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Autore: Hermy1994    02/07/2014    6 recensioni
La guerra contro il Signore Oscuro è finita ma, una nuova profezia rischia di demolire il precario equilibrio che si è creato nel Mondo Magico. Una profezia che annuncia l'esistenza di un ragazza, Alexia Wilson; l'unica che secondo i Mangiamorte è in grado di far tornare in vita Lord Voldemort. La ragazza dev'essere quindi protetta dalle grinfie dei Mangiamorte e quale posto più sicuro di Hogwarts?
Si prospetta un nuovo e indimenticabile anno per il trio dei Miracoli, pronto a proteggere la nuova studentessa che avrà accanto a sè un' improbabile e alquanto affascinante guardiano: Draco Malfoy. Ma cosa succede quando il principe dei Serpeverde scopre che, proprio quella ragazza che lo sfida sempre e lo affascina ogni giorno di più è in realtà ciò che lui ha da sempre odiato? Tra incontri clandestini, feste organizzate di nascosto che aspettano solo di essere scoperte dai professori; tra inganni e duelli nasce una storia di amore e desiderio che coinvolge sempre di più la coppia più improbabile della scuola
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Note dell'autrice:
Finalmente sono tornata tra le schiere delle autrici di Efp. Non potete nemmeno immaginare quanto io sia emozionata ed esaltata da questa cosa.
Sono mancata per molto – troppo- tempo e, a mia discolpa, posso solo dire che:
1) Mi si è rotto il computer e l'ho potuto riparare solo dopo tre anni.
Bugia
2)Tre anni or sono ho trovato il mio principe azzurro ma mi sono trasferita in Africa e lui ha potuto raggiungermi con il suo cavallo bianco solo ieri.
Bugia.
3)Avete presente Khan del film Star Trek? Ecco, poiché siamo sposati hanno ibernato anche me. Hanno avuto l'intelligente idea di risvegliarmi solo poche ore fa.
Bugia.
Ok. Non ho scuse. La verità è che ho sofferto per tre lunghissimi anni di amnesia e, solo stamattina ho riavuto la memoria e mi sono ricordata che “ Cacchio! Io sono una fanwriter!
Ok ok. Basta con le cazzate.
Avevo perso la voglia di scrivere, ecco tutto. Ho avuto il così detto “blocco dello scrittore” e la mia musa ispiratrice si trovava ai Caraibi a ballare la salsa. Così sono rimasta sola soletta con un computer nuovo,un principe azzurro inesistente, un marito che è stato sconfitto ( deve sempre fare l'arrogante lui e non accontentarsi mai!) e, un amnesia illusoria.
Perciò, eccomi qua! Viva e Vegeta!
La nuova fan fiction che pubblico ha come protagonisti Draco Malfoy e...un nuovo personaggio. Tranquille, rimango sempre una fan accanita della Dramione ma, visto che la mia musa ispiratrice appena tornata dai Caraibi mi ha dato questa idea, io l'ho messa in atto. ( e forse era meglio che non lo facevo!).
Ovviamente è nato tutto come un esperimento e, prego tutte le divinità del cielo, che io non scriva ancora come tre anni fa perché sennò il suicidio è prossimo. 
Ora sono cresciuta, maturata, mi sono perfezionata ma, tranquille le cazzate continuo a scriverle!

Ovviamente ogni autrice si permette di modificare qualche piccolo particolare.
Perciò, in sintesi:
-Vold è mort.
-Piton è stato miracolato in qualche modo e ancora opprime il mondo con i suoi odorati capelli.
-Ci troviamo al settimo anno.
-Silente è resuscitato! ( no, non è vero: non è mai morto).
- la cara e "dolcissima" Bellatrix non è stata uccisa dalla temeraria mamma Weasley durante la battaglia. ( ma tranquille muore molto presto, solo in diverse circostanze)

[credo che si tutto ma, se ho tralasciato qualcosa ve lo farò sapere]

Perciò vi lascio a questo primo capitolo ( che si avvicina più a un prologo) e, fatemi sapere cosa ne pensate.
Un bacio. Paola.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo I

 

*Strange*

 

 

 

 

***

 


La scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, durante i mesi estivi, spiccava per il totale silenzio che vi regnava.
Nessun brusio di studenti.
Nessuna predica da parte dei professori.
Nessuna guerriglia tra Slytherin e Gryffindor.
Regnava una pace totale, raggiunta con la fine della guerra e con la morte di Lord Voldemort.
La scuola era stata ricostruita in poche settimane da abili professori che si erano messi d'impegno per farla ritornare al suo originario splendore.
I corridoi non erano più distrutti, le mura avevano ripreso il loro massiccio aspetto, i dormitori delle quattro case erano ormai come nuovi.
La guerra aveva demolito tante – troppe- cose ma, la scuola non si era lasciata vincere ed era rinata, già pronta da lì a poche settimane ad accogliere quel massiccio numero di persone che si sarebbe presentato, come tradizione, il primo giorno di settembre.
Ma, per adesso, l'imponente struttura sembrava godersi la più che meritata pace dopo la caduta del Signore Oscuro, con un assoluto e marcato silenzio.
Silenzio che tuttavia non era presente nell'ufficio del famoso preside Albus Silente, impegnato in un lungo dibattito con Minerva McGranitt e Severus Piton.
-Tutto questo è assurdo!-
-Non è per niente assurdo, Severus – disse l'anziano mago guardando il professore di pozioni con un sorriso rassicurante ma ricevendo in cambio solo una smorfia
contrariata.

-Quindi...mi vorresti dire che la guerra è finita da poco più di un mese e già c'è una nuova minaccia?-.
-Non è una minaccia!- esclamò indispettita la donna in piedi accanto a lui – Dobbiamo proteggerla!-.
-Capisco il vostro desiderio di aiutare chiunque...- dichiarò l'ex mangiamorte non tralasciando il suo disgusto -...ma, non sappiamo nemmeno chi sia. Non vi vorrete fidare solo di qualche pagina scritta da una mangiamorte ormai morta che dava segni di follia.-.
-Bellatrix Lestrange poteva anche essere pazza ma, su quel diario ha scritto di eventi che sono realmente accaduti e ci ha anche permesso di trovare molti seguaci di Tu Sai Chi! -. gli rispose la professoressa McGranitt sedendosi su una comoda poltrona posta davanti alla scrivania del preside.
Dopo l'ennesimo sbuffo da parte del direttore di Slytherin, la donna chiuse gli occhi come per evitare di perdere il controllo – Lo ha scritto lei stessa. Sono riusciti a catturare Sibilla Cooman e, durante i suoi giorni di prigionia lei ha annunciato una profezia. Senza il diario di Bellatrix non avremmo mai saputo niente!-
-E se si è inventata tutto sapendo di essere prossima alla cattura e, ha voluto dirottarci da un'altra parte? Non abbiamo alcuna prova. La Cooman non ci può neanche aiutare visto che sono quattro giorni che si trova su quel letto in infermeria dopo che siamo riusciti a salvarla!- disse Severus Piton guardandola dall'alto verso il basso mentre ripensava alla professoressa di Divinazione e alla missione di salvataggio che si era conclusa con la morte di Bellatrix e con un biglietto di sola andata per Azkaban per Rudolphus Lestrange.
-Severus...- iniziò Silente mentre si alzava in piedi e si metteva ad accarezzare la sua amata fenice sul muso – Quel diario è una prova. Sono convinto che la profezia sia stata realmente pronunciata quindi dobbiamo trovare la ragazza e proteggerla. I mangiamorte ancora in circolazione la vogliono; sono sicuri che lei possa far tornare in vita Voldemort. Di certo non è cosi ma, vogliamo forse che uccidano un'altro innocente?-.
-E come faremo Albus?- domandò la McGranitt incenerendo con lo sguardo il suo collega che era già pronto a ribattere –...la profezia parla di una ragazza senza magia ma con Il potere. Cosa vorrà dire? Sarà piuttosto difficile trovarla tra i migliaia di maghi che ci sono in Inghilterra!-
-Infatti non ho mai detto che dobbiamo trovarla tra i maghi.- la rassicurò l'uomo sorridendole mentre si sistemava gli occhiali a mezzaluna.
Piton a quel punto eliminò dalla propria faccia la smorfia contrariata e lo guardò sorpreso e incuriosito – Vorresti dirmi che...-.
- La profezia parla chiaro. È una babbana.-

 

 

 

***

 

 

 

