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Autore: Lice_n_Catz    29/06/2014    5 recensioni
OPA è una bella ragazza: bionda, occhi azzurri, pelle chiarissima, erre moscia. C'è solo un problema: è nata in Grecia, e non assomiglia per niente ai suoi genitori. Un giorno, OPA ottiene la possibilità di emigrare, andarsene in Inghilterra per studiare alla prestigiosa università di Kingston upon Hull. Giunta nel nuovo Paese, decide di affittare una casa con spese comuni, ma mai si sarebbe immaginata di ritrovarsi a vivere con il gruppo al completo degli One Direction, sotto copertura per un periodo di riposo dalle fatiche del tour! La vita con cinque ragazzi così belli e famosi potrebbe essere divertente... oppure no..
Genere: Demenziale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo



Mi chiamo OPA. OPA Vasilakis. Ho 19 anni, compiuti tredici giorni fa. Sono alta un metro e una mentos, ho i capelli biondi, lunghi e lisci fino a metà schiena, la pelle color porcellana e gli occhi azzurri azzurri. Possiedo anche un'incantevole erre moscia, e sono ampiamente mancina. Tutto questo sarebbe anche fantastico, e mi crederei una gran figa..
Se solo non fossi greca. 
E no, non pensiate sia figlia di qualche strana coppia di americani scoppiati giunti in Grecia per rifarsi una vita, né che io sia adottata. I miei genitori si chiamano Zosimos e Delphina Vasilakis, e nella miglior tradizione greca di sempre, sono piccoli, scuri e abbronzati. Anche i miei zii, i miei cugini, i nonni, i prozii, i parenti di secondo, terzo, quarto, millesimo grado sono piccoli, scuri e abbronzati. Perfino bisnonna Xanthippe è piccola, scura e abbronzata.
Io sono la pecora nera.. ops, la pecora bianca della famiglia. Perché a causa di uno stupido, cretino, maledettissimo allele recessivo ribelle, spuntato chissà da dove, chissà perché, probabilmente silente dai tempi dell'uomo del Paleolitico, sono nata con le sembianze di una danese. Sono un fenotipo recessivo ambulante, capite? Mi dovrebbero studiare, i dottori. Ho tutte le carte in tavola per essere considerata animale raro ed esser messa nella lista di quelli in via d'estinzione insieme ai panda, accidenti. 
Ora vi racconterò cosa successe quando nacqui. Ebbene, quando venni alla luce, mio padre rimase sgomento dinnanzi al ciuffo di capelli biondi che mi coronava la testolina e mi faceva apparire quasi pelata. Tutti i miei cugini erano sempre stati pelosissimi e scurissimi alla nascita. I miei genitori invece mi ricordano come un cosetto grinzoso, rosso come un'aragosta bollita e praticamente privo di chioma Vasilakisiana. 
"E' normale, dottore?" chiese mio padre. 
"Insomma.." fece il medico. Molto confortante, non trovate? "Aspettiamo un poco, forse è una di quei bambini che vengono al mondo chiari e poi diventano scuri."
Non so dove abbia preso la laurea quel dottore, ma sicuramente esiste un'alta percentuale di probabilità che l'abbia trovata nelle patatine. In ogni caso, purtroppo, le sue previsioni non ci presero, perché bionda ero e bionda rimanevo. Inoltre, non ero scura di carnagione. E quando aprii gli occhi, i miei genitori bisbigliarono in preda all'orrore. Erano azzurri. Non marrone scuro, o al massimo nocciola. Erano azzurri, azzurri come il mare Egeo. 
"Per tutti i santi, com'è possibile ciò!?" chiese allora mio padre, che non ha una laurea in genetica, ma ci arriva lo stesso a ritenere che nero più nero dovrebbe fare nero, e non verde o rosso "Perché è uscita così?"
Fu in quel momento che si voltò verso mia madre e cominciò ad impazzire.
"Mi hai tradito! L'hai fatta con quel belloccio americano giunto qui mesi fa! E' biondo proprio come lei, ammettilo! Non è figlia mia!"
Al che mia madre, donna gentile e dalla calma biblica, disse semplicemente: "Caro, ero già incinta di tre mesi. Non ti ricordi più? Abbiamo anche le ecografie."
Mancò poco che a mio padre venisse un coccolone: si ricordò immediatamente di ogni cosa, corse a chiedere scusa a quella santa di sua moglie e io venni finalmente presentata in famiglia. 
Oddio. L'Apocalisse in Terra. 
Quasi tutta la mia famiglia abita sull'isola di Anafi, vicino a Santorini, nelle Cicladi, più precisamente nel piccolo paesino di Chora. Ci saranno in tutto 200 abitanti, e parecchi sono imparentati con me. I miei gestiscono un piccolissimo hotel con esattamente sei camere e un minuscolo ristorante annesso. Qui si ritrovò tutta la famiglia Vasilakis per conoscere la nuova arrivata.
Non presero tanto bene il fatto che fossi.. diversa. 
"E' scolorita." sentenziò bisnonna Xanthippe, appena mi vide. E questo fu il sunto dei pensieri di tutto il mio parentado "Ai miei tempi, una cosetta così malaticcia, sarebbe stata affogata su due piedi."
Visto che la guardarono abbastanza male, si strinse nelle spalle e corresse: "Ma è meglio che voi la battezziate."
Così ricevetti la quasi-approvazione di tutti e fui davvero battezzata nella chiesina greco-ortodossa bianca e blu presente in paese, col nome incredibile di OPA Aikaterina Callidora Vasilakis.
Qui c'è da fare un piccolo appunto. Qualcuno potrebbe chiedersi perché io continui a scrivere il mio bizzarro nome maiuscolo. Ebbene, la risposta è semplice: il mio nome si scrive solo in maiuscolo. Così sono stata registrata all'anagrafe di Chora, così c'è scritto sulla mia carta d'identità. 
OPA.. non è un nome molto comune. In realtà non è manco un nome, sarebbe un'onomatopea, un'esclamazione utile per esprimere la propria gioia, la propria sorpresa in greco. 
Quando si alza il calice con il liquore alla liquirizia per brindare si dice OPA! 
Quando si danza il sirtaki, un ballo abbastanza diffuso dalle mie parti, di cui i miei genitori sono grandissimi fan, ogni tanto si esce, quando si salta o si fanno giravolte, con un OPA!
Anche quando nacqui io, con tutte le mie stranezze, mio padre disse OPA! 
E quindi OPA è il mio nome. Un po' per il sirtaki, un po' per lo stupore delle mie caratteristiche. Probabilmente se fossi stata un maschio, mi avrebbero chiamato proprio col nome della danza. 
Ma questi sono evidentemente dei dettagli. Il mio nome è solo una delle innumerevoli cose che mi resero immediatamente strana dinnanzi agli occhi degli altri bambini, quando fui abbastanza grande per stringere dei rapporti sociali con gente che non facesse parte della mia famiglia. Andavo a scuola a piedi e anche in Inverno, quando c'era il sole e faceva abbastanza caldo, dovevo uscire con le maniche lunghe o quantomeno con la crema solare e un cappellino, perché altrimenti, in 10 minuti, riuscivo ad andare arrosto e tornavo a casa con delle scottature imbarazzanti su naso, spalle e guance. Gli altri bambini non avevano ovviamente di questi problemi e, come succede in tutte le classi fantasiose, anche a me fu trovato un soprannome. 
Lattosio
Non ci ho mai trovato niente da ridere, in realtà, ma sapevo rispondere con brutte parole imparate dai miei cugini più grandi, Myron, Naos e Yanni, tanto da meritarmi un certo rispetto, soprattutto tra i maschi. Però non ricevetti mai inviti per andare in spiaggia, purtroppo. Sarei stata d'intralcio, sempre protetta per non ustionarmi, e mamma non mi avrebbe mai lasciata andare. 
Crescendo, poi, entrai nella fase adolescenziale, anche detta del turbine ormonale, nella quale cominciai a pigliarmi cotte per i miei compagni di classe e a trovare escamotage per sembrare più.. greca. Iniziai a fare il bagno nel fondotinta, per cominciare. E tentai anche di cambiare colore ai miei capelli con un colorante fatto in casa, ma non ottenni grandi risultati, visto che per almeno due mesi andai in giro con una chioma color fuoco, ancora più appariscente del mio biondo naturale. Nel mentre studiai. Feci il Ginnasio, quindi il Liceo (a Santorini) e scoprii una certa inclinazione per la Storia antica. Ora sono intenzionata ad andare all'Università, ho mandato richieste sia nel continente, sia in altri Paesi europei, sperando di essere accettata in qualche posto abbastanza prestigioso. Non so se vorrei andarmene dalla Grecia, ma forse il mio posto non è qui.
Forse io vorrAJnFJHEjvdoensxiGHGJJRRRRRRRnNDDEXZ..DFDEshfsnfcjsottFREEEENONJOH


