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Autore: Seagullgirl    01/07/2014    1 recensioni
" Mi era bastato guardarla per capire che Jenny non era come le altre.
O perlomeno, io ero convinto che non lo fosse. Non apparteneva a nessuna categoria, perché non aveva regole fisse. Non si poteva dire “ è così “, perché lei cambiava ogni giorno, pur rimanendo sempre uguale "

Lui non aveva mai capito cosa mancasse alla sua vita, finchè non ci si è scontrato.
Sembrava tutto perfetto, ma non si era mai sentito così completo come dal giorno in cui aveva conosciuto lei.
E sarà nel donare un pò di se stesso, che capirà quanto invece sta ricevendo, senza neanche accorgersene.
" Il dono è quello che ottieni dando più di quel che ricevi "
                             
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Preparai le valigie in poche ore, mentre David andava su e giù per casa fingendo disinteresse. Sorrisi tra me e me quando, credendo che non lo vedessi, si soffermò sulla soglia di camera mia per controllare che non cambiassi idea all’ultimo minuto.
L’aereo di linea che avevo prenotato all’ultimo minuto era strapieno a causa di non so quale strana festività canadese, ma non ci feci caso più di tanto.
Rimasi legato al mio posto tutto il tempo, senza nemmeno slacciarmi la cintura di sicurezza dopo il decollo. Guardavo fuori dal finestrino e pensavo a cosa stesse facendo Jennifer in quel momento. Se le mancavo, se mi amava ancora o se pensava che fossi solo un idiota. Che poi, in effetti, era quel che ero. Ormai era troppo tardi per tornare indietro, ma non volevo perderla.
Quella notte in albergo non riuscii a prendere sonno. Fissavo il soffitto e ripetevo dentro di me cosa le avrei detto quando l’avrei vista. Provai decine di discorsi diversi, ma nessuno esprimeva davvero cosa provavo. Nessuna scusa sarebbe stata abbastanza; mi ero comportato da idiota e non sapevo in che modo una ragazza del genere potesse amare un idiota. Quando finalmente mi addormentai, ricordo solo che il suo volto mi sorrideva.
L’indomani mi svegliai leggermente più tranquillo, ma non appena arrivai davanti alla sua università la calma sparì completamente e fui preso da un attacco di panico.
Perché ero andato lì? Tutto ciò era estremamente stupido e ridicolo; lei se n’era andata, non aveva risposto alle mie chiamate… lei non mi voleva.
Non sarei dovuto essere lì. Dovevo lasciare che vivesse la sua vita senza di me, senza interferenze e senza…
Senza amore? mi sussurrò una vocina nella mia testa. Una voce che sembrava la sua.
Sospirai; andarsene ora, ecco cosa sarebbe stato davvero stupido.
Non dirle quanto l’amavo e quanto aveva cambiato la mia vita da quel giorno a Central Park, senza nemmeno rendersene conto. Quello sì che sarebbe stato da idioti.
Non potevo andarmene; non senza averle detto quelle cose.
 
