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Autore: Amy Dickinson    01/07/2014    5 recensioni
Una piccola favola, semplice e priva di pretese, dedicata al mio OTP in questo fandom: SanSan ❤ 
Sansa è una bambina che vive tranquilla la sua vita nel villaggio di Winterfell, scandita dalle passeggiate con Lady, dalle faccende di casa e dai litigi con sua sorella Arya. Un incontro segnerà una svolta nella sua esistenza e un evento incredibile la cambierà per sempre :3
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Amy Dickinson © 2014 (01/07/2014) 

Disclaimer: Tutti i personaggi appartengono a George R. R. Martin, HBO e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata redatta per mero diletto personale e per quello di chi vorrà leggerla, ma non ha alcun fine lucrativo, né tenta di stravolgere in alcun modo il profilo dei caratteri noti. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.



Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia.



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- Capitolo Uno -

 

C’era una volta una bambina. 

Non una bambina qualunque, ma una buona, gentile, educata e dalla bellezza assai rara. Era infatti alta e graziosa, fresca come un fiore delicato pronto a sbocciare, dai lunghi capelli rossi e dagli splendidi occhi azzurri. 

La bambina viveva a nord, nel paese di Winterfell, dove il clima era sempre molto rigido e la neve persisteva anche in estate. La gente del luogo abitava in piccole case arroccate su di un’ampia collina a ridosso delle montagne e conduceva una vita semplice e dura. Tutt’attorno alla collina sorgeva una fitta foresta che isolava il villaggio dalle pianure e che lo proteggeva dagli orsi e dai lupi, un posto talmente buio da incutere terrore perfino alla luce del giorno. 

Winterfell era governato da un saggio podestà di nome Eddard Stark. Sposato da tempo con la bella Catelyn Tully, egli era padre di sei figlioli, tra i quali vi era la deliziosa Sansa. 

Come ogni mattina Sansa si era svegliata di buon’ora ed aveva ricamato fino a pranzo. Nel pomeriggio si era recata in giardino insieme a Lady, il suo cane lupo, per passeggiare in tranquillità com’era consueta fare. 

La giornata era fresca ed il timido sole portava con sé un lieve tepore che consentiva di sopportare un po’ meglio il rigido clima stagionale. Lady raspava allegramente con le zampe in mezzo alla neve ed ogni tanto si abbassava ad annusare qualcosa, rialzando poi il capo e spostandosi poco più in là, sollevando mucchietti di neve dietro di sé. Intanto la sua padroncina ammirava il pallido cielo azzurro con aria pensosa. Quali fossero i pensieri nella sua mente nessuno può dirlo perché, all’improvviso, prima che potessero davvero prender forma nella sua mente, l’attenzione della bambina venne catturata da qualcos’altro. Qualcosa di soffice, freddo e bagnato, che le aveva appena colpito il mantello all’altezza della schiena. Lady stava scavando una buca poco distante e, probabilmente, era stata lei a mandarle addosso la neve con le zampe posteriori, si disse. Allora fece spallucce e sistemò una ciocca di capelli fuori posto, ma prima che potesse tornare ai suoi pensieri venne colpita una seconda volta, sul braccio. Voltandosi, vide che Lady si stava allontanando e, quindi, era chiaro che non poteva essere lei la responsabile. Ma allora di chi si trattava? Sansa si guardò attorno in cerca di risposta. Non c’è due senza tre, si suol dire, e infatti la poverina venne colpita di nuovo dalla neve, una candida, rapida e precisa palla che si scompose proprio nel bel mezzo del suo viso. 

«Centro!» gridò entusiasta una vocina poco lontana. «Ho vinto io!»

Sansa si spazzolò via la neve dalla faccia arrossata e si girò di scatto verso la persona alla quale apparteneva la voce.

«Sapevo che c’entravi tu, Arya!» urlò, piuttosto irritata.

