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Autore: Koori_chan    03/07/2014    2 recensioni
Leth ha diciannove anni, un carattere solare e ben poco aggraziato e un'abilità sorprendente nel muoversi senza farsi notare.
E' per questo che, per mantenersi, ruba su richiesta. Nobili o borghesi, ricchi o poveri, per lei c'è poca differenza, dopotutto ciò che conta è avere qualcosa da mettere sotto i denti a fine giornata.
Tutto cambierà quando, catturata e venduta come schiava, sarà acquistata da uno straniero dai modi misurati e dallo sguardo stanco e penetrante.
E' così che Leth conosce Krohs e il motivo che lo ha condotto a viaggiare per le Quattro Grandi Terre ed è così che da ladruncola di periferia, la giovane si ritroverà catapultata, suo malgrado, in qualcosa di enorme.
L'unico modo di porre fine al disastro che incombe?
Risvegliare ciò che da tempo, ormai, giace silente sotto la cenere.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo VII







La casa della vecchia Lyd era molto più grande di quanto non sembrasse dall’esterno.
Varcata la soglia, Leth si ritrovò in un ampio salone stracolmo di chincaglierie di ogni tipo: di fronte all’ingresso vi era un caminetto in ardesia, sulla mensola decine di barattoli dai contenuti sconosciuti. In mezzo alla sala troneggiava un tavolo di legno sul quale erano accatastati libri, rotoli di pergamena e scampoli di stoffa, e abbandonate qua e là per la stanza se ne stavano alcune poltrone stracariche di cuscini e un paravento decorato con il disegno di un drago, probabilmente un oggetto di antiquariato.
- Presto, aiutami a metterlo sul tavolo! – esclamò la donna, facendo cadere libri e quant’altro per terra senza alcun ritegno per liberare il piano di legno levigato.
Con estrema fatica Leth adagiò il corpo inerme del suo compagno di viaggio e si spostò lateralmente per lasciare campo libero alla vecchia Lyd.
- Cosa è successo? – domandò mentre si spostava un ricciolo scuro da davanti agli occhi e apriva senza garbo la camicia di Krohs, esaminando la fasciatura per poi rimuoverla velocemente.
- Eravamo al guado sul Kirib… Siamo stati attaccati dagli uomini dell’Imperatore… - balbettò flebile, ancora scossa dal ricordo di quanto accaduto poche ore prima.
- E c’era un tizio… Aveva due medaglioni, e ha pugnalato Krohs… Dei, ditemi che non morirà… -
Lo sguardo di Lyd si fece cupo.
- No, se ci sbrighiamo. Esci dalla porta a destra e prendimi due secchi d’acqua al pozzo, svelta! – ordinò mentre con un gesto della mano accendeva il fuoco nel camino.
Leth fece come ordinato e si ritrovò in un piccolo cortile interno al centro del quale se ne stava un pozzo in pietra. Mise in moto la carrucola e riempì due dei tre secchi abbandonati ai piedi del pozzo, poi tornò in casa di corsa, cercando di non versare l’acqua che ondeggiava pericolosamente fino all’orlo dei recipienti.
- Presto, versali nel paiolo e dimmi quando bolle… - le ordinò la donna, che stava trafficando per fermare l’emorragia.
- Male, male… - la sentì sussurrare Leth, con il solo risultato di spaventarsi ancora di più.
Sospirò e chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi.
No, Krohs non l’avrebbe mollata in quel casino.
Ce l’avrebbe fatta e sarebbe tornato a punzecchiarla come sempre, sarebbe guarito e l’avrebbe aiutata a padroneggiare una volta per tutte quella dannata magia che aveva già causato loro tanti problemi.
- Signora, l’acqua! – avvisò quando vide la superficie incresparsi e le bolle salire a galla.
La donna alzò appena gli occhi e agitò una mano in sua direzione.
- Il terzo barattolo da destra, una manciata abbondante. Rimescola e aggiungi un cucchiaio della prima ampolla a sinistra. Quando diventa denso versane un mestolo in quella coppetta e portamelo. – spiegò senza nemmeno degnarla di uno sguardo.
Leth versò un pugno di foglie triturate di chissà quale pianta esotica, e sobbalzò quando l’acqua mandò un forte bagliore aranciato, poi aggiunse il liquido trasparente dell’ampolla e stette ad osservare finchè il contenuto del paiolo non divenne verde e limaccioso.
- Dovrebbe andare… Su, sbrigati, dammelo qui… - e senza nemmeno aspettare le strappò di mano la ciotola colma di quella sostanza densa e appiccicosa e prese a spalmarla sulla ferita, mentre l’aria attorno alle sue mani pareva illuminarsi appena, come se avesse nascosto con i palmi la fiammella di una candela.
Leth si avvicinò, il respiro ancora rotto dalla paura e dal dolore.
La donna impose le mani sulla ferita e chiuse gli occhi, una piccola ruga apparve fra le sue sopracciglia sottili.
Krohs spalancò gli occhi così all’improvviso che Leth non riuscì a trattenere un grido, ma fu questione di un attimo, la testa gli ricadde sul legno come inanimata, i capelli scuri sparsi sul viso.

