Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: louissvans    02/07/2014    4 recensioni
Uno, due, tre, quattro...
Una marea di applausi riempì la sala.
Louis si sedette all'ultima fila, con ancora il cappuccio calato sulla testa, il borsone ai suoi piedi e la cintura in esso.
Cinque, sei, sette, otto...
Le tende rosse si spalancano improvvisamente, la musica parte immediatamente mentre la platea si riempe di gente. Tutti si alzano, battono le mani e i ballerini si posizionano ai propri posti.
Harry è dietro le quinte, che attende la fine della prima parte dei ballerini per poter fare il suo ingresso in scena.
Si sistema meglio il costume addosso, si abbassa la maschera sul viso e sospirò: dove diavolo era il suo ragazzo?
[Larry, AU! Songfic. Harry!Dancer, Louis!Boxe. Words: 6642, without my space].
Genere: Fluff, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Hall of fame.

Yeah, you could be the greatest
You can be the best
You can be the king kong banging on your chest




Harry si svegliò molto presto quella mattina, grazie a qualcuno che gentilmente era lì a ricordargli del suo importantissimo provino per il nuovo show dell'accademia di danza più importante del Regno Unito. Strabuzzò gli occhi e trovò sua madre ai piedi del letto, con un grande sorriso sul volto. Gli mandò un piccolo bacio, puntando il dito contro l'apparecchio posato sul comodino la sera prima. Harry annuì lentamente, tastando il comodino con una delle sue grandi mani. Quando finalmente riuscì a trovarlo, lo appoggiò all'orecchio e sorrise, saltando giù dal letto, mentre sua madre voltava le spalle e si allontanava dalla camera del ragazzo, che trovò un'abbondante colazione con un bigliettino con tanto di fiore. Pensò subito a sua sorella Gemma o addirittura sua madre, ma ciò che trovò scritto sul bigliettino fu molto meglio di un qualsiasi augurio.

"Dai il tuo meglio, piccolo principe. In bocca al lupo, ti amo. L xx (:"

Harry sorrise teneramente, pensando a quanto carino fosse stato il suo ragazzo a svegliarsi di prima mattina per potergli portare la colazione. Piegò il bigliettino in quattro, lo avvicinò alle labbra e ci lasciò un piccolo bacio, prima di avvicinarlo alla parte sinistra del cuore e chiudere gli occhi, così da mostrare l'espressione più beata di tutte. Poi però ripenso all'orario, e stava passando fin troppo tempo a bearsi del profumo di quel bigliettino.
Addentò il cornetto alla crema, il suo preferito, mentre con la mano libera nascondeva il bigliettino nella sacca più grande del borsone. Si ripulì delle briciole rimaste sulle labbra, mentre metteva sottosopra la camera. Dov'era finito il suo body nero? E le sue scarpette? Entrò in una delle sue crisi perché diamine, non poteva mancare nulla all'appello. E così, quando iniziò a battere furiosamente i piedi contro la moquette della camera, la cara Anne nascosta sotto l'arcata della porta, rise di gusto, in una mano aveva il suo body e nell'altra teneva le scarpette nere. Harry gli corse incontro, legando le braccia lunghe attorno il suo collo, mentre la riempiva di piccoli baci sulla guancia. Poi la mamma gli batté la mano sulla schiena, ricordandogli che doveva finire di preparare il suo borsone e andarsi a preparare, perché il tempo sembrava scorrere tranquillamente. Allora il riccio, senza farsi troppi problemi, gli rivolse una linguaccia e gli chiuse la porta in faccia, correndo in bagno solo dopo aver poggiato le sue scarpette nere nell'enorme borsone. Dopo una doccia al volo, si infilò il body e i suoi skinny jeans, legando solo dopo una bandana fra i capelli. Nel frattempo, il telefono sul ripiano si illuminava in continuazione.

Stava per arrivare il suo momento.



You could beat the world
You could beat the war
You could talk to God, go banging on his door




A svegliarlo, per fortuna, la sveglia del suo iPhone, e non più le urla di sua madre. Johanna non è mai stata una donna cattiva, ma perdeva spesso le staffe. Louis però, quando la mamma si arrabbiava, non diceva mai nulla, perché conosceva troppo bene la sua rabbia: pura stanchezza. Come biasimarla, una madre sola a tenere sulle spalle ben sette figli, compreso Louis. Il più grande, quando la guarda, un pò si sente il colpa, perché non riesce a trovare un lavoro che porti un buon stipendio. Lavorava in un misero bar di Holmes Chapel, letteralmente abbandonato da tutto e tutti. Guadagnava davvero poco, ma aveva tutto ciò che desiderava: Harry. Harry Styles era il suo ragazzo, e ringraziò mentalmente quel misero bar per aver incontrato una persona tanto bella.

"Lou?" lo richiamò Zayn, poggiando una mano sulla sua spalla. Louis sobbalzò e si guardò intorno, capendo che erano già arrivati. Ordinò quindi un cornetto alla crema, pregando il pasticciere di farsi dare un piccolo vassoio, uno di quelli che in casa sua mancavano. Il pasticciere annuì comprensivo, conoscendo lo stato della famiglia Tomlinson, e gli porse un piccolo vassoio. Il ragazzo dai capelli ambrati lo ringraziò con un piccolo sorriso, voltando le spalle verso casa Styles, con affianco il suo migliore amico. "Cosa hai intenzione di scrivergli?" gli chiese, poggiando il bigliettino sul muretto al quale si erano appoggiati.
"Poche cose. Abbastanza semplici, insomma", rispose il ragazzo, afferrando la penna dalla propria tasca. Agitò freneticamente l'aggeggio fra le dita, tentando di capire se realmente aveva qualcosa di pronto o meno. Gli avrebbe scritto un semplice "Fai il culo a tutti", ma sapeva benissimo quanto il suo ragazzo odiasse quando usava quel linguaggio.
Trascinò la lingua lungo il labbro inferiore, facendola scontare contro il metallo del suo Labret, strabuzzando improvvisamente gli occhi. "Idea!", esclamò, sotto lo sguardo più intenerito che divertito del suo migliore amico, che si piegò appena per riuscire a vedere ciò che stava scrivendo.

