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Autore: kenjina    23/08/2008    9 recensioni
No, così non andava.
Non andava per niente.
Quelle due pesti stavano facendo troppo chiasso per le sue delicate orecchie. E Rin non faceva niente per farli calmare, anzi. Li stava attizzando ancora di più a ridere a crepapelle e a lanciare gridolini a destra e a manca!
«Hai provato in lavatrice?»
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rin, Sesshoumaru
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'New Born - Quando la vita ti riserva due sorprese'
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Piccola shot senza troppe pretese, scritta in un momento di arsura devastante che neanche il condizionatore acceso a manetta può eliminare… capitemi

Piccola shot senza troppe pretese, scritta in un momento di arsura devastante che neanche il condizionatore acceso a manetta può eliminare… capitemi! E dato che amo alla follia Sesshomaru (ma non disdegno neanche quel lupacchiotto di Kouga *_*) in accoppiata con Rin (bella grande, eh!), eccovi sfornata questa Alternative Universe!

Spero di aver mantenuto i personaggi IC! E, soprattutto, che vi faccia sorridere! :)

A presto!

Kenjina.

Puppies

No, così non andava.

Non andava per niente.

Quelle due pesti stavano facendo troppo chiasso per le sue delicate orecchie. E Rin non faceva niente per farli calmare, anzi. Li stava attizzando ancora di più a ridere a crepapelle e a lanciare gridolini a destra e a manca!

«Hai provato in lavatrice?», le chiese, senza alzare lo sguardo dalla sua rivista di economia preferita.

La donna, seduta in terra dall’altra parte della sala, intenta a giocare con i due bambini, lo guardò perplessa. «Come?»

«Quei due cosi, in lavatrice. Magari si danno una calmata.»

«Sesshomaru!»

Lanciò un’occhiata sbieca a quei due pargoli di pochi mesi troppo concentrati a giocare con le mani e l’orlo della gonna di Rin per curarsi del chiasso e degli schiamazzi che stavano facendo. Maledetti cuccioli. Ma quell’idiota di Inuyasha con la sua donna non potevano darli a qualcun altro? Pazienza se loro quel giorno erano entrambi occupati dal lavoro: una chiamata, una babysitter e via, risolto il problema.

E invece no. Fosse stato per lui li avrebbe lasciati nell’andito che da al suo appartamento, fuori come i cani. (lol) Ma no, questo non era mica possibile con una compagna disponibile e gentilissima come la sua Rin. Non appena Kagome le aveva rivolto uno sguardo dispiaciuto, lei aveva subito accettato, promettendo di trattare i loro figlioletti col massimo riguardo. “Oh, Kagome, sarà un piacere! Vero, Sesshomaru?

L’uomo scosse la testa, cercando di concentrarsi sugli indici bancari che scorrevano sotto i suoi occhi. Non poteva permettersi distrazioni, in quel momento. Era un azionario e come tale doveva pianificare con calma e furbizia ogni sua mossa, se voleva guadagnare grosso e non perderci nulla.

Ma, evidentemente, quella non era la sua giornata.

Il telefono cellulare di Rin squillò a livelli inimmaginabili, con una suoneria simile a quella di un’ambulanza. Della serie: se non rispondi subito ti faccio rispondere io per spegnermi all’istante.

«Pronto? …No, mi dica! …Si …Ora? …Oh, no, no, nessun problema! Sarò lì tra meno di mezzora! A dopo, arrivederci!»

Sesshomaru abbassò il giornale, guardando la compagna intensamente. «No.»

La donna si alzò sorridente, lanciando prima uno sguardo intenerito ai due per terra, che giocavano allegri. «Dai, Sesshomaru! Si tratterà di un’oretta, non di più!»

«Ho. Detto. Di. No.»

Rin gli sorrise sgargiante, saltandogli al collo. «Oh, amore mio! Sapevo che avrei potuto contare su di te!»

Sparì in camera da letto a darsi una sistemata, spiegandogli cosa fare e come farlo. «Falli giocare un po’, tienili sempre d’occhio e attento che non ingoino nulla di pericoloso! Ah, se dovesse essere necessario, i pannolini e le salviettine sono in bagno… Kagome è stata così previdente!»

Pannolini? Salviettine? Quello era un incubo!

