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Autore: Richi    01/07/2014    2 recensioni
"Così distanti, eppure così maledettamente vicini.
Il battito dei nostri cuori che accelerava.
Eravamo rimasti noi.
Noi che eravamo il mondo.
Noi e i nostri battiti all'unisono."
Genere: Commedia, Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1
Dammi amore


Alessandro
Freddo.
Era tutto ciò che sentivo. Era tutto ciò che riuscivo a sentire ancora.
Forse mi ero convinto troppo bene che il mio cuore non fosse più in grado di provare sentimenti, che non fosse più in grado di battere per qualcuno.
Intanto la vita correva veloce. Forse troppo. Non mi ero neanche reso conto che erano già passati cinque mesi da quando avevo smesso di credere in quella grande cosa chiamata "amore".
Era ottobre. Un freddo ottobre.
L'inverno sembrava non aver aspettato altro che arrivare il prima possibile. E forse il freddo lo sentivo maggiormente io che lo tenevo anche dentro, congelato nelle ossa.
Non ero più capace di donare calore.
Entrai velocemente in un bar e mi sedetti vicino alla vetrata come piaceva a me. Amavo vedere le persone troppo concentrate coi loro problemi sfrecciare per le strade, ed ora che la neve stava cominciando a venir giù la mia voglia di osservare quel panorama aumentava.
Presi dalla tasca dell'impermeabile il mio taccuino e rilessi le ultime righe che avevo scritto di quella poesia che stava nascendo.
Amavo scrivere. Quando c'erano troppe cose da dover mettere a posto, scrivevo e tutto passava.
Mi sfogavo e allo stesso tempo riordinavo tutto nella mi testa. I pensieri li infilavo nei cassetti giusti.
Guardai ancora un po' fuori e cercai con lo sguardo qualcosa che mi ispirasse.
Ancora nulla. Avrei dovuto aspettare qualche giorno forse, o qualche mese, chissà. Non riuscivo più a scrivere come un tempo, forse perché la mia vita era diventata così vuota e priva di interesse che il mio cervello non riusciva ad elaborare nulla.
Guardai l'orologio e mi resi conto che si erano già fatte le cinque e mezza e dovevo muovermi per quell'incontro a scuola.
Tornai a casa, accesi il computer e intanto rovistavo tra i vecchi libri di mio padre. Amavo quella casa. Potevano essercene mille, diecimila di testi. Tutti diversi e tutti dannatamente avvincenti.
Amavo leggere, in un modo o nell'altro mi estraniavano da tutto ciò che mi circondava e mi rendevano una persona migliore. Mi rendevano felice.
Mi rendevano più me.
Partì la musica dal mio computer e intanto mi avvicinai e curiosai le notizie dei miei amici su internet.
La schermata era invasa da auguri per Francesco, quel tipo che mi fece le congratulazioni dopo il mio esame senza che manco ci conoscessimo. Era due anni più grande di me, lui frequentava già l'ultimo anno delle superiori e non riuscivo a capacitarmi del fatto che mi avesse rivolto la parola.
Era rappresentate d'istituto e a questo cose, io, ci facevo caso.
Non capivo il perché volle parlare con uno come.
Scrissi un semplice messaggio.
'Auguri. :)'
Eppure fu da lì che, dannatamente, iniziò tutto.
 
-
 
Erano passati più di quaranta minuti dall'orario che ci avevano imposto, ed io ero una di quelle persone che abitavano dietro l'angolo per cui alibi non ne avevano per fare tardi a scuola.
L'incontro era riservato alla nostra classe, volevamo discutere dei problemi affrontati in questi due anni e di come vivere al meglio gli ultimi tre. In fin dei conti a me non fregava nulla, la mia vita di certo non era incentrata in quella maledetta aula, ma mi sembrava maleducato non presentarmi all'incontro. O forse era un pensiero che mi era stato fin troppo inculcato da mia madre.
Mi sedetti furtivamente agli ultimi banchi e poggiai il telefono sul banco.
Parlarono degli atteggiamenti, dell’impegno scolastico, manco fossimo dei vecchietti in pensione.
Prendevano la scuola troppo seriamente mettendo da parte tutto il resto.
Guardai fuori dalla finestra e vidi il parco vicino scuola, tutto d’un tratto la mia concentrazione fu colta dall’illuminarsi improvviso dello schermo del mio telefono.
Era arrivato un messaggio.
 