Arya si avvicinò a grandi passi verso la sorella, sulla faccetta dispettosa apparve all’istante un sorrisetto compiaciuto. Dietro di lei arrancava il piccolo Brandon, penultimo dei fratelli di Sansa.  

«Mi dai la rivincita?» chiese il bimbo una volta che le ebbe raggiunte. 

«Non oggi, da questa distanza anche Rickon riuscirebbe a prenderla in faccia, è troppo facile» gli rispose Arya. 

«Come osi insegnargli un simile gioco?» domandò Sansa, indignata. 

«È molto divertente! Giusto, Bran?»

«Sì!»

«Beh, io non mi diverto affatto, perciò smettetela!»

«Scordatelo»

«Arya, ti ricordo che sono io la sorella maggiore, quindi devi ubbidirmi!»

La bimba salì su un cumulo di neve alzato da Lady poco prima e guardò Sansa con aria di sfida. 

«Io sono un lupo e ubbidisco solo a me stessa!» esclamò con fierezza. 

«Anch’io!» le fece eco il fratellino, imitandola.

«Basta così! Un giorno sarò una lady, dovete portarmi rispett...»

Non fece in tempo a finire la frase che Arya le si gettò addosso, facendola cadere distesa sul morbido pavimento di neve. Per lo spavento la maggiore cacciò un grido e poi si tolse di dosso la minore con una spinta. Arya non si diede per vinta, si mise subito in piedi e iniziò a colpire Sansa con la neve, non curandosi più di appallottolarla a dovere.  

La sorella tentò di proteggersi il viso alzando un braccio e contrattaccando con la mano libera, ma la più piccola era più rapida e più astuta e in un batter d’occhio il mantello di Sansa si bagnò completamente. 

«Allora, ti arrendi, sì o no?» la canzonò Arya. 

Sansa strinse i denti, si rialzò a fatica e diede un’altra spinta a sua sorella, facendola finire addosso a Lady che, sentendo il trambusto, si era riavvicinata alla sua padroncina. 

«Cos’è, non sai perdere?» continuò Arya, scattando in piedi. 

«Sta’ zitta!» rispose l’altra, allontanandosi.

«Batterti è sempre una passeggiata!»

«Ti ho detto di stare zitta!»

«Altrimenti?»

Sansa non ce la fece più, sua sorella era davvero snervante quando faceva così. Si voltò nella sua direzione e le corse incontro con un’espressione molto arrabbiata dipinta in volto. Arrestatasi ad un passo dalla bimba alzò una mano con fare minaccioso e la calò verso Arya che, dal canto suo, tenne gli occhi bene aperti, pronta a schivare il colpo e a farsi beffa dell’avversaria. Ma non fu necessario. 

«Vacci piano, Sansa» disse qualcuno alle sue spalle, bloccandole il braccio prima che potesse schiaffeggiare la sorella. 

«Lasciami andare!» gridò, cercando di divincolarsi dalla presa. «Questa mocciosa è insopportabile, è ora che qualcuno la punisca per i suoi dispetti!»

«Ci penserà nostro padre, non spetta a te» fece ancora un’altra voce.   

Si trattava di Robb e Jon, i fratelli maggiori. Il primo si accertò che Arya stesse bene, l’altro stava allentando la presa su Sansa. Intanto intorno a loro erano arrivati anche gli altri cinque cani di famiglia. Nymeria ed Estate avevano raggiunto Arya e Bran, Vento Grigio annusava l’aria vicino a Robb, il bianco Spettro trotterellava al fianco di Jon e Cagnaccio, il cui padrone era il neonato Rickon, gironzolava nelle vicinanze con fare esagitato.   

«Si può sapere perché dovete sempre litigare, voi due?» le rimproverò Robb. «Più che sorelle sembrate cane e gatto» 

«Ma che dici? Guarda che io sono un lupo!» protestò Arya. 

«È colpa sua! Lady e io ce ne stavamo qui tranquille quando lei e Bran sono venuti a disturbare, tirandomi palle di neve addosso!» spiegò Sansa, il volto livido per il freddo ed i nervi.

