Svegliarsi
all’alba faceva sempre più paura giorno dopo
giorno. Rochelle non sapeva perché, ma era così.
A
quell’ora gli erranti si erano abituati al loro odore
e ciondolavano per le strade quieti, dimentichi della loro carne fresca
aldilà
di quelle porte blindate.
Era
forse il silenzio a spaventare Rochelle. I suoi
pensieri facevano troppo, troppo rumore, più del russare di
Coach, più dei
sussurri di Nick e Ellis che nel dormiveglia litigavano la coperta, e
finivano
inevitabilmente vicini, pericolosamente vicini, teneramente vicini.
Rochelle
li guardava, seduta sul tavolo con una coperta
sulle spalle. Non conosceva nulla di loro, in fondo. Ciascuno aveva i
propri
scheletri nell’armadio e non sapeva quali fossero quelli di
Nick e Ellis, ma
era bello che l’uno avesse l’altro.
E
Rochelle? Cos’aveva Rochelle?
Lei
sospirava nel buio e nel silenzio dell’alba,
accarezzandosi il ventre.
Aveva
perso il conto delle volte che i suoi compagni
erano stati costretti a tornare indietro per lei.
Rochelle
era stanca, affaticata, combattuta, persa.
Lo avevano capito tutti.
Ellis
aveva osato chiederle se avesse le sue cose mentre
la aiutava a rialzarsi in piedi una di quelle innumerevoli volte. Nick
e Coach avevano
sospirato, Rochelle lo aveva guardato male e se ne era stata in
silenzio,
riprendendo il cammino come un capitano di squadra seppur in quel
momento non
fosse in grado di esserlo.
Rochelle
non aveva le sue cose. Era questo il problema.
E
di notte, all’alba, nel silenzio e nel buio con la
coperta sulle spalle, si accarezzava il ventre e cercava di capire cosa
ci
fosse stato di sbagliato quella notte di due settimane prima
dell’apocalisse.
Di mattina si alzava, sfidava gli erranti e le paure, e si nascondeva
in un
cespuglio a vomitare o a reprimere la nausea.
Di
giorno si perdeva, i suoi compagni la ritrovavano e
la scortavano finché lei non si perdeva di nuovo, sempre
più arresa, sempre più
persa.
«Pensate
che ci sia qualcuno che produce ancora crema
di nocciole?» Chiese Ellis.
Rochelle
era seduta sul pavimento, con le spalle contro
gli scaffali, ed affondava avida le dita nel barattolo. Non le
importava di
sembrare sgraziata o un mostro in quel momento. Doveva sembrarlo sempre
mentre
faceva scoppiare teste di zombie come palloncini nel cielo di
Whispering Oaks.
Aveva
solo fame, solo una gran voglia di cioccolata, e
il suo barattolo era quasi finito.
Un’ultima
lappata. Era finito.
Non
c’era molto nei supermercati, poiché erano stati
svaligiati nelle trentadue ore precedenti alla fine di tutto. Quello
era il
penultimo barattolo di crema alle nocciole, l’altro lo aveva
Ellis come scorta
per addolcire i momenti un po’ più amari.
Coach
stava divorando un panino al burro. «Merda amico,
non penso proprio. Forse potremmo trovarne in un altro supermercato
visto che a
Rochelle piace tanto.»
Lei
si stava leccando i polpastrelli delle dita con gli
occhi bassi e lo stomaco in subbuglio.
Non
vide Nick guardare Ellis e fare cenno al barattolo
di crema, ma vide Ellis porgerglielo con uno dei suoi grandi sorrisi.
«Prendi
anche questo, Ro’!»
Rochelle
avrebbe voluto dire di no, ma non poteva. Non
avevano tempo per i convenevoli, nell’apocalisse. Avevano
tempo solo per fare
le ultime cose che avrebbero voluto fare, e lei voleva svuotare quel
barattolo.
Lo afferrò con un mezzo sorriso riconoscente e lo
aprì.
«Beh,
penso che andrò a cercare qualcosa come…
cioccolatini?»
Ellis
si alzò, incrociò le mani dietro la nuca e
sparì
fra gli scaffali. Nick provò a non farsi notare troppo
nell’alzarsi per
seguirlo.
Rochelle
li guardò con la coda dell’occhio. Era bello
che avessero l’un l’altro.
E
lei? Cos’aveva lei?
Affondò
le dita nella cioccolata.
«Ne
usciremo.» Disse Coach con la bocca piena di pane e
burro. Mentre mangiava sembrava la persona più felice e
positiva del mondo.
«Usciremo da questo fottuto posto, giuro. E se sto dicendo
una bugia, che Dio
mi fulmini adesso, che porti qui lo zombie di quella matta di mia
moglie!»
Rise.
Non
fu fulminato, e non
apparve nessun zombie.
Rochelle
lo guardò un po’, l’indice che le
scivolava
via lento dalle labbra, e capì che era il modo di Coach di
dirle che non
importava quante volte potesse perdersi, sarebbero sempre tornati
indietro a
prenderla.
Note
dell’autrice:
E’
la prima volta dopo tanto tempo che provo il piacere
di scrivere di getto e pubblicare. Forse perché su Left 4
Dead scrivo senza
pretese, non so.
Mi
chiedo se esiste qualcuno che tiene a mente questo
fandom!
Ad
ogni modo, l’idea di una Rochelle incinta
nell’apocalisse
mi ha stuzzicato parecchio e ho deciso che scriverci su non mi avrebbe
fatto
male, giusto come allenamento. E’ un personaggio che adoro!
Se c'è qualcuno in questo buco di fandom, fatevi sentire. c:
Byeee!