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Autore: borntobeparawhore    27/06/2014    2 recensioni
Un giorno normale, in un'ora come tante e in un secondo come gli altri, andai a sbattere contro il meglio che tutti mi avevano sempre augurato, dai miei genitori al mio ex fidanzato che due anni prima se n'era uscito con "c'ho provato a farla funzionare questa storia ma non ci riesco.. ti auguro il meglio, Crystal Stark" ed ecco il mio fottuto meglio, la roccia da scavare era in quel ragazzo dagli occhi scuri di cui avevo osservato le mosse meno di tre ore prima.
Genere: Romantico, Slice of life, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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"Gutta cavat lapidem" questa frase mi ha sempre affascinata, una goccia che scava la pietra, piccola e debole riesce a penetrare qualcosa di possente. Mi sono sempre sentita come una goccia d'acqua, debole e insignificante intendo, e mai sarei aspettata che sarei riuscita a scavare una pietra, mai prima di quel normale giorno d'estate, in un'ora come tutte, in un secondo come gli altri, che si rivelarono poi non cosě comuni. *1 mese prima* Il suono del rubinetto gocciolante mi rilassava. Fissavo il soffitto come se fosse il piů bel film visto nella mia intera esistenza. Pensavo, ecco tutto, a qualcosa che per me non era di rilevante importanza ma che mi incuriosiva: chi sono per gli altri? Per mia madre e mio padre era semplice, ero sempre stata la loro perfetta bambina tutta studio, casa, servizi da sempre, per mio fratello era un po' diverso, ero la ragazzina che lo aspettava a casa quando tornava dall'universitá, la prima persona che abbracciava ogni volta che tornava a casa. Ma il punto piů complicato di questa domanda č "chi sono per il resto del mondo?" ecco, Crystal Stark, la biondina brava del corso di chimica..o matematica.. o qualunque altra materia vista la mia perfetta media che non scendeva mai sotto il nove. Ci pensai per la prima volta quel giorno fissando il soffitto, e la cosa non mi toccava minimamente. Non ero nessuno? Nessuno per me andava benissimo, ma comunque non riuscivo a raggiungere l'equilibro che mi ero prefissata, ok l'essere nessuno, ma essere qualcuno solo anche per una persona diversa dalla mia famiglia? Forse questo era il punto.. se sarei mai riuscita a scoprirlo. Con la chiusura della scuola non avevo mai idea di come passare il tempo, non avevo nč lezioni nč compiti per farmi a pezzi il cervello, avevo solo il tennis per tre pomeriggi su 7, per 6 ore su 168 ogni settimana. Tutto il mio tempo libero sottolineava il mio non essere particolarmente simpatica o socievole, e che gli unici amici che avevo erano quelli del gruppo di matematica, e solo per poche ore nei mesi scolastici, e le ragazze del corso di tennis che a stento salutavo fuori dagli spogliatoi. Non avendo amici con cui uscire e passare il tempo,pregai i miei genitori di pagare un extra per poter passare sei pomeriggi su sette al club per allenarmi. Convincerli risultó un po' piú complicato del previsto, mi aspettavo una classica risposta da genitori orgogliosi che farebbero di tutto pur di accontentare la loro bambina, invece ricevetti un monologo sulla mia vita sociale, l'unica parte della mia vita che non spiccava, finito con una promessa del tipo "giuro che in questi sei giorni cercheró di farmi degli amici" piů che sufficente per convincerli. Cosě arrivň il giovedí, e andai per la prima volta al club a svolgere il mio quarto giorno su sei. Giá immaginavo di trovare gente diversa dai miei soliti compagni di allenamenti cosí aspettai sui gradini un po' piú del solito per osservare le mosse dei miei nuovi compagni/avversari. In campo c'erano due ragazzi, uno minuto, capelli ricci e occhiali spessi e neri schiacciati sul naso, notai subito che il suo punto imbattibile era incentrato sulla velocitá, mentre l'altro era piů alto e muscoloso, non era troppo veloce ma aveva un bel braccio e sapeva perfettamente come utilizzare la forza a suo favore. Per quel giorno i miei minuti di osservazione furono inutili visto che la mia avversaria era una ragazza bionda di nome Sidney e non uno di quei due ragazzi. Il campo non era lontanissimo da casa, casa o almeno era abbastanza vicino da poter arrivarci in bici cosí prima di sfrecciare metaforicamente a casa, negli spogliatoi mi affrettai a fare una doccia e ad infilare il mio pantaloncino blu, scarpe bianche e tshirt blu, giusto le prime cose prese dal borsone per poi mi trascinarmi fuori di li. Un giorno normale, in un'ora come tante e in un secondo come gli altri, andai a sbattere contro il meglio che tutti mi avevano sempre augurato, dai miei genitori al mio ex fidanzato che due anni prima se n'era uscito con "c'ho provato a farla funzionare questa storia ma non ci riesco.. ti auguro il meglio, Crystal Stark" ed ecco il mio fottuto meglio, la roccia da scavare era in quel ragazzo dagli occhi scuri di cui avevo osservato le mosse meno di tre ore prima.
  
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