Rousseaus’s
Camille si muove dietro il
bancone. Chiude bottiglie stappate, lava i bicchieri sporchi, scrive o depenna
ordini sul taccuino. Ha ancora lo sguardo dolce e fiducioso, è giovane e
irresponsabile nel modo giusto. Klaus invidia la sua innocenza e ne vorrebbe un
po’ per se.
La barista l’ha notato con la coda
dell’occhio, sorride e lo indica con la gommina in cima alla matita. “Vuoi che
sposti il tavolino sotto la luce per ricreare la giusta penombra ammaliatrice?”
Klaus sorride e scola l’ultima goccia di
scotch nel bicchierino, spostandolo verso di lei.
Camille recupera la
bottiglia da dietro il bancone e lo serve. “La mia consulenza oraria costa
cara. Sgravati la coscienza o sarò costretta ad addebitarti un extra.”
“Ho passato una giornata piacevole. Mi sono
divertito e ho imparato qualcosa.”
“La tua testa mi affascina, voglio capire
come funziona.” Camille si piega in avanti,
scrutandolo intensamente. “Confessi omicidi efferati con la stessa semplicità
con cui io ordino una pizza, ma per una stupida cazzata sprechi tempo ed
aggettivi.”
“Sono due cose diverse” mormora spostando
l’indice su punti diversi del tavolo.
“La prima non ti coinvolge emotivamente e
questo fa di te uno psicopatico. Riordina i pensieri mentre impedisco la
vendita degli alcolici a quelle minorenni.”
“Entro stasera saranno la cena di qualcuno,
lasciale perdere.”
“Non sei spiritoso.”
Un colpetto sulla spalla. Klaus ondeggia,
fissando il posto lasciato vuoto dalla barista. Non ha mentito: dopo un inizio
spiacevole, la naturale allegria di Elena aveva allentato la tensione che
provava da giorni. Difese basse, ragazza piangente…
un buon vecchio cliché.
“Stai sorridendo.”
Il gruppo di minorenni è stato messo alla
porta con fermezza. Klaus ha seguito la faccenda con poco interesse. “Succede
così di rado” mormora, alzando gli occhi su di lei. “Ti vedo alla festa,
stasera?”
“Ti vedrò ancora felice, stasera?”
Non si porta così in là col ‘lavoro’. Si
gode il mo… uhm…
Camille ha notato il
cambiamento repentino. Segue la direzione del suo sguardo quando volta la testa
verso sinistra.
“Fa uscire i ‘ragazzi’.”
“Perché?”
“Vuoi avere decine di morti sulla
coscienza?”
La sua voce è leggera ma decisa. Il
passaparola ai vampiri, assai veloce.
E’ seduto a due tavolini di distanza, in un
angolo appartato. Il cacciatore è alto, ha lineamenti forti, occhi e
sopracciglia scure. Capelli neri, lunghi. Per moda, non per incuria.
“Mi chiedevo quanto ci avresti messo.”
La cadenza straniera pizzica un angolino
del cervello. Klaus sposta la sedia con un gesto garbato e si siede, recando
con se bottiglia e bicchiere. “Hai brutalizzato una mia amica.”
“Faccio il mio lavoro, vampiro.”
“Piuttosto male, è ancora viva.”
“Se avessi voluto ucciderla, le avrei
strappato il cuore” mormora con logica inoppugnabile. “Un vampiro Antico… Nadia si è immischiata con la razza peggiore.”
“Nessuna donna ha mai amato un uomo per le
sue virtù.”
“Non è mai stata capace di amare un uomo, e
tu questo lo sai.”
Klaus batte le palpebre, senza mostrare
alcun sentimento. “Il fantoccio al mercato.”
Il naso del cacciatore si arriccia e la
testa si muove in cenno di diniego. “Sono qui solo per parlare con Nadia.”
“Parlare.”
Fulberto sogghigna, si
appoggia allo schienale della sedia e allunga una gamba, voltando lo sguardo
attorno a se. “Cosa ti ha raccontato?”
“Molte cose interessanti.”
“Quante di queste credi siano vere?”
Di nuovo la sensazione di essere stato
ingannato. Nadia, figlia di Katherine. Bugiarda come sua madre.