«Sei arrabbiata solo perché ti brucia la sconfitta!» la punzecchiò la sorella minore. 

«No, è che sono stufa, sei una monella!»

«E tu, allora? Avrei preferito un altro fratello a te!»

«Mi hai tolto le parole di bocca, non so che farmene di un maschiaccio di sorella!»

Robb e Jon dovettero mettersi in mezzo prima che potessero azzuffarsi. 

«Basta, bambine!» tuonò allora una voce. 

Tutti si volsero nella direzione dalla quale proveniva. Era stato Eddard a parlare. Se ne stava fermo sull’uscio della porta che dava sul giardino ed osservava i figli a braccia conserte. Sebbene avesse usato un tono di voce austero l’espressione sul suo viso appariva calma e rilassata. 

«Padre...» iniziò Sansa.

«Ho ascoltato quello che stavate dicendo, so come sono andate le cose» l’interruppe. «Siete sorelle, dovreste andare d’accordo. Vi sembra che i vostri fratelli litighino per delle sciocchezze?»

Sansa e Arya scossero la testa. 

«Infatti. Cercate di rispettarvi a vicenda, allora» continuò. «Non ci sono dubbi sul fatto che siate completamente diverse ma questa non è una scusa. Non potete discutere ogni giorno, dovete imparare a comprendervi»

«Ma non sa nemmeno stare al gioco!» esclamò la figlia minore.

«Ma lei comprende solo se stessa!» disse contemporaneamente la maggiore. 

«Basta, ho detto. Separatevi per un po’, vi farà senz’altro bene. Arya, puoi continuare a giocare in giardino con Bran, se vuoi, purché Jon e Robb vi sorveglino»

«Ma, padre, ci stavamo esercitando con le spade...» protestarono i più grandi. 

«Potete fare entrambe le cose» tagliò corto l’uomo. «Sansa, tu vieni dentro a scaldarti, tremi come una foglia»

La bambina ignorò la linguaccia che la sorella più piccola le rivolse, furtivamente nascosta dietro Jon, e raggiunse il padre, Lady fu subito dietro di lei. 

Sansa entrò in casa e andò a sedersi accanto al camino acceso, togliendosi il mantello fradicio e gettandolo sulla spalliera della propria sedia mentre il cane lupo si accucciò ai suoi piedi. Ned accostò le ante della portafinestra e andò a sedersi difronte alla figlia. 

«Non avercela con lei» esordì. «Arya è ancora molto piccola e non capisce quando agli altri non va di scherzare» 

«È solo un’egoista!» sibilò la bambina.

«E chi non lo è alla sua età?»

«Io non ero così!»

«Davvero? Strano, io ricordo diversamente...»

«Cosa volete dire?»

«Fino a qualche anno fa nascondevi i dolcetti al limone in fondo all’armadio per essere sicura che nessuno te li avrebbe rubati. Non è da egoisti?»

Sansa arricciò le labbra ed annuì. 

«Eri più piccola e non ti abbiamo mai punita per una cosa simile»

«Sì, ma io non davo fastidio a nessuno!»

«Arya non vuole davvero darti fastidio, desidera solo giocare con te. Sei l’unica tra i suoi fratelli che sta sempre in casa, non credi che cerchi solo di attirare la tua attenzione?» 

«Facendomi arrabbiare?»

«Ognuno hai i suoi modi di fare»

«Beh, i suoi non mi piacciono per niente!»

«Posso capirlo, però ricorda sempre che tu sei la figlia maggiore e, a parte vostra madre, sei l’unico esempio femminile che ha. Anche se ti fa arrabbiare non dimenticare che è sempre tua sorella e che devi trattenerti dal bisticciare con lei»

«Non è sempre così facile come sembra, Arya non fa altro che provocarmi! Perché non può essere come me?»

«Perché ognuno ha il suo carattere. Anche se siete sorelle non significa che dobbiate essere uguali. Tu desideri essere una lady, lei si sente un lupo, cosa c’è di male?»