"Dai il tuo meglio, piccolo principe. In bocca al lupo. L xx (:"

"Davvero Lou, sei serio?!", sbottò Zayn, dandogli uno scappellotto decisamente troppo potente. Il ragazzo dagli occhi blu corrugò la fronte, alzando appena le spalle. "Cosa ho fatto, adesso?", chiese con tono innocente, riguardando il bigliettino con fare preoccupato. Zayn scosse lievemente il viso, piegando le labbra in una smorfia. "Nemmeno un 'ti amo'?" sbottò ancora, indicando il bigliettino che aveva fra le mani. Louis lo guardò ancora, rileggendo le poche parole che aveva scritto. Poi però il bigliettino gli venne strappato dalle mani, da uno Zayn ora intento a piegarlo in due e strappare la parte sporca d'inchiostro. Louis capì e prese il restante della carta, deciso su ciò che doveva scrivere.

"Dai il tuo meglio, piccolo principe. In bocca al lupo, ti amo. L xx (:"

*

"Ti ringrazio, Anne" disse alla donna con un tenero sorriso sul volto, porgendogli il vassoio con il cornetto, il foglietto e una rosa trovata nel giardino della signora affianco. Di certo non lo avrebbe detto nessuno, se non Zayn che era stato proprio lui a proporgli di prenderne una al volo, anche se si era già fatto un'idea. "Ma non dirgli nulla, ti prego. Deve accorgersene da solo".
"Ringrazio te, tesoro. Sperando che vada tutto bene ai provini", sentenziò lei, poggiando il vassoio sul tavolino, così da poterlo stringere in un abbraccio e stampargli un bacio sulla guancia. "Non gli dirò assolutamente nulla. Vedrai che appena sveglio avrà un enorme sorriso sul volto", gli pizzicò una guancia incolta, nonostante pizzicasse, poi gli rivolse un occhiolino comprensivo. "Sarà molto contento dell'ennesima sorpresa del suo ragazzo", continuò poi, rivolgendogli uno sguardo felice. Louis credette di perdersi in quel verde, passando poi alle piccole fossette presenti sul volto della donna.
"Sei la migliore, Anne!" esclamò Louis, prima di scoppiare a ridere e trascinare con sè Zayn fuori da quella villetta, sperando che il ragazzo dai ricci caramello non si fosse già svegliato.



Standing in the hall of fame
And the world's gonna know your name
Cause you burn with the brightest flame
And the world's gonna know your name
And you'll be on the walls of the hall of fame




Arrivato allo studio dove si sarebbero tenuti gli allenamenti per il provino, Harry riconobbe di avere più di trenta paia di occhi addosso. Le persone lì dentro erano davvero tante, e quando poggiò lo sguardo sulle labbra di una ragazza, riuscì a capire dai movimenti lenti delle sue labbra che stava chiedendo come mai quel ragazzo si fosse presentato in quello studio solo il giorno del provino.
Harry sapeva perché. Per poter andare a ritmo con la musica, il ragazzo aveva bisogno di seguire le vibrazioni, non potendo ascoltare la musica stessa. Quindi, per non finire sotto gli scoop di tutta quella gente, preferiva allenarsi nella sua palestra, piuttosto che essere il nuovo zimbello.
Abbassò lo sguardo e avanzò verso l'angolo libero della sala, spogliandosi immediatamente dei suoi skinny neri, poggiò gli stivaletti marroni accanto alla sacca e infilò le scarpette in pelle nera, tirando un lungo sospiro prima di piegare la punta contro il pavimento e cominciare ad allenarsi duramente, sotto lo sguardo invidioso di alcune persone. Non capì se per il suo fisico o semplicemente per le lunghe e snelle gambe, o solamente per quel maledettissimo apparecchio.

Tentò di allenarsi, in un modo o nell'altro. Sputò contro la moquette e ci strofinò la pelle nera contro, tentando di concentrarsi meglio che poteva. Stava andando tutto bene, o almeno, riusciva a ricordare perfettamente la coreografia. Poi però inciampò sui suoi stessi piedi, e finì sedere a terra, volto basso.
Nonostante non potesse, Harry sentì le risate cattive di chi gli stava attorno e lo guardava con sguardo cattivo. Si rialzò immediatamente e poggiò un braccio contro lo specchio attaccato alla parete, mentre il sudore colava contro le sue tempie e fra i ricci, facendoli attaccare alla piccola fronte del ragazzo.

Più passava il tempo e più persone andarono via, una dopo l'altra, probabilmente per il provino. Fortunatamente, Harry era proprio a metà dell'elenco. Ricordò che gli era stato affidato il numero quindici, e non poteva assolutamente sbagliarsi. Quando il quattordicesimo ragazzo preceduto dalla tredicesima ragazza uscì dalla sala, il cuore di Harry smise di battere. Si avvicinò a passo lento alla porta, contro la quale poggiò una mano. Sentì un ritmo ben definito battere contro il legno.

