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Autore: BlackEyedSheeps    29/06/2014    5 recensioni
C’era una volta…
Nel regno di Marvel, un re che viveva in una torre. Una torre su cui troneggiava, a grandi lettere, il nome del suo eccentrico sovrano…

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Nick Fury la Spia delle Spie, dovrà affrontare il pomeriggio più difficile della sua vita.
Investito dell'infausto compito di tener testa alla nipotina Lizzie, verrà costretto alla temibile tortura... della favola della buonanotte.
Riuscirà il nostro Nick a portare a termine tale, pericolosa missione?
Giungerà in suo aiuto un fornito team di noti supereroi.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nick Fury, Steve Rogers/Captain America, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Le BlackEyedSheeps rientrano in pista con una storia comica. Una storia che vedrà coinvolti grandi deliri e furiosissimo sdegno... (dei lettori), una storia che, per la prima volta dacché formiamo un sorprendente duo, vedrà coinvolti, tutti, ma proprio tutti i nostri supereroi preferiti (tranne Spiderman, per colpa dei diritti SONY che non ce lo sgancia nemmeno a implorarli in russo).

La fanfiction nasce da uno spoiler per The Avengers: Age of Ultron... e dunque per chi non vuole conoscere niente di quello che giornali, Joss Whedon e produttori vari hanno rilasciato, consigliamo di scrollare verso il basso. Per tutti gli altri, evidenziate la parte qua sotto...

Uno spoiler che racconta di una festa alla Avengers Tower, proprio verso l'inizio di Age of Ultron, nella quale si descrive il comportamento (ambiguo o meno) di tutti i nostri supereroi, tranne Clint. Il nostro amato Clint Barton, che ancora dobbiamo capire cosa ha fatto di male all'MCU per meritare tale sdegno. E perciò il delirio nasce fondamentalmente perché Clint... non è stato invitato alla festa (o magari sì, ma se ne sta in disparte, sul suo nido, a beccare mangime).

Tutto il resto... è raccontato qui di seguito, dalle labbrucce sacre del nostro amato... Nick Fury.

Manca a dirlo, tutti questi personaggi non ci appartengono per una cippa lippa e sono proprietà di Marvel & Disney.

Incrociamo le dita e... buona lettura!

 

 

 

- 1 -

 

Era la fine di giugno.

Afa e temporali violenti si susseguivano con quella tipica, snervante alternanza di inizio estate.

Non di facile gestione il guardaroba… non di facile gestione una ragazzina priva di intrattenimenti post scolastici.

Lizzie, la nipote di Nick Fury, osservava i rivoli scomposti di pioggia che scivolavano lungo il vetro del soggiorno.

L’espressione contrita di chi non ha alternative, che smania per una tregua per poter correre in giardino e rotolarsi letteralmente nel fango.

“Quella ragazzina mi sembra depressa.”

Nicholas J. Fury, seduto al bancone della cucina, in compagnia della sorella Mira, osservava la nipotina con aria oltremodo perplessa.

“Non può uscire a giocare”, gli spiegò, versandogli una tazza di tè, “anche io sarei depressa…”

Nick fece una smorfia tutt’altro che comprensiva.

“Non dovrebbe fare come tutti i sani bambini di questa generazione e starsene tutto il giorno di fronte alla tv, o a giocare ai videogiochi?”

“Nick…”

“Che c’è? Quella ragazzina ha qualcosa che non va.”

Mira si ritrovò a pensare che, grazie al cielo, Nick non aveva avuto figli.

“Lizzie non ha niente che non va. Se ti preoccupa perché non le proponi di giocare?”

Nick le lanciò uno di quegli sguardi che, se avessero potuto uccidere, avrebbero lasciato Mira stesa al suolo, gorgogliante come dopo un attacco elettrico.

“Non sono una fottuta baby sitter…”

“Nick… non di fronte alla bambina.”

L’uomo tentò di affogare il rimprovero, portandosi la tazza alle labbra, per poi sputacchiare qua e là, a spruzzo, il contenuto: “Che cazzo è questa merda?!”

“Tè Oolong. È giapponese.”

“Ti sembro una cazzo si geisha?” domandò indicandosi in modo parecchio teatrale.

Mira scosse la testa in segno di disapprovazione.

“Vado a vedere se la lavatrice ha finito. Resta con la bambina… torno subito.”

“Sì, ma prima dimmi dove stanno i liquori…” Mira si allontanò senza una parola, “Mira? MIRA!”

Il secondo richiamo risvegliò la nipotina dal suo torpore. Lasciò le gocce di pioggia al loro triste destino, scivolò giù dalla sedia e corse incontro allo zio.

Zio che si limitò a sbirciarla con la coda dell’occhio (l’unico occhio), fingendosi interessato al fondo della sua tazza del tè più schifosamente amaro che avesse mai bevuto.

Ci infilò dentro almeno tre zollette di zucchero. Per essere sicuro.

La bambina si era messa seduta di fronte a lui, prendendo a fissarlo con insistenza, alla ricerca di un po’ di attenzione. Gli approcci fra i due iniziavano sempre in quel modo: per quanto Nick fosse una persona affidabile e temibile sul lavoro, sembrava saper gestire pessimamente ragazzine di otto anni in cerca di svaghi.

Di più facile gestione, piuttosto, un branco di terroristi.

Aggiunse una quarta zolletta per prendere tempo. Finse anche di bere quella mistura oscena. Gli occhi della ragazzina puntati come dardi nella sua direzione, lo costrinsero a prenderne persino un sorso...

