Crossover
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Autore: ilcantastorie    25/08/2008    1 recensioni
Una ciurma di scalmanati provenienti da varie serie con un solo obbiettivo: uccidere Sasuke! Personaggi da più serie! Full Metal Alchemist, Naruto, Street Fighter, Negima e altri!(ox Tales, Waku Waku 7, Ghosts & Goblins, Chef Tony...)
Genere: Parodia, Avventura, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anime/Manga, Libri, Videogiochi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Citazioni del terzo capitolo...

Questa volta a cura del Cantastorie...già già...


Lo stampalato sogno che fa Dario non è altro che una citazione ad un vecchio videogioco della Capcom, ovvero Final Fight... il nostro correttore di bozze ce ne parlerà più ampiamente in questo capitolo... visto che è lì che si svolge!


Signorina Tsunade, le ho portato questo resuscitamorti, ma si ricordi che non dovrebbe stare ubriaca a mezzogiorno, che razza di esempio sarebbe per i suoi compaesan... ih!”


Avete mai visto il terzo capitolo della saga “Ritorno al Futuro”? Se la risposta è “No”, filate subito a vederlo! Il resuscitamorti di cui sopra è una citazione a questo. Il dottor Emmeth Brown si trova ubriaco e per farlo riavere il barista gli fa bere un micidiale intruglio noto come “resuscitamorti”... che più o meno funziona!


Zio?” disse Alvaro sorpreso “Quella scimmia è tuo zio?”

“Chi sarebbe la scimmia?!” urlò lo chef tirando qualche coltello in direzione di Alvaro.

“CHE COSA STA SUCCEDENDO QUI?!” urlò Tsunade.


Altra delle innumerevoli citazioni al Re Leone che mi sono divertito a inserire...


Dario(O_O): “Davvero? Non ci credo! NO! No! NOOOOOOOOOOOOO! Come hai osato farmi questo spoiler!”



Questa storia risale ad un po' di tempo fa, io guardavo la serie tv di Naruto e Kotaro, in mancanza dell'apparecchio televisivo, era costretto a leggere la ristampa.

Gli dissi che Hinata e Neji non erano fratelli, come lui pensava, ma cugini... e non ci scherzate troppo su 'sta storia, lui ancora mi rinfaccia lo spoiler.


Ma che sta facendo?” disse Shizune, guardandolo.

“Lascialo stare, è partito...” le rispose lo zio

“È FORSE FINITA QUANDO I TEDESCHI HANNO BOMBARDATO PEARL HARBOUR?” urlò Tsunade, apparentemente senza motivo.


Citazione ad uno dei più famosi film di John Belushi, “Animal House”, di cui Kotaro è un grandissimo fan. La scena originale prevedeva proprio una scenata del personaggio interpretato da Belushi, John 'Bluto' Blutarsky, che incitava i compagni a ribellarsi all'autorità del preside.


Continuando, se non le conoscete, posso dirvi i nomi delle canzoni che Alvaro, Tsunade, Shizune e lo Chef Tony cantano:


Stasera io te vojo /di' na cosa....” continuò a cantare Alvaro.
“te c'hanno mai mannato, a quel paese...sapessi quanta gente che ce sta


E dato si' che sei cosi' preziosa”


e seguenti, non è altro che “Te c'hanno mai mannato a quel paese” ( http://it.youtube.com/watch?v=VrOLHeO0M8g ) cantata dal bravissimo Alberto Sordi.


“È una canzone senza titolo, tanto pe cantà...”


Questa è l'introduzione ad una famosa canzone romana, intitolata “Tanto pe' cantà” ( http://it.youtube.com/watch?v=qMHB8ZCv_JE )cantata da Nino Manfredi.




Grazie per il passaggio” disse Dandy-J a un buffo alieno viola “Se non fosse per te sarei rimasto sulla luna per chissà quanto tempo...”

“Di niente!” rispose Widget “Adesso vado, ciao!”

“Che simpatico alieno...chissà se sono tutti così nello spazio...”


