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Autore: Reagan_    02/07/2014    3 recensioni
-Chiedimelo di nuovo.-
-Mi vuoi sposare, Aud?-
-Sì.-
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Audrey, Percy Weasley | Coppie: Audrey/Percy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'Audrey, Percy e una challenge'
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Storia che partecipa alla Challenge "Otto fandom e una valaga di prompt" di Kuma_cla


Le prime volte




Percy si guardò intorno confuso, la bimba piangeva seduta nel seggiolone brandendo come arma letale un cucchiaio di plastica. Audrey piombò mezza nuda nella cucina e osservò con fare rassegnato gli schizzi di frutta omogenizzata sparsi per la cucina, raccolse da terra una ciotola e sorrise a Percy che tentava di riprendersi gentilmente il cucchiaio. Audrey sfilò con una certa forza la posata dalle mani della bambina e con un sorriso di vittoria glielo consegnò.
-Non è fatta di cristallo.- gli disse sistemando ciotole e bicchieri nel lavello.
Percy aggrottò la fronte e borbottò. Non gli piaceva ammetterlo ma Audrey ci sapeva fare con i bambini mentre lui che aveva visto ben quattro fratelli nascere e crescere non riusciva a trovare un equilibrio tra il necessario bisogno di autorità e i momenti di dolcezza. Per lui quella piccola bambina con le guance rosse e i capelli sparati in aria si meritava solo tenerezza, così cedeva ad ogni capriccio; come darle sempre e solo frullati di frutta e non di verdura.
Prese un panno umido e pulì il viso di sua figlia che ormai aveva smesso di gridare e se ne stava mogia mogia a singhiozzare un poco.
Le sorrise e la prese in braccio, quello sarebbe stato il primo giorno in cui Audrey li avrebbe completamente abbandonati.
Suo cugino Peter si era recentemente trasferito nei pressi di Leith e data la scarsa abilità con le lingue aveva confuso le date del trasloco, così ora di fronte al suo piccolo cottage vi erano ben tre furgoncini in attesa di scaricare. Audrey aveva ascoltato al telefono la richiesta di aiuto con un sorriso e aveva acconsentito a presentarsi appena poteva e magari fermarsi a cena da lui.
L'invito era stato poi steso anche a lui e a Molly ma Percy non riusciva ancora a sentirsi a suo agio con il corpulento ed arcigno cugino di Audrey, s'inventò una montagna di lavoro da sbrigare e si offrì di badare tutto il giorno alla figlioletta.
Ascoltò lo strano borbottio della bimba e le accarezzò una manina che tastava con una certa sicurezza la sua mandibola.
-Vuoi andare a giocare in soggiorno? Oppure andiamo in giardino?- chiese alla bambina che inclinò la testa quasi volesse ragionarci sopra prima di dare una risposta.
In cucina rispuntò Audrey con i pantaloni della tuta ancora slacciati, gli scarponi militari e una maglietta in mano, si avvicinò a loro due mentre si sistemava i capelli in una coda arruffata e s'infilò la maglia in fretta.
-Allora, se succede qualcosa chiama al telefono o se ti è più comodo manda un gufo. Dovrei tornare per le nove forse anche prima, dubito che Peter voglia viziarmi con una cena russa come si deve, sarò probabilmente costretta ad aiutarlo a fare delle scorte.- gli disse.
-Non ti devi preoccupare, sono in grado di occuparmi di Molly, se il tempo regge andremo a fare una passeggiata al parco.- l'assicurò Percy baciandole la fronte. Audrey gli sorrise e si protese un po' per sfiorare le sue labbra con un breve bacio, accarezzò la testa della bambina, fece un piccolo passo indietro e si smaterializzò.
Molly si voltò con un scatto e indicò il vuoto dove un istante prima vi era la madre.
-Glu!-esclamò infilandosi le dita ancora impiastricciate di frullato di pera.
-Glu torna presto.- le disse portandola verso il lavello e cercando di lavarle le manine.
-Glu, glu, glu, glu!- canticchiò Molly.
Percy ridacchiò e le asciugò le mani.
Doveva assolutamente passare più tempo con sua figlia, sembrava essere una chiacchierona di prima categoria.
Per un attimo un sordo dolore al petto lo percorse e la sua mente venne invasa dalle immagini di un altro sorriso birichino, suo fratello Fred.
Chissà cosa avrebbe detto lui se lo avesse visto, fidanzato con una bellissima donna, padre di una bimba di dieci mesi, una bella casa in una città abbastanza lontana dalla Tana e tutte le preoccupazioni del caso.
Forse avrebbe solamente riso senza dirgli molto, forse lo avrebbe preso solo in giro.
Strano ma vero avrebbe dato entrambe le braccia per sentire il fratello ridere di lui ancora.
Scrollò quei strani pensieri e si mise a fissare gli occhi chiari di Molly. La bimba fece una strana smorfia e Percy vide Audrey nel modo di arricciare del naso e delle labbra, rimase folgorato da quella piccola scoperta.
-Andiamo a passeggiare fino a Meadow Park, magari troviamo ancora quel gazebo con l'artista che fa le bolle, so che la mamma ti ci ha portato un paio di volte.-
Molly batté le mani concentrata nel fissare l'acqua uscire dal rubinetto eppure per suo padre fu il chiaro segno della superiorità intellettuale della sua bambina.