… che ebbe l’effetto di innescare l’esplosione.

“Che c’è?!” sbottò, abbattendo la tazza sul bancone, mentre un po’ di liquido ambrato andava disperdendosi tutt’intorno (non che fosse un grande spreco).

Lizzie gli rivolse un sorriso tutt’altro che intimorito.

“Mi annoio”, gli rispose, posando la guancia sulla manina, mentre con l’altra si arricciava una delle mille treccine che la mamma le aveva acconciato sulla testa.

“È una triste condizione della vita.”

“Non è triste, è noiosa.”

“Questo lo avevo capito, ragazzina.”

“Facciamo qualcosa?” insistette.

“Buona idea. Tu fai qualcosa, io ti guardo”, gli sembrava proprio la soluzione ideale.
“No, io voglio dire: facciamo qualcosa… insieme.”

“Insieme. Non esiste la parola insieme. Io lavoro da solo.” Cercò di adottare l’atteggiamento che usava con i suoi sottoposti. Se funzionava con la Vedova Nera…

“Da solo è brutto. Giochiamo a qualcosa.”

“È dal 1956 che non gioco. Non intendo ricominciare adesso.”

Lizzie sbuffò, agitandosi sulla sedia.

“Mi disegni qualcosa?”

“Non so disegnare.”

“Costruiamo un castello con le carte?”

“Inutile come vendere ghiaccioli al polo nord.”

“Mangiamo il gelato e ci facciamo venire il mal di testa?”

“Voi ragazzini siete malati.”

“Ma uffa, allora che cosa vuoi fare, zio?”

“Uccidere le bambine insistenti.”

“Posso partecipare?”

Fury stronfiò qualcosa, passandosi una mano sulla fronte, andando a grattarsi appena sotto l’elastico della benda.

“Senti bambolina bella, perché non ti metti davanti alla tv a guardare… a voi bambini non piace quel maiale rosa, Pippa Pegg?”

“Peppa Pig, zio!” ciarlò divertita dalla storpiatura.

“Sì, insomma, la maiala”, esalò esasperato.

“Io la guardo se la guardi anche tu.”

“Cosa… Pippa?”

“PEPPA!”

“Non mi va di vedere Puppa. E poi la tv fa male ai miei occhi”, mentì.

“Allora facciamo altro.”

“Senti, Lizzie, io e la tua mamma dobbiamo discutere di cose molto importanti e…”

“La mamma adesso non c’è. Finché non torna…” fece lamentosa e Fury odiava il tono lamentoso.

“Vale a dire fra pochi minuti”, cercò di zittirla.

“E in pochi minuti facciamo qualcosa! Raccontami una storia!”

Fury sentì la vena frontale pulsare dolorosamente.

“Non ne conosco di storie.”

“Sì, che le conosci. Raccontami la storia della battaglia di New York.”

“Ancora?” con quella sarebbe stata la trentesima volta, “Lizzie… non te la racconto più, la conosci a memoria.”

“Allora raccontami un’altra storia sui Vendicatori!”

“Esistono i fumetti per quello.”

“Ma io la voglio sentire raccontata da te! E con le voci!”

“Non le faccio le voci!”

“Sì che le fai, e le fai anche bene. Zioooo, dai, dai, dai, dai…”

“Lizzie…”

“Dai, dai, dai, dai, dai…”

Fury sentì il respiro farsi più rapido.

“LIZZIE!”

… e lo stomaco attorcigliarsi con astio.

“Dai, dai, dai, dai, dai, dai…”

… fino ad esplodere malamente.

“E va bene! E storia sia! Ma avrò bisogno di alcool. Molto.”

“Ci penso io!”

Lizzie si drizzò sulla sedia, le braccia all’aria in assetto vittorioso.

“Lo zio racconta la storia dei Vendicatori!” saltò giù dalla sedia e andò a frugare nell’anta da basso, sotto il lavandino. Ne trasse un bottiglia di whisky.

“Questo è okay?”

Nick fece una smorfia: “Ce lo faremo bastare.”

Si vide consegnare il bottino e poi afferrare per la manica della giacca. Lizzie cominciò a strattonarlo affinché la seguisse.

“Sul divano, sul divano!”

Nick non poté far altro che assecondarla e, mentre fuori il temporale scandiva impietoso la sua disfatta, si sedette sul divano, cominciando a elaborare la storia che la nipotina aveva reclamato a gran voce.

Nicholas J. Fury, la spia delle spie, sconfitto da una ragazzina di otto anni.

Aprì il whisky e ne bevve un lungo sorso, sotto lo sguardo sognante di Lizzie.

Quello che stava per raccontare non avrebbe mai dovuto uscire da lì.

 

*

 

Allora, la storia inizia con…”

C’era una volta…”

Che?”

Tutte le storie iniziano con c’era una volta… zio.”

Chi è che c’era una volta?”

Non lo so. Lo devi inventare tu.”

Okay… ahm. Un re?”

Un re… e una regina.”

Un re e una regina. Okay.”

E un principe?”

Perché non tre principi?”

Sììì, tre principi.”

“… e una principessa.”

Ovviamente: alta, bionda… occhi azzurri.”

Perfetto. E poi c’è…”

Una strega cattiva. C’è sempre una strega cattiva nelle storie.”

E se fosse uno stregone?”

A me basta ci sia una principessa.”

Okay… allora un re, una regina, tre principi, una principessa… e uno stregone cattivo.”