"Auditions today"


Entrò nella sala con un sorriso nervoso dipinto in viso, nonostante fosse ben deciso su ciò che stesse per fare. I direttori dello show e dell'accademia più famosa di tutto il Regno Unito, erano seduti ad un tavolino nero posto all'estremità della stanza. Lo accolsero con un sorriso tranquillo, quando uno di loro gli fece cenno di avvicinarsi.

Harry si fermò al centro della stanza, socchiudendo per un attimo gli occhi. Poteva sentire il pavimento sotto i propri piedi tremare a ritmo, gli occhi dei direttori puntati sul proprio corpo e il cuore battere lentamente. Strofinò le scarpette contro il pavimento e cominciò a ballare, seguendo il ritmo tanto basso quanto indefinito. Però ad Harry non interessava, non poteva fallire, non adesso che aveva fra le mani un'opportunità molto più grande di lui. I direttori lo guardavano con curiosità perché conoscendo il suo problema, gli parve strano che andasse tanto a tempo. Quando però, Harry inciampò sui suoi stessi piedi, e allora credette di aver perso tutto. Cominciò a piangere silenziosamente, quando si alzò e porse una mano in avanti, tentando di chiedere una seconda possibilità. I direttori, rimasti a bocca aperta, annuirono senza troppi problemi. Allora Harry si fece coraggio, poggiò una mano contro la cassa e tentò di seguirne il ritmo, adesso più definito. Chiuse gli occhi, con l'intenzione di non riaprirli fino a quando non avesse finito l'esibizione.

Allora si dimenticò di tutto. Del provino, dell'ansia, dei direttori e della sala.
Ricordò la colazione, il biglietto e quell'adorabile rosa. Ricordò Louis, e iniziò a ballare con tranquillità, perché Louis voleva che andasse così, e così doveva andare. Lo sapeva bene.



You could go the distance
You could run the mile
You could walk straight through hell with a smile

You could be the hero
You could get the gold
Breaking all the records
That thought never could be broke




Il giorno dopo, Louis decise di uscire per una boccata d'aria. Era passato esattamente un giorno da quando aveva lasciato la colazione ad Harry, e non gli aveva nemmeno mandato un messaggio per sapere dei provini. Fino a poche ore prima era con il suo migliore amico, ma ormai Zayn ormai aveva voltato strada, e Louis si trovò solo a camminare a volto basso con lo zaino sulla spalla, diretto verso il centro di boxe del paese per i soliti allenamenti della prima mattinata.
Ripensò a quanto stupido fosse stato a non aspettare che Harry si svegliasse per potergli dare un bacio di "buona fortuna", invece di abbandonarlo con un cornetto, una rosa e uno stupido bigliettino.
Ma sapeva che se l'avesse visto, non lo avrebbe mollato più. Perché insomma, Harry da appena sveglio era proprio uno spettacolo, come poteva nascondere una cosa del genere.

"Tomlinson", lo richiamò una voce ferma, alle sue spalle. Per quanto tentò di non voltarsi, il destino si chinò dalla parte del cattivo, facendo arrivare i ragazzi alle spalle di Louis che in risposta sibillò un semplice: "Cosa volete?"


Louis li squadrò da capo a piedi, capendo che la sua fine era molto più vicina di quanto pensasse. Era un bel gruppetto di ragazzi, un trio a dir la verità, e sembravano tanto fiduciosi di sè stessi.
"I nostri soldi", sbottò uno di loro, come se la cosa fosse la più ovvia di tutte. E infatti lo era, come dargli torto. "Che però, tu non hai.." chiarì uno di loro, battendo un pugno contro il palmo aperto della sua mano. Il trio si avvicinò pericolosamente alla figura tanto pompata quanto piccola del ventitreenne, e Louis chiuse gli occhi, sentendo un dolore percorrere la sua mascella ricoperta di barba.

Louis sapeva di aver sbagliato strada per il centro sportivo del paese. Lo sapeva benissimo.
Se ne accorse solo quando si ritrovò per terra, ormai lontano da Zayn, e troppo vicino a diversi pugni e calci.
Pregò Dio che non si spingessero oltre, ma molto probabilmente, le sue preghiere furono immediatamente cestinate. Un dolore molto più forte del taglio di una lama lo colpì al petto.
Bestemmiò a denti stretti, sentendo poi scorrere sangue dalla bocca, come dal naso.
Tentò di strisciare via da quella cerchia disgustosa, mentre un rivolo di sangue arrivava a sporcare la sua maglietta dallo scollo a V, formando una chiazza poco sopra il petto. Una risata amara gli fece capire che no, non sarebbe riuscito a scappare via facilmente.

Sentì poi delle mani tastare le sue piccole gambe, picchiettare le dita contro il tessuto e arrivare fin dentro le tasche, dove trovarono un piccolo portafoglio in pelle nera che qualche mese prima Harry si era offerto di regalargli. Cacciarono da esso di tutto, compreso i documenti, che gli buttarono contro il viso contratto dal dolore. Cacciarono dal portafoglio diverse monete, le infilarono nelle tasche delle loro pantaloni e ricominciarono a picchiarlo con cattiveria, con tutta la forza che avevano. Louis non rispose a quei colpi tanto forti, tentando di dimenticare, di non scappare.