///
Nadia spinge la porta del locale con poca
forza. Placato il subbuglio dell’anima, deve dare ristoro al corpo. Non è un
comportamento corretto, ma LUI chiuderà un occhio per una volta. “La cosa più
forte che hai” ordina al barista girando piano il collo. No. Non è possibile…
Un brivido gelato scivola lunga la schiena
di Nadia, non sente più le gambe, il mondo collassa nel piccolo spazio che
corre fra il bancone e il tavolino a cui i due uomini sono seduti. Con
insopportabile lentezza, raccoglie la sua consumazione e si avvicina alla
coppia di vampiri. Riesce a sorridere al cacciatore e nel frattempo si umetta
le labbra per il nervosismo. “Il tuo fascino sta nell’imprevedibilità.”
La voce è flebile, impaurita. Klaus sente i
battiti del cuore aumentare.
“Sei diventato un damerino.”
“Ti piacciono i damerini” mormora indicando
il vampiro col mento.
“Mi piacciono anche gli animaletti, dove
vuoi arrivare?”
“Consuelo sta
morendo. E’ stata morsa da un licantropo nelle Ande ed è in agonia. Questo significa…”
“… che morirò…”
“… ed io con te. Si è presa la mia virtù e
la vita durante il noviziato… conosceva il destino
che mi attendeva e ha fatto di me una triste caricatura.”
“Quanto le resta?”
“E’ anziana ma forte. Pochi giorni, non di
più.”
Nella tasca, Nadia stringe la pozione di Genevieve. Può dimenticare ed ingannare la Morte ancora per
qualche giorno. “Come faccio a crederti?”
“Dovrai fidarti.”
“Hai ucciso tu il mio uomo?”
“Il pretino? Ci ho pensato ma il Signore
l’ha chiamato a se prima del tempo. Non deve essergli piaciuta la tua
intromissione.”
“Non ti credo.”
“All’oscuro
io ascolto; e ben molte volte son io stato a mezzo innamorato della confortevole
Morte e l’ho chiamata con soavi nomi in molte meditate rime perché si portasse
nell’aria il mio tranquillo fiato…”
Il tappino dell’ampolla è di sughero. Non
può aprirlo con una semplice pressione. “L’ode
all’usignolo di Keats...”
“Scritta in punto di morte assume tutto un
altro significato, non trovi?”
“Le persone diventano più morbide quando
stanno per morire” mormora sfilando la mano dalla tasca. “Non io!”
Il movimento è repentino e quasi nessuno si
accorge di quel che sta succedendo. Nadia accompagna la discesa del cadavere
fino alla fine. Klaus non ha mosso un muscolo per tutto il tempo. Le porge un fazzoletto,
Nadia lo avvolge attorno alla mano insanguinata e si alza per andare in bagno.
Dietro la porta chiusa della toilette, ingoia il contenuto della fialetta e la
getta nel cestino dell’immondizia. Quando torna, il cadavere del cacciatore è
sparito. Si risiede e alza il bicchiere pieno. “Che la Vita non separi ciò che la Morte ha unito.”
L’Adonias di Shelley. Non è pienamente d’accordo ma non è il
caso di discutere con una morta che cammina. “Sul serio ti scopavi un prete?”
Dalla gola di Nadia, proviene un mugolio
allegro. “Guarda che fine ha fatto...”
Mikaelson’s
Hayley odia gli abiti
premaman. Anche oggi indossa leggings colorati e un
ampio camicione di pizzo bianco senza maniche. Canticchia una canzoncina che ha
sentito chissà dove e di cui non ricorda il nome, dondola piano sulla sedia e
accarezza il pancione mentre sfoglia un libricino che ha già letto tre volte.
Ha lasciato volutamente la porta della stanza accostata quando ha sentito il
passo veloce di Klaus sui gradini della scalinata. Sa che tutti i giorni, più
volte al giorno, passa di fronte alla sua stanza e si ferma ad ascoltare il
cuore della bambina. Non ha il coraggio di entrare e avvicinarsi. Quando lo
sente rallentare, Hayley sorride e chiude il libro.
“Entra, per favore.”
Il vampiro spinge piano la porta, infilando
solo la testa. “Sei ancora incinta? Mai una novità, in questa casa!”
“Vorrei che fossi tu il mio più uno alla festa.”
Klaus stringe appena gli occhi, entra del
tutto nella cameretta e chiude la porta. “Perchè?”
“Siamo una famiglia, Nik.
Tu, io e la bambina.”
Ed Elijah?, si chiede sedendo cauto ai
piedi del letto, di fronte alla sedia a dondolo. Ci sono dei piccoli peluche
nella culla vuota. “Il motivo vero?”
“Mi preoccupa la nuova dinastia di
licantropi e mostrarsi uniti è la cosa migliore, in questo momento” continua.
“Non c’è niente di meglio della felicità per far incazzare la gente.”