E le fatine.”

Anche le fatine?”

Che storia è senza le fatine? Oh, e un drago.”

Okay, le fatine e un drago. Questa storia comincia ad essere un po’ troppo affollata. Un party…”

Una festa! Sì, bravo zio, ci deve essere una festa.”

Pure? Non hanno niente di meglio da fare che organizzare feste?”

Sono ricchi, zio, i ricchi organizzano sempre delle feste.”

Giusto… allora il re… lo chiameremo: Stark. Questa è la storia del potente...”

 

 

 

Maleficlint

 

C’era una volta…

Nel regno di Marvel, un re che viveva in una torre. Una torre su cui troneggiava, a grandi lettere, il nome del suo eccentrico sovrano… quel miliardario, genio, playboy, filantropo che rispondeva al nome di Tony Stark. Per definizione.

Re Stark regnava in un mondo di pace, fine inventore di innovazioni tecnologiche, suscitava l’approvazione del suo popolo a cui regalava, con gran dispiego di mezzi, festaiole attività mensili, frutto di mille e più ispirazioni.

Il Re Stark aveva una moglie dotata di grande intelligenza e bellezza, nonché di sublime sopportazione e spirito pratico: la dolce e smaliziata regina Pepper Potts, amata dai sudditi in egual misura grazie alle sue capacità di sedare il marito nel momento del bisogno più nero…

 

Zio… ricordati la principessa.”

Ci sto arrivando, ragazzina.”

 

Gran fermento nel reame in quel gioioso giorno di inizio estate: il regno di Marvel festeggiava un evento a dir poco eccezionale.

Dai ghiacci del Monte…

 

Fato.”

Fatto?”

Fato. Il nome del monte…”

Okay…”

 

… dai ghiacci del Monte Fatto era emersa una delle più straordinarie scoperte degli ultimi anni, ma cosa dico anni? Degli ultimi secoli, ma cosa dico secoli?

Secoli.

Indomiti esploratori lo avevano cercato per anni e savi intellettuali avevano studiato a lungo la storia del mitologico guerriero ibernato. Leggendaria figura dei tempi andati di cui si narravano le gesta per risvegliare lo spirito nazionale negli animi irresoluti.

Ogni spedizione atta alla sua ricerca aveva portato morte per ipotermia, finanche seppellimenti ad opera di tormente e valanghe, gambe rotte, dita mozzate, colli spezzati, budella sparpagliate in giro dagli orsi…

 

Zio…”

Scusa.”

 

… ma mai un successo.

Si dava però il caso che, in quel glorioso tempo andato, vivessero, nel regno tre docili fatine, ognuna delle quali aveva ricevuto alla nascita una dote speciale: la fatina Maria, capace di far congelare anche gli spiriti più focosi e di assordare anche i sassi col suono della sua voce flautata; la fatina Phillip, a cui la natura aveva conferito un sorriso perpetuo, e la fat-

 

La fatina con un occhio solo.”

Non ci provare, ragazzina.”

Ma invece ci staresti bene! C'è sempre una fatina severa.”

Hai intenzione di farmi venire un travaso di bile?”

No, niente vaso di cortile. Dai, zio. Dai, dai, dai, dai -”

Oh, merda.”

 

-ina Nicholas, che con il suo unico occhio poteva vedere tutto ciò che succedeva, in ogni momento, in tutti gli angoli del regno, anche laddove l'incompetenza credeva di regnare sovrana ed indisturbata.

Per lunghi, estanuantissimi anni, la fatina Phillip aveva raccolto informazioni sul fantastico guerriero disperso nei ghiacci: Maria e Nicholas, estremamente preoccupati, gli avevano comunque permesso di scatenare la sua bizzarra ossessione, ma se ne pentirono quando, un brutto giorno, al sorgere del sole, scoprirono che il letto di Phil era rimasto vuoto per tutta la notte.

Utilizzando le sconfinate facoltà magiche del suo potentissimo occhio, Nick individuò senza esitazione il luogo in cui il suo maldestro collega era andato a cacciarsi, organizzando una celere spedizione di recupero affinché venisse portato in salvo. Grande fu la sorpresa e lo stupore dello sciame di fatine che accorse in suo soccorso: Phil venne ritrovato vivo e vegeto in prossimità di un grosso blocco di ghiaccio al quale era attaccato con la lingua. Oltre la spessa superficie gelata, giaceva il coraggioso eroe dei ghiacci, biondo ed imponente, esattamente come narravano le leggende. Dopo che venne liberato, a nulla valsero gli imbarazzanti tentativi di Phil, che giurava di essersi messo a leccare il ghiaccio alla ricerca di un misero sollievo per il dolore che si era procurato mordendosi la lingua.

 

Anche a me piace leccare il ghiaccio.”

Questo non è rilevante.”

 

Re Stark venne prontamente informato dello sconcertante ritrovamento e una grandiosa parata venne allestita per accogliere il rientro nel regno di Marvel di quell'indomito eroe che ne aveva, per secoli, garantito l'indiscussa coesione.

Un lungo tappeto rosso venne srotolato per tutte le contee e un corteo gioioso accompagnò il viaggio del bellissimo guerriero fino al castello, con canti e grida di giubilo, mentre a corte si organizzava la più grande festa che il regno avesse mai visto (e ne aveva viste davvero TANTE).

Principi, principesse, fate, streghe, poeti e cantori vennero invitati ad assistere all'esclusivissimo evento, mentre si vociferava che il re stesse lavorando ad una potentissima creazione capace di liberare l'eroe dalla sua prigione di ghiaccio.