Mentre pensavo tutto ciò - proprio in quell’istante - Jenny uscì.
Era persino più bella di come la ricordavo. Erano passati solo due giorni dall’ultima volta che l’avevo vista, eppure mi sembrava fossero mesi. Solo ora mi rendevo conto che ogni secondo lontano da lei era sembrato eterno.
Lei si voltò verso di me, come se già sapesse che ero lì, e mi vide. Per un attimo rimase ferma, immobile in un’espressione sorpresa, poi mi si avvicinò lentamente.
Io le corsi incontro, bloccandola prima che potesse parlare. « Jenny » mormorai con la voce che tremava, « mi dispiace. Davvero. Non sai quanto »
« Che ci fai qui? » chiese invece lei, senza prestare attenzione a quello che le dicevo.
Ignorai la sua domanda e proseguii, senza fermarmi.
« Mi sono comportato da idiota, mi dispiace. È che è stato tutto così improvviso… pensavo che una volta qui ti saresti pian piano dimenticata di me e io… »
Parlavo in maniera confusa e non riuscivo a guardarla negli occhi.
Se solo avesse saputo quanto mi era mancata e quanto mi sentivo stupido e innamorato in quel momento…
« Non mi sarei mai dimenticata di te, lo sai » mormorò con tono affranto, facendomi sentire terribilmente in colpa.
« Mi dispiace, Jenny. Io non so come… » come parlare, ecco cosa non sapevo come fare. Come dirle che era tutto uno schifo, senza di lei. Che non riuscivo più ad immaginare una vita di cui non facesse parte. Che avrei attraversato gli oceani, scalato le montagne e affrontato qualunque mostro pur di non perderla ancora.
La guardai dritta negli occhi, feci un profondo respiro e tentai di dare un ordine ai miei pensieri. Dovevo dirle quello che mi passava nella testa da troppo tempo ormai.
« Jen… la mia vita è cambiata, da quando ti conosco. Da quel giorno in cui ci siamo scontrati a Central Park nulla è più stato lo stesso. Sei entrata nella mia vita in punta di piedi, senza che nemmeno me ne accorgessi, e l’hai stravolta. Hai colmato uno spazio vuoto dentro di me che nemmeno sapevo di avere e mi hai amato come nessuno aveva mai fatto prima; spontaneamente, come la pioggia bagna le foglie durante i temporali. »
Feci un attimo di pausa per studiare la sua espressione; era colpita e sorpresa, ma c’era anche qualcos’altro che non riuscivo a decifrare nei suoi occhi.
« Quando mi hai detto che te ne andavi ho pensato che ti avrei persa. Sono così abituato alla gente che se ne va che non avevo realizzato quanto fosse diverso stavolta. Ma lo è, Jenny. Lo è. » la guardai dritta negli occhi, che lei non distolse.
« Ti amo. E mi rendo conto solo ora che l’amore è più di quello che credevo. Adesso so che significa donare senza pensare a cosa ci verrà dato in cambio, e sei stata tu ad insegnarmelo »  
I nostri occhi erano ancora incollati gli uni sugli altri, quando sul suo volto spuntò un sorriso. E fu allora che ebbi la consapevolezza che mi avrebbe sempre ricompensato per ogni singolo sforzo, sempre, semplicemente con quel sorriso e quel modo di guardarmi.
« Anche io ti amo » sussurrò avvicinandosi appena a me.
La abbracciai all’improvviso, stringendola forte a me come se non volessi lasciarla mai più andare. « Sono stato uno sciocco, Jen. E non voglio più esserlo. Non saprei come fare senza di te » ammisi accarezzandole i capelli.
« Come facevi prima… » suggerì, e dalla sua voce capii che stava piangendo.
Scossi la testa con decisione, accostando le labbra al suo orecchio per parlare.
« Prima non ti conoscevo. Non sarebbe più la stessa cosa » dichiarai.
Le sue mani si aggrapparono forte alla mia schiena, mentre affondava il viso nell’incavo del mio collo e inspirava profondamente, come fanno i bambini quando la mamma li abbraccia per consolarli.
« Ho una cosa per te » dissi ad un certo punto staccandomi da lei per cercare una cosa nello zaino. Tirai fuori un foglio e glielo detti, mentre lei mi guardava con aria perplessa. « Cos’è? »
« Una canzone » spiegai.  
« Erano mesi che non riuscivo a finirla… poi ho pensato a te »
Iniziai a cantare, mentre lei leggeva e mi ascoltava senza parlare.
 
It's funny how it starts, just how it all begins. 
You get your sights on dreams, and man a thousand different things. 
You are on for yourself, you're chasing cool desire. 
You get addicted fast, but man you're playin' with fire. 

Then there's a day that comes to you. 
When you get all you want, but there's a space inside that's still as empty as it was. 
'Till an angel comes your way and man she's fallin fast. 
You know she's so in need but she is to afraid to ask. 

So you hold on out your hands and catch her best you can. 
And in givin' love you feel a better man. 

And the gift is what you get by givin' more than you receive. 
And you're learnin' fast that maybe this is how you'll be happy. 
'Cause in takin' everything you lost, the air you need to breath. 
But in givin' it away, you found the precious thing you seek. 

Man, it's funny how she smiles, how grateful she is now. 
And how that touches me deep in my heart somehow. 
Yet the mirror laughs at me when I forget myself. 
When I complain about, this hand that I got dealt. 