Alexia Wilson aveva sempre saputo di avere qualcosa di strano.
Tutte le persone che la circondavano erano normali ; avevano le loro solite passeggiate tra i negozi, le feste con gli amici, le serate al cinema, i grandi obbiettivi da raggiungere e i piccoli problemi quotidiani.
Alexia invece aveva un unico problema (nonché suo principale obbiettivo): non farsi scoprire.
Nel corso degli anni aveva rinunciato a tantissime cose: a scuola doveva sempre stare in disparte; le visite ai parenti erano sempre più rare e, non aveva neanche un'amica. Perfino a casa non poteva godere di quella tranquillità che agognava sempre di più.
Tutto questo per la paura che combinasse qualche quaglio inspiegabile.
Tutto questo perché aveva un'abilità.
La prima volta in cui aveva capito che c'era qualcosa di strano in lei aveva dieci anni. Stava giocando con Mark, il suo vicino di casa e all'improvviso era caduta sbucciandosi il ginocchio.
Sdraiata per terra, aveva visto del sangue che le scorreva lungo la gamba macchiandole il vestitino color pesca che tanto amava.
Sangue che dopo pochi istanti era scomparso. Aveva controllato ripetutamente il ginocchio ma, la ferita non c'era più. Svanita.
Quello fu il primo episodio di una moltitudine.
Tutti i bambini che giocavano con lei tornavano a casa sempre con graffi,sbucciature e vestiti rovinati; com'è tipico di quell'età. Lei non aveva neanche un livido e, i suoi vestiti non avevano mai avuto bisogno dell'intervento della madre per togliere macchie impossibili dovute a qualche ferita.
Inizialmente non ci aveva fatto caso e, da bambina ingenua qual'era, si era sentita speciale. Ma, quando un giorno aveva toccato il taglio che sua madre si era fatta sulla mano mentre sbucciava una mela e la ferita era sparita;lì erano iniziati i problemi.
Non si sentiva più speciale ma, diversa. Strana.
Con il proseguire degli anni era stata sempre più attenta ogni volta che andava in giro per la città; non poteva di certo rischiare che qualcuno la scoprisse, o presto sarebbe diventata un fenomeno da analizzare.
Così aveva vissuto l'adolescenza nel peggiore dei modi. Per strada la evitavano, a scuola la schernivano e, le sue compagne di classe erano sempre pronte a dire “ non avvicinatevi a quella! È strana.”.
Era diventata l'esclusa.
Nessuno le rivolgeva la parola e, se mai lo faceva, Alexia era già pronta a scappare ed a non lasciarsi avvicinare, scacciando chiunque in malo modo.
Si era alienata, si era chiusa in se stessa e, come conseguenza, tutti la escludevano da ogni cosa.
Perciò se c'era una partita di football, nessuno la invitava a fare il tifo; se c'era una festa a casa di qualcuno, chissà perché si dimenticavano di darle l'invito.
Ma, lei era forte e nonostante le battutine che gli idioti della sua scuola le facevano, lei resisteva. Anzi, se per caso qualcuno osava dirle qualcosa di spiacevole, lei era pronta ad attaccarlo; così gli insulti, le imprecazioni e le maledizioni erano all'ordine del giorno.
La ragazza quindi, estraniata dal resto del mondo, aveva rafforzato la sua corazza nel corso degli anni. Appena qualcuno la osservava lei, fiera e indomabile, ricambiava lo sguardo. Non era pronta a lasciarsi sottomettere da ragazzini che non avevano nessun scopo nella vita! Già doveva sopportare la sua diversità e di certo non voleva sopportare anche la massa di giovani che ridevano di lei, solo perché si alienava in se stessa per non lasciarsi scoprire.
Così aveva raggiunto i diciott'anni tra sguardi malevoli, continue derisioni e insulti.
Ormai, Alexia Wilson, si era rassegnata. Non parlava con nessuno, non sorrideva mai e usciva raramente. Anche perché, l'ultima volta che aveva osato uscire per cena con qualche compagna di classe, la serata era stata un completo disastro. Era stata soggetta a continui scherzi e ingiurie, e proprio quando stava cercando nella sua testa i peggiori insulti da rivolgere a quelle smorfiose, a qualche metro di distanza era scoppiata una rissa. Improvvisamente le sue mani erano diventate leggermente calde e, di fronte a labbri spaccati, nasi rotti e lividi sulle guance, avevano iniziato a illuminarsi. Era dovuta scappare in fretta dal ristorante tentando di nascondere le mani nelle tasche e, aveva passato la notte sveglia nel tentativo di frenare le lacrime.