Spero ricordiate anche voi il cartone di Widget, un alieno per amico! ( http://it.youtube.com/watch?v=m5JmJgf5jf8 )



Capitolo extra: Sometime in the 1990s…

Aloha!

E’ Kotaromatsudaira che vi parla. A seconda della vostra posizione su Manga.it voi potete chiamarmi ‘Kotaro’ o ‘Signor Kotaro’…

Ma questo non ci interessa.

Per farla breve, vi diamo un attimo di pausa con la storia principale e con la ricerca di quell’imbecille di Sasuke e vi offriamo un capitolo speciale.

Speciale perché non aggiunge molto alla storia principale e perché in via del tutto eccezionale non lo scrive il nostro solito autore, ma prendo il potere io.

E come si dice solitamente in questi casi, “Io sono l’autore, e posso fare tutto quello che voglio!”.

Indi per cui ho scelto di presentarvi una personale parodia di uno dei miei tre videogiochi preferiti (assieme a “Super Mario Bros.” della Nintendo e a “Street Fighter 2” della Capcom, se volete saperlo), “Final Fight” della Capcom, del 1989.

Un piccolo cenno di trama per comprendere meglio la storia di questo capitolo.

“Final Fight” è un picchiaduro a scorrimento ambientato alla fine degli anni Ottanta in una metropoli americana fittizia, Metro City (ideale rappresentazione della New York di quegli anni, infatti se vi vedete film del periodo, tipo “Oliver & Company” della Disney, vedrete che tra le due città non ci sono molte differenze).

Metro City è infestata dai classici teppisti punkettoni che andavano tanto di moda in quegli anni (vedere film come “I guerrieri della notte” o manga come “Orange Road” o “Ken il guerriero”), tutti facenti parte di una temibile organizzazione criminale chiamata Mad Gear.

Il nuovo sindaco della città, Mike Haggar, si è buttato in politica reduce da una brillante carriera come lottatore professionista di wrestling, e anche per offrire una vita regolare alla figlia adolescente, Jessica, che si è ritrovato a crescere da solo dopo la morte della moglie.

La famiglia del nostro massiccio e baffuto sindaco (creato basandosi sulla fisionomia di Freddie Mercury) comprende anche Cody, il fidanzato di Jessica, un ragazzo belloccio e rissoso, e Guy, esperto discendente di un clan di ninja (un po’ rintronato e non molto lungimirante, in realtà, ma soprassediamo…), amico d’infanzia dei due ragazzi.

Il nostro sindaco preferito vara un piano per sterminare la piaga della Mad Gear, ma i gaglioffi non stanno a guardare e gli rapiscono la figlia per poterlo ricattare, così padre, fidanzato e amico si ritrovano a dover girovagare per tutta la città tirando cazzotti a destra e a manca a tutti i teppisti che trovano prima di poter giungere allo scontro con Belger, il capo della Mad Gear, e i suoi cinque sottoposti diretti.


Per questo capitolo ho immaginato che, al posto dei nostri tre eroi anni Ottanta prediletti, a combattere i teppisti ci fossero i personaggi della nostra ciurma preferita (dopo ovviamente quella di “One Piece” e quella di Sandokan, che non fanno testo!).

Ho dovuto farne fuori temporaneamente qualcuno per ragioni di trama, ma spero non ne sentirete troppo la mancanza, e poi io non sono l’autore ufficiale, quindi siate clementi! (L’autore ufficiale sarà ben lieto di ricevere tutti i vostri insulti, quindi rivolgetevi pure a lui!)

Ovviamente, dato che la trama di “Final Fight” non prevede esagerati colpi di scena e si basa unicamente sui cazzotti e sui combattimenti, ci penso io a rendervela un pochetto più divertente, in primis grazie ai nostri personaggi, dei comici d’eccezione, ma anche alle consuete e beneamate citazioni, che spargerò qua e là rendendo assai poco seri i combattimenti (in particolar modo me la spasserò a citare e parodiare “Saint Seiya”, che adoro!).