Maledì tutti i debiti che si era trascinato fino a quel momento, e sperò che almeno per il suo ragazzo tutto andasse bene. Perché sapeva che Harry non poteva fallire, quello spettacolo era il sogno di una vita intera. Anche se ricordò che ormai l'orario delle prove era passato da ore, e non sapeva nemmeno se fosse passato o meno.

Ma eccolo. Proprio in quel momento, una figura slanciata, un paio di Rey-Ban e degli skinny correvano per la strada ignari di tutto. Riconobbe un piccolo sorriso sulle labbra del ragazzo, e allora Louis ne fu sicuro, ciò che stava subendo non gli faceva minimamente male, non fisicamente.



Do it for your people
Do it for your pride
Never gonna know if you never even try

Do it for your counrty
Do it for you name
Cause there's gonna be a day
When your, standing in the hall of fame
And the world's gonna know your name
Cause you burn with the brightest flame
And the world's gonna know your name
And you'll be on the walls of the hall of fame




Harry correva per la strada, con il borsone sulla spalla e degli skinny ad accompagnarlo. Un sorrisetto stampato sulle rosee labbra, anche gli occhi felici di ciò che era accaduto il giorno prima.
Era davvero riuscito ad eseguire l'intera audizione dopo ciò che era successo? Ciò che però lo preoccupava era il suo ragazzo. Che diamine di fine aveva fatto? Era un giorno intero che tentava di mandargli qualche messaggio e ricevere risposte, ma Louis sembrava come scomparso. Cercò di convincersi che lo stesse facendo solo per distrarlo, ma per metà Harry stentò a crederci.

Quando entrò allo studio, ricevette diverse spallate sotto sguardi maligni di ragazze e ragazzi quale fossero. Non capì ciò che stava succedendo e ignorò tutto ciò che lo circondava, quasi malignamente. Raggiunse in centro della pista, lanciando gli skinny lontani, prima di sedersi contro il pavimento gelido per poter infilare le scarpette. Sfilò invece un piccolo codino dal polso, raccogliendo i ricci in un codino disordinato, proprio al centro della testa. Portò la mano libera contro la moquette, sentendola tremare sotto il palmo. E allora seguì il ritmo della musica, agitando le braccia a tempo, quando però sentì delle dita affusolate picchiettare contro la sua spalla; si voltò di scatto e trovò dinnanzi a sé una ragazza sulla ventina che attraverso il linguaggio sei segni tentava di spiegargli che doveva seguirla nello studio. Harry afferrò il concetto e la seguì a volto basso, con un'espressione di preoccupazione ben definita. Mentre camminavano, la ragazza indicò una targhetta posta sul suo petto. In grandi caratteri, si poteva leggere il nome "Marie".

Quello che però gli fecero capire i direttori attraverso la ragazza che agitava le mani poco distante dalla figura slanciata di Harry, era qualcosa di ben diverso da una ramanzina o di un qualcosa come un "hai fatto una figuraccia con quelle cadute": la ragazza gli fece capire che "La tua esibizione è stata ottima", si fermò per un attimo ad ascoltare la voce dei direttori mentre lo sguardo smeraldo la seguiva e, "Sei stato preso come ballerino principale per lo show", continuò, mentre gli occhi di Harry iniziavano a pizzicare per la gioia. Fece un salto sul posto e corse verso la ragazza, che abbracciò calorosamente. Poi strinse la mano ai direttori che lo guardavano con aria divertita e sorpresa per la reazione tanto felice. Aveva assolutamente bisogno di trovare Louis, ma la ragazza lo ammonì e gli fece capire che aveva bisogno di provare.

Allora Harry picchiettò le dita sulle sue spalle, la ragazza si rivolse ai direttori pronunciando un "Grazie" e poi accompagnò Harry verso un lungo corridoio dove, appesi alle pareti, si potevano contare più di tre dozzine di quadri che raffiguravano ballerini nell'atto di qualche grand jete, a' terre, en l'air, arabesque, pas assemblé, o battement relevé lent battement développé, battement fondu o attitude en avant. Harry li trovò a dir poco eccezionali, perché cavolo, per quanto perfetti fossero sembravano dipinti. Marie scosse Harry dalla sua trance, spiegandogli che quelle foto erano parecchio antiche, di ballerini ormai anziani. Ed Harry ne riconobbe qualcuno, che giurò di aver visto in uno dei suoi numerosissimi libri sulla danza classica.

Marie guidò Harry verso il palco, tremendamente enorme, poi gli mostrò i costumi, la platea, il posto dove si sarebbe esibito e anche la sala dove si sarebbe allenato con i ragazzi del cast.
Harry non stava più nella pelle.

Ma gli mancava qualcosa.
Gli mancava Louis.



Be a champion, Be a champion,
Be a champion, Be a champion

On the walls of the hall of fame




"Dio, Louis, cosa hai combinato?" esclamò Paul, il suo allenatore epocale, vedendolo attraversare la sala con qualche rivolo di sangue vicino al labbro, all'occhio destro e al naso. Camminava lentamente, anzi, zoppicava con fatica. Le braccia gli dolevano e lo zaino sembrava tanto pesante. Gli girava forte la testa, aveva la vista appannata e una mano sull'addome e il corpo che chiedeva venia.
Il ragazzo dai capelli ambrati non rispose, respirò faticosamente e si accasciò contro il muro.