Perciò ora non usciva più, se non per qualche rara passeggiata in solitudine. Perfino ora che stava tornando dal parco di fronte casa sua, camminava con gli occhi rivolti verso terra, le mani nelle tasche dei pantaloni e, le orecchie coperte da un paio di cuffiette. Sul suo viso non c'era l'ombra di un sorriso. Nei suoi occhi si poteva scorgere solo rabbia, rammarico e tristezza.
Desiderava ardentemente avere una normale e noiosa vita. Voleva finire il college e, magari pensare a quale università frequentare. Voleva uscire come tutte le ragazze diciottenni, andare a qualche festa, magari in qualche discoteca. Voleva avere degli amici e, forse incontrare anche un ragazzo. Voleva cadere sull'asfalto, avere una ferita e, aspettare che questa si rimargini con il passare dei giorni.
Ma, sapeva anche che voleva – desiderava- troppo.
Sbuffò amareggiata mentre superava la soglia di casa e raggiungeva il salone, sicura di trovare lo sguardo inquisitorio dei suoi genitori che, di certo, le avrebbero rivolto la loro solita domanda: Hai combinato qualcosa?.
Per anni, lei e la diversità avevano convissuto a braccetto ed, era raro trovare qualcosa o qualcuno più strano di lei.
Ormai non si stupiva più di nulla; dopotutto quella sbagliata, quella anormale, era sempre stata lei.
Però, quando entrò nel piccolo salone e guardò i suoi genitori si ritrovò paralizzata dallo stupore.
Perché accanto ai suoi genitori, seduto su una poltrona che - ne era sicura a casa sua non c'era mai stata- c'era un vecchio signore.
Indossava un mantello sgargiante e un cappello a punta allungato; aveva una lunga e bianca barba e dei bizzarri occhiali a mezzaluna. E le sorrideva.
Per la prima volta la ragazza pensò che qualcuno,quel signore, poteva risultare persino più strano di lei.
-Buongiorno signorina Wilson!- esclamò l'uomo restando seduto su quella poltrona che lei non aveva mai visto.
-Lei è...?- chiese la ragazza mentre faceva un passo in avanti verso i suoi genitori. Lucas Wilson, suo padre, aveva lo sguardo puntato sull'anziano signore e, sembrava turbato. Sua madre Emily invece la stava osservando e, le rivolse un sorriso d'incoraggiamento.
L'uomo le sorrise di nuovo -Il mio nome è Albus Percival Wulfric...oh,lasciamo perdere!- esclamò divertito facendo un gesto con la mano come per scacciare una mosca. Alexia notò che stringeva nella mano destra un bastoncino di legno e, a quel punto, la ragazza era ancora più convinta dell'eccentricità del personaggio che le stava di fronte.
Insomma, chi andrebbe mai in giro con un piccolo ramo in mano?
- Le basti sapere che mi chiamo Albus Silente. Sono il preside della scuola di Hogwarts e lei, diventerà una mia studente.-.
La ragazza lo guardò inizialmente scettica. Non aveva mai sentito parlare di una scuola con quel nome; per di più non aveva mai parlato con i suoi genitori di un possibile trasferimento. Certo, i giorni nella sua attuale scuola erano invivibili ma, ora che c'erano le vacanze estive aveva tutto il tempo di riprendersi e tornare alla carica contro i suoi compagni non appena sarebbero iniziate le lezioni a settembre. Perciò guardò irritata i suoi genitori.
-Che c'è? Adesso prendete delle decisioni senza prima consultarmi?- disse loro irritata. Sua madre sobbalzò dalla sorpresa visto il tono brusco che aveva utilizzato e, suo padre le puntò lo sguardo addosso accennando però un sorriso.
- Tesoro, sai che non lo faremmo mai!- esclamò quasi oltraggiato.
- Allora è un riformatorio! Mi volete far rinchiudere in una struttura per ragazzi difficili?- esclamò lei risentita – Sò che ho un comportamento difficile e scostante ma, credete che io me lo sia scelto? Non è colpa mia se ho...- si bloccò per un attimo guardando di sbieco lo sconosciuto per paura di aver detto troppo ma l'uomo stava osservando tranquillo il bastoncino di legno, rigirandoselo tra le dita -...se ho quella cosa! E ora volete liberarvi di me? Mandandomi in riformatorio non risolverete niente!-.
Sua madre la guardò scoraggiata allungando una mano come per invitarla ad avvicinarsi a lei – Alexia. Quale madre abbandonerebbe la propria figlia proprio nel momento del bisogno? Hogwarts non è un riformatorio. È una scuola di...-.
Vedendo che la donna non accennava a continuare, come se non riuscisse a trovare le parole giuste, la ragazza le si avvicinò e le afferrò la mano ancora tesa in avanti. La strinse forte e la incoraggiò a continuare a parlare – Una scuola di...?-.
