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Autore: midorijpg    30/06/2014    2 recensioni
[Marilyn Monroe]
"Loneliness was tough
The toughest role you ever played
Hollywood created a superstar
And pain was the price you paid
Even when you died
Oh, the press still hounded you
All the papers had to say
Was that Marilyn was found in the nude.
"
Scritta per un progetto scolastico, spero sia ugualmente gradita.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Candela al vento
 
 
Loneliness was tough 
The toughest role you ever played 
Hollywood created a superstar 
And pain was the price you paid 
Even when you died 
Oh, the press still hounded you 
All the papers had to say 
Was that Marilyn was found in the nude.

 
(Elton John - Candle In the Wind)
 
Il silenzio. A quel punto, era tutto ciò che desiderava. Sentiva che, per l’ennesima volta, quei dottori tanto inutili continuavano a parlare delle sue condizioni di salute, che non avrebbe dovuto prendere dosi così massicce di farmaci, eccetera. Tutte parole, uscite da bocche insensibili che forse non sapevano neanche quel che stavano dicendo. Ma ormai, lei non si rendeva conto che era nientemeno che lei stessa, a finire su tutte quelle bocche senza un’anima, sotto tutti quegli occhi curiosi, era lei l’argomento di tutte le chiacchiere che ormai si facevano in America, era lei il centro del mondo. Ma lei, inesorabilmente, era eternamente sola.
La ragazza bionda, stesa sul letto, aprì gli occhi. La stanza era buia, fatta eccezione per la lampada sul comodino che emanava un po’ di luce soffusa, timida, come se non volesse apposta dare fastidio a quei suoi meravigliosi e stanchi occhi azzurri. Di sotto, continuavano a ciarlare senza ritegno. Parole, parole, parole. Si alzò lentamente, e quando sentì il pavimento freddo sotto le dita, un brivido la scosse tutta. Era visibilmente debole. Poggiò i piedi a terra e si tirò su, le gambe che tremavano. No, non doveva risedersi, oppure non sarebbe più riuscita ad alzarsi. Fece qualche timido passo verso la finestra leggermente aperta, si sedette sul davanzale e respirò l’aria fresca della notte. La luce della luna illuminava la sua pelle bianca come se l’avesse fatta sembrare di porcellana - esattamente bianca, perfetta, liscia e maledettamente fragile.
Tirò un sospiro. Che senso aveva, ormai, tutto? Tutti i suoi sforzi, tutte quelle persone attorno che non facevano altro che dirle che era bella, che era una star, che lei era fatta apposta per recitare, che la sua era una dote naturale come mai nessuno avrebbe avuto. Perché allora, si chiese, così tanta perfezione risiedeva in un misero essere come lei? Eppure, tutto ciò che la circondava dimostrava tutt’altro che la miseria: soldi, bellezza, uomini. Ma tutti questi elementi non fanno la felicità.
Avrebbe potuto avere tutti gli uomini che voleva, se lo desiderava - beh, un po’ era successo così. Un regista, un giocatore di baseball, il Presidente. Ma nessuno le aveva dato quel che desiderava, ed era perciò che stava così male. Voleva solo che qualcuno l’amasse per quella che era, non per quella che le persone vedevano tutti i giorni; non per quella ragazza bionda, sempre con il sorriso sulle labbra, pronta a dispensare baci volanti o autografi per tutti i suoi fan.
Forse, se solo non fosse cambiata, avrebbe avuto ciò che così ardentemente bramava. Lo sguardo le cadde sul comodino, più precisamente su una foto che la ritraeva, di quasi vent’anni prima, quando era ancora quella ragazzina con i capelli castani, con quel sorriso sincero e quello sguardo timido, ma in sé felice. Ora, si chiese, era davvero felice come allora? Che cosa aveva fatto sì che lei si fosse ridotta in questo modo?
Ormai, si disse, poche cose erano rimaste, da fare. A cosa sarebbe servita, lei, ora che tutta la sua vita si era ridotta in cenere? No, i soldi non danno la felicità, fu la risposta che le venne subito in mente se qualcuno le avesse mai detto che aveva tutto ciò che ti potesse volere dalla vita. Tutte quelle persone che la pensavano in quel modo la mandavano in bestia, dicevano di essere suoi amici ma in realtà la frequentavano solo per i soldi e solo per dire che loro erano amici della grande star. Neanche coloro che lei considerava amici le riuscivano a dare almeno un granello di felicità.
