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Autore: Gio_Snower    29/06/2014    1 recensioni
Rangiku è stata aggredita e violentata da degli uomini, ed è distesa nella neve, stremata e scioccata, quando, all'improvviso, arriva un ragazzo dai bellissimi occhi azzurri e dai capelli argentati che gli appoggia un capotto addosso e se ne va.
Dopo quell'episodio, i due si rincontreranno?
[INTERROTTA A CAUSA DEI TROPPI IMPEGNI FINO A DATA DA DESTINARSI, MA LA RIPRENDERÒ SICURAMENTE]
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gin Ichimaru, Rangiku Matsumoto
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo Extra 

Un giorno da Dio


Urahara Kisuke quel mattino si alzò di malavoglia.
La brezza primaverile entrava dalla finestra e dava alla stanza un che di vitale, vivo, fresco; eppure quel mattino Kisuke si sentiva tutt'altro che di buon umore.
Per la verità, Kisuke era genio acclamato da tutto il mondo ed una persona conosciuta per la sua eccentricità, il mattino aveva sempre la pressione bassa e quindi si alzava come uno zombie e si strascinava per casa – alla ricerca di un bagno perduto che non ricordava dove fosse – con una disposizione al parlare nulla.
Riuscì infine a trovarlo e, dopo essersi preparato con gran calma, scese al piano terra. 
Ururu e Jinta, due ragazzini che aveva raccolto dalla strada anni prima, dormivano tranquillamente e Tessai, l'uomo che gli faceva sia d'assistente persone che da manager e tata per i due mocciosi, stava preparando un bento canticchiando una canzone dei Queen.
«Buongiorno Urahara. È strano vederti alzato a quest'ora del mattino.» sorrise Tessai sentendolo camminare dietro di lui.
«Non è una cosa simpatica quella che hai appena insinuato, Tessai.» rispose Urahara sventolando il suo caro ventaglio e sfoggiando un stanco sorrisetto furbo e misterioso.
«A proposito, Tessai, hai visto il mio capello?» gli chiese.
«Sopra al tavolo in salotto. Ieri era così euforico da dimenticarlo lì.» ribatté il suo manager proseguendo alla preparazione del pranzo.
«Ohhh. Grazie.» Preso il suo cappello si sentì meglio, quindi se lo pose sulla testa e prese il tanto amato, quasi quanto il capello, bastone.
Uscì di casa e si incamminò verso una strada piena di alberi.
Le foglie, staccate dai rami dal vento, planavano lentamente a terra, trasportante dalla leggera brezza che prima le aveva tolte all'albero.
Appoggiato ad un albero c'era un ragazzo dai capelli arancioni, colore simile alle foglie d'autunno.
Spiccava con quella sua corporatura atletica, quel suo bel volto mascolino, e quei suoi occhi determinati, ma al momento cupi.
Urahara lo vide e sorrise sotto i baffi.
Nascose la sua espressione e gli si avvicinò. «A cosa pensi, Kurosaki?» gli chiese.
Ichigo non si scompose minimamente. «Non lo sa già, Urahara?» rispose.
Quel ragazzo riusciva sempre a farlo divertire.
«Possibile.» gli concesse Urahara. «Come sta Rukia?»
«Energica.» ribatté Kurosaki con un sospiro.
«Fin troppo?» rise piano lui.
«“ohohohohoho”» rise imitando il maestro esorcista della televisione che Rukia tanto amava imitare, solo per dare fastidio a lui, ovviamente.
«Ti prende ancora in giro, a quanto vedo.»
«Come fa Yoruichi con lei.» rispose Ichigo senza malizia.
Il colpo però andrò dritto ed a segno.
«Stammi bene, Kurosaki. E non ti preoccupare.» gli disse.
Ichigo annuì. Il suo sguardo, sebbene ancora malinconico, sembrava già più vivo, più leggero.
«Un giorno dovrà svelarmi i suoi segreti, Urahara-sensei.»
fu il saluto di Ichigo.
Kisuke salutò alzando il suo solito bastone da passeggio.

Proseguì la passeggiata e, dopo aver attraversato tutto il parco, si diresse in un posto che conosceva bene: il dojo di Yoruichi.
Entrò e la vide lì, ad esercitarsi nelle varie mosse di karate, judo e svariate arti marziali con estrema grazia e velocità.
«Non ti unisci a me, Kisuke?» gli domandò lei con un sorriso aperto ed un luccichio malizioso negli occhi dorati.
«No, grazie. Non sono minimamente veloce come te.» rispose lui, sorridendo a sua volta.
«Non sarai veloce, ma sei più potente. Per quanto ancora continuerai la farsa dell'uomo innocuo? Dell'insegnante, sopratutto.» disse Yoruichi balzando al suo fianco in un attimo.
Kisuke si limitò a sorridere fissandola negli occhi.
I suoi grigio-verdi in quelli dorati di lei. 
Yoruichi scosse la testa con un sospiro, abituata a leggere e non leggere le cose nello sguardo di lui.
«Posso offriti qualcosa?» le domandò.
«Dell'alcool andrà più che bene.» rispose lei leccandosi le labbra in un gesto sensuale e felino.
«Pranziamo, visto che ci siamo. E' quasi l'ora.» 
Yoruichi accettò con piacere.
Kisuke la portò in un ristorante di pesce dove lei mangiò avidamente.
Il pesce era il suo cibo preferito; le piaceva sia cotto che fritto e andava matta per quello rosolato.
La vide leccarsi le labbra e le dita dopo aver completato il pasto e sentì quella solita sensazione nella bocca dello stomaco.
Le sorrise quando lei lo fissò con quei suoi occhi dorati e profondi. 
Lei ricambiò con un sorriso malizioso. 
«Non dovresti invitarmi in un hotel, ora, Kisuke?» lo prese in giro.
«Non credo di essere in grado di soddisfare una donna affamata come te, Yoruichi.» rispose lui affabile.
Ridacchiarono un po' di quegli scherzi di mille e più sensi. 
Erano amici da così tanto tempo che tra loro si era creata una sorta di affinità ed intimità simile a quella delle coppie sposate.
Alla fine riaccompagnò Yoruichi al dojo.
«Ora vado.» disse Kisuke.
Yoruichi gli posò velocemente un bacio sulle labbra.
E lo fissò con espressione soddisfatta vedendolo arrossire leggermente.
«Alla prossima.» lo salutò. «E grazie per il pasto!» si leccò le labbra prima di andarsene con quella sua solita eleganza femminile. 
Kisuke ridacchiò e se ne tornò a casa sentendosi come quel Dio a cui spesso lo paragonavano. 
   
 
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