Ci vollero tre giorni e tre notti perché il corteo giungesse a palazzo e finalmente, dopo canti, danze e banchetti consecutivi, Re Stark richiamò l'attenzione dei suoi sudditi e con solennità presentò lo straordinario marchingegno che avrebbe restituito al regno di Marvel l'eroe che si meritava.

Una processione capeggiata dal ciambellano del re, Jarvis, vistosamente ubriaco per via dei bagordi che avevano preceduto la cerimonia, condusse all'interno della sala grande un... minuscolo phon.

“Udite, udite, miei adorati sudditi! Sono riuscito a domare ed imprigionare la forza del vento caldo del sud per far sì che ci restituisca ciò che abbiamo di più prezioso dopo di... me.” Ignorò volutamente la penetrante occhiata che la regina Pepper si curò di lanciargli, facendo piuttosto cenno a due dei suoi domestici affinché avvicinassero la curiosa invenzione al blocco di ghiaccio.

“Prestate attenzione perché oggi, nel regno di Marvel, si fa la storia!” Esclamò inorgoglito, dando le ultime disposizioni a chi di dovere. “Scatenate l'inferno!”

“Ma non sarà un pochino piccolo?” Obiettò qualcuno.

“È il prototipo da viaggio!” Esclamò il re. “Guardie, gettatelo ai porci!”

Dopodiché, l'intera sala si zittì, trattenendo il respiro: fu solo per quell'involontario accorgimento che il sommesso rantolo (bzzzzzzzz) del misterioso phon riuscì a raggiungere anche le orecchie più distanti. Lo sconcerto serpeggiò tra i sudditi presenti.

“Più che un vento sembra aria nello stomaco!”

“L'invenzione del re è stata maledetta da forze oscure!”

“Impostore! Impostore! Schiavo del male! La tecnologia vi porterà alla rovina!”

Il re non parve preoccupato dalla pericolosa piega che avevano preso gli eventi.

“Gettatelo in pasto ai porci!”

Jarvis gli barcollò di fianco, un indice sollevato a chiedere la parola.

“Sire, che ne dite di provare un bue, un asino o tutti e due? Ho sentito dire che hanno avuto grande successo in oriente.”

“Ti sembro avere l'aria di uno che si farebbe alitare in faccia da una mucca?”

Con un'implacabile gesto, il re ordinò che venisse portato altro vino e che i suonatori riprendessero a strimpellare i loro strumenti. La festa andò avanti ancora per sette giorni e sette notti, periodo in cui i domestici del sovrano continuarono il loro estenuante lavoro di scioglimento dei ghiacci. Gloriosi ed indomiti caddero uno dopo l'altro, stremati dalla grandiosa fatica... finché un dì, con sommo giubilo di tutti, il bellissimo viso del leggendario eroe di Marvel risultò liberato.

Nonostante l'inebriata condizione dei presenti, a nessuno sfuggì il soave biondo dorato dei suoi capelli, l'azzurro cielo dei suoi occhi appena ridestatisi, le labbra rosse e perfette, la carnagione rosea laddove il ghiaccio aveva ceduto il passo all'aria calda del phon.

I festeggiamenti ripresero con ancora maggior impeto, mentre le tre fatine si fecero avanti per chiedere al sovrano di poter dispensare i loro preziosi doni al redivivo guerriero che rispondeva al nome di Stephen Rogers.

Il re acconsentì, intimidito dagli sguardi severi di Nick e Maria, e altrettanto perplesso dal sorriso cortese che Phil non sembrava aver intenzione di far cadere in qualsiasi momento.

Le fatine svolazzarono intorno all'eroe nazionale dopo aver confabulato tra loro riguardo al da farsi. Fu Maria a farsi avanti per prima, agghindata di un profondo blu scuro, agitò la sua bacchetta magica, sfiorandogli la sommità del capo.

“Principessa, il mio regalo per te è il dono del canto!”

Grida e urla d'approvazione sorsero da questo o da quel capannello di invitati, mentre signore dall'aria più o meno commossa si soffiavano il naso in grossi fazzoletti bagnati di lacrime.

“Non credo che mi servirà granché, ma vi ringrazio moltissimo”, rispose Steve, dando prova della sua straordinaria educazione.

E così venne il turno di Phil, agghindato di grigio, rosso in volto e in preda a risolini di dubbia natura che – fortunatamente – i presenti trovarono più divertenti che preoccupanti.

“Principessa, il mio regalo per te è il dono del sorriso!”

La scelta della seconda fatina non sorprese nessuno, ma lo svirgolio della sua bacchetta magica ottenne comunque battimani e cori festosi.

Arrivò infine il momento di Nick, la più solenne delle tre fatine che, appropinquandosi al giovane eroe, stava ancora pensando a quale sarebbe stato il regalo più adatto da fargli.

“Principessa, il mio regalo per te è il d – chi cazzo ha spento la luce?!”

Un turbine gelido vorticò nella sala, accompagnato dal progressivo spegnersi di tutte le fiaccole che avevano permesso ai sudditi di portare avanti i loro festeggiamenti fino a tarda notte... ripetutamente.

“State calmi! Provvederò a riaccendere il fuoco!” Ordinò il re, ma non ebbe il tempo di aggiungere nient'altro che, con una fiammata violacea, la luce tornò insieme ad una figura inquietante che si era materializzata ai piedi del blocco di ghiaccio.

