Prompt:
spogliatoio @ Spokon in 69min
Note: nessuna ambientazione
particolare. Capitemi, in 69 minuti non riesco nemmeno a pensare cosa mangiare
per cena, figurarsi una trama *piange*
Non va, non va, non va.
Una voce nella testa di Makoto urla che non c’è posto peggiore dello
spogliatoio per fare una cosa del genere – a parte casa sua, ma solo perché lì
c’è il rischio di essere scoperti, e sarebbe ancora più grave se a vederli
fossero i suoi due fratellini e no, per nulla la mondo si farebbe mai trovare
in quello stato.
Rin gli sta addosso, ha il corpo quasi completamente
contro il suo e, nonostante non sia nudo, è come se lo fosse: il costume, che
già di per sé non può considerare un vero e proprio indumento, aderisce alle
gambe di Rin ancora di più, visto che il ragazzo è
ancora fradicio, appena uscito dalla piscina.
Il torso di Rin sfiora il suo, ancora bagnato, eppure
ha la pelle bollente; i capelli sfiorano la guancia di Makoto, gocciolando
ancora, mentre la bocca di Matsuoka è sul suo collo,
a leccare la pelle, succhiarla, a morderla abbastanza da segnarla ma non tanto
da fargli male. Le loro gambe sono intrecciate – una di Rin
è fra le sue e, automaticamente, Makoto si è ritrovato a imitarlo.
Potrebbe entrare chiunque, e Makoto non sa se ha più paura di turbare la psiche
di Rei, di farsi vedere da Haru, o di scorgere lo
sguardo curioso di Nagisa che si ferma su di loro più di quanto la discrezione
imporrebbe. Non vuole nemmeno contemplare l’idea di Gou
che varca quella soglia.
Il suo problema è la gamba di Rin che struscia
impietosa contro un’erezione già troppo evidente, il suo respiro che gli
solletica la pelle, le sue labbra che baciano, le mani che stringono le sue –
il suo problema è Rin,
nella sua completezza e nella sua impulsività, nel modo in cui si imbarazza per
le cose più impensabili quando poi fa questo.
Non sa dire di no, Makoto, o forse è il suo fisico che gli impedisce di farlo,
ma in un attimo di lucidità allontana la schiena dal muro e le mani di Rin dal proprio corpo.
Scorge la confusione nei suoi occhi, lo vede aggrottare le sopracciglia e
corrucciarsi alla ricerca di un segno – di rifiuto o di conferma – e a Makoto
viene da sorridere perché a questo non pensa di potersi abituare mai: a volte Rin lo guarda come se fosse perso, completamente, e non
cercasse altro che lui.
Con le mani cerca il suo viso e lo bacia, lo fa sul serio, e benché non abbia tutta questa naturalezza in gesti
tanto intimi, è lui ad approfondire il contatto e sempre lui, poi, a
interromperlo.
Rin lo guarda come se gli avessero appena detto che Tachibana Makoto è diventato un serial killer – una di
quelle cose, comunque, che ti scioccano nel profondo.
Makoto ride piano; ride sulle sue labbra e lo guida un po’ alla cieca verso le
docce.
Davvero, non è lo spogliatoio il luogo adatto, ma immagina che non sia
contemplabile aspettare di arrivare in un luogo più appartato.