Un’ultima avvertenza prima di lasciarvi alla lettura, che sarà suddivisa in due parti di cui questa che vi apprestate a leggere è la prima. Gran parte delle battute dei personaggi sono in inglese, perché vogliono essere una presa in giro del filmato introduttivo della versione americana del gioco, che è veramente doppiato da cani…

Giudicate voi…


Bene. Detto questo, buona lettura! Bye!


- Stage 1: Sindaci e teppisti -


Il sole brillava alto nel cielo, i gabbiani volavano e il mare era piatto come una tavola.

Una certa nave che ormai ben conosciamo avanzava a vele spiegate verso il suo solito obbiettivo.

Tutto normale, insomma.


… o forse no…


Don Gggiàààcopo!! Don Ggggiàààcopo!! Venna ‘cca!! ‘A picciridda s’ammalò!!” urlò Alvaro, correndo inquieto da un capo all’altro della nave.

“Calmati!” esclamò Jacopo “Innanzitutto spiegami perché stai parlando in siciliano!”

“Beh, perché questo capitolo è stato scritto da Kotaromatsudaira, quindi è un po’ diverso dal solito…” rispose il dottore.

“TRADIMENTO!! NON ESISTE!!” ruggì il capitano “Non dimenticare mai il tuo orgoglio romano! Noi siamo stati i conquistatori di mezzo mondo, abbiamo avuto i migliori poeti: Virgilio, Catullo, Ovidio, Petronio, Apuleio…”

Ma Alvaro se n’era già andato, annoiato dal panegirico del suo capitano.

“ESIGO CHE MI SI ASCOLTI QUANDO PARLO!!” ruggì Jacopo per tutta risposta, facendo tornare rapidamente il dottore sui suoi passi “Allora, cosa volevi dirmi?”

“Ecco… Setsuna si è ammalata!” rispose.

“COOOSAAAA?!” urlò Jacopo, facendo scapicollare tutta la ciurma nella stanza dove la ragazza giaceva a letto.

“40!” disse Alvaro, togliendole il termometro da sotto l’ascella “Picciridda, ti pigliasti popo 'na bella influenza...”

“Adesso parla mezzo siciliano e mezzo romano...” pensò Jacopo, con un gocciolone.

“Mi dispiace, capitano…” sussurrò la ragazza, guardandolo con occhi compassionevoli.

“Non preoccuparti, Setsuna…” le sussurrò il capitano, guardandola con uno sguardo serio (che non aveva mai avuto in vita sua!).

Cheffà, ‘à finemo cù ‘sta melassa?” si intromise Cammy.

“CAMMY!!” urlò Setsuna con voce strozzata.

“Cammy!!” fece Jacopo, serio “Dovresti preoccuparti anche tu per un membro della tua stessa ciurma! E poi smettila di parlare in siciliano!”

La musicista rivolse a entrambi un’occhiataccia e poi se ne andò sbuffando.

“Oh, no!” sbottò Alvaro “Abbiamo finito le Tachipirine!”

“Uhm…” rimuginò Jacopo “Dovremo fare scalo da qualche parte per andare a fare rifornimento!”

Provvidenziale, Arthur entrò nella stanza annunciando la comparsa all’orizzonte di una statua familiare.

Una donna, con una corona e una fiaccola: la Statua della Libertà.

“Uh!” fece Jacopo “Allora quella è New York!”

“Aaaaah…” si intromise Olivia, con gli occhi sbrilluccicosi “Ho sempre sognato di visitarla, una volta nella vita! Bene, bene, io scendo, e chi s’è visto, s’è visto!”

“Fermati!” le ordinò il capitano.

La ciurma si riunì sottocoperta per decidere il da farsi mentre la nave attraccava. Si decise che Alvaro e lo Chef Tony sarebbero rimasti a fare la guardia alla nave e compagnia a Setsuna curandola e preparandole da mangiare, mentre il resto della ciurma sarebbe sbarcata.

Scesi a terra, una terribile questione si pose ai nostri eroi.

