Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: ERV_original_stories    28/06/2014    6 recensioni
Nessuna parità. Nel regno di Imirdyr da sempre i maghi vengono rinnegati, allontanati a causa dell'ignoranza popolare, temuti per i loro poteri. Il malcontento dilaga e le invasioni barbare imperversano nell'est. Nubi nere si addensano sul destino del regno. Emergerà mai un eroe in tutta questa oscurità?
"Si...tre idiote." -cit
Questa storia fantasy è scritta e illustrata da noi tre ragazze, porteremo avanti il progetto cercando di aggiornare regolarmente (ogni settimana) salvo imprevisti. Buona Lettura!
Genere: Avventura, Demenziale, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

NOTE DELLE AUTRICI
La storia vede come protagonisti più personaggi e si incentra nei vari capitoli su rami narrativi diversi. Ogni qualvolta la copertina cambierà, saprete su chi sarà incentrato il capitolo scritto. Noi ci alterneremo a scrivere a seconda del personaggio e del ramo narrativo, poiché la storia la portiamo avanti in tre, curandone trama e disegni, nonché i vari personaggi e i loro caratteri. Speriamo che nonostante questo la lettura possa risultarvi piacevole e facile. 
Ebbene, siete pronti ad irmergervi nel regno di Imirdyr? 
-Ele-




Capitolo 1°: Il passato di Elaera


In un tempo in cui gli uomini vivevano divisi, quattro regni, stanchi delle numerose battaglie per il predominio che li avevano coinvolti e vogliosi di raggiungere finalmente la pace, scesero ad un accordo. Nacque così un’alleanza. I regni del Nord, dell’Est, del Sud e dell’Ovest furono unificati sotto il governo di un consiglio. Quest’organo era capeggiato dai re umani e dai loro consiglieri. Il consiglio dell’alleanza fu incaricato di dirigere ogni relazione tra i vari popoli che abitavano quelle terre, garantendone la pace e impedendo a qualsiasi male di nuocere alla nuova nazione appena nata. Al neo regno, fu dato il nome di Imirdyr.

 

Vi era nel regno dell’Est una piccola cittadina posto al limitare dei confini della foresta, chiamata da quelli che l’abitavano “Fondo di palude.”

 La cittadina non era grande o di vitale importanza, non era nemmeno segnata sulle mappe ed era governata dal piccolo consiglio degli anziani del villaggio. Anche se pur sempre soggetti all’autorità suprema del re e del consiglio dell’alleanza, essendo così minuscola, la cittadina era dimenticata da tutto e da tutti.  Gli abitanti provvedevano a se stessi vivendo dello stretto necessario che riuscivano a produrre, portando avanti una vita semplice ma perlomeno felice.

Nel paesello viveva con la sua famiglia una bambina dagli occhi scuri come la notte e i lunghi capelli color bronzo. Il suo nome era Elaera ed era conosciuta da tutti gli abitanti come una ragazzina silenziosa e ubbidiente. La bimba cresceva libera e spensierata, giocando e ridendo felice, nonostante la miseria in cui versava la sua famiglia come il resto dei suoi compaesani.

 Nell’estate dei suoi 11 anni, un manipoli di soldati diretti in frontiera per contrastare le sempre più numerose incursioni dei barbari, venne a stabilirsi nel suo paesino trasformandolo in accampamento militare e sfruttandone tutte le risorse in cambio della loro “protezione”.

Gli abitanti della cittadina iniziarono a morire di fame, ad impazzire a causa della paura degli scontri che sembravano sempre più vicini e ad uccidersi tra di loro pur di sfamare le proprie famiglie.

Non passò molto tempo prima che  Fondo di palude finisse rasa al suolo durante una rappresaglia; l’esercito del re o meglio, il manipolo di soldati flaccidi e pigri che si erano stabiliti lì, venne sconfitto e l’avamposto raso al suolo. Fu un vero e proprio massacro.

Donne,uomini,vecchi e bambini furono chiusi nell’edificio maggiore e furono lasciati ardere nelle fiamme mentre i vili barbari banchettavano con le provviste rubate all’esercito.

Gli unici superstiti di quella carneficina, scampati chissà come al massacro, furono due bambini. Elaera e suo fratello minore Aeni. Grazie al coraggio della madre, i due ragazzini erano riusciti a fuggire nelle foreste dell’est e a non essere fiutati dai segugi dei barbari.

Purtroppo per loro, la fuga non era una vera e propria salvezza. Senza né cibo né acqua erano in seria difficoltà. Il destino li vedeva ad un bivio. Da un lato la morte crudele per mano barbara, dall’altro quella per disidratazione o fame nella foresta.

I due fratelli corsero e si nascosero nel folto della boscaglia, aspettando che i loro inseguitori rinunciassero alla ricerca. Erano in salvo, almeno per il momento.