“Non cerco lo scontro, voglio solo vedervi
in salute e al sicuro.”
“Stiamo bene. Ti prendi cura di noi. Stai
facendo un buon lavoro.”
Klaus la guarda per la prima volta negli
occhi. “Bugiarda.”
Hayley sorride,
incoraggiante. “La tua lista di nomi?”
Il vampiro indica la fronte con un gesto
veloce. “Ne ho solo uno: Hope.”
“E’ carino.”
Klaus alza le sopracciglia, distratto dal
placido tu-tum
del cuoricino. “Posso?”
Sarebbe anche ora, pensa osservando con
quanta delicatezza appoggia la mano sull’ombelico. “Attento, morde!”
“Scema.”
Hayley si insacca nelle
spalle quando la bacia sulla tempia. Un bacio lungo e tenero che la fa
sorridere. Non è per lei, quel bacio. “Si sta svegliando.”
“Lo sento.”
“E’ stato il bacio del suo papà a
svegliarla.”
Bastarda!
///
“Elly, ti muovi?”
Elena si assicurò che gli orecchini fossero
agganciati e i laccetti delle scarpine ben stretti. Si guardò allo specchio per
la millesima volta e ripassò il lucidalabbra. Elijah aveva imbroccato la taglia
ma non avendo fatto alcuna prova abito, sarebbe stata costretta a raccoglierlo
per camminare senza inciampare. Con quel vestito, invece, entrava a tutte le
feste: un pezzo unico stile Balmain senza spalline, stretto in vita che terminava in un
pantalone aderente tagliato ben sopra la caviglia.
“Siamo
mostruosamente in ritardo!”
Elena controllò di nuovo il contenuto della
borsetta. L’acconciatura terminava in una piccola onda elegante sulla schiena.
Aveva fatto attenzione ad eliminare ogni traccia dell’odore del vampiro, lavato
i denti due volte e ancora sentiva la sua presenza addosso. Chiuse gli occhi e
il rossetto rotolò via e cadde sul pavimento, aprendosi. Rimuginarlo non
l’avrebbe reso meno reale, e non le aveva impedito di masturbarsi dopo la
doccia. Nessuna romanticheria era passata per la testa mentre lo faceva: era
bastato il ricordo della morbida e pigra carezza umida della sua lingua, per
entrare nel tunnel delle fantasie sconce.
“El…”
“Urla di nuovo ed userò la balestra su di
te.”
Matt si sventolò pigro con il volantino di
una vecchia pizzeria trovato nella tasca posteriore dei jeans, e ammiccò in
direzione di Jeremy, seccato per essere stato ‘sgridato’ da Klaus. “A quanto
arrivi?”
“A tre.”
“Non metterle fretta, anche Hayley è in ritardo.” Elijah cercò lo sguardo del fratello
e si meravigliò del suo persistente buonumore. “Va tutto bene?”
Klaus si allontanò dal camino spento ed
incrociò lo sguardo serio e distante di Nadia. “Diglielo.”
“Il cacciatore è morto…”
“Incidente sul posto di lavoro” insistette,
il vampiro.
“Non sono stata del tutto sincera con voi
riguardo il motivo per cui ho vagato senza ricordi per tutti quegli anni… non era la prima volta che uccidevo un cacciatore,
sapevo come farlo senza cadere nel tranello della maledizione…
per cinquecento anni li ho sfidati ed ingannati. Ho fatto in modo che
uccidessero se stessi usando le armi più spregevoli a disposizione... ho usato
degli innocenti per arrivare a loro… non ne vado
fiera. Fulberto mi odiava per aver ucciso i suoi
fratelli d’arme e la carne della sua carne. Adarico,
il fratello, mi desiderava… l’ho sedotto e gli ho
strappato la lingua, usandola come segnalibro del trattato religioso che stava scrivendo…”
“Ingegnoso ed eccitante.”
“Non è argomento su cui scherzare!” esclamò
mentre Klaus alzava gli occhi al cielo.
“Vuoi che ti dica ‘cattiva Nadia, finirai
all’Inferno per questo?’ E’ la legge della natura: cacci o vieni cacciato.”
“Non era più semplice difesa, sono
scivolata nel sadismo.”
“Nella presa di Gerusalemme i tuoi
amichetti cattolici passarono a fil di spada ebrei e mussulmani senza
risparmiare i bambini… qual è il problema se torturi
un cacciatore cresciutello che cerca di ucciderti?”
“Sei sulfureo e privo di morale!”
“Avete inventato voi il tribunale
dell’Inquisizione.”