La madre però si guardava intorno spaesata, incapace di proseguire.
Alexia guardò allora suo padre ma, anche questi sembrava aver perso l'uso della parola.
-Una scuola di maghi.- disse allora l'anziano uomo osservandola da dietro le lenti a mezzaluna e sorridendo. Di nuovo.
La ragazza si paralizzò sul posto e sbuffò contrariata.
Ecco, lo sapeva; il gruppetto delle smorfiose della sua classe le stava rifilando l'ennesimo scherzo. Ma pagare addirittura un vecchio rimbambito per fare da attore e che sicuramente lei, di lì a poco, avrebbe preso a parolacce, era davvero troppo!
Si alzò improvvisamente in piedi – I maghi non esistono! Amanda Steel, Jessica Guy e Sallie McFinn dovrebbero saperlo visto che non hanno più dodici anni! Quindi la prego di andarsene e di riferire loro che lo scherzo non mi è piaciuto e che possono andare tranquillamente a fanc...-.
-Alexia!- urlò suo padre alzandosi in piedi e guardandola arrabbiato – ti sembra questo il modo di comportarti? Chiedi immediatamente scusa al professor Silente!-.
Ora sembrava lei quella di dodici anni. Rimproverata per una piccola parolaccia che non era riuscita neanche a pronunciare completamente!
-Ma papà..!- esclamò cercando di avere un atteggiamento risoluto ma, ottenendo solo il tono di una ragazzina alla quale non era stato comprato un gelato. Arrossì per la rabbia e per l'imbarazzo. - Quelle deficienti voglio solo prendermi per il...sedere!-.
Sua madre le sorrise, consapevole della pausa che aveva fatto per non dire un'altra parolaccia e per non far irritare ancora di più l'uomo di casa che, in quel momento sembrava più che mai deciso a ribattere.
-Suvvia...- disse l'anziano uomo alzandosi dalla poltrona e interrompendo gli sguardi di fiamma che correvano tra padre e figlia – Non è successo nulla signor Wilson. Comprendo perfettamente l'atteggiamento restio di sua figlia. Dopotutto non mi aspettavo certo che mi credesse subito!-.
Il signor Wilson sbuffò e, ammonendo la figlia con lo sguardo, si sedette.
Albus Silente posò così lo sguardo su Alexia che lo osservava collerica.
-Allora...le stavo dicendo che lei verrà a frequentare una scuola di maghi. In tutta l'Inghilterra ci sono numerose comunità di persone con poteri magici. Può sembrarle assurdo ma, è così. Sono persone speciali con abilità fuori dal comune. Anche io sono un mago.-
Alexia lo guardò con aria di sfida, cercando di fargli perdere la pazienza ma, l'uomo continuò a guardarla tranquillo, come se ogni giorno avesse a che fare con atteggiamenti riluttanti e di sfida.
- Lo dimostri.- disse allora mettendosi a braccia incrociate.
Gli occhi dell'uomo furono colti da un guizzo improvviso che prontamente sparì.
-Tesoro! È davvero un mago- le disse sua madre con tono intimidito ma comunque rispettoso – ha fatto apparire all'improvviso questa poltrona e poi ci si è seduto sopra!-. Il maritò annuì ripetutamente come per darle ragione.
Alexia sbuffò e, guardando ancora l'uomo davanti a sé, ripetè – Lo dimostri.-
-Sà... l'ultimo uomo che mi ha detto queste identiche parole è morto poche settimane fa per mano di un ragazzo: Harry Potter- le disse calmo e distaccato. La sua non era una minaccia ma, una semplice affermazione come per metterla a conoscenza di fatti a lei ignoti.
Alexia, che non aveva mai sentito parlare di un certo Harry Potter che aveva assassinato una persona, era ancora più convinta del rimbambimento del vecchio.
Insomma se un ragazzo uccideva un uomo lo avrebbe saputo grazie ai giornali e alla televisione!
Rimase perciò impassibile quando l'uomo davanti a lei agitò in aria il ramo di legno verso la poltrona sulla quale poco prima era seduto.
-Ma cosa..?- esclamò incredula poco dopo vedendo la poltrona scomparire di fronte ai suoi occhi.
Impossibile!
Chiuse gli occhi per poi aprirli subito dopo ma, niente; la poltrona non c'era più.
Osservò sbigottita i suoi genitori che le rinviarono uno sguardo altrettanto sorpreso contornato da un lieve sorriso.
-Bene. Ora che ho la sua attenzione, signorina Wilson, è meglio che si sieda anche lei.- Annunciò Albus Silente facendo riapparire nuovamente la poltrona e sedendosi sotto lo sguardo stupefatto di tre persone.
-La nostra, sarà una lunga chiacchierata.-.

 

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