Ma la fame non attende. E’ un verme che ti si annida dentro e ti rode le viscere fino a farti impazzire, ti fa perdere la razionalità e ti porta a rischiare il tutto per tutto.

 A causa di ciò, Aeni morì pochi giorni dopo ingerendo dei funghi velenosi.  Elaera,distrutta per lo shock, non riuscì ad allontanarsi dal corpo del fratellino, riverso con la bava alla bocca e gli occhi ancora aperti in un muto grido di aiuto. La bambina in lacrime, senza più speranza, svenne esausta sul suo piccolo corpicino.

Elaera si risvegliò dolorante e confusa in una piccola costruzione, situata nella parte più oscura e nascosta della foresta. Era stata salvata da qualcuno, ma da chi? Un’eremita, con una folta barba grigia e un corpo ancora tonico per la sua età, fece il suo ingresso qualche istante dopo nella casetta.

L’uomo aveva abbandonato la società, disgustato dall’animo umano e dai continui massacri, dalla così netta separazione tra status civili, decidendo di vivere quel che gli restava della sua vita a contatto con la forza primaria della natura. Forza che lui temeva e rispettava sopra ogni cosa.

 La solitudine e l’austerità del luogo l’avevano reso burbero, indurendone i lineamenti del viso. Il vecchio la fece mangiare, lavare, la curò e l’accudì quasi fosse una figlia, finché non fu di nuovo in forze. Nonostante le apparenze, l’uomo si rivelò assai gentile con la ragazzina in difficoltà. Quando fu completamente rimessa, il vecchio la condusse nel punto in cui aveva seppellito il corpo del suo fratellino. Una piccola e semplice fossa, larga poco più di un metro e abbastanza profonda, ricoperta da pietre e terra.

La bambina scoppiò in lacrime e lì stette, fino al mattino successivo. Quando finalmente la piccola si decise a rientrare nell’abitazione, l’uomo la mise davanti a una scelta: tornare da dove era venuta o sottostare alle sue regole, impegnandosi a lavorare per lui, per garantirsi vitto e alloggio. Invero, l’uomo sperava che la ragazza scegliesse la seconda opzione. Sentiva la mancanza dei suoi simili, gli mancava di sentire una voce umana tra quelle animali e in quel breve lasso di tempo trascorso con Elaera, in quei pochi giorni passati a contatto con lei, se ne era affezionato. Elaera, avendo perso ogni caro e comprendendo che se fosse tornata indietro sarebbe sicuramente morta, decise di restare a vivere con il vecchio eremita svolgendo i fin troppi numerosi lavori domestici che questo sembrava volutamente trascurare.

L’eremita le insegno tutto ciò che sapeva, allevandola e crescendola come meglio poteva.

Le insegnò a leggere, a disinfettare le ferite, a cucirle, a cauterizzarle; le insegnò quali erbe avevano poteri curativi e quali invece andavano evitate, gli fece imparare a memoria ogni nome di ogni singola pianta. Ogni volta che trovavano un animale ferito lo soccorrevano o se era troppo tardi per salvarlo, ponevano fine alle sue pene. Le insegnò ad impugnare la spada, a rotearla con maestria, a sferrare fendenti precisi e a difendersi.

Elaera non capiva per quale motivo dovesse imparare anche a combattere, ma fece ogni cosa che il suo salvatore senza nome gli chiedeva, diligente e seria, apprendendo da lui tutto ciò che quello era disposto ad insegnarle.

 Intanto il tempo passava e Elaera cresceva, facendosi più forte, bella ed esperta della foresta ogni giorno di più, mentre il vecchio si faceva sempre più debole, vecchio e lento.

 L’inverno in cui Elaera compì 17 anni, il vecchio si ammalò e nessun’erba o rimedio che la ragazza conoscesse riuscirono a curarlo. Morì pochi mesi dopo, dopo una lunga agonia, soffocato da  una crisi terribile. Elaera rimase di nuovo sola, a farle compagnia solo l’ultimo desiderio del vecchio. L’uomo sognava di vederla tornare dai suoi simili.

 “La foresta non è il tuo posto. Anche se ti ci trovi bene, altro ti aspetta. Un giorno capirai.”

Quelle parole che lui ripeteva sempre ora le rimbombavano in testa con una tale convinzione, che la lasciavano stupita, confusa e indecisa.

 Elaera seppellì quel vecchio che ormai era abituata a chiamare padre, il suo maestro, l’uomo che gli aveva dedicato gli ultimi anni della sua vita, proprio accanto alla tomba di suo fratello Aeni. Gli doveva tutto.

 Per riconoscenza, decise di esaudire il suo ultimo desiderio. Raccolse le sue cose, raccogliendo tutto ciò che potesse servirle per il viaggio e decise di partire. Poteva fare una sola cosa: viaggiare.

Con il suo enorme zaino sulle spalle, iniziò la sua avventura alla ricerca di se stessa e dei suoi simili. 

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: ERV_original_stories