"No, Dadou! Smettila, no!"
La pagina di Word si chiuse all'improvviso e il vetusto PC si impallò di colpo. Il responsabile del danno, un massiccio gattone bianco a chiazze rosse, si sedette tronfiamente sulla tastiera del computer, e squadrò OPA come a dire: "Dovevi smetterla di scrivere. Dovevi guardare me." e sbadigliò sonoramente. La sua padrona lo guardò fremente di rabbia, con la mosca al naso. Non aveva salvato l'incipit della sua biografia. 
"Sei il solito gatto cretino. Togliti." gli disse, e tentò di spostarlo. Il micione miagolò protestando e le saltò in grembo, dove iniziò a fare le fusa come un trattore. OPA sospirò e guardò con tristezza il PC. Sembrava morto. Deceduto. Di nuovo. Ci avrebbe messo ore per risvegliarsi dal coma. Sospirò scocciata, scostò la sedia dalla scrivania e prese ad accarezzare il bestione seduto sulle sue gambe, che approvò aumentando il volume delle proprie fusa. 
"Non ci sarò per sempre." ci tenne a fargli sapere "Se mi prendono in Inghilterra, dovrai andare da papà a farti coccolare. E lo sai come ti coccola, lui. A calci in quel tuo sederone peloso."
Dadou aprì un occhio ambrato per squadrarla. OPA vi lesse un "Tanto non ti prendono. Starai qui per sempre. Con me." 
Lei sbuffò e gli picchiettò tra le orecchie.
"Non essere così negativo. Magari ad Oxford no, ma in qualche altra università sì. Come fai ad essere sicuro che così non sarà?"
Il gatto preferì non risponderle. Si era addormentato.     





Spazio autrici

Buongiorno, adorabili personcine! Ci presentiamo: noi siamo Lice e Catz, le creatrici e le curatrici di questa FF.. un po' particolare. Per il momento non abbiamo nulla d'importante da dirvi, speriamo che il nostro lavoro vi garbi e che continuerete a leggere le avventure di questo piccolo pulcino.. biondo. E greco. 

Lice&Catz


   
 
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