Non sarà mica…?

La vecchia Lyd si asciugò le mani in uno straccio raccattato da terra e si lasciò cadere su una poltrona, esausta.
- Fuori pericolo. – comunicò con un grande sospiro.
- Avrà la febbre per un paio di giorni, ma almeno è salvo. Mica semplice ammazzare uno con la pellaccia dura come la sua… - commentò con un ghigno sghembo.
Finalmente si decise a posare lo sguardo su Leth, alzando appena un sopracciglio.
- Santi Dei, ragazza, sei conciata davvero in un modo pietoso! – esclamò nel notare i suoi capelli arruffati e il ventre e le braccia sporchi di sangue.
Si alzò in piedi e si guardò intorno, la mente occupata da chissà quali pensieri, poi sbuffò.
- Guarda te se doveva recarmi tutte queste grane… - borbottò, avvicinandosi a Krohs e facendo cenno alla giovane di avvicinarsi.
- Su, aiutami, lo portiamo di sopra… -
Fra sbuffi e imprecazioni salirono la scala di legno scricchiolante che conduceva al corridoio del piano superiore, sul quale si affacciavano diverse porte intarsiate.
Lyd ne aprì una con un colpo d’anca e trascinò Krohs, ancora privo di sensi, fino a un grande letto dalle coperte rimboccate.
- E ora vieni, o mi inzacchererai tutta la casa di sangue… - fece poi, incamminandosi fuori dalla stanza e verso la fine del corridoio.
Leth la seguì in silenzio, ancora non riusciva a decidere se la trovava odiosa o sopportabile.
- Allora, alla fine anche il vecchio Krohs si è deciso a viaggiare in compagnia, eh? E dimmi, ragazzina, come ti chiami? –
- Leth. – sbuffò, infastidita da quel continuo apostrofarla come se fosse stata una bambina.
Nonostante Krohs fosse fuori pericolo non si era ancora ripresa dallo spavento di quella notte, e non si capacitava di come quella Lyd potesse prendere la faccenda tanto alla leggera. Dopotutto una straniera si era appena presentata alla sua porta con un uomo pugnalato al cuore, non era certo qualcosa di comune!
- Leth… “Aurora” nell’Antica Lingua! Sicuramente di buon auspicio in questo mondo senza luce… -
Seguì la padrona di casa fino a un’altra scaletta che portava in una stanzetta al terzo piano. Di fronte a una piccola finestrella che dava sul lago vi era una grande vasca di maiolica con una tubatura di metallo che sporgeva dal muro proprio lì sopra.
Lyd armeggiò con alcune valvole e l’acqua prese a sgorgare dal tubo, riempiendo pian piano la vasca.
- Così mi ha portato una compatriota del Sud… Hai un accento strano, sei della Valle? – domandò, raccogliendo i lunghi capelli neri e mettendo così in mostra un paio di orecchie a punta.
Leth scosse il capo.
- Vengo dalle Selve, signora. Sono di Tani. – spiegò, stupendosi nello scoprire che anche Lyd era originaria dalle Lande Selvagge.
Erano anni che non incontrava qualcuno delle sue terre, e nonostante le circostanze si sentì un po’ meno sola.
- Ah, Tani… - mormorò la donna, il capo abbassato e una mano abbandonata nell’acqua mentre se ne stava seduta sul bordo della vasca.
- Mi ci recavo spesso, una volta… Per lavoro, sai. Ero amica dell’armaiolo. Mai conosciuto qualcuno migliore di lui nel suo mestiere. Ormai non ne forgiano più lame belle come quelle… - continuò con una nota di malinconia nella voce.
Leth sussultò, un sorriso orgoglioso ad incresparle le labbra.
- L’armaiolo? Io… io sono sua figlia… - spiegò mentre la mano correva istintivamente all’elsa del suo pugnale, questa volta ad accarezzarla e non a stringerla pronta alla battaglia.
Lyd si alzò in piedi e si asciugò le mani nella vestaglia blu. L’aria brusca e disinteressata di poco prima sostituita da un sorriso intenerito da quella confessione.
- Pensa te che strana coincidenza! Si da il caso che sia stata io a farti nascere… - raccontò.
- Sei nata in anticipo, quella poveretta di tua madre ha penato tanto per darti alla luce… E’ stata una fortuna per lei che mi trovassi in paese! E guarda un po’ che bella fanciulla che sei diventata. Non l’avrei mai detto a giudicare da quel mucchietto di ossa che eri… -
Leth sorrise imbarazzata.

