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Autore: bubs89    03/07/2014    1 recensioni
Non appena la donna fu uscita dall'appartamento, Sherlock si alzò con foga e si sporse dalla porta.
-Signora Hudson!- ululò -Del tea!- ordinò perentorio per poi tornare a sedersi, contrariato.
-Ma non è partita?- domandò Hailey indicando la porta, dubbiosa.
-Chi?- chiese Sherlock corrugando la fronte.
-La signora Hudson.- ribatté la rossa con una scrollata di spalle.
-Oh. Si.- si ricordò lui inarcando il sopracciglio -D'accordo, allora. Niente tea e tu che ti intrometti nel mio lavoro. Una giornata davvero elettrizzante.- commentò sarcastico tamburellando le mani sulla poltrona.
Genere: Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jim Moriarty, John Watson, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Io ho un grave problema, signor Holmes.- mormorò l'uomo posando la tazza di tea sul piattino. La mano tremò appena facendo tintinnare la porcellana. Alcune gocce della bevanda scivolarono lungo il bordo ricurvo.

-Beh, questo è cristallino, signor Dafford.- replicò Sherlock Holmes con un sorriso talmente breve da risultare impercettibile -Se fosse così gentile da parlarcene ci risparmieremo tempo prezioso.-

L'uomo annuì, si appoggiò allo schienale della poltrona e infilò la mano nella tasca interna della giacca. Ne estrasse una foto. A giudicare dai bordi leggermente rovinati doveva essere vecchia di qualche anno. La porse al consulente investigativo.

Sherlock la prese e la guardò brevemente per poi passarla a John Watson che, seduto alla scrivania alle loro spalle, aspettava che l'uomo esponesse loro il caso. Per il momento il suo taccuino riportava unicamente la data e il nome del loro possibile nuovo cliente.

La foto ritraeva una giovane ragazza. Era ritta in piedi, le braccia incrociate, le spalle leggermente incurvate. L'espressione del suo viso comunicava una totale avversione verso la fotocamera. Nessun sorriso, nessun accenno di complicità. Si limitava a fissare l'osservatore con aria ostile, strafottente. Aveva lunghi boccoli rossi. Un ciuffo le ricadeva davanti al viso, come un luminoso sipario. Aveva lineamenti eleganti, antichi. Occhi grandi, scuri. Labbra piccole, forse troppo, per il suo volto. Sul collo, seminascosto dai capelli scuri, si intuiva la forma di un tatuaggio.

-Quella è... era mia figlia.- il signor Dafford si passò una mano sul viso -Si chiamava Haile. La foto è stata scattata cinque anni fa. Aveva diciotto anni.- l'uomo si interruppe -Hailey è morta pochi giorni dopo che è stata scattata.- raccontò l'uomo con voce rotta.

-Mi dispiace.- disse automaticamente John vedendo il cliente asciugarsi una lacrima.

Sherlock rimase in attesa, impassibile.

L'uomo fece un cenno con la mano. Riprese fiato e infilò nuovamente la mano nella giacca prendendone un secondo oggetto. A prima vista il ritaglio di un articolo di giornale.

Lo guardò, ipnotizzato. Poi, con un sospiro spezzato, lo allungò a Sherlock Holmes.

Era decisamente la foto a corredo di un articolo del Times, lo spessore della carta, la porosità, e il tipo di inchiostro era inconfondibile. L'immagine ritraeva un eminente uomo politico, il più quotato come nuovo candidato al ruolo di Primo Ministro. Era una foto catturata in strada, durante una “spontanea” passeggiata per il mercato di Portobello Road. E sullo sfondo, tra le decine di persone accalcate nello stretto passaggio creato dalla bancarelle, spiccava un volto pallido, incorniciato da lunghi capelli corvini. Sul lungo collo flessuoso linee scure si intrecciavano a formare quello che sembrava il pungiglione di uno scorpione. Data la proporzione e la posizione, il tatuaggio doveva proseguire dietro la base del collo.

Holmes esaminò il ritaglio e passò anche questo al collega.

-Dove a preso questo, signor Dafford?- si informò Watson osservando la foto.

-È uscito sul Times, cinque giorni fa.- rispose l'uomo, meccanicamente.

-E lei crede che la ragazza in questa foto sia sua figlia?- domandò l'ex medico militare con il maggior tatto possibile.

L'uomo rimase in silenzio per alcuni secondi. Poi, con tono deciso, rispose:

-Si, è lei, la riconoscerei ovunque.-

-Come è morta la ragazza?- chiese Sherlock aggrottando la fronte.

-Hailey.- lo corresse il signor Dafford, infastidito. Il consulente investigativo roteò gli occhi.

-Si, Hailey. Come è morta?- ripeté con voce seccata.

-La sua auto è stata ritrovata in un dirupo. Carbonizzata. È uscita di strada mentre ritornava a casa.- raccontò l'uomo con voce tremante.