“Capitano! Capitano!” esclamò Arthur, nervoso.

“Che c’è, Arthur?” fece Jacopo.

“Guardi qui!” fece il cavaliere, indicando un cartello con su scritto “Welcome to Metro City”.

“Che è ‘sta Metro City?” sbottò il capitano “Da che mondo è mondo la Statua della Libertà si trova a New York!”

“Evvabbè, capitano…” rispose Arthur “Si ricordi che questo capitolo è un filler, e per giunta non è stato scritto dall’autore originale, ma dal correttore di bozze! Non deve pretendere troppo!”

“Non sono d’accordo, Arthur!” si intromise il mozzo Dario “Proprio perché è stato scritto da quel grand’uomo di Kotaromatsudaira, questo capitolo non può contenere errori così grossolani! Deve esserci per forza una spiegazione razionale!”

“FINITELA TUTTI!!!” ruggì Jacopo “Non m’importa un fico secco di che cos’è questa Metro City! Adesso noi ce ne andiamo a cercare il sexy sh… le medicine per Setsuna! Di corsaaaaa!!!”

Il resto della ciurma annuì mestamente.

“TU!!!” urlò Jacopo prendendo per il bavero della maglietta un ignaro tizio che passava di là “Dimmi dove posso trovare una farmacia!!”

“I… io non so niente!” balbettò quello, giustamente spaventato “Chiedete al sindaco! Si trova in quell’edificio là!”.

“Grazie…” fece Jacopo, lasciandolo andare.

La ciurma si diresse verso l’edificio indicato dal povero passante e, chiesto al portiere dove fosse, arrivò all’ufficio del sindaco e bussò alla porta.

“Avanti!” disse una voce possente.

Il capitano aprì la porta e i suoi entrarono nella stanza.

Davanti a loro, seduto ad un’ampia scrivania, un gigantesco omone baffuto in camicia e cravatta.

“Si?” disse, con la sua voce possente “Ditemi, che cosa posso fare per voi?”

“Ma… ma voi siete…” fece Zangief, sconvolto.

“E così saresti tu, il sindaco, vecchio?” fece Cammy, sprezzante.

“CAMMY!!” la rimproverò Jacopo “Non essere così cafona! E poi, davvero non hai riconosciuto quest’uomo?”

“No…” fece lei, con lo sguardo perso.

“Ma in che mondo vivi? Come hai fatto a non riconoscerlo?” rispose il capitano “Lui è… lui è… … … Freddy Mercury!!!”

“Eh? Sailor Mercury?” fece Cammy, stranita.

“Ma che dici? Freddy Mercury è morto!” si intromise Olivia.

“Non è possibile, capitano! Sailor Mercury non è un vecchiaccio baffuto! Sailor Mercury è un’aggraziata fanciulla! Guardi!” disse Cammy, estraendo da chissà dove la sua collezione completa di manga di Sailor Moon.

“Ma sò tutti scemi qua dentro?” si dissero Arthur e Dandy J guardandosi negli occhi rassegnati.

“CAMMY!!” urlò Dario “Aspetta un po’! Da quando in qua tu hai il manga di Sailor Moon? Lo sai da quant’è che sto aspettando di leggerlo, ma la Takeuchi ha bloccato i diritti e non si può ristampare? E adesso salta fuori che tu ce l’hai!”

“Scordatelo!” gli rispose la musicista “Non te lo farò mai leggere! E’ mio! Il mio tessssoro…

“SILENZIO!!!” tuonò Zangief con la sua voce possente, facendo zittire tutta la ciurma.

“Maestro, li perdoni, sono giovani… non conoscono, non sanno quello che fanno…” disse, con voce umile, all’uomo baffuto che guardava la scena, divertito.

“VOI, BRANCO DI IDIOTI!!!” tornò a tuonare riferito ai suoi compagni “Un po’ di rispetto per chi avete davanti! Molti di voi non erano nati o erano troppo piccoli, all’epoca, per saperlo, ma quest’uomo è il leggendario Mike ‘Macho’ Haggar, il miglior lottatore di wrestling che gli anni ’80 abbiano mai avuto!”