Doveva essere un complimento?

- Siete una levatrice? – domandò in un sussurro.
Quella donna la metteva in imbarazzo: non riusciva a inquadrarla del tutto…
Lyd scoppiò a ridere, una risata che le parve quasi di scherno.
- Una levatrice? Anche! Levatrice, guaritrice, riparo oggetti e vendo amuleti. Tutto ciò che può portare aiuto e sollievo a questa povera gente… Chi ha un dono deve metterlo al servizio del suo prossimo… - aggiunse pensierosa.
- Coraggio, lavati di dosso tutto questo sudiciume e scendi in salotto, avrai fame… - la congedò poi, sparendo in un fruscio di stoffa dietro la porta.
Leth rimase immobile per qualche momento, poi si spogliò dei suoi pochi abiti e li lasciò cadere a terra, scivolando silenziosamente nella vasca.
L’acqua era tiepida e profumata dai sali colorati che la padrona di casa vi aveva versato prima di uscire.
Reclinò indietro la testa e chiuse gli occhi, accarezzata dalle prime luci del giorno che filtravano dalla piccola finestra.
Ce l’aveva fatta.
Aveva trovato a vecchia Lyd e aveva salvato Krohs.
In un solo momento percepì la tensione della notte crollare sulle sue spalle e si sentì improvvisamente stravolta.
Aveva una fame terribile iniziava a rendersi conto seriamente del suo aspetto: faceva veramente ribrezzo.
Prese a strofinarsi con foga e si lavò di dosso sangue e paura, lasciando che i muscoli si distendessero trovando un po’ di conforto nell’acqua calda.
Apparve al piano terra dopo una ventina di minuti, i capelli ancora bagnati raccolti in una treccia stretta e vestita con gli abiti nuovi.
- Vi ringrazio, signora, non so davvero come sdebitarmi con voi… - mormorò tormentandosi la punta gocciolante della treccia.
Lyd se ne stava seduta su una comoda poltrona davanti a una grande finestra con vista lago, fra le mani una tazza fumante.
- Tanto per cominciare smettila di darmi del voi e di chiamarmi signora, non sono così vecchia… - esordì facendole cenno di sedersi di fronte a lei.
Leth ne approfittò per studiare meglio la sua fisionomia.
Gli occhi mostravano un’antica saggezza e dedusse che doveva avere su per giù l’età di Krohs, ma il viso non recava alcun segno del tempo, la pelle perfetta e abbronzata sembrava marmo levigato ad arte dallo scalpellino.
Aveva le iridi del colore delle profondità del lago, di un blu così torbido da sembrare quasi nero; le palpebre erano truccate pesantemente così come le ciglia lunge, e il tatuaggio di un simbolo arcano le copriva la guancia e la palpebra sinistre.
Indossava un ampio abito bianco e un corsetto rosso mattone, diversi scialli colorati e una fascia verde che le teneva i capelli ricci e neri come l’ebano fermi in una complicata acconciatura.
Doveva tenere molto al suo aspetto.
In effetti, in tutta la sua vita, Leth non aveva mai visto una donna così affascinante e bella senza dover essere volgare.
Prese posto nella poltrona di fronte a lei e sprofondò fra i cuscini, estasiata dalla loro morbidezza e fu in quel momento che notò il medaglione verde a forma di goccia che la padrona di casa portava al collo.
- Vedo che sei a conoscenza di molte cose, Leth. – sentenziò Lyd, che aveva colto il suo interesse nei confronti del ciondolo.
- Come avrai ben capito anche io so usare la Magia, ma qui in paese credono tutti che le mie conoscenze si limitino all’erboristeria e all’antica arte medica. – raccontò, porgendole una tazza di tè alla menta e un vassoio di biscotti.
Leth divorò avidamente una manciata di biscotti e bevve un sorso di tè, godendosi il liquido caldo che scivolava giù per la gola.
- Hai detto di essere delle Lande Selvagge… - osservò dopo aver inghiottito un altro biscotto.
Lyd annuì con grazia, sul viso la stanchezza dei ricordi.
- Sono nata a Jhazal quando ancora era una capitale prospera e libera. Tempi ormai dimenticati… Sono stata costretta a fuggire e tenere nascosti i miei poteri, ho trascorso molti anni in cerca di un luogo sicuro e alla fine mi sono stabilita qui a Leksaahl. – spiegò con amarezza.
Poi parve riscuotersi e drizzò la schiena, i cerchi d’oro che portava ai lobi a tintinnare nel movimento.
- Ma adesso basta parlare di me. Raccontami come mai Krohs si è ridotto in quello stato e vediamo se potrò esservi d’aiuto… -
Leth appoggiò la tazza fumante su un tavolino basso e prese a raccontare di come avesse incontrato Krohs, del perché avesse deciso di seguirlo e di tutto quello che era capitato loro da quando avevano lasciato Agrat.
Ogni tanto Lyd la interrompeva con qualche domanda, oppure annuiva interessata al racconto. Solo quando Leth le spiegò dell’ipotesi di Krohs riguardo all’essere una Portatrice Innata la donna parve accigliarsi.
- Aspetta un momento. Vuoi dirmi che sei in grado di evocare la Magia senza l’aiuto dei Medaglioni? –
La giovane incassò la testa nelle spalle, terrorizzata dall’idea di aver rivelato qualcosa che avrebbe fatto meglio a tenere per sé.
Eppure Krohs si fidava della vecchia Lyd, e decise di fare lo stesso.
Aprì la mano destra e chiuse gli occhi, concentrandosi.

Dalla mente al cuore, dal cuore alla mano.