Paul lo raggiunse di corsa, con dei guanti sotto braccio e un asciugamano appoggiato all'altro. "Vieni, ragazzo", lo incitò Paul, infilandogli frettolosamente i guanti, mentre gli appoggiava un'asciugamano al collo; si lasciò aiutare quando Paul tentò di rialzarlo, non disse nulla e lo portò davanti al sacco.
Louis prese a lanciare pugni alla cieca, tentò di colpire più volte lo stesso punto, ignorando quel forte dolore che lo colpiva proprio all'addome. Sentì gli occhi pizzicare nuovamente, pianse tutta l'anima e la frustrazione, mentre Paul urlava qualcosa al suo fianco. Probabilmente lo stava incitando, ma il ragazzo era troppo occupato per potergli prestare attenzione.

Paul batté per un attimo le mani, poi le poggiò sul sacco tentando di tenerlo fermo, per quanto forti potessero essere quei pugni.
Louis non era un ragazzo di molte parole, l'uomo lo sapeva. Ma quando doveva sfogarsi, lo faceva proprio bene, e solo in quello stupido centro.
Si chiudeva in sé stesso e prendeva a pugni di tutto, cosa che fece sentire un pò in colpa Paul, perché la prima volta era stato proprio lui a proporgli di sfogarsi come voleva ogni volta che ne aveva bisogno, facendo così estraniare il ragazzo da tutto e tutti. Le poche volte che l'uomo riusciva a parlare seriamente con Louis, quest'ultimo era impassibile. Parlava, raccontava dettagliatamente, nonostante le parole si dovessero tirare da bocca con forza. Louis parlava, parlava e basta. Non diceva molto, ma quel poco che diceva ti lasciava davvero capire tutto. Louis era un ragazzo complicato. Paul sapeva anche questo, ma sapeva che c'era ben altro sotto oltre a qualche problema con Harry o con la madre. Anzi, qualcosa di ben più complicato. Ma semplicemente, lasciò che si sfogasse. Ogni cosa a suo tempo.


Be students
Be teachers
Be politicians
Be preachers

Be believers
Be leaders
Be astronauts
Be champions
Be true seekers




Harry li contò tutti quei giorni.
Ne erano passati esattamente ventitré dal giorno del provino, e Louis ancora non si era fatto vedere.
Ormai Harry aveva mollato tutto, e non aveva nemmeno tentato di spiegare ad Anne la situazione, conoscendo una delle possibili reazioni della donna. Non che avesse mollato Louis, no, affatto. Ma aveva semplicemente smesso di mandargli messaggi, bussare la sua porta e vedere la figura di Johanna scuotere il viso quando Harry si presentava in casa Tomlinson. Louis non c'era a casa, nel bar, da Zayn, al parco, alla pista per gli skater dove andava spesso, al campo di calcio dove passava una buona parte del suo tempo o, posto che Harry purtroppo conosceva benissimo e cosa che Louis non sapeva, il quartiere dove Louis andava a farsi segretamente di tanto in tanto. Louis semplicemente, non c'era. Harry iniziò a pensare che fosse scappato dal Regno Unito, dall'Europa, scappato in America, ma il suo cuore era fin troppo buono per pensare che il suo ragazzo lo avesse lasciato dopo così tanti anni di punto in bianco.


Quello però era il grande giorno, e Harry non poteva essere triste. Anche se era tremendamente occupato per il suo ragazzo che, nello stesso giorno, aveva un importante incontro di boxe.
Dopo la prova costumi, c'era la prova ufficiale dell'intero spettacolo. Ad Harry tremavano le gambe, ma poco importava, perché ormai era arrivato al teatro con indosso il suo body e le scarpette nere. Marie si fece presente nella grande sala dove Harry era appena arrivato, facendo immediatamente partire la musica, sedendosi alla prima fila dei grandi sediolini rossi dell'Edinburgh Festival Theatre.
Dietro il ragazzo, numerosi ballerini e ballerine che iniziarono a muoversi lentamente a tempo: movimenti delicati, coinvolgenti. Ma il vero pezzo importante dello spettacolo era Harry, che al centro di tutto, se ne stava seduto a volto basso -parte della coreografia, ovviamente. Quanto sentì un ritmo più definito sotto i suoi stessi palmi, si alzò di scatto e cominciò a camminare per la sala, accompagnato dagli altri ballerini. Tra grand jete, arabesque, attitude e pose assolutamente incredibili, la coreografia (e tutte quelle dopo) andarono avanti perfettamente, cosa di cui Marie fu molto soddisfatta.

Harry alla fine delle prove, vide una figura incappucciata all'ultima fila. Appena il ragazzo riuscì a sentire lo sguardo del riccio, si alzò con fatica e scappò dal teatro.
Solo allora, Harry lo riconobbe. Louis era lì.



Be students
Be teachers
Be politicians
Be preachers

Be believers
Be leaders
Be astronauts
Be champions
Be true seekers




I giorni erano davvero passati in fretta, e l'incontro di boxe era ormai arrivato.
Durante gli ultimi giorni, Louis ha continuato ad avere rincontri ravvicinati con i tre ragazzi. Portava sempre con sé qualche soldo, incapace di rispondere a tutte quelle provocazioni. Era debole, tremendamente debole. E il suo viso era letteralmente sfigurato. Ogni giorno si trovava un livido in più sul corpo, sull'addome, le braccia o le gambe che siano. E ogni giorno, Paul lo accoglieva e gli teneva fermo il sacco, lasciandolo sfogare. Louis, durante quei venti giorni, non si era fatto vedere da Harry. Conosceva una delle sue reazioni, e non voleva rovinargli lo spettacolo. Grazie ad Anne, aveva scoperto ogni minimo dettaglio del provino e, sempre grazie a quella cara donna, aveva scoperto l'indirizzo del teatro dove Harry si sarebbe esibito poche ore dopo. Sempre incappucciato, per paura di poterlo distrarre.