Grida di terrore si sparsero per la sala.

“Re Stark...”

Maleficlint!” Il re inorridì alla vista del potente e temibile stregone avvolto in vesti nere e viola, due grosse corna a svettargli sul capo, due corvi, uno su ciascuna spalla e un grosso arco/scettro in cui ardeva una terribile e oscura magia.

“Immaginatevi la mia sorpresa quando ho scoperto di non aver ricevuto un invito”, parve addolorato dal risvolto dagli eventi.

“Non abbiamo avuto tempo di inviarvelo.”

“I festeggiamenti vanno avanti da ben dieci giorni”, obiettò.

“Lo sapete anche voi che le poste perdono ogni ben di dio!”

“Volete dirmi che i vostri piccioni si sono persi?”

“Voglio dire che... oh, al diavolo! Maleficlint, non siete il benvenuto qui.”

“Ma che disdetta...” imbronciò leggermente le labbra prima di sciogliersi in un sorriso che non prometteva niente di buono. “Nonostante la vostra impudenza, sarò gentile e anch'io farò un regalo alla principessa.”

“Gentile Maleficlint, non era nostra intenzione offendervi”, intervenne prontamente la regina Pepper.

“Oh, ne sono più che sicuro”, asserì lo stregone, mentre muoveva lenti passi verso il blocco di ghiaccio che era stato la culla del guerriero per così tanto tempo. Nessuno osò fermarlo, ma anzi, la folla si aprì per permettergli di passare, “è proprio vero che siete uno tutto d'un pezzo, Stephen Rogers.”

“Lo prenderò come un complimento, signore”, fu la pronta risposta del prode guerriero, apparentemente affatto preoccupato dal colpo di scena.

“Non lo era, comunque”, inspirò a fondo Maleficlint, scuotendo il lungo mantello che accompagnava il suo incedere.

“Fatelo soffrire, padrone”, era stato uno dei suoi corvi a parlare, il giovane e impudente Loki.

“Ma perché? Non ha già sofferto abbastanza?” L'altro uccello, Sam Wilson, gli fece prontamente eco.

“Non dategli retta, padrone, la principessa sconvolgerà i vostri piani di gloria.”

“Chiudi il becco! È un eroe”, tornò a rivolgersi allo stregone, “una buona azione oggi, verrà ripagata domani, padrone.”

“Tacete tutti e due!” Sbraitò lo stregone, scrollandoseli bruscamente di dosso per ottenere finalmente un po' di silenzio. “Principessa...” una nube oscura riempì la stanza, cancellando ogni suono che non fosse la voce di Maleficlint, “al compimento del vostro diciottesimo compleanno...”

“Ma io ne ho novantacinque.”

“Al compimento del vostro centesimo compleanno, vi pungerete il dito con la puntuta unghia del dito mignolo di un braccio di metallo... e cadrete in un sonno simile alla morte!”

(“Bè, piuttosto specifica come maledizione, non ti pare?” Commentò re Stark, rivolto alla sua saggia regina.)

“Di nuovo?”

“... e in più... rimarrete vergine fino alla fine dei vostri giorni!”

“NO!”

Una risata malefica sgorgò dalla gola dello stregone.

 

Che cos'è la verginità?”

È quando sei nato tra il 23 agosto e il 23 settembre.”

Ed è pericoloso?”

No, ma per qualcuno può essere seccante.”

Oh.”

 

“Questo è il mio dono per te, principessa”, si voltò verso il re, puntandogli platealmente un dito contro, “la prossima volta ci penserete due volte a non invitarmi ad una festa!”

“Voi non sapete perdere, Maleficlint! Passi pure la morte, ma la verginità? Siete di una crudeltà inaudita!”

“Ve la siete meritata re Stark! E adesso...” richiamò a sé i suoi due fidati compagni, “buon proseguimento!”

Così come era comparso, Maleficlint se ne andò insieme al gelo che aveva portato con sé, lanciando la sala nel più completo sconforto: chi scappava urlando, chi si strappava i capelli, chi si nascondeva sotto le sottane delle signore, chi giurava a stesso che avrebbe preso la prima carrozza per il regno di DC dove li attendeva tristezza certa e – quel che era peggio: Katie Holmes – ma nessun sovvertimento del genere.

“State calmi!” Gridò il re, tentando di riportare la calma. “PLACATEVI!”

Mentre il caos imperversava, solo fra tutti Nick mantenne sangue freddo: c'era ancora un dono da dispensare alla principessa, un dono che non avrebbe potuto cancellare la maledizione scagliata da Maleficlint, ma se non altro attenuarla.

“Principessa, il mio regalo per v -”

“Non ne ho già ricevuti abbastanza di regali? Era meglio quand'ero congelato.”

“Vi ho chiesto di intervenire?”

“Nossignore.”

“Appunto”, si schiarì la voce, “Principessa, il mio regalo per voi è questo: al compimento del vostro centesimo compleanno, vi pungerete sì il dito con l'unghia puntata del mignolo di un braccio di metallo e altresì cadrete in un sonno simile alla morte...”

“Qualcuno mi dica qualcosa che non so!”

“... ma se riceverete il bacio del Vero Amore, vi risveglierete per sempre.”

“E per la verginità?”

“Figliolo, non sono così potente. Per quella dovrai arrangiarti da solo. Accontentati.”

Mentre gli invitati defluivano dalla sala lanciando anatemi contro il re e l'inavvertita offesa perpetrata ai danni del possente Maleficlint, il sovrano stava già pensando a come risolvere l'inaspettato stato di crisi.