Improvvisamente un’allegra fiammella prese a scoppiettare sul suo palmo, illuminandole il viso di tenui bagliori.
Lyd la osservò con ammirazione.
- Molto bene… Sei rapida ad evocare l’energia… Krohs ha fatto proprio un buon lavoro… E quindi Oluk non è riuscito a riparare il suo medaglione, eh? – aggiunse alzandosi in piedi, una smorfia impercettibile a solcarle le labbra nel pronunciare il nome dell’uomo.
- Ovviamente. – aggiunse poi, la voce intrisa di un sentimento che Leth non fu capace di comprendere.
I due si conoscevano, ed evidentemente fra loro non scorreva buon sangue.
La donna scomparve un momento dietro al paravento con il drago, per riemergerne poco dopo con un grande cesto di vimini.
- Devo andare in paese a fare delle commissioni, non ti disturba restare qui da sola, vero? – domandò, già con la mano sul pomo della porta.
Leth scosse la testa, consapevole che una sua differente risposta non avrebbe minimamente influenzato i piani della padrona di casa.
Dopotutto era una donna delle Lande Selvagge proprio come lei, e gli abitanti di quelle terre erano noti per la loro proverbiale testardaggine.
Rimasta sola, finì di sorseggiare il suo té ormai raffreddatosi e prese a gironzolare per la casa, la sua sconfinata curiosità stuzzicata da tutti gli strani oggettini che pendevano dai chiodi alle pareti e dalle ampolle e dai barattoli sistemati sulle mensole.
Per quanto i suoi atteggiamenti la irritassero non poteva certo negare che quella Lyd fosse una figura ricca di fascino e mistero.
Proseguì la sua ispezione della casa fino al piano superiore, ma molte delle stanze erano chiuse a chiave o vuote, e non aveva voglia di scassinare le serrature con il rischio di farsi beccare e far infuriare la donna.
Dopotutto era solo grazie a lei se Krohs era fuori pericolo, e sebbene Leth sentisse fortissimo l’istinto di sgraffignare qualcosa, cercò di trattenersi, disgustata dal solo pensiero di tradire la sua ospitalità.
Tornando indietro si fermò un momento di fronte alla camera di Krohs, indecisa sul da farsi, poi spinse piano la porta e scivolò all’interno senza fare rumore.
Non era una stanza eccessivamente grossa, ma la grande finestra la faceva sembrare più spaziosa di quanto non fosse in realtà. Una piccola porta a vetri conduceva su un balcone di legno pieno di fiori al quale erano appese alcune bandiere bianche.
Leth lasciò che il suo sguardo vagasse sulla mobilia -un armadio, uno scrittoio e il grande letto a baldacchino- e che indugiasse sui dipinti e le mappe appese alle pareti.
Per un momento ebbe la strana sensazione che qualcuno avesse vissuto lì per molti anni e che se ne fosse andato all’improvviso, lasciando per tutto quel tempo la stanza immutata dall’ultima volta in cui vi aveva soggiornato.
