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Autore: Ginny McCartney    02/07/2014    1 recensioni
In un futuro distopico, raccontata dalla Parola in persona, una storia in un cui ogni azione ha un peso. L'America è chiusa in una società in cui tutto ciò che è una perdita di tempo, è illegale. Ogni svago, ogni conversazione, ogni futilità, sono malviste.
"Noi crediamo nel pensiero, al fine di eliminare l'odio che la parola ha diffuso"
Ma la voce non può essere spenta a lungo, ed è così che quando Jess McDay e Logan Sheppard si incontrano, essa inizierà a capire come farsi sentire...
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO SECONDO: L’ARMONICA ROSSA

 
Jess è una di quelle ragazze che nascono in un certo rango sociale ma, semplicemente, non sono fatte per restarci. La sua famiglia è la più importante della grande città di Lackson (in quella che voi conoscete come California), grazie all’importante ruolo ricoperto dalla maggior parte dei suoi familiari: suo padre, sindaco; sua madre, ricercatrice tecnica di sostanze spaziali utili alla società; suo fratello maggiore, soldato nell’esercito; suo nonno, ex spia per un’informazione segreta in pensione; sua nonna, parlamentare al “Governo del Pensiero”; suo zio, sognatore o, a detta dei più, inutile scansafatiche.
Da un così vasto albero genealogico di celebrità, da chi poteva mai prendere la piccola Jessica McDay? Come starete pensando: da suo zio Cliff. I due ebbero immediatamente ottimi rapporti, sin dalla prima infanzia della ragazzina. Finché il padre decise di essere stanco di mantenere il fratello, cacciandolo di casa quando Jess aveva solo sette anni. Ma, ormai, il “danno” era fatto: la bambina faticava a non esprimere i suoi pensieri e, cosa peggiore di tutte, cantava.


* NOTA DAL FUTURO *
La musica fu abolita nel 3026, in quanto espressione
inappropriata del pensiero.

Proprio così, ogni qualvolta i suoi genitori uscivano e lasciavano Jess con Cliff, lui prendeva la sua fidata armonica rossa e iniziava a suonare. Se c’è una cosa in cui non sarò mai utile, è spiegare la sensazione che Jess provava nel sentire suo zio suonare.
Un giorno come tanti, la bambina era nello scantinato anti-bombe con Cliff. Com’erano soliti fare, Jess era seduta sul pavimento con le gambe intrecciate, ascoltando e ammirando suo zio attraverso i suoi enormi occhi blu. L’uomo sedeva su una poltroncina, suonando melodie che la piccola portò nei pensieri per il resto dei suoi giorni. Quella volta, però, fu diverso. Cliff aveva litigato con suo fratello Markus, le cose si mettevano sempre peggio, i pensieri di quegli uomini costretti al silenzio si facevano sempre più pesanti per le cose non dette.

* LA LUNGA LITIGATA DEI FRATELLI MCDAY *
-Non posso continuare a mantenerti. Trovati un lavoro.-
-Non ho intenzione di farlo. -
-Non ho intenzione di mantenerti ancora. –

Così, quel giorno, Cliff diceva tutto quello che avrebbe voluto soffiando in quell’armonica rossa. Jess se ne accorse. Curioso, a volte, come siano perspicaci i bambini. Anzi, adesso che rifletto, non è affatto curioso.
-Sei triste, zio Cliff?- Se si fosse rivolta a suo padre, o a suo nonno, avrebbe ricevuto un ceffone dritto alla guancia destra. Suo zio, le sorrise.
-No, piccola. Anzi guarda:…- Cliff si alzò in piedi e partì con l’assolo di armonica più sfrenato che Jess avesse mai sentito. La bimba si alzò e fece un gesto a lei sconusciuto: danzò. Ovviamente non sapeva quello che faceva, o di quanto la scena di quello scantinato fosse illegale, ma continuò a farlo. Presto, senza nemmeno accorgersene, seguiva la melodia di Cliff con dei meravigliosi suoni provenienti dalla sua bocca. Lo zio, quando se ne accorse, smise di suonare.
-Fallo di nuovo. -
-Cosa?-
- Quei suoni, con la bocca.-
Jess ripeté la melodia centrale dell’assolo. Cliff rimase un po’ a pensare, poi capì cosa aveva fatto la bambina: aveva cantato. Ricominciò a suonare e passarono così la giornata, ma lo zio pensava a tutt’altro: suo nipote di cinque anni sapeva cantare, doveva riuscire a farla continuare.
Il giorno seguente, Cliff ebbe un’idea. Il giorno seguente, Cliff trovò un lavoro.
- Markus, ho trovato un lavoro.- Suo fratello lo squadrò per un po’.
-Puoi restare.- Fu la breve risposta. Nessun “Complimenti, ne sono felice” o “Hai fatto bene”. Eravate strane già ai vecchi tempi voi persone, ma nella Società del Pensiero (abbreviamola a SP, vi va?), lo diventaste ancora di più se possibile.
-L’ho fatto per la bambina, sappilo.- Bastò uno sguardo ai due fratelli per concludere un intero discorso.
Una settimana più tardi, di pomeriggio, Cliff era con la nipote.
- Jess, ascolta questa idea: io ti dico delle parole e tu dovrai ripeterle seguendo la melodia dell’armonica, ti va?-


* LA FOLLE IDEA DI CLIFF *
Doveva restare con la bambina, doveva farla cantare.
Così, da grande, non sarebbe diventata come i suoi genitori.
 

La bambina, estasiata del nuovo gioco, annuì con vigore. E fu così che per due anni, quel tetro rifugio anti-bombe, si riempì di note e parole … tantissime parole. Fu così che trascorsi molto tempo in quel posto, ed imparai a conoscere Jess.
Perché vi assicuro: mai un’esile, dolce voce di bambina e un’armonica rossa infransero così tante leggi.
 
 
Angolino autrice:
Ecco il secondo capitolo, che ne pensate?
  
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