“Mia amata!” Apostrofò la sua savia regina, “chiamate tutti i principi del regno affinché siano informati di questa drammatica serie di eventi!”

Nick svolazzò in prossimità dei due, adocchiando entrambi con la sua pacata severità.

“Suggerisco un intervento del C.A.T.A.P.U.L.T.A, sire.”

“Il cata-che?”

“Il Centro Anti Terrorismo Altamente Pericoloso Ultra Livello Terribilmente Allucinante.”

“Questo non mi aiuta affatto, fatina!”

“C'è una persona che può aiutarci. Un cacciatore.”

“Un cacciatore, voi dite?”

“Un cacciatore in grado di inseguire e uccidere Maleficlint ovunque egli si nasconda!”

“Chi sarebbe costui?”

“Natasha Romanoff del regno di Rasha.”

“Natasha di Rasha?” Lo sguardo che Nick lanciò al re, lo convinse a non obiettare oltre: “E sia.”

 

Il cacciatore... non è che uccide gli animali, vero?”

Ahm... solo Poppa Pig.”

PEPPA. Ma Peppa Pig non può morire.”

E cosa è? Uno stracazzo di supereroe?”

Uno stra-cosa?”

Uno... straPAZZO di supereroe. Ma... proseguiamo!”

 

Le tre indomite fatine, furono così spedite alla ricerca della letale Natasha Romanoff del regno di Rasha.

 

Ma è anche la principessa?”

No. È solo la cacciatrice.”

E la principessa?”

Se vuoi te lo racconto, sennò ti lascio qui con la storia a metà!”

Nonono, sto zitta, zio!”

Bene...”

 

Mentre il Re Tony si avvaleva del celere lavoro di un gruppo di gnomi da giardino, arruolati per la protezione della principessa e l'eliminazione totale e coatta di tutti i bracci metallici del regno (coadiuvati dai tentativi di abbordaggio di nane baffute, nella speranza almeno la profezia sulla verginità non si avverasse – con tanto di formali e cordiali rigurgiti da parte di Steve), le tre fatine attraversarono valli, monti, colline, fiumi, laghi finanche grotte profondissime, per arrivare alla tanto sospirata meta.

Le ricerche non furono facili, poiché chi conosceva la fama della brillante cacciatrice, sapeva anche del suo straordinario talento nello sparire nel niente.

E dal niente arrivare.

Per questo motivo Nick indirizzò la spedizione alla prima malfamata taverna di zona, dove – così come egli ricordava – si tenevano attività clandestine di ogni tipo: dallo spaccio di funghetti stupefacenti, allo schiavismo di massa di nani da miniera, alla rapina a mano armata di scettri della luna...

Un ritornello stonato risuonava nel locale, un omone barbuto dall’aria poco raccomandabile dietro al bancone, un Brucaliffo sullo sfondo ad affumicare maree di puffi blu e in uno dei tavoli di fondo un soggetto incappucciato, avvolto nella tenebra.

“Seguitemi!” Blaterò Nick con l’aria risoluta di un leader.

Phil e Maria, le fatine luminose, lo seguirono intimorite dal clima cupo e dalla bruttissima gente che li circondava.

“Ehi amore, perché non vieni qui a stenderti sulle mie ginocchia?”

“Ehi tesoro con sorriso, raggiungimi per un po’ di zucchero…”

Quando si trovarono di fronte alla figura incappucciata ella li apostrofò con incommensurabile grazia.

“Levateti dai cocomeri”, disse.

La fatina Nick che a improperi non era proprio da meno la redarguì con il suo sguardo più pungente.

“Per il corpo di mille falene! Natasha Romanoff, suppongo.”

“Demonio di un Fury! Quasi non ti riconoscevo con quelle alucce tutte brillanti.”

“Le dotazioni dark erano finite in magazzino.”

La figura incappucciata si levò testé il copricapo rivelando una massa di capelli rossi e un volto di donna dagli occhi verdi così intensi e assassini da far impallidire le fatine Maria e Phil.

“E questi due?”

“Sono i miei assistenti. Fatine fidate d’assalto: Coulson e Hill.”

“I tuoi amici sono i miei amici, Nick, ma prego, prendete posto, posso offrirvi dell’idromele?”

“No grazie, non possiamo bere quando siamo in servizio.”

La donna rivelò uno dei suoi sguardi più attenti.

“Dunque si tratta di lavoro.”

“Un lavoro per te… commissionato da Re Stark del regno di Marvel.”

“Il genio, milionario, playboy, filantropo?”

“Proprio.”

“Siete fortunati: sono appena tornata disoccupata. Ben conoscerete le tristi sorti del mio precedente datore di lavoro.”

“La regina Grimilde, se non erro.”

“Invero non sbagliate. Mi commissionò un lavoro che non mi sentii di portare a termine.”

“Il cuore della principessa Biancaneve… lo ricordo bene.”

“Non avevo certo previsto per tempo tutta questa crisi del mercato del lavoro...” sospirò, e poi abbassando la voce, “nondimeno il fatto che Biancaneve aveva intenzione di emettere un editto che avrebbe obbligato al karaoke ogni venerdì sera…”

“Sei fortunata ordunque! Il lavoro da Stark non manca mai. Stiamo ancora negoziando sul fronte ticket restaurant, ma a contributi andiamo alla grande…”

“E di che si tratta, di grazia?”

“Devi trovare un uomo.”