«Nulla, padre, ma i lupi se ne stanno oltre la foresta e non danno fastidio a nessuno. Mia sorella, invece...»

In quel momento sopraggiunse Catelyn con il piccolo Rickon in braccio. 

«Non ho potuto fare a meno di ascoltare. Devi avere pazienza con lei, con il tempo crescerà e capirà cos’è giusto e cos’è sbagliato»

«E se non lo facesse?»

«Non dire così, sii ottimista»

«E se non ci riuscissi?»

«Certo che ci riuscirai» l’incoraggiò la donna. «Credi che fare la madre sia una passeggiata?»

«Non lo so» ammise la piccola. 

«Anche nel mio caso ci vuole tanta pazienza. E un amore infinito. Altrimenti come credi che riuscirei a guardare con affetto Rickon – o voi quando eravate molto piccoli - se non riesco mai a dormire più di qualche ora per via dei suoi continui pianti?» 

«È davvero così stancante?»

«Sì, ma è anche la cosa migliore che possa capitare a una donna»

Sansa aveva l’aria confusa. 

«Non badarci troppo ora, era solo un modo per dire che non sempre è facile convivere con gli altri, specie quando sono diversi da noi ma, se c’è l’affetto, possiamo farcela»

«Tua madre ha ragione. Hai forza di volontà, figlia mia, così tanta da aver imparato già moltissime cose, quindi puoi senz’altro superare i conflitti con Arya»

«Farò il possibile» assicurò Sansa, sospirando. 

Non trascorsero che pochi secondi quando Rickon, tranquillo fino a un momento prima, inspiegabilmente cominciò a piangere. Catelyn iniziò a cullarlo ma il neonato non voleva saperne di smettere. 

«Cat, perché non vai a riposarti? Ci penso io a lui» 

«Sei sicuro, Ned?»

«Certo, cara, va’ pure»

La donna sorrise con gratitudine e gli passò il figlio, baciò il marito sulle labbra e posò un bacio sulla guancia di Sansa, quindi sparì in corridoio. 

«Perché non vai in paese con Lady?» chiese Eddard poco dopo, cullando un Rickon che non accennava a quietarsi. «Cambiare aria ti farà bene»

«Sì, farò come dite, padre» acconsentì, alzandosi in piedi e andando a prendere un mantello asciutto. 

Quando fu pronta mise il guinzaglio a Lady, salutò suo padre e si avviò alla porta. Lì incrociò i fratelli maggiori.

«Stai uscendo?» le chiese Robb. «Potresti portare con te Vento Grigio?»

«Anche Spettro avrebbe bisogno di una passeggiata per sgranchirsi le zampe» si accodò Jon. 

«Non girano già abbastanza per il giardino?» domandò lei. 

«Andiamo, che ti costa? Quando siamo noi ad uscire non rifiutiamo mai di portare Lady»

«Questo è vero ma...»

«Bene, allora!»

Sansa non riuscì a finire la frase che i fratelli corsero a mettere il guinzaglio ai loro cani. Ma, con suo disappunto, tornarono anche con Estate, Nymeria e Cagnaccio. 

«Ehi, non ho detto che li avrei portati tutti quanti!» protestò. 

Ma suo padre, affacciandosi in corridoio, le fece un cenno di assenso con la testa e con le labbra mimò la parola “pazienza”. Sansa sbuffò, afferrò i guinzagli e, senza proferire parola, uscì di casa chiudendosi la porta alle spalle.  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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L’angolo di Amy

Ciao gente,

questa è la prima parte di un piccolo lavoro che non so ancora bene dove mi porterà – Sandor arriverà presto ^_^

Come vedete qui i personaggi sono tutti più giovani delle loro età e ho giocato un po’ con i ruoli e gli elementi geografici. Spero davvero che venga fuori qualcosa di carino e, soprattutto, spero che vi piaccia! ^^

Lasciatemi le vostre impressioni, se avete un minuto, grazie ;)

Un saluto,

 

Amy 

  
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