And if I had know before, how much she would change my life. 
I'd sure go back in time and tell that guy ...hey, man. 
You can do better than this, you can answer your prayers. 
You can grant your own wish. 

Just hold on out your hands and give the most you can. 
And I swear to you you'll feel a better man. 

And it's better by far to do what you do now. 
And leave the rest to love. 
Just be strong in who you are. 
Once you start on that road. 
You're safe in the knowledge. 
That anyway you go. 
Will lead you home. 

So precious precious precious... 


Le note si dissolsero lentamente nell’aria, e quando la guardai dai suoi occhi scorrevano giù calde lacrime, mentre le sue labbra erano incurvate in un tenero sorriso. « Ti piace? » domandai incerto.
Lei annuì con veemenza, prima di buttarmi le braccia al collo.
« È la canzone più bella che io abbia mai sentito » mormorò con un filo di voce.
Sorrisi e la strinsi più forte a me. « È nostra » dissi, poi calò il silenzio.
 
Stemmo lì in piedi davanti all’università per non so quanto tempo, senza dire nulla, l’uno nelle braccia dell’altra.
La gente che passava ogni tanto ci rivolgeva uno sguardo interrogativo, ma noi non ci facevamo più che tanto caso. Ci sentivamo come due anime sperdute che si sono finalmente ritrovate dopo tanto tempo e che non hanno intenzione di separarsi mai più.
Ma questo ovviamente loro non potevano saperlo.
Forse sembrerà egoistico da parte mia dirlo, ma ho sempre avuto la segreta convinzione che quello che avevamo io e Jenny fosse in qualche modo diverso da ciò che provavano normalmente le altre persone.
Era più dell’attrazione, dell’affetto, dell’amicizia e dell’amore normali.
Noi non eravamo solo due innamorati, non lo eravamo mai stati.
Eravamo un’anima, divisa in due e separata alla nascita, destinata a riunirsi prima o poi. E quel giorno, mentre abbracciavo Jennifer in mezzo alla strada, ebbi la consapevolezza che quello che provavo era l’amore vero; quello che ci raccontano nei film e che nessuno crede esista davvero.
Ma soprattutto, quel giorno capii che l’amore, sempre quello vero, ha bisogno di battaglie da vincere per vivere. Non è statico e perfetto come si crede nell’immaginario comune, anzi. L’amore è una burrasca, quiete e tempesta, lampi e sole, in un susseguirsi infinito di onde che lo rendono terribile… e meraviglioso.
Davvero meraviglioso.
 
 
 
                                                                       ***
 
 

Sono sempre stata convinta che l’amore esistesse.
Non lo vedevo per le strade, non lo vedevo nei miei genitori né nei miei amici, ma ero sicura che esistesse.
Per qualche inspiegabile motivo sentivo di esserci destinata.
Ho sempre pensato che le anime fossero come tessere di un puzzle, spezzate prima di venire al mondo e alla constante ricerca della propria parte mancante.
Eppure, per anni non me ne sono preoccupata.
Sapevo che era lì fuori, che c’era qualcuno a cui il mio cuore era destinato senza saperlo, ma non lo cercavo.
È stata la brezza a portarmi da te, Matt. E il destino.
Dal momento in cui ti ho guardato negli occhi la prima volta ho sentito qualcosa dentro di me ricucirsi, ricomporsi e rinascere.
Tu hai colmato uno spazio vuoto dentro di me che nemmeno sapevo di avere, e non so dirti quanto te ne sia grata.
Non pensavo di trovarti. Non speravo di trovarti così presto.
 
                                                                                                           Jennifer









_Note d'autore_


Eccoci finalmente all'epilogo.
Ebbene sì, questo era l'ultimo capitolo.
Forse alcuni di voi saranno contenti che sia finita, e personalmente un po' lo sono anche io, ma finire una storia mi lascia sempre un po' di amaro dentro.
Ho messo tanto di me qui, ed è come chiudere una piccola finestra della mia vita.
Ma immagino sia il corso naturale delle cose.
Spero che nonostante tutto vi sia piaciuta e beh.. se volete fatemi sapere cosa ne pensate.
A presto,
                      El.    
   
 
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