Nel marsupio Molly scalciava e si agitava contenta, fissando il mondo intorno a sé.
Percy salutò il panettiere della via che sembrava averlo riconosciuto e poco prima di entrare nel parco, un uomo lo fermò.
-Ah, lei è il marito di Audrey?- gli domandò giusto per essere certi. L'uomo era chiaramente babbano, indossava un completo blu scuro e in una mano stringeva una valigetta nera.
Sorvolò sul termine marito visto che in tre anni era riuscito a strapparle solo vago assenso all'idea di una “regolarizzazione dei fatti”, si accigliò vedendo quell'uomo molto alto e con ciocche di capelli corvini che sembravano avere vita propria.
-Sì, sono io.- disse Percy. -E lei chi è? Non credo di averla conosciuta signor … -
-Signor Brown, Matty Brown. Io e sua moglie facciamo jogging insieme di tanto in tanto.-
Percy rimase per un attimo interdetto dalla parola jogging, poi si ricordò che era uno degli sport che Audrey aveva ripreso subito dopo il parto e che aveva quasi del tutto eliminato quelle forme abbondanti che lui aveva adorato fin dal primo momento.
Fissò l'uomo confuso e riuscì a dire solo un “bene” prima di andarsene ma il signor Brown li seguì in vena di chiacchiere.
-Anche lei va da quella parte? Oh che bella bambina! Audrey ne parla molto, mi dice che è una tipetta vivace. Senta mi chiedevo che lavoro facesse.- sputò l'uomo.
-Lavoro in un ufficio pubblico.- disse Percy a denti stretti cercando di capire che cosa volesse quell'uomo da loro e perché sembrasse voler dimostrare di essere il miglior amico di Aud.
-Ah … Io lavoro in uno studio legale molto rinomato, “McKenzie”, tenga le do un biglietto da visita e via dicendo. E' sempre bene avere il contatto di un avvocato esperto come me, non si può mai sapere.- disse lui cercando di fargli l'occhiolino.
Percy si fermò improvvisamente, irritato. -E cosa vorrebbe dire?-
Il volto di Matty Brown divenne viola. Non credeva che quell'inglese del sud capisse così bene il suo accento del nord. Aveva voglia solamente di prendere in giro qualcuno e quell'uomo gli sembrava un tipo noioso, non un difficile avversario per una preda così bella come Audrey Dolohova.
-Nulla di che, solo prudenza.- disse lui allontanandosi e salutandolo frettolosamente.
Molly gracchiò qualcosa nella sua lingua e Percy concordò con lei. Quel tipo non gli piaceva per niente.
Irritato decise di tornare a casa e mise subito la bambina a dormire.
I suoi pensieri volarono immediatamente all'abitudine di Audrey di correre poco dopo l'alba. Se ne stava in giro per la città giusto una mezz'oretta e poi rientrava sudata e soddisfatta, spesso con un sacchetto della panetteria, una volta addirittura con una lampada che la vicina aveva deciso di buttare e che lei trovava perfetta per il soggiorno.
Sapeva che era un'attività diffusa ma Audrey non gli aveva mai parlato di quel Matty Brown, forse non l'aveva ritenuto necessario, forse lei era … Cosa? Sedotta da quel tizio? Affascinata? Innamorata!?
Deglutì e con uno scatto nervoso chiuse la pratica che stava leggendo.
Non gli piacevano quei pensieri, facevano nascere in lui una sorta di primitivo senso di possesso che non trovava civile. Audrey Dolohova era roba sua, insomma.
Ma lei poteva considerarsi più libera?
Infondo lui non era altro che un noioso e pomposo funzionario del ministero, un uomo grigio senza straordinarie capacità.
Un piccolo grido interruppe lo scorrere dei suoi pensieri agghiaccianti e si affiancò alla piccola culla.
Era un altro episodio di “grido unico” di Molly, solita a urlare senza un'apparente ragioni, giusto per mantenere l'attenzione su di sé.
Se ne stava pacificamente sdraiata e giocava con i piedi e le mani, cercando di acchiappare le farfalle di stoffa che volavano sopra il letto.
-Glu!- esclamò nuovamente e Percy non poté fare a meno di sorridere.
Come poteva anche solo dubitare di Audrey, ricordava perfettamente la gioia che colorava i suoi occhi ogni volta che vedeva sua figlia, le tante attenzioni che gli dedicava. Nonostante le fatiche del parto e le difficoltà delle prime settimane, non si erano mai negati anche pochi minuti di intimità, fosse anche solo starsene seduti abbracciati sul divano. Era Audrey quella che ripeteva in continuazione di essere fortunata e che lo guardava con orgoglio e gli sistemava amorevolmente ogni mattina la cravatta
Se lei si era dimostrata perfetta, lui in certi periodi era stato veramente assente.
Un compagno ed un padre ad intermittenza che si era perso un po' di prime volte. Il primo sorriso di Molly, la prima risata, il primo “Glu!”, il primo interminabile capriccio.
Erano molte prime volte perse a cui non era riuscito ad assistere.



