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Autore: The Sorrow    02/07/2014    5 recensioni
E con i miei secchi di vernice coloravo e infettavo la città.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vernice



A casa ho sempre avuto tanta, ma tanta vernice. Avrei potuto sporcare l'Europa.
Avevo un secchio di vernice bianca, un colore bugiardo e masochista.
Avevo un secchio di vernice viola, un colore triste e allegro allo stesso tempo. Per questo nessuno lo capiva.
Avevo un secchio di vernice arancione, un colore solitario. Troppo acceso per essere un allegro giallo e troppo spento per essere un passionale rosso.
Avevo un secchio di vernice nera, un colore muto. C'era sempre qualcuno che diceva le cose prima di lui, vendendole come realtà.
Avevo un secchio di vernice grigia, un colore inflazionato. Lo odiavano tutti ma poi lo mettevano ovunque.
E con i miei secchi di vernice coloravo e infettavo la città.



Scaraventavo la vernice sui muri, sui palazzi e sugli alberi. Una macchia a destra, una a sinistra. Cantavo ballate macabre mentre gettavo la vernice bianca e canzoni di non-amore mentre gettavo la vernice nera. Scagliavo il grigio addosso ai bambini urlando loro che Babbo Natale non esiste; i bambini sorridevano e mi ringraziavano. Sputavo i buoni propositi nella vernice arancione e li vedevo mentre si scioglievano come cera al sole. La vernice viola la buttavo sui nobili. Il viola è uno di quei colori che detestano e quindi avrei potuto fare in modo che lo amassero crudelmente, ma i miei buoni propositi erano spariti nella vernice arancione.


A casa ho sempre avuto una Stella. Era precipitata dal cielo perché la Luna non la voleva, aveva troppe punte.
"La Luna è aristrocratica e corrotta da tutte le siringhe che si è autoconficcata nel suo petto invisibile" mi urlò la Stella senza nemmeno salutarmi. Andai a controllare e vidi le siringhe. La Stella e io diventammo buoni amici e lei mi fu sempre accanto mentre gettavo la vernice. Mi fece conoscere l'azzurro, un colore subdolo e malefico imprigionato nella purezza. Mi fece conoscere il blu, un colore che usai per far scomparire il rosso e il giallo. La vernice arancione fu contenta e si innamorò del blu. Mi abbandonarono per sposarsi e i miei buoni propositi ritornarono.


Conobbi una ragazza, ci frequentammo per quattro giorni.
Il primo giorno lei rimase affascinata dalle mie vernici e mi aiutò gettando per la città secchi di vernice rosa, un colore immobilizzato nella sua stessa essenza. Non mi piaceva il rosa ma per tutto il giorno usai solo quel colore. La Stella mi sussurrava di stare attento e di non inquinare le mie vene, ma io non le diedi ascolto.
Il secondo giorno la ragazza riportò in vita il rosso e me lo scaraventò addosso. Io ero contento e feci la stessa cosa. La Stella mi diceva che era tutta una Fantasmagoria inconsistente ma io non le diedi ascolto.
Il terzo giorno la ragazza era distratta, gettava a caso barattoli di vernice senza colore, ammirando la realtà. La Stella mi ripeteva di gettarle addosso un secchio di vernice marrone e scappare. Io presi la vernice verde e la scaraventai addosso alla stella, cospargendola di invidia. Lei andò ad osservare la Luna e a mangiarsi le sue ginocchia inesistenti per l'invidia. La Luna fu grottescamente contenta di vedere quella scena e si tolse le siringhe dal corpo celeste.
Il quarto giorno trovai la ragazza che dipingeva con un pennello insieme ad uno stupido pittore realista. Le gettai addosso un secchio di vernice grigia, poi uno di vernice bianca, poi uno di vernice marrone. Non successe niente. La Stella mi disse che non sempre il giusto risiede nel bello.


Mi odiai profondamente. Gettai un libro Nonsense nella vernice nera perché faceva ridere e mi aveva ingannato. Colorai la mia casa di verde e distillai la mia rabbia in un barattolo di vernice senza colore, senza odore, senza sapore. Andai insieme alla Stella davanti alla Luna. Insieme le lanciavamo offese e ingiurie, scagliando una freccia a forma di realtà. La Luna smise di essere aristocratica e si conficcò di nuovo centinaia di siringhe piene di una soluzione allucinante. Il giorno dopo la Stella era scomparsa.


Adesso passo il tempo a gettare vernice su chi sporca i fogli consapevolmente, su chi crede nel vero amore e su chi crede che il Nonsense faccia ridere, chiedendomi se la gente ha paura della verità.





  
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