Ma la sera dell'incontro di boxe, Louis si impegnò più che poteva, sotto le imprecazioni dell'avversario e le incitazioni e le urla di Paul, che ai piedi del ring tentava di dar grinta a Louis.
Il ragazzo però, come sempre, tentò di non dargli ascolto e si concentrò sul ragazzo stra-palestrato che aveva difronte. Gli sferrò un pugno sulla mascella destra, vedendo il suo viso voltare verso la direzione opposta. Un colpo basso e uno nell'addome, poi sulla mascella sinistra, ennesimo colpo basso. Il ragazzo impreca a denti stretti, puntandogli un pugno nell'occhio destro, e dopo su una guancia. Louis non si arrese, ma riprese con i colpi alle mascelle, nonostante sentisse il sangue scorrere sul proprio viso.
Louis si concede un attimo per guardare l'orologio, un'ora all'esibizione di Harry. Un colpo in pieno viso.

Si tirò indietro e guardò per un attimo verso l'alto, sentendo il viso chiedere venia, come il resto dei muscoli. La testa gli girava senza freni, ricominciò a piangere come ogni maledettissimo giorno e maledì se stesso, questa volta. Era troppo stupido, troppo debole, troppo.. semplicemente di troppo.

Stava per mollare, quando l'ennesimo colpo all'addome fa cadere il ragazzo che aveva davanti gli occhi.
Un urlo, probabilmente di Paul, una stretta calorosa e poi una pacca sul sedere. Aveva vinto. Louis Tomlinson aveva vinto l'incontro di boxe più importante.

Afferrò la sua cintura marchiata in oro, l'alzo al cielo e guardò la grande figura di Paul che al suo fianco sorrideva fiero. "Devo andare a ritirare il mio vero premio", aveva detto, prima di portarsi la cintura sulla spalla e sgattaiolare via dal ring. Quaranta minuti allo spettacolo.



Standing in the hall of fame
And the world's gonna know your name
Cause you burn with the brightest flame
And the world's gonna know your name
And you'll be on the walls of the hall of fame



Uno, due, tre, quattro...

Una marea di applausi riempì la sala.
Louis si sedette all'ultima fila, con ancora il cappuccio calato sulla testa, il borsone ai suoi piedi e la cintura in esso.

Cinque, sei, sette, otto...

Le tende rosse si spalancano improvvisamente, la musica parte immediatamente mentre la platea si riempe di gente. Tutti si alzano, battono le mani e i ballerini si posizionano ai propri posti.
Harry è dietro le quinte, che attende la fine della prima parte dei ballerini per poter fare il suo ingresso in scena.
Si sistema meglio il costume addosso, si abbassa la maschera sul viso e sospirò: dove diavolo era il suo ragazzo?

Doveva stare attento a tutti i passi della coreografia se voleva fare l'ingresso in scena nel momento perfetto ma, quasi per curiosità, sbirciò oltre le tende delle quinte. C'era davvero troppa gente.
L'ansia crebbe a mille, e il suo momento arrivò troppo in fretta. Marie lo spinse oltre le quinte, ed Harry entro perfettamente in tempo. Comincio a correre per il palco, mentre era interamente coperto dai ballerini. Come poche ore prima, si sedette per terra e attese l'inizio del ritmo più forte. Poi si alzò, cominciò a camminare e una successione di grand jete, arabesque e attitude portò avanti la prima parte della coerografia. Harry poi, per la prima volta, a fine coreografia, alzò il volto coperto da una maschera nera piuttosto femminile per i suoi gusti, ma, come gli aveva spiegato Marie, non poteva assolutamente rifiutare i costumi dei grandi stilisti che si erano offerti di preparare cose tanto raffinate per lo show.

Puntò lo sguardo dove la mattina dello stesso giorno Louis era seduto, ultima fila ultimo posto, e lo trovò lì.
Per un attimo sembrò un miraggio. Sbattè le palpebre da sotto la plastica marcata in nero e lo trovò ancora lì. Louis era lì per lui.

Tirò un grande sorriso, si piegò su se stesso e con un piccolo inchino, fece alzare tutta la platea.
Louis rimase seduto. Sorrise, lo guardò. Poi si rabbuiò, e si chiuse in se stesso. Ancora una volta.



You can be a champion
You could be the greatest
You can be a champion
You can be the best
You can be a champion
You can be the king kong banging on your chest




A metà spettacolo, tra il primo e il secondo tempo dove doveva esserci una pausa per i ballerini, Harry non la ebbe assolutamente perché era arrivato il suo vero e proprio momento.
Adesso c'era il suo, di ballo, dove era solo sul palco, solo con le sue scarpette, la sua maschera, il suo apparecchio all'orecchio.
Prese a ballare con movimenti lenti e coinvolgenti, sotto lo sguardo stupito delle persone presenti in platea. Il suo sguardo a muoversi da una parte all'altra del palco, il corpo a balzare in grand jete, relevé lent battement développé, battement fondu. L'esibizione non dura molto, ma quanto basta per far rimanere a bocca aperta l'intero pubblico.

Louis si posò una mano all'altezza del petto, che faceva tremendamente male così come l'addome e il viso. Ringraziò sè stesso per una volta per essersi coperto quest'ultimo con il cappuccio della felpa. Abbassò lo sguardo verso le sue mani e imprecò a tono basso, e nonostante tutto, alcune persone vestite di tante soldi perfino nelle scarpe, si voltarono con fare sfacciato e gli lanciarono un'occhiataccia accusatoria. Certo, non era stato molto fine ma, insomma, chi non ha mai imprecato in vita sua?
Approfittò del dolore per allontanarsi dalla platea e spendere ciò che gli rimaneva per poter fare un regalo al suo ragazzo, per una buona volta.

