritto queste righe tra le lacrime. Spero non mi odierai per quello che sto facendo, ma sappi che ti starò sempre vicino, qualunque cosa accada. Parola mia.
 
Sai mi fa confondere, questo averti qui. Io quasi colpevole di poterti dire che...
tu esisti dentro me.
  
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