Che fosse il compagno di Lyd? O forse un suo parente?
Si avvicinò lentamente al letto e si sedette sul bordo, guardando con dolcezza il volto di Krohs appena infastidito dalla febbre che stava salendo.
Era ancora pallido, ma non era il pallore di morte che aveva scorto durante la notte: quella era solo stanchezza, e con un lungo sonno rigeneratore era certa sarebbe tornato tutto come prima.
Si sorprese nel rendersi conto di quanto, in quel poco tempo, Krohs fosse diventato per lei più importante di qualsiasi altra cosa.
Da quando era rimasta sola, quella terribile notte a Tani, aveva evitato scrupolosamente di affezionarsi alle persone, consapevole che così avrebbe senz’altro sofferto di meno quando fosse giunto il momento di abbbandonarle, e ci era sempre riuscita.
Almeno fino a quando non aveva incontrato Krohs.
Era stato subdolo, filtrato sottopelle come un veleno, eppure non riusciva a rimproverarsi di quella debolezza.
Giorno dopo giorno aveva abbassato le difese, permettendo a quell’uomo di scaldarle il cuore e ricordarle cosa fosse vivere per qualcuno e non solo per inerzia.
Le aveva restituito la speranza persa anni prima, le aveva offerto un nuovo motivo per sorridere alla vita, per trovare ogni giorno la forza di alzarsi e dare il meglio di se.
Krohs aveva riportato il sorriso sulle sue labbra stanche, e di quello non poteva che essergli grata.
Gli accarezzò il viso in un gesto materno, scostandogli appena i capelli dalla fronte, e sorrise quando quello aprì stancamente gli occhi.
- Dovresti dimagrire un po’, non è stato piacevole trascinarti fin quassù… - sussurrò scoprendo i denti in un’espressione di pura gioia.
Krohs ghignò a fatica.
- O forse sei tu ad essere deboluccia… - mormorò a fatica.
Spostò lo sguardo a destra ed emise un sospiro rotto dal dolore.
- Ce l’hai fatta, alla fine… - commentò.
- Hai trovato la vecchia Lyd… - aggiunse.
La ragazza annuì.
- Siamo davvero così odiosi, noi del Sud? – domandò causando una leggera risata nel suo interlocutore, che strinse appena gli occhi per dominare una fitta al cuore.
- Bisogna saperla prendere, è una brava ragazza… - fece con aria di chi la sapeva lunga.
Leth tacque, una domanda a tormentarle la coscienza.
Da quanto tempo si conoscevano, lui e la vecchia Lyd? In che rapporti erano? Dopotutto lei non sapeva nulla di Krohs se non quel poco che aveva intuito in quei giorni di viaggio.
- Le ho raccontato cosa è successo e ha detto che riparerà il tuo medaglione. – disse invece, sopprimendo quell’interrogativo che le pungolava il cuore.
Cos’era, gelosia? Che assurdità.