La televisione babbana era piena di cose interessanti come i dibattici politici. Due uomini distinti stavano sbraitando per una qualche bizzarra riforma.
Per Percy erano un mondo affascinante e appena poteva si metteva seduto ad ascoltare le litanie di quegli uomini.
-Glu!- gridò la sua bambina seduta per terra su un tappeto morbido. -Glu, glu, glu!-
Lentamente Molly, seduta in mezzo a dei giocattoli sonori, portò le mani sul tappeto e piegò le gambe sotto di sé, con un certo entusiasmo decise di raggiungere gattonando un piccolo peluche volato lontano.
Percy aprì la bocca sconvolto, la sua figlia stava tranquillamente gattonando in soggiorno per la prima volta.
Si chinò accanto a lei la incoraggiò ad andare avanti. La bimba continuò fino a quando non perse aderenza e finì per stramazzare al suolo. Non pianse nemmeno, si mise solo le mani in bocca e continuò a fissare il peluche distante solo pochi centimetri.
Percy la issò sulle sue braccia e se la sbaciucchiò a lungo, le avvicinò il giocattolo e la lasciò libera di riprovarci ancora.
Aveva assistito a una prima volta.



Quando Audrey arrivò in casa, con una bottiglia di vodka in regalo da Peter e l'aria stanca, fu difficile per Percy trattenere l'entusiasmo della sua prima volta.
Audrey si era fatta una lunga doccia e indolenzita si era infilata a letto senza tante cerimonie. Si avvicinò per baciargli il collo e lo guardò sorridendo.
-Come è andata con Molly?- domandò Audrey.
Percy si tolse gli occhiali e le sorrise malizioso. -Ho assistito alla prima volta in cui ha gattonato!- le disse trionfo. -La prima volta! E' stata bravissima, voleva raggiungere un giocattolo e per poco non ci è riuscita!- le baciò la fronte e sistemò una ciocca bionda dietro l'orecchio. -Avresti dovuto esserci, è stata veloce come una lepre, da seduta ha strisciato un po' ma poi si è messa a gattonare con più sicurezza. Appena uscita dal perimetro del tappeto, ha perso aderenza con il pavimento ed è scivolata, ma non ha pianto.-
Audrey ascoltò quelle parole ad occhi chiusi e con un grosso sorriso. -Se ha già imparato a gattonare vuol dire che comincerà a girare per casa per conto suo, te lo immagini, la nostra piccola malishka sta diventando grande- disse Audrey con un po' di rimpianto.
Percy la strinse a sé e si immagino una Molly undicenne con bagaglio in mano, pronta ad andare ad Hogwarts. Si sentì immediatamente triste e preferì rimuginare sulla prima gattonata della piccola ancora un po'.
-Chi è Matty Brown?- ringhiò improvvisamente Percy spezzando lo stato di dormiveglia di Audrey che aprì un occhio e lo fissò assonnata.
-Stai parlando di un uomo alto e con i capelli scuri?- chiese la donna, svegliandosi del tutto.
-Sì, un tipo del genere, mi ha fermato al parco.- disse Percy. -Sembra conoscerti bene.-
-Dici? Sono settimane che cerco di evitarlo. E' un vicino dalla parlantina sciolta, era convinto che fossi single e poverino ci ha anche provato in maniera volgare.- ridacchiò Audrey. -Non appena gli ho detto che ero diventata madre da pochi mesi, si è trasformato in un esperto dell'infanzia, quando poi gli ho detto che avevo già un compagno ed ero soddisfatta, ci è rimasto molto male.-
A Percy non gli piacque la confessione a cuor leggero di Audrey. -Perché non ne hai mai parlato?-