In un impeto di rabbia che aveva raggiunto il culmine, chiuse violentemente la finestra, con le lacrime che iniziavano a sgorgare da quei suoi bellissimi occhi. Sentiva un fuoco dentro che ardeva sempre di più, che aveva bisogno di essere tirato fuori in qualche modo. Ma in che modo? Ormai era tutto inutile.
Si lasciò cadere seduta sul pavimento, singhiozzando rumorosamente. A che cosa sarebbe servito tutto ciò? Si guardò le mani, tremavano. Sentiva come se sarebbe svenuta da un momento all’altro. Lentamente, alzò lo sguardo e si guardò allo specchio. Ecco cos’era diventata, solo una biondina da strapazzo che vuole mettersi in mostra. Si toccò le guance, gli zigomi, la bocca, che, rossa come una rosa, risaltava sul suo viso bianco e smagrito. Ecco come si era ridotta, ecco in che cosa si era trasformata quella gioviale ragazzina di vent’anni prima, in uno stupido strumento per fare soldi e per attirare le persone. Ora non avrebbe più potuto essere felice come allora, era troppo tardi.
Si odiava. Si odiava, sapendo di aver sprecato l’occasione di essere veramente felice, essendo diventata la star che era. Si odiava, consapevole del fatto che aveva praticamente buttato via la sua vita. Si odiava, sapendo che, se solo fosse rimasta come allora, forse qualcuno l’avrebbe amata veramente.
Ormai, sentì di non avere più senso per nessuno e sentì che nessuno aveva più senso per lei. Si alzò: le gambe non le tremavano più. Andò a chiudere la porta, poi si diresse verso il tavolo, di fronte al letto, aprì uno dei cassetti e i barattoli di medicine che vi erano al suo interno, all’impatto dell’apertura, vennero tutti verso di lei. Ne prese in mano due paia, li guardò senza ragionare tanto su che tipi di farmaco fossero, non le importava. Ne sarebbe bastata solo una pillola, da ciascuno di quei barattolini, per far sì che lei si eliminasse dal mondo per sempre. Non le importava se tutti pensavano che lei fosse la donna del secolo perché era bellissima e perché aveva fatto film ormai divenuti dei must del cinema, da incassi record. Tutto questo, grazie a lei. Alla gente là fuori non importava niente di chi fosse dentro, non importava niente di conoscerla, a loro bastava solo vederla ridere, fare la parte della biondina svampita e passeggiare tranquillamente sui tombini perché il vestito bianco le si alzasse un’ennesima volta.
Di questo passo, si disse, neanche a lei importava di nessuno di loro. Non volevano conoscere la ragazzina castana che viveva ancora dentro di lei? Meglio, si disse, allora non avrebbero più avuto la possibilità di farlo, esattamente come lei non avrebbe più avuto la possibilità di ritornare felice come lo era in passato.
La bottiglia di Jack Daniel’s era lì, sopra il comodino, accanto alla foto di se stessa che prima aveva tanto osservato e invidiato con ardore. Il suo inizio e la sua fine. Si mise in bocca velocemente qualche pastiglia, bevve velocemente qualche sorso di liquore e poi si mise a letto. Se nessuno l’avrebbe amata veramente in vita, chissà quanti l’avrebbero fatto quando lei non ci fosse stata più.
“Addio, Marilyn Monroe.” pensò chiudendo gli occhi. “Benvenuta, Norma Jean Baker.”
 
Era calato il silenzio, finalmente. Si era fatta una certa ora, ed Eunice, la governante, stava passando per le camere per accertarsi che tutti fossero a dormire e che non fosse successo nulla di grave. Arrivata davanti alla camera di Marilyn, vide la luce filtrare attraverso la soglia della porta e provò a bussare.
- Marilyn? Va tutto bene, cara? - chiese piano, per non svegliare nessuno.
Non ebbe nessuna risposta. Riprovò.
- Marilyn! - esclamò, alzando il volume della voce. Ancora silenzio. La donna iniziò a preoccuparsi. - Marilyn! Cara, rispondimi! - urlò, stavolta. Il silenzio che otteneva, la faceva inquietare sempre di più. Decise di andare a chiamare i dottori, che forzarono la porta.
La ragazza era stesa sul letto, nuda, la pelle bianca di porcellana che brillava sotto la luce della luna. Bella, bellissima. Come sempre, del resto.
 
... Goodbye, Norma Jean.
   
 
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