Natasha gli lanciò uno sguardo perplesso.

“Non anche tu. Lo dice sempre anche mia madre…”

“Credevo tu non avessi una madre.”

“Bè, lo direbbe se ne avessi una...”

La perplessità serpeggiò audace.

“Insomma, in parole povere: re Stark pretende che venga ritrovato lo stregone che ha praticato un malefico incantesimo sulla principessa Stephen Rogers, il guerriero ghiacciolo ritrovato grazie all’intervento…”

“Mio, mio, mio!” fringuellò Phil dalle retrovie, guadagnandosi un’alata dalla meno eccitabile fatina Maria.

“Suo.”

“Uno stregone malvagio? Di regola non sono le streghe, ad essere malvagie?”

“Harry Potter ha sconvolto un sacco di cliché.”

“Touché.”

“Les jeux sont fait.”

“Voilà…”

“La vogliamo smettere? E comunque prima della Rowling dovremmo ricordare Tolkien”, Maria cominciava a spazientirsi, ma non esitò a puntualizzare il suo culturale punto di vista.

“Ho bisogno di un po’ più di informazioni su questo stregone… malvagio”, si ricompose la bella cacciatrice.

“Il suo nome è Maleficlint”, asserì Nick, “indossa abili di nobile fattura color nero e viola, ha le corna in testa e due neri corvi… a fargli compagnia.”

“L’immagine è invero grottesca.”

“Piuttosto anzichennò.”

“Dunque devo ritrovare questo stregone e poi… ?”

“E poi…” il tono di fatina Nick si fece profondo e cupo (più del normale comunque), “dovrai portarci il suo cuooooore.”

“Mi spiegate cos’è questa ossessione per il cuore?” sbottò Natasha.

“Non lo so, preferisci il fegato?”

“Di solito con un buon Chianti… ftftftftft.”

Maria, Phil e Nick inorridirono.

“Quale sarà il mio compenso per questa impresa?”

“Re Stark ha promesso un fine settimana nella sua villa a Malibù, vettovaglie e pasti non inclusi.”

“Non supererei la prova bikini... lunga storia.”

“Puoi prenderti la verginità della principessa Rogers?”

Natasha sembrò valutare la proposta, ma i gorgoglii inarticolati di Phil alle loro spalle, la fecero desistere dal momentaneo desiderio di lussuria.

“Un sacchetto di monete d’oro è improvvisamente andato fuori moda?”

“Non credevo agissi per il vile denaro.”

“Tutti agiscono per il vile denaro.”

“Touché…”

“Les jeux sont fait…”

“La smettete voi due?”

Natasha pagò il conto e uscì in compagnia delle tre fatine, ma non prima che il Brucaliffo avesse almeno tentato di fumarsi una delle tre.

 

E lo stregone cattivo che fine ha fatto?”

Adesso te lo spiego.”

 

Maleficlint sedeva al davanzale della finestra del suo cupo castello malefico, nascosto in cima a una grossa conifera del monte Fatto. Sogghignava ancora della sua impresa, godendosi, da una certa distanza, i focolari dei roghi di tutte le braccia di metallo del regno provviste di unghia al dito mignolo.

“Luce per i miei occhi… ahahaha”, ciarlò, esercitandosi in una risata perversa.

Il corvo Loki svolazzò indolente sul trespolo accanto a lui.

“No, no, no… è tutto sbagliato Maleficlint! Quella risata deve essere più di gola, più qualcosa alla: mwaahhahahahahaha.”

Maleficlint lo guardò storto e tentò: “Mwahahahahahah.”

“MWAAHAHHAHAHAHAHAAHAH.”

“MWA AH AH AH AH AH.”

“Già meglio. Cosa intendi fare ora che la profezia è stata messa in atto?” gli sibilò mellifluo all’orecchio corvo Loki, guadagnandosi un pugno dritto sul becco.

“Pensavo di sfondarmi di dolci e di recuperare tutti i telefilm che ho lasciato in sospeso… c’è quella serie fantaaaastica di quel professore di chimica con un tumore che decide di produrre metanfetamina che…”

“No. Non puoi certo fermarti qui!” riprese, affatto frenato dal becco storto, “proprio adesso che siamo a un passo dal successo.”

“Quale successo?”

“Quello di prendere il potere sul regno di Marvel.”

Maleficlint lanciò uno sguardo perplesso a corvo Loki.

“Ma io veramente ero solo incazzato perché non mi hanno permesso di partecipare a una festa… davvero, non c’è altro.”

Loki scosse la testa.

“Quanto sei sempliciotto.”

“Attento a come parli, corvaccio del malaugurio”, era intervenuto il prode Sam, andando ad accovacciarsi sulla spalla di Maleficlint.

“Cercavo solo di ottimizzare l’impresa con qualche progetto a lungo termine.”

“Cercavi di portare il nostro Maleficlint, nient'altro che un benefattore, su una cattiva strada, brutto corvaccio.”

 

Non mi sta simpatico questo corvo Loki…”

Ed è giusto che sia così.”

 

“Io credevo lo fosse già, sulla cattiva strada…”

“Per uno scherzo innocente?” intervenne Maleficlint, “insomma, la colpa è loro. Cercano sempre di mettermi da parte. Rammentami quando è stata l’ultima volta che ci siamo fatti una bella scampagnata tutti assieme?”

“Dalla famosa battaglia per riconquistare il regno di Niuiorq.” Specificò Loki, giusto per mettere il dito nella piaga. Corvo Sam non sembrò contento.