Rin fece la sua ricomparsa poco dopo, coprendosi con un cappotto in lana. Si chinò su di lui, con l’ennesimo sorriso della giornata. E lui, come avrebbe fatto a resisterle?

Gli schioccò un bacio sulla guancia, poi salutò i due piccoli (un maschio e una femmina) con altrettanti bacini.

Due secondi più tardi Sesshomaru si ritrovò nel panico più completo. Strano, in effetti, per un tipo calmo e calcolatore come lui. Tra l’altro, neanche aveva chiesto alla sua Rin dove diavolo stesse andando.

I due pargoletti lo guardarono incuriositi, inconsciamente dispiaciuti che quella ragazza così simpatica li avesse lasciati da soli. Con uno che, tra le altre cose, continuava a fissarli con uno sguardo allucinante e che non prometteva niente di buono. Se avesse potuto li avrebbe fatti sparire in un istante.

Beh, se stavano così in silenzio a guardarlo non sarebbe stato neanche male, del resto. Lui avrebbe continuato a leggere, loro sarebbero stati tranquilli e felici.

Peccato per lui che così non fu, dato che dopo qualche secondo i due iniziarono a piangere senza freni.

Sesshomaru abbassò il giornale con rabbia, sgualcendolo senza grazia. «Che avete da frignare così, eh?»

Inutile dire che i due continuarono nelle loro lamentele, sempre più forte.

L’uomo, sull’orlo di una crisi di nervi, si passò una mano tra la frangia argentata. Gli ci voleva del caffé, al più presto possibile.

Fece per alzarsi e andare verso la cucina, ma le raccomandazioni di Rin gli rimbombarono nel cervello, rimbalzando da una parte all’altra. Lanciata l’ennesima occhiataccia ai due, si avvicinò, incrociando le braccia. Li avrebbe portati con se in cucina e messi da qualche parte a fare i bravi. Dove? Nel forno, acceso a duecento gradi sarebbe stata una magnifica idea.

Peccato, però, che non avesse la minima conoscenza di come si prendessero in braccio dei bambini così piccoli, così fragili…

Non gli ci volle molto a prenderli per la maglietta, dietro la schiena, e alzarli di peso, sospesi per aria.

Se Rin, o Kagome, o quell’idiota di suo fratello lo avessero visto così lo avrebbero mangiato vivo. Ma accidenti, lui con i bambini non ci sapeva fare!

Tra lo stupore e l’impaccio, notò che i due iniziarono a ridere, divertiti, muovendo le manine e le gambe nel vuoto, come se stessero nuotando nell’aria.

«Molto, molto divertente, eh?»

Sesshomaru sbuffò, portandoseli dietro come due sacchi di patate, tra risatine e gridolini eccitati, mentre lui si chiedeva che cosa avesse fatto di male nella vita per meritarsi due diavoli del genere.

* * *

Quando Rin rientrò in casa, cioè un’ora e mezza dopo, lo ritrovò sul divano, con un’espressione di rassegnata disperazione, e i due piccoli intenti a tirargli i capelli e a giocare su di lui.

«Era ora, Rin.»

La ragazza scoppiò a ridere, saltellando verso l’allegra combriccola. Neanche immaginava cosa tutto Sesshomaru avesse provato per farli stare quantomeno bene. E nemmeno immaginava l’autocontrollo a cui aveva dovuto far ricorso pur di non strangolarli e gettarli nella spazzatura dell’umido, tanto per fare un po’ di raccolta differenziata. Fortuna sua che i due non avessero prodotto niente di puzzolente e di marrone; almeno quello gliel’avevano risparmiato. Anche perché li avrebbe lasciati in bagno con un rotolo di carta igienica in mano. Un giorno avrebbero dovuto imparare a pulirsi il culetto da soli, no? Meglio farlo da subito!

«Oh, Sesshomaru, grazie!»

Non poté far a meno di sorriderle quando la vide appesa al suo collo e depositargli un bacio sulle labbra. Che non ci mise molto a trasformare in qualcosa di più.

Rin ridacchiò, imbarazzata. «Ci… ci sono i bambini, Sesshomaru!»

Già, sempre loro. Che avevano da guardare con quegli occhietti ambrati curiosi e ironici? Sembravano volergli scrutare l’animo!

«Dove sei stata?»