Harry lo vide correre via dal teatro, e il suo viso si contrasse in una smorfia di delusione. Lo stava abbandonando, adesso, ancora?

You can be a champion
You could beat the world
You can be a champion
You could beat the war
You can be a champion
You could talk to God, go banging on his door




Harry si concentrò sul fatto che Louis non fosse presente al suo secondo tempo e, quando tornò dietro le quinte dopo l'ultimo inchino finale, pensò di detestarlo.
Si, lo pensò solo, perché quando spalancò la porta con scritto "Harry" contro il legno e trovò Louis seduto sul divanetto, occhi chiusi, cuffiette nelle orecchie, canna fra indice e medio e delle piccole rose rosse nell'altra mano, credette di amarlo più di prima. Non sapendo come attirare la sua attenzione, battè più volte una mano contro il legno della porta ormai chiusa, facendo solbazzare il ragazzo ancora incappucciato. Non riusciva a vedere bene il suo viso, e solo Dio sa quanto odiò tutte le sue felpe che gli aveva regalato.

Gli si avvicinò lentamente e gli sfilò via il cappuccio, crollando sui suoi stessi piedi immediatamente.
Le graziose curve del viso di Louis adesso rovinate da rivoli di sangue secchi attorno l'occhio, naso o bocca che siano, numerosissimi lividi e l'espressione più stanca che avesse mai visto al mondo.

Louis sorrise sornione, si sporse poco più in avanti con difficoltà e gli lasciò un piccolo bacio sulla punta del naso. Nonostante non potesse sentirlo, mormorò un "Sei stato bravissimo". Harry tentò di seguire i movimenti delle sue labbra ma, per quanto fossero stati veloci, non ci riuscì minimamente. Si sedette poco distante dalle gambe del più grande che non tardò a stenderle sulle sue, portandosi la canna fra le labbra strette.

Harry certe volte non lo capiva.
Non capiva perché dovesse sfogarsi con una canna. Perché non tentare di spiegarlo al più piccolo? Certo, ci avrebbe messo del tempo per capoirlo ma era il suo ragazzo, o no?
Poi, improvvisamente, Louis indicò le piccole rose, e subito dopo le sue labbra.

Harry preferiva quando tentava di fargli capire le cose direttamente di bocca sua, perché odiava il fatto di essere totalmente incapace e, grazie a Louis, stava riuscendo a leggere le labbra con facilità. Molte volte, Harry portava Louis con se al parchetto abbandonato fuori città e, seduti fra l'erba, Louis parlava lentamente, Harry fissava le sue labbra e tentava di capire. Certe volte chiedeva consigli, un sorriso, un bacio. Altre volte, diceva che però non gli piacesse che guardasse tanto attentamente le labbra di altre persone. E Harry rideva, rideva di gusto. Non così tanto perché Louis sapeva essere tanto permaloso quanto tenero, lo sapeva bene. Ma rideva perché gli faceva tenerezza, e non poteva chiedere un ragazzo migliore.

Puntò l'indice sotto il mento e "Scusami", sibillò, indicando poi con il dito l'intero viso.
Harry assottigliò gli occhi, agitando una mano per tentare di farlo continuare, ma Louis lo scosse lievemente e premette le labbra sulle sue in un piccolo bacio, e ci mormorò contro che lo amava. Harry riuscì a capire le sue parole, ma non rispose al bacio e con il dito, segnò il contorno del livido. Louis allora gli fece capire che gli avrebbe spiegato tutto molto più tardi, e che adesso doveva dedicare del tempo al suo ballerino.Poi fece un piccolo cenno verso il borsone, il più piccolo si piegò e ne estrasse la cintura. Se la strinse al petto e sibilò un "Campione", prima di tuffarsi sulle sue labbra senza dargli minima pietà.




You can be a champion
You can throw your hands up
You can be a champion
You can be the clock
You can be a champion
You can move a mountain
You can be a champion
You can break rocks




"Anne?" urlò Louis, tenendo ben salda la mano di Harry dopo aver aperto la porta di casa Styles. "Gemma?" continuò ancora, senza ricevere risposta.
Allora si voltò verso il suo ragazzo, scosse il viso e alzò le spalle, facendogli capire che non c'era nessuno in casa.

Harry pensò che molto probabilmente erano fuori, poichè Gemma aveva un incontro importantissimo con uno dei tanti ragazzi che gli facevano la corte, e Anne era l'addetta alla scelta del vestito migliore. Harry invece aiutava sua sorella sempre nella scelta dell'acconciatura. Lei diceva che era un tipetto con molto gusto, soprattutto riguardo Louis che, andiamo, era davvero un bel ragazzo. Gli chiedeva sempre consigli, gli mandava foto con acconciature sempre più stravaganti, ed Harry rideva, perché sua sorella sarebbe stata bene anche con un sacchetto qualsiasi al posto di uno dei suoi vestiti abbastanza costosi.