-Perché non mi è venuto in mente. Mi piaci quando sei geloso.- sussurrò lei. -Mi fai sentire desiderata anche quando non dormo da settimane, ho i capelli di uno spaventapasseri e vorrei buttarmi giù da un ponte.- disse lei. -Comunque quel Matty dovrebbe preoccuparsi più di sua moglie Brigitte che presto lo “smutanderà con un divorzio epico”, così mi ha detto ieri mattina. A quanto pare, è il gallo del quartiere.-
Percy fece una smorfia.
Lavorando molto, si era perso una quantità di pettegolezzi del quartiere in cui vivevano da poco.
-Comunque dimmelo se torna alla carica che ci penso io.- disse Percy immaginandosi impegnato in una zuffa alla babbana.
Audrey rise a lungo. -Va bene mio cavaliere.-
-E per la cronaca, credo che sia necessario che tu mi sposi.- disse Percy mitigando le parole con una carezza ardita alla coscia della compagna.
-Ancora questa storia! Ci sposeremo più in là nel tempo.- disse lei, reprimendo un sospiro quando sentì le dita di Percy giocare con il suo pube e scendere lentamente fino a infilarsi dentro di sé. Gemette ed inarcò la sua schiena cercando di incontrare la mano di Percy ma lui rimase fermo e mentre le baciava il collo, alzò la testa e la fissò serio.
-Non mi muovo finché non mi dici di cosa hai paura.- sentenziò l'uomo.
Audrey si morse il labbro e frustata cercò di rimanere ferma per rispondere lucidamente.
-Nella mia famiglia nessuno si è mai sposato felicemente. Peter e Feodor sono figli di una coppia infelice. La mia prozia perse il marito in guerra due settimane dopo le nozze. Mia madre morì per il dolore che Dolohov le causò quando l'abbandonò nuovamente. Mio nonno materno aveva mille amanti … Potrei andare avanti per secoli. Ho solo … Non so come si fa. Non so come si fa a sposarsi e ad essere felici. Siamo stati sicuramente maledetti.-
Rimasero a lungo in silenzio. Percy aveva sottovalutato l'apparente ritrosia della donna scambiandola per normale fifa.
Mosse nuovamente le dita e ricominciò a baciarle il collo scendendo fino ai seni coperti dalla maglietta. Le tolse le mutandine e la maglia con una certa frenesia e continuò a stimolarla finché non la sentì irrigidirsi e sospirare languida di continuare.
-Mi vuoi sposare, Audrey Marja Dolohova?- le mormorò baciandole il ventre e risalendo pigro verso i seni.
-Percy … - gemette lei mentre tentava di spogliarlo della maglia e dei pantaloni.
-Il mio nome non è una risposta.- disse lui, ritornando su di lei, nudo e in fremente attesa. -Abbiamo poco tempo, Molly potrebbe svegliarsi fra poco. E' una risposta semplice quella che devi dare, un sì e un no.- la baciò con passione. -Non accetterò il no, ovviamente.-
Audrey chiuse gli occhi cercando di sottrarsi all'analisi di quelle iridi azzurre. -Chiedimelo di nuovo.-
-Mi vuoi sposare, Aud?-
-Sì. Voglio sposarti Percy.-
Si sorrisero baciandosi e dimenticarono il resto del mondo.



Una volta che accaldati e ansimanti, si abbracciarono per cercare di dormire qualche ora prima dell'alba, Percy sorrise allegro. Era riuscito ad avere ben due prime volte quel giorno. Il primo sì definitivo di Audrey e la prima gattonata di Molly, poteva sicuramente dormire sonni tranquilli. Quello che non poteva sapere era che Audrey gli aveva candidamente omesso che la prima gattonata di Molly avvenne una settimana prima, progettando una prima volta per Percy, un piccolo momento da custodire nel cuore gelosamente. Strinse il braccio del futuro marito, contenta di essere riuscita a regalargli in gran segreto qualcosa di unico. Stanca ma soddisfatta e un pochino emozionata per la proposta di matrimonio, si addormentò felice.

   
 
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