Non si seppe spiegare perché Rin arrossì così tanto. «Ecco, avevo una visita…»

Alzò un sopracciglio, perplesso. «E non me l’hai detto? Stai male?»

La ragazza fu lesta a scuotere la testa, sorridendo. «No, no, niente di grave!», disse, abbassando lo sguardo e giocando con l’orlo della gonna. «Ero dal ginecologo!»

Sesshomaru la guardò impassibile, silenzioso. «Ginecologo?»

«Oh, non ginecologo-ginecologo… è ginecologa! Donna!»

Come se la cosa avesse dovuto tranquillizzarlo.

«Quindi

Rin rise, nervosa. Si sistemò una ciocca castana di capelli dietro un orecchio; poi, con lo sguardo puntato negli occhi ambrati di lui, disse: «Sto bene, non preoccuparti! E’ che…»

Sesshomaru chiuse gli occhi, aspettandosi quella parolina magica che gli provocò un groppo allo stomaco al solo pensiero.

«…sono incinta!»

Incinta… eccola, la parolina magica tanto temuta!

Aprì gli occhi lentamente, guardandola senza dire una parola.

«Oh, Sesshomaru! Anche io sono rimasta senza parole quando l’ho scoperto!», esclamò lei, abbracciandolo con le lacrime agli occhi.

A volte l’ingenuità della sua compagna lo disarmava.

«Chi è il padre?»

Rin spalancò gli occhi, arrossendo a dismisura. I due piccoli, intanto, guardavano la scena curiosi e stranamente in silenzio.

«Ma… Sesshomaru! Sei… sei tu il padre! Chi altro?»

«Impossibile.»

Si, perché lui non poteva diventare padre. No. Non in quel momento, non così di colpo! Doveva prepararsi psicologicamente! Nove mesi, o quelli che fossero, erano troppo pochi per i suoi gusti.

«Ti devo ricordare che cosa facciamo ogni not---»

«Sei sicura?»

Rin sospirò, non capendo se Sesshomaru fosse solo sorpreso o irritato. «Sono di tre mesi… più sicura di così!»

Sesshomaru soppesò la nuova notizia apparentemente con calma. Ma dentro di se c’era il caos totale. Era in panico, in panico più assoluto. Lui non era pronto per essere padre, era un passo troppo grande!

Rin gli accarezzò una guancia, sorridendogli dolce. «Sesshomaru, vedrai che sarai un ottimo padre, ne sono sicura!», gli disse, giocando con una ciocca di capelli. «E speriamo che siano un maschio e una femmina, proprio come i figli di Kagome e Inuyasha!»

Crack!

«Come?»

«Non te l’ho detto! Saranno due gemelli!», esclamò felice, accarezzandosi la pancia con le mani di lui.

Gemelli?

No, quello non era solo uno dei peggiori incubi.

Quello era l’Inferno!

Non uno, bensì due bambini!

«Oppure due femminucce… sarebbe tanto bello!», continuò estasiata Rin.

Fermi tutti. Se proprio dovevano nascere, che nascessero maschi, e che cavolo! Non poteva certo andare in giro con due bambole quando loro non avevano più voglia di giocarci! O trovarsi costretto a comprare quelle cose da femmina quando Rin non poteva andare a fare la spesa, o solo accompagnarlo.

«Sesshomaru, non sei felice?», lo risvegliò dai suoi pensieri la compagna.

Non rispose subito, limitandosi a guardare i due bambini che ora giocavano in un angolino del grande divano color panna. Due pesti, ecco cos’erano. Proprio non si immaginava quel testa vuota di Inuyasha fare da padre… era una cosa ridicola al solo pensiero! Però, le poche volte che l’aveva visto all’opera sembrava l’uomo più felice sulla faccia della terra. Non l’aveva mai visto così.

«Tu sei felice, Rin?»

Lei gli sorrise. «Immensamente.»

«Allora lo sono anche io.»

The End!

Si, lo so non è un gran che… chiedo venia! (_._)

E non sono stata neanche tanto crudele con il cagnolino della situazione, perché altrimenti… altro che cambi di pannolini sporchi gli avrei fatto fare! *me sadica*

Beh, spero di non aver fatto tanto schifo, almeno decente! XD

Grazie in anticipo a chi leggerà e a chi azzarderà un commento! <3

A presto con qualche altra cosa! :D

Kenjina.

   
 
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