Harry chiuse la porta alle proprie spalle, butto ai piedi del divano il suo borsone e quello di Louis che aveva tenuto per tutto il tragitto, poichè Louis sembrasse visibilmente a pezzi. Afferrò quest'ultimo per i fianchi facendolo ridere e Harry, nonostante non potesse sentirla, sentì il suo petto vibrare contro il proprio. E se ne innamorò, proprio come anni prima. Louis tentò di dimenarsi anche se con poca forza, poggiò le piccole mani sul petto scolpito di Harry, che lo fermò per le sue braccia pompate. Prese a pizzicarle e il più grande rise di gusto, tentando in ogni modo di scappare dalla sua stretta, cosa che riuscì a fare. Con la poca forza che gli rimaneva, cominciò a correre come un bambino per tutta casa Styles, conoscendola in ogni angolo. Harry lo seguiva, allungava le braccia e tentava di afferrarlo, senza riuscirci. Poteva sentire in un rumore flebile e sconnesso la risatina di Louis, che adesso non vedeva più. Poi vide le tende candide della sua camera muoversi lentamente, allora pensò subito a ciò che aveva visto in un film, e che utilizzava da piccolo con sua sorella quando giocavano a nascondino: battè i piedi a terra e chiuse la porta, rimanendo però nella stanza, dove Louis era ancora nascosto. Fece uscire i suoi due occhioni blu dal tessuto, e la sua bocca si spalancò. Giurò che stesse imprecando, ma Harry seppe zittirlo, perché lo afferrò fra le sue braccia e lo baciò, come se fosse la prima volta.




You can be a champion
You can be a master
You can be a champion
Don't wait for luck
You can be a champion
Dedicate yourself and you can find yourself
You can be a champion





Harry aveva lasciato Louis solo sul suo letto, perché aveva chiaramente fatto intendere che avesse bisogno di una doccia.
Allora Louis ne aveva approfittato per accendere il pc del più piccolo e accedere a Facebook direttamente da esso.

Era ormai passata mezz'ora da quando Harry era in doccia, ma Louis era troppo occupato a vagare nella galleria della scuola di danza di Harry per poter prestare attenzione a quest'ultimo che, all'arcata della porta e con un solo asciugamano attorno al bacino e lo guardava da ben quindici minuti. Harry trovò Louis adorabile, perché sapeva ciò che stava facendo. Allora afferrò il suo telefono e digitò rapidamente un messaggio nella chat di Facebook, indirizzandolo al ragazzo.

"Harry Styles.

Cosa staresti facendo senza di me e con il mio computer? (:"

Louis voltò il viso per un attimo, lo guardò e gli sorrise. Non gli disse nulla, non lo invitò a raggiungerlo e picchiettò le piccole dita contro i tasti del computer del ragazzo. Vide gli occhi di Louis fare avanti e indietro per il messaggio, una, due, tre volte. Poi premette il tasto per inviare il messaggio. Il telefono di Harry vibrò.

"Louis Tomlinson.

Guardo le foto del mio ragazzo, anche se quello che ho visto poco prima supera alla grande il suo corpicino infilato in uno stupido body. Preferirei che mi stesse vicino, invece di fissarmi come un maniaco (;"

E allora Harry gli si catapultò contro, gli sfilò il computer da mano e lo poggiò sul comodino, raggiungendolo a gattoni. Louis lo spinse contro il proprio corpo, rabbrividendo per il contatto con i capelli ancora gocciolanti e la pelle gelata di Harry per l'acqua. La sua schiena quasi si inarcò, e fu sicuro che stesse per scaraventarlo all'aria. Ma Harry lo bloccò immediatamente e rise, rise abbastanza. O forse troppo. Louis non tardò a legargli le braccia al collo e rapirlo per un bacio, e infondo funzionava sempre così: loro non avevano bisogno di parlarsi. Harry capiva Louis, Louis capiva Harry. Tra loro era tutto così semplice quanto complicato. Ed era davvero strano quando chiedevano a Louis: "Come fai a conversarci?". Louis conversava con Harry quando non erano insieme, si parlavano su Facebook, Twitter o tramite messaggi. Louis, invece, parlava con Harry quando erano insieme, solo baciandosi.

Quello che acccadde dopo quel bacio, si sà, è la solita storia d'amore. Fecero l'amore dimenticandosi di tutto e di tutti, ma questa è un'altra storia.


"Sono riuscito ad ottenere il mio vero premio, L (:" digitò Louis la mattina seguente, destinando il messsaggio a Paul, prima di posare le labbra sulla fronte ricoperta di tanti piccoli brufoli, che per la maggior parte delle volte copriva con i suoi ricci.



Standing in the hall of fame


Spazio autore.
Finalmente ho finito questa OS!
Essendo una songfic, ho il bisogno di spiegarvi il perché di questa canzone e perché proprio i The Script con i Larry. Sappiamo che, gira voce che Louis ed Harry siano andati al concerto dei The Script qualche anno prima di XFactor senza nemmeno sapere di essere entrambi nello stesso posto, no? Bene, l'altro giorno stavo guardando il video di Hall of Fame dopo secoli e ho iniziato ad immaginare un Harry nei panni di un ballerino sordo-muto, e Louis come un lottatore di pugilato. Insomma, non che cambi molto dalla figura che danno dalla realtà. L'idea mi è subito piaciuta tantissimo, così come a Louis che, nonostante tutto, non si è scomodato per cinque secondi per prepararmi un toast (ma questo lo ricorderò!). Ma comunque devo ringraziarlo perché è stato paziente e ha aspettato che io finissi, anche se ha osato rompere le palle senza fine.
Per chi volesse, questo è il mio twitter.

Detto questo, mi eclisso e vado a rivedermi il video perché lo amo, semplicemente.


Un bacione,
louissvans.
  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: louissvans