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Autore: Sabriel Schermann    02/07/2014    6 recensioni
“A volte, guardando il cielo infinito, provo un enorme senso di tristezza.
Il mio passato pesa sulle mie spalle più di quanto pensassi.
Ogni volta che ripenso a lui, mi sento così debole e fragile. Un senso di vuoto e malinconia mi avvolge, e non riesco più a liberarmene.
Mi sento così stupida. Adesso che è tutto finito, non c'è più nessuno su cui io possa contare.
Sono sola come una foglia nel vento d'estate".
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Musa, Nuovo personaggio, Riven
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quando Musa si svegliò quasi si stupì di trovarlo ancora accanto a lei.

Era notte fonda, ma le sembrava di aver dormito un'eternità.

Alzò piano la testa dal cuscino, osservando il suo viso addormentato.

Era ancora più bello mentre dormiva. Si stava stretti in due in un letto singolo, ma lui sembrava un angelo perso nel paradiso, al cospetto di Dio.

Gli mise una mano sul petto quasi senza accorgersene, poggiandola delicatamente sui suoi addominali scolpiti dai duri allenamenti di Fonterossa.

Osservando il suo viso sereno, Musa non poté fare a meno di pensare che presto tutto quello sarebbe finito, lasciando spazio ad un futuro che nessuno conosceva.

Poi si addormentò di nuovo, cullata dal suono del suo respiro.

E quando si svegliò per la seconda volta, accanto a lei non c'era più nessuno.


~


Erano passate quasi tre settimane dal giorno in cui Musa era tornata a Melody.

Il tempo passava, e lei continuava a vivere in un mondo alternativo, un mondo diverso da quello comune, nella speranza che qualcosa, nella sua vita, potesse improvvisamente prendere una piega diversa.

Jason continuava a ripeterle che la vita privata non doveva influenzare il lavoro, altrimenti emergere nel mondo della musica sarebbe stato ancora più complicato.

Ma nonostante si sforzasse, Musa non riusciva a dargli ascolto.

Anzi, la sua opinione era del tutto contraria: prima veniva la sua vita privata, poi il proprio lavoro.

Eppure ce la metteva tutta per impegnarsi, ma i risultati erano sempre gli stessi.

“Tuo padre ha ragione”, diceva Jason, “quell'uomo ha compromesso anche la tua più grande capacità”.

Quando tornava a casa, lei e suo padre quasi non si scambiavano una parola.

Lui tentava di iniziare una conversazione, ma lei rispondeva a monosillabi, chiaramente distratta.

Poi un giorno il suo cellulare trillò.


From: Riven

To: Musa

[No subject]


Devo vederti. Incontriamoci al bar vicino a casa tua, quello dove siamo andati la prima volta che sono venuto su Melody.

Ci vediamo alle 16:30.


Quando lo lesse, Musa non riuscì a credere a quel messaggio.

Spalancò gli occhi e quasi le mancò il respiro.

Una piccola speranza si accese dentro il suo cuore.

Forse Riven voleva chiarire, aveva capito di avere sbagliato...e per la prima volta dopo quasi un mese, le labbra di Musa si aprirono in un piccolo sorriso.

Era sicura che le cose si sarebbero messe a posto, così tornò a casa e si preparò.

Quando vide il diario sul suo letto, lo prese istintivamente.

Aveva intenzione di restituirglielo, in fondo era sempre stato suo.

Quando Musa arrivò lo trovò già lì: indossava abiti semplici e leggeri, e non era cambiato per nulla.

La fata pensò che in fondo erano passate solo tre settimane.

Quando si sedette di fronte a lui, gli sorrise leggermente, speranzosa in una riappacificazione.

Poi ordinarono un cocktail fresco e si guardarono intensamente negli occhi.

“Pensavo avessi cancellato il mio numero”, disse ad un tratto la fata.

“Volevo vederti un'ultima volta”, le rispose il ragazzo.

Il viso di Musa si rabbuiò improvvisamente, e il suo cuore perse un battito.

Senza accorgersene, aprì leggermente la bocca sorpresa.

Pensava che volesse vederla per fare pace.

Invece era esattamente il contrario.

Musa fissò il suo bicchiere per qualche minuto, per poi sussurrare irritata:”Mi vuoi lasciare di nuovo?”

Riven la guardò per qualche secondo.

“Io ti ho già lasciato”, mormorò.

“Volevo solo dirti una cosa”, aggiunse.

Lei lo guardò con sguardo vuoto. Ormai si aspettava soltanto un'ultima pugnalata al cuore.

“Lo so che hai preso tu il mio diario”, disse il ragazzo.

“Puoi tenertelo se vuoi”

La fata lo guardò spalancando gli occhi quasi come aveva fatto quando aveva letto il suo messaggio.

Allora se n'era accorto! Ma perché non le aveva detto niente?

“I-io...ce l'ho qui”, mormorò, per poi tirarlo fuori dalla piccola borsa, poggiandolo sul tavolino nella sua direzione.

Lui lo guardò, poi spostò lo sguardo su di lei.

Lei lo abbassò, e per caso cadde esattamente sul piccolo nome stampato sulla copertina.

Poi lo osservò ancora.

“Chi è Lorelei?”, sussurrò.

Si guardarono negli occhi qualche minuto, esaminandosi come se non si vedessero da anni.

“E' mia madre”, rispose il ragazzo.

“Era mia madre”, si corresse.

“Io non l'ho mai conosciuta. Mio padre ha perso la testa quando se n'è andata. Ed è diventato ciò che è adesso”

Poi spostò lo sguardo sul tavolo.

“A me non serve. Ormai ho letto e riletto tutto ciò che c'è scritto. Puoi tenerlo”

Lei lo guardò sorpresa.

Poi si ricordò dei bellissimi disegni che c'erano alla prima e all'ultima pagina del diario.

“La donna nei disegni...è lei?”, chiese in un sussurro.

Lui incrociò il suo sguardo per l'ennesima volta.

Poi avvicinò il viso al suo, incrociando le braccia al tavolo.

“Sei tu”, mormorò.

Lei si avvicinò impercettibilmente verso quel viso stupendo, ma la suoneria del suo cellulare la interruppe.

Lo prese senza staccare lo sguardo dagli occhi del ragazzo.

Voleva dirgli qualcosa, ma lui la anticipò.

“Vedo che hai compagnia. Buona fortuna, ragazzina

Poi si alzò, lasciandola lì, col cellulare in mano a fissare il vuoto.

Lei lentamente rispose.

“Ciao Musa, sono Daisuke, volevo solo sapere come stavi!”, disse una voce.

Ma lei non parlò, continuando a fissare il vuoto davanti a sé.

Il vuoto della sua vita, il vuoto dello spirito delle parole, il vuoto di quello che sarebbe dovuto essere il proprio futuro.

Senza di lui.




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