“Esatto! E non ho combattuto al fianco del Re Stark e tutti i suoi compagni?” riprese Maleficlint con una certa veemenza.

“Certo… ma…” intervenne timidamente Sam, nascondendosi dietro i suoi occhiali da sole.

“E non ho sconfitto nemici in imbarazzanti tutine al pari di quelli sconfitti da Hulk il dragone verde o dal tonante principe Thor di Loréal?”

“Certo che lo hai fatto!” lo fomentò corvo Loki con una certa urgenza.

“Dunque la mia sete di vendetta non è forse più che giustificata, visto che sembrano dimenticarsi di richiamarmi nonostante abbia un contratto per almeno otto film con il regno di Marvel e il personaggio per cui ho firmato non è poi del tutto quello che credevo di essere chiamato a interpretare?!” ruggì.

“ESATTO!” tuonò corvo Loki… curandosi tuttavia di lanciare allo scrittore uno sguardo obliquo per l'inopportuno uso del verbo tuonare.

“Non lo gradisco, infame scrittore.”

Scusa.

Dunque… esplose corvo Loki.

“Non è che migliora così.”

Maleficlint si erse in tutta la sua… alta bassezza: “E dunque sì, che si aspiri a qualcosa di più crudele per il regno di Marvel! Corvo Loki a rapporto!”

“Nooooh!” ululò Sam che sentì di aver perso la battaglia per il buon cuore di Maleficlint, ormai corrotto dalle bieche lusinghe di corvo Loki.

“Sono qui per te, mio Maleficlint!”

“Bene! Lo speravo! Perché adesso voglio…”

“VINOOOOOOOOOOOOOOOOO!” gridò qualcuno dalle retrovie, ma nessuno parve apprezzare la proposta (per altro tutt'altro che stupida).

“Voglio gelato! E tutta la prima stagione di Breaking Bad interpretata dai goblin del mio teatrino dei burattini, adesso!”

Corvo Loki, che si stava già fogando malamente, senti afflosciarsi tutto il manto arruffato di piume.

“Eh? E dove starebbe il piano crudele per il regno di Marvel?”

“Non lo so, ci devi pensare tu. Io cazzeggio…” dichiarò dandogli una benevola pacca in testa, storcendogli l’elmo d’oro, “ci tenevi tanto…”

Corvo Loki lo seguì con lo sguardo meditando vendetta, soprattutto ai danni di corvo Sam che stava ridacchiando sotto i baffi… che non aveva.

“Forse ti conviene tornare a quel tuo hobby... cos'è che era? Ah sì, sgravare cavalli.”

“Come osi?!” Protestò animatamente corvo Loki, “i cavalli sono creature maestose!”

Sam svolazzò via canticchiando tra sé una canzone di Marvin Gaye, abbandonando il collega alle sue meste riflessioni.

“Sta' attento Maleficlint…” tramò, infossandosi nelle nere ali di petrolio, “i miei gloriosi piani avranno così tanto successo che ti pentirai di non avermi rivolto la giusta attenzione. Non ho letto tutti i libri delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco per niente. Non mi sono sparato a bomba tutte le quattro stagioni, piangendo per la triste sorte dell’incompreso Gionsnò, o delle turpi sventure di Tyrion Lannister. Entrambi figli non voluti. Conquisterò il trono… a costo di dover combinare matrimoni multietnici… mwa. Mwahaha. Mwhahahaahhaah. MAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHHAAHHA!”

“Silenziooooooo che non sento niente!”

Loki placò le sue risa corrotte e si librò in volo verso il suo laboratorio segreto.

 

“Hulk!” Al gracchiante richiamo, il possente drago verde fuoriuscì da una tenebrosa caverna, raggiungendo il corvo all'ingresso della sua celatissima tana: “Abbassa la leva!”

Con un sonoro ruggito e un violento colpo di coda, il drago lo mandò a sbattere contro un muro, con preoccupante scricchiolio di tutte le sue povere ossicina cave.

“Dannata bestiaccia... abbassa la leva ho detto!”

Fortunatamente per corvo Loki, un brusco movimento del possente Hulk causò l'inconsapevole attivazione del meccanismo che li avrebbe condotti di schianto al laboratorio super segreto: una botola si aprì sotto le loro zampe, facendoli precipitare nel vuoto. Hulk atterrò sgraziatamente con pazzesco boato delle sue chiappone verdetinte, mentre corvo Loki, da sempre dotato di inesprimibile grazia, planò dolcemente fino alle profondità della sua Craaaa-caverna. O almeno l'avrebbe fatto se il drago non si fosse ricordato di suonargliele di santa ragione per giusta misura.

“Devi smetterla di pestarmi!” Protestò animatamente, lisciandosi le scompigliate piume e risistemandosi il cornuto elmo dorato, prima di avvicinarsi al suo tavolo da lavoro dove provette, fiale, calderoni e quant'altro ribollivano sinistramente.

“Senti, Hulk”, porse una bacinella piena per metà di un liquido denso e nauseabondo, “ne avverti il nero pot-” L'ennesimo colpo di coda lo rispedì a svariati piedi di distanza, causandogli di rovesciarne l'intero contenuto. “Bene, grazie! Adesso dovrò rifare le analisi delle urine di tutta la settimana, maledetto bruto!”

 

I corvi fanno la pipì?”

Ti sembro un esperto d'uccelli?”

Ahm...”

Non rispondere. Andiamo avanti.”

 

 

To Be Continued...

  
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