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Autore: Shari Deschain    30/06/2014    4 recensioni
[Helena/Sarah - Missing Moment 2x06]
«Credo di aver fatto un brutto sogno.»
«Anch'io.»
«Davvero?», domanda Sarah, sbadigliando e massaggiandosi il collo. «Il mio aveva a che fare con degli zombie. Tu cosa sognavi?»
Helena esita un po' prima di rispondere.
«L'inverno», dice infine, scoprendosi sincera.
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Helena, Sarah Manning
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Warnings: Hurt/Comfort, Missing Moment 2x06, Implied Child Abuse.
N/A: Scritta per LDF's The Pirates, prompt Ambientazione #01.






Till human voices wake us






La sveglia il silenzio, una sensazione come di un respiro a stento trattenuto. Gli occhi si spalancano nel buio e subito mettono a fuoco, ma non subito riconoscono. La prima impressione è che i muri si muovano intorno a lei come a volerla afferrare per i capelli, e il suo corpo si irrigidisce d'istinto, già pronto alla lotta, solo per rilassarsi immediatamente dopo, quando Helena riconosce la tenda che ondeggia nel vento freddo della notte. Allora ride piano. Testa di rapa, dice a sé stessa.

Il silenzio deve averlo solo sognato, però, perché intorno a lei c'è lo scricchiolio di decine e decine di piccoli rumori, com'è giusto che sia. Si volta per cercare con lo sguardo la forma addormentata di Sarah e di nuovo, per un istante, si irrigidisce senza quasi accorgersene, sicura di trovare, al suo posto, solo un spazio vuoto. È un istante colmo di una paura antica e sconosciuta, che però dura meno di un battito di ciglia, perché invece lei è lì, proprio dove dovrebbe essere.

La paura non le dà tregua e un altro dubbio le assale la mente subito dopo, un dubbio atroce e beffardo, e muovendosi con quanta più cautela possibile, Helena striscia sui gomiti fino a raggiungere la sua gemella, quindi le agita nervosamente una mano davanti al viso per assicurarsi che stia ancora respirando.

A tranquillizzarla del tutto ci pensa dunque il respiro profondo e regolare di Sarah, che le sfiora immediatamente il palmo, ed è così caldo contro la sua mano fredda, come una piacevole carezza fatta senza toccarsi. È una bella sensazione quel calore, e le piace moltissimo. Così rimane lì a contare i respiri che le solleticano le dita: uno, due, tre, quattro, ed intanto osserva il volto di Sarah, pacifico come non l'ha mai visto prima.

Sestra. Sorella. Strane parole.

All'improvviso le palpebre di Sarah fremono piano, mentre un brivido ─ probabilmente simile a quello che ha destato Helena ─ inizia a svegliare anche lei. Forse è soltanto la loro vicinanza, così inusuale per entrambe. Non ci sono ancora abituate, e chissà se ci si abitueranno mai. Intanto Helena vi pone rimedio scivolando via velocemente e senza far rumore; una volta tornata al suo posto si posa la mano ancora calda sulle labbra, mentre osserva sua sorella aprire gli occhi e subito tentare di localizzarla nel buio.

«Ehi», borbotta Sarah con la voce rauca e un leggero sorriso sulle labbra.

«Ehi», replica Helena.

«Credo di aver fatto un brutto sogno.»

«Anch'io.»

«Davvero?», domanda Sarah, sbadigliando e massaggiandosi il collo. «Il mio aveva a che fare con degli zombie. Tu cosa sognavi?»

Helena esita un po' prima di rispondere.

«L'inverno», dice infine, scoprendosi sincera.

Inverno. La piana desolata che circondava il convento, i cancelli di acciaio che sembravano recintare il mondo intero. La neve che copriva tutto, senza lasciare via di fuga. Come una tomba. Neve, solo neve. Neve e silenzio. Nessuno ti sentirà urlare. L'inverno uccide lentamente, prendendoti un pezzettino alla volta, colorandoti di blu e di viola. Non ti picchia, no, questi non sono lividi che fanno male, ti ammazzano e basta. Come dormire. Una dura lezione imparata da bambina.

«Era così brutto?», chiede ancora Sarah. I suoi occhi luccicano appena nella penombra della tenda. La sua voce è calda, proprio come il suo respiro. La mano di Helena invece è già tornata fredda, e lei la spinge con più forza contro la bocca e contro il naso, tentando di riscaldarla di nuovo. Non risponde.

Sarah non se la prende. Impara in fretta.

«Tutti abbiamo qualche incubo strano», continua semplicemente. «Kira, ad esempio, ha paura del mostro che secondo lei si nasconde sotto il suo letto. Credo sia stato Felix a metterglielo in testa. Le ho spiegato che non ci sono mostri sotto i letti, e sai cosa mi ha risposto? Che lo sa benissimo, ma che comunque si può dare un'occhiata giusto per sicurezza.»

Sarah ridacchia, quindi Helena ridacchia con lei, anche se non capisce bene il significato della storia. I mostri non se ne stanno sotto i letti, perché dovrebbero? I mostri stanno sopra ai letti. Ti legano le mani e ti strappano i vestiti. Ti toccano e ti graffiano e qualche volta provano anche a baciarti, almeno fino a quando non si accorgono che mordi. Ma se questo Kira e Sarah non lo sanno, è una buona cosa. Molto buona.

Le risate si spengono fin troppo presto.

«Andrà tutto bene», mormora ancora Sarah, dopo qualche minuto di silenzio. Frase di circostanza, ma non riesce a pensare a nient'altro da dire, e nemmeno lei sa chi sta cercando di convincere, se sua sorella o sé stessa. Nessuna delle due è così ingenua. Eppure in qualche modo bisogna pur andare avanti, e in fondo si può pur credere che, da qualche parte nel grande e magico disegno dell'universo, esista una nota a piè di pagina in cui c'è scritto che forse, magari, con un po' di fortuna e le giuste circostanze, anche loro possono essere felici. E avere una vita abbastanza normale. E vivere.

Sempre senza una parola, Helena distoglie lo sguardo dalla sorella per mettersi ad osservare gli strani disegni che le ombre formano sulle pareti della tenda, perdendosi lungo i loro contorni per un minuto o per un'ora. Quando si ridesta da quella specie di ipnosi autoindotta, comunque, Sarah si è già riaddormentata. Soltanto allora Helena torna a scivolare di nuovo verso di lei, ma questa volta non si avvicina abbastanza da rischiare ancora di svegliarla. Solo quanto basta perché, allungando il braccio, riesca ad infilare la propria mano sotto quella di Sarah, rubandole così un po' di calore.

«Sì», sussurra poi in risposta, anche se sa che Sarah non può più sentirla. Andrà tutto bene. Ora sono in due.





   
 
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