Nadia strusciò i palmi delle mani sui jeans
e trattenne il respiro per non insultarlo. “Tu non mi capirai mai.”
“Si fanno i corsi pre-parto
in queste situazioni?”
“Mi ha visitato una dottoressa nella
palude. Sarà un miracolo se nascerà in salute e con tutte e dieci le dita!”
Due cose che Klaus non avrebbe voluto
sentire. Lo sguardo scivolò sulle caviglie nude di Elena Gilbert e risalì con
un battito di ciglia al seno pieno ed infine al viso luminoso. “Cos’è, questo?”
Elena arrivò all’ultimo gradino e si fermò,
lasciando Hayley alle cure di Elijah. “Il vestito era
troppo lungo ed in caso di attacco zombie
mi avrebbe intralciato” mormorò spostando la borsina
da una mano all’altra e saettando lo sguardo sui fratelli. “Nessuno baderà a
me.”
Avrebbe attirato ancora di più
l’attenzione, invece. Nessuna donna si sarebbe mai presentata con i pantaloni,
alla festa. Era sexy e mostrava carattere.
La ragazza saettò lo sguardo nella stanza. “Che
succede? Avete una faccia…”
Jeremy lasciò cadere a terra la sacca con
le armi. “Il cacciatore è morto. Possiamo anche andarcene.”
Elena girò lo sguardo su Matt che sembrava
ansioso come il fratello di sbaraccare. Il ragazzo fece spallucce ma si capiva
che avrebbe desiderato togliere le tende la notte stessa. Elena si aggrappò al
corrimano. Non voleva discutere con i ragazzi ma non era pronta per tornare a
casa. O al college.
“Ne potete discutere alla festa. Andiamo, è
tardi.”
Klaus le porse la mano in quel modo
seducente che faceva impazzire lei e Caroline. Elena esitò, spostando lo
sguardo dall’amico al fratello e posandosi infine su Nadia. Era remota,
distante, sofferente. “Nadia, potresti…”
Lo sguardo gelido della vampira la
sgomentò. L’odio era palese. “Potresti essere così gentile…”
“Non ho il vestito.”
“Sì, ce l’hai” sussurrò, ingoiando la
delusione improvvisa. “Vado a fare i bagagli.”
///
Poteva opporsi alla decisione generale e
partire l’indomani mattina, ma il suo piccolo sacrificio avrebbe reso qualcuno felice.
Hayley bussò alla porta
mentre si cambiava. “Tuo fratello sta aspettando in macchina col motore acceso.”
“Ho quasi finito.”
“Lo stai facendo per Klaus, vero? Lo sai
che non ha speranze con lei.”
Ma era sexy e affascinante, quella sera. Senza
più la pressione del cacciatore, Nadia avrebbe abbassato la guardia, permettendogli
di avvicinarsi. Elena tirò la zip della valigia e afferrò la bisaccia colorata.
“Quando scade il temine?”
“Due settimane, più o meno... forse tre.”
Il clacson suonò due volte, Elena sbuffò. “Prometto
che tornerò a trovarvi per la nascita della bambina, senza fratelli al seguito.”
Hayley sorrise, posando
le mani sulla pancia. “Ci conto.”
Elena scese velocemente le scale ignorando
il peso della valigia. Nadia non si era mossa e non si era cambiata. La ragazza
pensò che qualcuno sarebbe rimasto senza dama, quella sera. Scambiò uno sguardo
di profonde scuse con Elijah che le fece cenno di non preoccuparsi. Lo baciò su
una guancia e occhieggiò il vampiro di fronte al camino spento. Le dava le
spalle e non aveva alcuna intenzione di voltarsi. Il clacson suonò per la terza
volta e il vampiro si girò. “Elena, l’amore non fa davvero cambiare gli uomini. E’ un’illusione creata dalle donne per
giustificare scopate grandiose con lo stronzo di turno. Hai dei principi morali
troppo forti per sostenere una relazione con Damon Salvatore.”
I principi morali erano forti ma la carne
debole e aveva avuto amnesie ripetute, in quei giorni. Baciando lui, aveva tradito
tutti i suoi amici. “E’ il tuo modo per dirmi ‘fa buon viaggio?’” mormorò
mantenendo un tono tenue.
Klaus sorrise con un angolo della bocca. “Te
lo perderai, Gibert.”
“Lo vedrò in differita.”
Elena dondolò sulle gambe, spalancò il
portone e guardò in alto e poi tutto intorno a se. Sarebbe tornata. Aveva fatto
una promessa ad Hayley.
Continua in ‘C’è
stato un incidente con l’Altro Lato’