-Ha visto il cadavere?- volle sapere Sherlock. John fece un verso indispettito in direzione dell'amico.

-Si... io... l'ho visto.- rispose il signor Dafford, le unghie conficcate nel tessuto della poltrona -Lei... era completamente irriconoscibile.-

-Aveva mai dubitato che fosse sua figlia quella ritrovata nell'auto?- domandò Watson appuntando i dati finora rilevati nel suo taccuino.

-No. La macchina era la sua. Sono stati ritrovati alcuni suoi effetti personali scampati alle fiamme. Non c'era alcun motivo di pensare...- le parole dell'uomo di persero in un respiro strozzato -Scusatemi.- mormorò prendendo un fazzoletto dalla tasca per asciugarsi il viso.

-Non capisco perché è venuto da noi, signor Dafford.- intervenne Sherlock.

-Ma...- il cliente strabuzzò gli occhi, spostando lo sguardo tra i due uomini, confuso -Per trovarla! Io so che è lei, signor Holmes.- ribatté con aria straziata.

-Signor Dafford, la questione potrebbe essere risolta molto facilmente: faccia riesumare il cadavere seppellito nella tomba di sua figlia e confronti il DNA del corpo con il suo.- disse Holmes con un sospiro annoiato.

-Sherlock.- lo ammonì John, risentito dal poco tatto dell'amico.

-Non mi è possibile farlo, signor Holmes.- dichiarò il signor Dafford -Vede, Hailey è stata cremata.- raccontò tristemente.

Sherlock sbuffò visibilmente scontento.

-Signor Dafford, la somiglianza tra le ragazze ritratte nelle due foto è evidente, ma potrebbe essere solo questo: una somiglianza molto spiccata. È ovvio che lei speri che sua figlia sia ancora viva, ma, se lo fosse, perché non avrebbe provato a contattarla? Perché avrebbe dovuto fingersi morta?- domandò John dubbioso.

Il cliente sospirò a fondo.

-Mia figlia era una ragazza molto intelligente.- iniziò a raccontare -Lo era sempre stata, fin da bambina. Ha finito il liceo a soli quattordici anni. Prima di... Prima dell'incidente stava per conseguire la sua prima laurea. Eccelleva in tutte le materie, ma era l'informatica la sua vera passione. Aveva avuto qualche disguido con la legge a causa di questo suo... talento. - l'uomo sorrise, un sorriso amaro -Era stata contattata da decine di aziende, aziende molto importanti. Ma c'erano state altre offerte più... discrete.- sospirò -Pochi giorni prima dell'accaduto si erano presentati due uomini a casa nostra. Vestito scuro, occhiali da sole. Avevano dei gemelli identici ai polsini della camicia, come delle piccole “w” arrotolate. So che descriverli in questo modo sembra quasi... ridicolo, ma dovete credermi: non lo erano affatto. Mia figlia non era in casa, si rifiutarono di rispondere alle mie domande o di comunicarmi qualsiasi informazione. Se ne andarono e basta. Signor Watson io non sono un teorico della cospirazione, sono una persona con i piedi per terra.- s'interruppe -Ma so per certo che quella è mia figlia.- asserì l'uomo con una decisione mai dimostrata fino a quel momento.

-Accetto il caso.- dichiarò Sherlock unendo le mani e appoggiandole alle labbra.

-Sherlock sei sicuro?- domandò John con un sorriso tirato sulle labbra. L'amico lo ignorò, si alzò in piedi e iniziò a passeggiare per il salottino.

-Signor Dafford lasci i suoi recapiti al signor Watson, la ricontatteremo appena ci saranno degli sviluppi.- mormorò Sherlock misurando la stanza con passi lenti.

Il cliente sembrava scioccato dallo svolgersi della situazione.

-Sei davvero convinto che si tratti della stessa ragazza?- chiese John osservando dalla finestra il signor Dafford salire su un anonimo taxi nero.

-La somiglianza, come hai detto tu, è davvero spiccata.- ribatté Sherlock pensieroso -Il tatuaggio sul collo, la piccola cicatrice sopra l'occhio sinistro.- elencò il consulente investigatore.

-Piccola cicatrice...?- ripeté Watson osservando le due immagini che il cliente aveva lasciato loro. Strizzò gli occhi acuendo la vista. Si, c'era una leggerissima irregolarità che rendeva il sopracciglio sinistro della ragazza ritratta nelle foto leggermente asimmetrico.

-Credi anche a tutto il resto?- volle sapere John dubbioso.

-Cosa? Che la ragazza, oh, perdonami, che la piccola Hailey fosse, cosa? Una geniale maga dell'informatica che qualche organizzazione poco raccomandabile cercava di reclutare?- chiese Sherlock con un sorriso di scherno dipinto in volto -Io ne sono sicuro.- concluse lasciando Watson senza parole.

-I gemelli, John, i gemelli!- continuò Sherlock sorridendo -Voglio che tu vada a Portobello Road. Oggi è giorno di mercato!-

  
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