Piantala, Leth. Non hai alcun diritto di precedenza su di lui.

Quella considerazione però, anziché distoglierla da pensieri sconvenienti, la fece avvampare in modo vergognoso.

Dei, di male in peggio!

Fu la voce di Krohs a riportarla alla realtà, mentre le dita dell’uomo andavano a intrecciarsi con le sue.
- Sei stata brava, Leth… -  sussurrò in un soffio.
Chiuse gli occhi, e il suo respiro si fece di nuovo profondo e cadenzato: si era riaddormentato.
La ragazza trattenne il respiro e fece scivolare lentamente la sua mano via dalla presa lieve del compagno.
Si chinò su di lui, posando un bacio leggero sulla sua fronte calda di febbre e uscì sul balcone, lasciando che il vento le scompigliasse i capelli ormai quasi del tutto asciutti.
Di fronte a lei, l’immensa distesa del Lago Dailar scintillava sotto i tiepidi raggi del sole del mattino, punteggiata di bianco e di rosso dove le vele delle imbarcazioni catturavano il vento e si spostavano placide increspando la superficie dell’acqua.
Lunghi pontili si addentravano verso il centro del lago, le fondamenta avvolte dalle alghe verdi e viscide e le alte case di legno a slanciarsi verso l’infinto del cielo.
Chiuse gli occhi e inspirò profondamente, le narici assediate da mille odori diversi.
Percepì la nota pungente del pesce appena pescato, odore di spezie scambiate con l’altra sponda, il profumo degli abeti e della resina portato dal vento che giungeva dalla foresta all’ombra della quale stavano quiete le case costruite sulla terraferma.
Si sorprese nell’individuare fra i mille rumori le grida dei gabbiani, convinta com’era che non si sarebbero mai spinti così lontano dalla costa.
Insieme a loro, le ali spalancate in posa statuaria, se ne stavano sui tetti delle case decine di cormorani scuri come la notte.
Uno di essi si alzò pigramente in volo, planando placido fino alla barca di un pescatore.
Incuriosita, portò una mano a schermare i raggi del sole e osservò meglio la scena, sorridendo nel vedere il vecchio regalare un pesce al pennuto e quello ringraziarlo con una leggera ed amichevole testata sul braccio.
Aveva sentito parlare della pesca con il cormorano, ma mai avrebbe immaginato che fra uomo e bestia potesse instaurarsi un simile legame.
Si sedette sulla spessa ringhiera di legno e portò un ginocchio al petto, stendendo l’altra gamba, poi appoggiò il capo sulle braccia incrociate e si perse nella contemplazione del panorama che si apriva di fronte ai suoi occhi, a ovest l’immensa distesa lacustre e ad est, in lontananza, le montagne di casa.
E mentre la brezza sollevava con delicatezza le sottili bandiere bianche appese qua e là ai balconcini della casa di Lyd, Leth comprese per quale motivo Krohs avesse deciso di trascorrere così tanto tempo in quel luogo.
Il Lago era pace, serenità.
Pur da straniera si sentiva parte di quel posto, quasi Leksaahl avesse atteso pazientemente il suo arrivo trattenendo il respiro.
Non avrebbe saputo dire con precisione quanto tempo era trascorso da quando si era seduta lì, ma il sole era già alto sull’orizzonte quando la voce squillante di Lyd la fece sobbalzare, infrangendo quel momento di quiete come un cristallo.
- Hey! Vuoi ammazzarti? Scendi da lì e vieni a occuparti del tuo cavallo! – urlò la donna dal pontile, le mani attorno alla bocca ad amplificare il suono.
- Dei, il cavallo! –
Come aveva potuto dimenticare la bestiaccia?!
Balzò giù dalla ringhiera e scivolò all’interno della stanza, facendo attenzione a non svegliare Krohs e precipitandosi fuori dalla grande casa di legno.
L’animale aveva percorso il pontile a ritroso e aveva raggiunto la terraferma, e al momento era intento a rosicchiare l’ostinata radice di chissà quale pianta.
- Puoi tenerlo dietro casa mia, ho un piccolo terreno al limitare del bosco. – le concesse Lyd mentre la ragazza prendeva il povero animale per i finimenti e lo conduceva lungo i passi della donna.
Raggiunsero un prato che terminava nella sponda limacciosa del lago, proprio dietro alla casa. Accanto al praticello circondato da uno steccato si ergevano quattro muretti in pietra, che Leth scoprì essere i muri perimetrali del cortile con il pozzo.
- E’ tutto collegato… Il pozzo porta l’acqua potabile, mentre quella per lavarsi la prendo direttamente dal lago con un sistema di pompe… - spiegò la padrona di casa indicando un intricato grumo di tubature che faceva capolino dal pelo dell’acqua appena sotto alla palafitta, mentre la ladra legava il cavallo alla staccionata.
- La Grande Terra avrà certamente portato devastazione, ma le loro conoscenze idrauliche sono davvero mirabili… - commentò poi conducendo la ragazza nuovamente all’interno del salotto e sistemando sul tavolo i suoi acquisti.
- Appena Krohs si sarà rimesso vedremo cosa posso fare con il suo medaglione… - considerò fra sé e sé sistemando delle spezie in un grande barattolo di terracotta e accendendo il fuoco sotto al paiolo con uno schiocco delle dita.
- Serve una mano? – domandò Leth, ancora un po’ in soggezione di fronte ai modi della guaritrice.
Quella ghignò, un’espressione che la terrificò.

