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Autore: _ems    28/06/2014    4 recensioni
Attenzione: ("leggermente") Linguaggio.
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Sebastian si annota mentalmente di non fare mai più nulla di carino per l'altro mentre estrae il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans nuovi che ha comprato solo per Hunter (aggiungendo così anche un "niente vestiti nuovi per quell'idiota" nella propria lista immaginaria).
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hunter Clarington, Sebastian Smythe
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scritto per le ragazze del gruppo sugli Huntbastian su Facebook (tutta per voi, ragazze <3), ispirata a questo link così come i messaggi scritti da Bas! Sempre grazie a Plotti per la betatura e, ragazze, buona lettura (:


"Prove Generali".

Hunter si era arrabbiato e Sebastian proprio non riusciva a meravigliarsene, per quanto si sforzasse non riusciva a ricordarsi un momento, un solo singolo attimo, in cui Hunter non avesse perso in qualche modo la calma. Perfino il sesso, a volte, era qualcosa di violento e se Sebastian non aveva ancora chiamato a raccolta la propria ira funesta probabilmente questo aveva a che fare proprio col sesso; con quel sesso di cui Hunter va matto e al quale Sebastian non riesce proprio a dire di no. Il punto, comunque, è un altro e mentre percorre la strada a piedi, quella che collega il ristorante a casa sua, Sebastian cerca di ricordarselo, che Hunter si arrabbi è oltre modo naturale, ma che abbia la sfacciataggine di mollarlo lì, a piedi, è decisamente il colmo. 
"Avesse almeno detto il perché!" borbotta, fra sé e sé, giacché Hunter si era limitato ad aprire la portiera e dirgli "te ne torni a casa da solo. A piedi". 
Sebastian aveva replicato, naturalmente, si era battuto per la propria posizione a suon di "neanche per sogno", "non ne vedo il motivo" e un sonoro "vai a farti fottere" quando aveva sbattuto la portiera, dopo essere uscito dalla macchina. Insomma, aveva fatto del suo meglio ma Hunter era così arrabbiato che Sebastian non può fare a meno di chiedersi cosa diamine abbia mai combinato in quel ristorante e, ora che ci pensa, forse la molla che ha fatto scattare l'altro non ha niente a che fare con il ristorante. Non ci ha provato con il cameriere giacché aveva Hunter lì con sé (e che se ne sarebbe fatto del cameriere, poi?), non ha insistito per pagare alla fine - come tutte le altre dannate volte - abbandonando solo per quella sera l'ascia di guerra. Aveva provato in tutti i modi ad essere una persona... carina
L'aveva fatto per lui, dannazione, e questo era quello che gli toccava: farsi la dannata strada a piedi, da solo. 
Sebastian si annota mentalmente di non fare mai più nulla di carino per l'altro mentre estrae il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans nuovi che ha comprato solo per Hunter (aggiungendo così anche un "niente vestiti nuovi per quell'idiota" nella propria lista immaginaria). 
Si lascia andare ad una smorfia, digitando velocemente le lettere sul cellulare fino a comporre il messaggio da inviare ad Hunter.
"Grazie per avermi mollato lì".
Aspetta, ma quando non arriva alcuna risposta, quello un po' arrabbiato ormai è lui e ormai svoltata la curva annuncia a se stesso di aver aspettato fin troppo che l'altro risponda; digita velocemente un secondo messaggio.
"Mi è piaciuto molto tornarmene a piedi. Da solo". 
Quando è ormai giunto davanti al portone del palazzo nel quale vive con Hunter, ormai da sei mesi, Sebastian lancia un’occhiata veloce al loro posto auto notando la macchina dell'altro già lì. 
