Sebbene la notizia avesse pienamente catturato la mia attenzione le reazioni dei miei compaesani riuscirono ad abbassare ancora di più la mia stima nei loro confronti:
-la gente si sta radunando intorno a quella che sembra essere una nave spaziale aliena, molti sono venuti armati e il governo ha già predisposto l'equipaggiamento pesante-
diceva la giornalista, io mi misi le mani nei capelli e il mio volto si contrasse in una smorfia di sofferenza, rimasi in quella posa per qualche secondo, poi presi la giacca e uscii di casa, se potevo fare qualcosa dovevo assolutamente farlo.
Al mio arrivo in piazza era il caos: i nostri cosiddetti invasori avevano, neanche a dirlo, percepito una certa ostilità e si erano schierati per la guerriglia.
Io alzai il cappuccio della giacca e mi nascosi in un vicolo, in attesa di qualcosa, qualunque cosa, e non dovetti aspettare troppo.