Francesco
Mi divertivo a prendere in giro la gente. O forse avevo solo bisogno che qualcuno si ricordasse che il mio compleanno non era quel giorno. Sì, avevo impostato una data sbagliata solo per vedere in quanti si ricordassero quale fosse il vero giorno del mio compleanno.
Boop.
Un altro messaggio. Era un certo Alessandro Pistillo. Il cuore smise di battere per un istante.
Sì, era proprio il ragazzo che avevo incontrato quando aveva finito quei dannati esami e che la prima volta che vidi mi sembrò così timido e così dannatamente bello. Pensai ad altro, non potevo di certo provare attrazione per un maschio.
Risposi al messaggio con un semplice grazie.
Non pensai ad altro per tutta la serata, dovevo mandargli un messaggio.
Era l’unica opportunità che mi si parava davanti per conoscerlo.
‘Ciao. :)
Fu l’unica cosa che riuscii a scrivergli.
‘Ehi ciao.
‘In realtà oggi non è il compleanno, era un modo per vedere quanti si ricordassero la vera data, cosa che tu ovviamente non potevi sapere.
Scrissi il tutto d’un fiato, mi vergognavo da morire per ciò che avevo fatto e avevo paura che pensasse che avesse sbagliato, quando, in realtà, era stato carino da parte sua farmi gli auguri. Mi aveva sicuramente preso per un tipo strano.
‘Ah oddio che figura di merda.
Subito dopo mi mandò una faccina che rideva. Me lo immaginai in camera sua mentre sorrideva davanti al telefono. Per un attimo sorrisi anche io.
‘Ci si vede a scuola quindi, a domani.
 
Alessandro
Non so se era stato più assurdo il fatto che Francesco avesse messo una finta data del suo compleanno, o il fatto che avesse colto gli auguri che avevo fatto per conoscerci meglio.
Sì, senza dubbio la seconda mi lasciava scioccato.
Non avevo dormito la notte.
Francesco era uno di quei ragazzi a cui neanche nei miei più graditi sogni avrei mai immaginato di conoscere o di poterci parlare. Era troppo bello e soprattutto troppo popolare per uno come me.
Ma comunque per l’amore c’era bisogno di tempo. No, non era cosa per me. Non avrei dovuto illudermi. Avevo deciso di abbandonare quel campo di battaglia. Tanto sapevo che l’unico che si sarebbe fatto male sarebbe stato il sottoscritto.
Meglio evitare.
E così feci: spensi il telefono senza rispondere e mi addormentai non pensandoci, o facendo finta di non farlo.
Non dovevo farmi male.
Non ancora.
Non di nuovo.


Note d'Autore:

Se siete arrivati fin qui vorrà dire che il capitolo lo avete letto tutto e spero davvero con tutto il cuore vi sia piaciuto.
Questa è una sorta di “prova” per vedere se la storia può, o meno, interessare.
Diciamo che non mi è stato tanto difficile scriverla perché è ispirata a ciò che vivo, quindi sono sentimenti non molto distanti da ciò che provo ogni giorno.
Comunque, questo capitolo ci presenta i due protagonisti,  Alessandro e Francesco, di cui il primo è un ragazzo che ha paura. Paura di amare. Come avete potuto leggere si rifugia nei libri, si rifugia nella sua scrittura, si rifugia in sé stesso perché ha paura di questo mondo e ne ha paura per delusioni di vita passate.
Ed ora che nella sua vita si presenta Francesco lui non vuole neanche pensare ci possa essere qualcosa perché non vuole soffrire (e comunque è ancora troppo presto, eheh).
Francesco, invece, è il solito tipo popolare della scuola che però non sa cosa sia giusto fare: se rivalutare il suo orientamento, o lasciar perdere e accantonare il problema. Eppure in questa sua confusione cerca comunque di avvicinare Alessandro per cui prova qualcosa di indefinito, puo’ essere nulla come puo’ essere tutto, lo scopriremo più in là.
Diciamo che è un capitolo che ci presenta un po’ la situazione generale.
Non mi voglio dilungare troppo.
Fatemi sapere attraverso recensioni cosa ne pensate!
Un abbraccio,
Richi

 
   
 
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