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Autore: xingchan    28/06/2014    10 recensioni
"Scusascusascusascusascusa..."
Chissà quante volte aveva ripetuto quella parola, e chissà quante altre volte l'aveva sentita rimbombare nella sua testa, nella speranza che lei non lo fulminasse più con quello sguardo così assassino, nonostante fossero nell'ambulatorio Ono.
"E' tutto quello che sai dire? Fammi capire: dopo avermi fatto ruzzolare per terra credi che accetti delle semplici scuse? Ora per colpa tua dovrò stare con il gesso per un mese, invece che per pochi giorni..."
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Get well soon
 

 

"Scusascusascusascusascusa..."

Chissà quante volte aveva ripetuto quella parola, e chissà quante altre volte l'aveva sentita rimbombare nella sua testa, nella speranza che lei non lo fulminasse più con quello sguardo così assassino, nonostante fossero nell'ambulatorio Ono.

"E' tutto quello che sai dire? Fammi capire: dopo avermi fatto ruzzolare per terra credi che accetti delle semplici scuse? Ora per colpa tua dovrò stare con il gesso per un mese, invece che per pochi giorni..."

Con la voce incrinata da un imminente pianto che però sedò sul nascere, Akane buttò fuori tutta la frustrazione che aveva accumulato da quando arrivarono dal dottore. Con aria stanca e decisamente giù di tono, osservò Tofu controllare il gesso nuovo, mentre Soun continuava a piangere come un disperato.

Era lei che avrebbe dovuto piangere in quel modo.

Con quella palla al piede, non avrebbe potuto dedicarsi alle arti marziali come più preferiva. Non poteva perfino muoversi come più le pareva, ed avrebbe dovuto declinare tutti gli inviti delle sue amiche presi per la settimana successiva.

Anzi, avrebbe dovuto evitare le uscite superflue in generale, non potendo così essere indipendente.

Sospirò, indirizzando il suo sguardo verso Ranma. Sicuramente non l'aveva fatto apposta, ma l'aveva fatta arrabbiare come poche volte nella sua vita. Ma se lei era andata su tutte le furie, lui aveva un'aria delusa, ferita. Fissava il pavimento come se volesse frantumarlo da un momento all'altro, con l'autocontrollo appeso ad un filo ed i nervi in fermento nonostante fosse immobile. Tremava anche un po', a dire il vero.

"Su, Akane-chan." la riprese il dottor Tofu, dolcemente. "Sicuramente Ranma non voleva farlo apposta. Voleva soltanto portarti via per avere un po' di privacy! Non è vero, Ranma?"

"Davvero?" esclamò Kasumi estasiata. "Oh, Ranma, che pensiero meraviglioso!"

Il ragazzo arrossì senza replicare. Il dottore aveva capito più dell'interessata che l'aveva caricata sulle sue spalle per non rovinare quel momento, così intimo per loro. Aveva anche fatto sì che gli altri ragazzi non entrassero nell'ambulatorio, perché sapeva che avrebbero soltanto scatenato una baraonda tutti assieme.

Ed invece lei che aveva fatto? Lo aveva ringraziato solo come un omaccione mancato avrebbe fatto.

C'era da dire che tutto sommato aveva ragione (stare con un gesso che le imprigionava la gamba impedendole perfino di allenarsi come si deve non doveva essere una passeggiata) ma da lì ad accusarlo per un incidente involontario ce ne correva. Che poi ci fosse anche quel degenere di un padre a fargli la ramanzina era troppo. Quel vecchio continuava a blaterare cose del tipo: "Sei un ingrato!" oppure "Che artista marziale sei se non riesci ad evitare che la tua fidanzata si faccia male?".

"Visto? Ranma non voleva che tu ti facessi male! E poi, ora ci vorranno solo due settimane, non un mese."

Il sorriso di Tofu però non sortì l'effetto sperato. La giovane Tendo non sembrava volersi riappacificare, anzi, rincarava ancora di più la dose di veleno da iniettare nelle povere orecchie del ragazzo con il codino.

"No, ma è stato così imprudente da trascinarmi addosso a lui e..."

"Avrei dovuto spingerti via, per caso?" sbottò Ranma, guardandola con astio. "Avanti, Akane, non fare la cretina e rispondi!"

La ragazza non sapeva più cosa replicare. La ragione non era del tutto dalla sua parte, e per questo sentì la rabbia montarle dentro ancora più intensamente. "Fammi un piacere: esci subito da qui e non mi seccare!" disse, puntando l'indice in direzione della porta.

Tutti i suoi tentativi di farsi perdonare furono ridotti in cenere da una sempre più furibonda Akane. Con le sopracciglia aggrottate al massimo, Ranma si alzò in un batter d'occhio sotto lo sguardo delle loro rispettive famiglie, e si dileguò sbattendo un poco la porta.

Persino il dottore aveva compreso che lì in mezzo a tutti i loro spasimanti non avrebbero avuto un attimo di tregua se non fossero scappati via. Ma lei, ritardata com'era, non ci era arrivata.

Eppure...

Eppure quando uscì dall'ospedale sembrava felice di vedere che il suo fidanzato era andato a prenderla e a portarla con lui, magari al loro bar preferito.

Sbuffò distrattamente, evitando Nabiki di ritorno da una macchinetta per bibite, e si mise in marcia verso il parco.

***

Dopo esser tornata a casa, Akane si rese conto che Ranma non c'era.

In quello stato non poteva neanche uscire a cercarlo con la scusa di comprarsi qualcosa.