No, non promette nulla di buono.

Pensò deglutendo.
Come da pronostico, la donna le riversò addosso una quantità infinita di ordini, ma non fu certo quello a preoccuparla.
- Vammi a prendere dell’acqua al pozzo e sbuccia tre patate, poi taglia i sedani e versa tutto nel paiolo. Mentre aspetteremo che sia pronta la zuppa vedremo un po’ come gestire i tuoi poteri. Non sia mai che sia solo quella vecchia volpe di Krohs a potersi divertire un po’! -






 
Note:

-suono di trombe e rullo di tamburi-
Rieccomi qui, Signore e Signori,  con un nuovo capitolo di Sotto la Cenere! :DDD
No, non sono morta, lo giuro. E' che domani ho ben due esami e capirete quindi che gli ultimi tempi sono stati abbastanza impegnativi per la sottoscritta... ^^"
Il caro Krohs è fuori pericolo, grazie al cielo!
No, non avrei mai potuto ucciderlo già al capitolo 6, lo amo troppo per farlo fuori così presto! XD
Qui facciamo la conoscenza di un nuovo personaggio, la vecchia Lyd, che ruba un po' la scena alla nostra ladruncola preferita. Una tipa strana, che nel corso della storia svelerà un carattere dalle mille sfaccettature: come dice Krohs, bisogna saperla prendere... xD
Ma se pensate che l'atmosfera serena e pacifica di Leksaahl possa portare un po' di tranquillità ai due poveri viandanti vi sbagliate di grosso: il peggio deve ancora arrivare~

Come sempre grazie mille a tutti quanti per il supporto e specialmente per la pazienza di aspettare gli agggiornamenti! <3
A presto! (spero xD)

Kisses,
Koori-chan





A proposito! Sono giunta alla conclusione che EFP mi vuole male.
Per le immagini vi metto il link a tumblr, che facciamo prima... xD

Ecco qua Leth e Krohs
...


http://31.media.tumblr.com/eb7baf2c86586725bf6a3c06d23c8566/tumblr_n5xmtiBQoC1rarwk3o1_500.jpg

E la malefica mappa... xD

http://31.media.tumblr.com/fb0b6132595d6a065a1da449dc5d1bec/tumblr_n8560dIOoc1rarwk3o1_500.jpg
 
  
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