Fa un profondo respiro, mentre le sue narici si dilatano per la rabbia e digita, ancora, un messaggio prima di aprire il portone ed entrare.
"Stronzo".
Percorre i tre piani che lo separano dall'abitazione nella quale, è sicuro, troverà Hunter in silenzio e senza mai controllare il cellulare, la rabbia che monta pian piano. Quando apre la porta anzi, no, la spalanca, Sebastian è pur pronto a tener a braccetto la sua ira funesta e scaraventarla su Hunter... solo che Hunter è nudo, completamente nudo, e Sebastian non ha mai odiato così tanto la sua dannata mania di girare nudo, di sera, perché fuori fa così caldo ed Hunter è solo un bastardo insensibile pronto a provocarlo sempre e comunque. 
Fa un respiro profondo, sbuffando poi per la frustrazione e la sua scarsa capacità di concentramento con l'altro in quelle condizioni e si richiude la porta alle spalle.
"Stronzo," borbotta, visibilmente contrariato e infastidito dall'altro.
"Ho letto i messaggi, non c'era bisogno di ripeterlo," controbatte, tranquillo, Hunter.
"E perché mai non hai risposto, di grazia?"
"Ero troppo impegnato a spogliarmi".
"'Fanculo".
Sebastian va a sedersi sul divano, in silenzio, maledicendo l'altro e se stesso un milione di volte mentre lo vede con la coda del'occhio camminare tranquillo per casa. Sfrega i palmi delle mani sulle ginocchia, più volte, cercando di mantenere almeno un minimo di controllo.
"Che cazzo ti prende?"
Sbotta, alla fine, ed gli è ormai chiaro che ''mantenere il controllo'' non è esattamente qualcosa che riuscirà a fare, quella sera. Hunter si siede sul tavolino, quello posto davanti al divano sul quale Sebastian poggia sempre i piedi (beccandosi, ogni volta, un rimprovero dall'altro). 
"Ultimamente sei strano," gli fa notare Hunter mentre scruta attentamente l'altro.
"Io?" chiede, retoricamente, Sebastian con il tono colmo di sarcasmo. 
"Ti comporti in modo... carino".
Il lamento esasperato che esce dalla bocca di Sebastian, mentre si schiaffeggia una mano sulla fronte e ruota gli occhi al cielo, sorprende solo Hunter (e forse quel gattaccio seduto all'angolo del divano).
"E questo ti autorizza a comportarti da stronzo? Più del solito?"
Sbuffa, guardando Hunter come se fosse effettivamente un idiota colossale. 
"Sebastian," il tono di Hunter è duro, stringe i denti tra sé lasciando trapelare tutto il proprio fastidio.
"Hunter," replica l'altro, ormai tranquillo, col tono di chi sta spiegando qualcosa ad un bambinetto anche se, in realtà, Sebastian non vuol fornire all'altro nessuna spiegazione. Sa che Hunter le sta attendendo perché se c'è una cosa che ha capito, della sua relazione con l'altro, è che quando pronuncia il suo nome in quel modo sta indirettamente dicendo qualcosa di più articolato come "se non mi dai subito delle spiegazioni stanotte dormirai sul divano" e il divano, cazzo, è davvero scomodo.
"Prove generali," borbotta Sebastian con un tono di voce tanto basso che Hunter deve avvicinarsi per riuscire ad udire il resto. "Per la prossima settimana".
La risata che scaturisce nell'altro a quelle semplici parole dà l'autorizzazione a Sebastian di sentirsi oltremodo oltraggiato e spingerlo giù dal tavolino, facendolo cadere per terra, alzandosi così dal divano pronto ad abbandonare l'altro sul pavimento.
"Ne riparliamo quando, la prossima settimana, incontrerò i tuoi fratelli e loro mi ameranno".
Disse, sicuro, prima di chiudere con un gesto violento la porta della camera da letto, lasciando Hunter ai piedi del divano. Per tutta la notte. 

"Grazie per avermi chiuso fuori dalla nostra camera da letto, stanotte. Il divano era dannatamente scomodo. Stronzo".
"Prego, amore, non c'è di che".

   
 
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