Affranta, dovette rimanere per tutto il resto della giornata in camera sua, stesa sul suo letto, con quel litigio che non voleva abbandonare la sua mente.

Forse era stata troppo dura con lui. In fondo, il dottore aveva ragione: per una volta, Ranma non voleva rovinare l'atmosfera creatasi fra loro, e aveva cercato di sottrarsi con lei dalla furia dei loro rispettivi corteggiatori.

Osservò la gamba ingessata coperta dal lenzuolo, e, in un determinato sforzo, di alzarsi per andare al dojo. Quello era il luogo di casa Tendo che amava, e stare lì per un po', seduta ovviamente, l'avrebbe fatta sentire protetta e meno sola.

Senza chiedere l'aiuto di nessuno, sgusciò silenziosamente fuori, reprimendo i gemiti di fatica nel trasportarsi con le stampelle.

Si sedette di fronte all'altarino posto in prossimità del soffitto, prendendo a contemplarlo nel modo più vuoto che riuscisse a ricordare.

"Non dovresti stare a letto?"

La voce di Ranma le arrivò come una freccia appena scoccata, facendola quasi spaventare. Girandosi attorno, però, non vedeva nessuno. Poi, decise di guardare in su. Ranma era aggrappato al soffitto come un ladro, e chissà da quanto tempo era lì a spiarla.

Saltò giù accanto ad Akane, sotto lo sguardo torvo di lei, e si accovacciò davanti con un sorriso ben stampato sulle labbra.

"Guarda che ho!"

Frugò nelle tasche, e scoprì un pennarello rosso, abbastanza doppio.

"Ehi, quello è mio!"

"L'ho preso in prestito..." disse lui con noncuranza.

Non le diede il tempo di ribattere che posò delicatamente una mano sul gesso immacolato, cominciando a scriverci sopra. Per una volta, Akane non disse nulla, lasciandoglielo fare.

Scrisse: "Scusa".

Ancora. Per un attimo Akane ne ebbe fin sopra i capelli.

"Non è necessario ripetermi la tiritera anche per iscritto, sai?"

Ranma fu indispettito per quell'ostilità. "Non l'ho fatto apposta, e tu lo sai. Ora però non ci posso fare niente. Se avessi i poteri per guarirti lo farei, cosa credi?"

L'affermazione lasciò la giovane Tendo esterrefatta, ed il ragazzo con il codino non fu da meno. Davvero aveva detto quella cosa a lei? Avrebbe voluto sparire in quel preciso istante, ma c'erano due possibilità per smorzare quell'imbarazzo: la prima era di fuggire via dalla sua vista e non azzardarsi a rivederla per una settimana; la seconda di dire qualcosa che distogliesse l'attenzione da quella frase così denudante e sincera.

"Posso... Posso sapere che c'era scritto sul gesso di prima?" sbottò poi, continuando a scarabocchiare il gesso con faccine ed insulti.

"Baka..." rispose lei sussurrando, arrabbiata ed anche un po' triste.

"Ehi, stupida! Non ti ho chiesto di prendermi per scemo, mi sembra!"

"C'era scritto baka, idiota!"

"E scommetto che era riferito a me!" commentò contrariato.

"E a chi, sennò?"

"Mah, non saprei... A Kuno, oppure..."

"Credi che Kuno sia al centro dei miei pensieri al punto da prenderlo per i fondelli o da vendicarmi sulla mia gamba?"

"E allora, chi sarebbe al centro dei tuoi pensieri?"

Nonostante le cose parlavano da sole, Ranma era curioso di vedere se Akane avrebbe confermato o negato l'evidenza. Ne era anche piacevolmente divertito. E lusingato.

"Non sono affari tuoi!"

Farla ammettere per prima era impossibile. Gettò subito la spugna, tanto non sarebbe servito a niente. Avrebbero proseguito in questo modo, litigando con rimbrotti che si tradivano da soli. Meglio lasciar perdere.

"Se vuoi, ti riaccompagno in camera tua."

Con finta riluttanza, si fece prendere in braccio, il candore del gesso quasi del tutto sparito. Ranma chiese ad Akane di afferrare le stampelle, e di aggrapparsi a lui se non voleva cadere.

Salirono le scale in silenzio, ignari che in casa ci fosse soltanto Nabiki, ipnotizzata davanti alla tv.

La posò sul suo letto, mormorandole "A domani" come un qualunque saluto.

La prima cosa che venne in mente alla piccola Tendo fu che aveva ancora il suo pennarello.

A proposito: cosa aveva scritto sul suo gesso?

Si sporse per quel che poté per leggere cosa avesse scritto.

C'erano un sacco di linguacce, di sue caricature con il corpo di balena, e una miriade delle solite offese e soprannomi che spesso le dava anche a voce.

Si innervosì al limite dell'assurdo, finché una sillaba diversa dalle altre non le fece nascere un sentimento di speranza, che le avesse lasciato scritto qualcosa di meno irritante.

Guarisci presto, maschiaccio! Non vedo l'ora di allenarmi con te!

Il suo stupore si tramutò in sorriso.

"Sciocco!"

Se fosse stato lì con lei, lo avrebbe abbracciato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NDA

Sì, so cosa volete dirmi: devo continuare Armageddon.

Al momento sono un po' bloccata, perciò dovreste pazientare.

Però questa cosetta è venuta di getto, spero vi piaccia (ovviamente sapete che è riferito all'episodio Akane va in ospedale, no?), nonostante sia la solita sciocchezza che sforno di tanto in tanto.

Se ci sono errori segnalateli! :)

 

   
 
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