“Ooooooooooh!” fece la ciurma, in coro, stupita.

“Maestro, li perdoni per la loro maleducazione… io sono Zangief, e sono un suo grandissimo ammiratore… ho seguito tutti i suoi incontri e ho imparato a simulare le sue mosse… chiaramente non arrivando mai ai suoi livelli…” disse, umilmente, rivolto all’uomo alla scrivania.

Mike Haggar squadrò la ciurma per qualche secondo, poi scoppiò in una fragorosa risata.

“Quel che dici è vero, giovanotto!” disse, rivolto a Zangief “Ma ho appeso il costume al chiodo e mi sono buttato in politica! Adesso sono il sindaco di Metro City, per servirvi!”.

“Siamo attraccati con la nostra nave per fare rifornimento!” disse Jacopo “Potreste indicarci una farmacia?”

“Uhm…” riflettè Haggar “Certamente!”

Proprio in quel momento, il telefono sulla scrivania del sindaco squillò.

“Scusate un momento…” fece “Pronto? Qui Mike Haggar!”

He he he… Mr. Haggar…” una risatina fastidiosa si sentì aldilà della cornetta.

Haggar fece una faccia strana.

“Felice di fare la sua conoscenza… immagino che lei già sappia chi sono io…” disse la voce aldilà della cornetta, con un fastidiosissimo accento yankee.

Haggar rimase fermo per qualche secondo, poi fece per riattaccare, dicendo “E’ tutto a posto, ragazzi! E’ solo uno stupido scherzo telefonico!”

“NON RIATTACCHI!!!!!!!!” urlò, nervosa, la voce al telefono.

Il sindaco si rimise la cornetta all’orecchio, cominciando a insospettirsi.

“Abbiamo un piccolo affare da proporle…” fece la voce, sempre nel suo insopportabile accento americano “Your daughter for your cooperation!

WHAT?!” sbottò Haggar “Jessica?! Che c’entra Jessica?! Chi sta parlando?!”

Not so fast, Mike…” disse la voce.

“NON SI AZZARDI A CHIAMARMI ‘MIKE’ COME SE FOSSIMO AMICI D’INFANZIA, EH!! CHI DIAVOLO E’, LEI?!” ruggì il sindaco.

“Si calmi, si calmi… accenda la tv…” suggerì la voce.

Il sindaco diede un pugno ben assestato al pulsante “on” del telecomando e la tv si accese, mostrando l’immagine di una bellissima ragazza bionda in mutande e reggiseno legata ad una sedia.

“Wow!” si lasciò sfuggire Dandy J, prima che Olivia gli mollasse una gomitata in pancia.

YOU, SON OF A…” tuonò Mike Haggar, con le vene che quasi gli scoppiavano “Che diavolo le avete fatto?!”

Nothing yet…” rise la voce aldilà del telefono, che si manifestò sulla tv con le sembianze di un gigantesco omone di colore con occhiali da sole, rasta biondi e un orrendo ghigno stampato sul volto “Ma diciamo che l’idea non ci dispiacerebbe…”

Un gelido silenzio cadde per qualche secondo sull’ufficio del sindaco.

Poi, all’improvviso, una voce aldilà della cornetta lo interruppe.

“ ‘Aggesseca!! ‘O famo strano?

Tornò il silenzio per qualche secondo, poi l’uomo con i rasta e gli occhiali da sole lo interruppe nuovamente.

“Scusi un attimo…” disse “OK, FUORI L’IDIOTA CHE HA FATTO QUESTA SPARATA GENIALE, CHE LO MANDO A INNAFFIARE TULIPANI ALLA FILIALE OLANDESE!!”

Il sindaco e la ciurma intanto tacevano, attoniti.

“Mi scusi, sa, ma questi scagnozzi ti danno sempre un daffare…” riprese quello “Dicevamo? Ah, si! Le propongo un patto! Lei ci lascia fare i nostri comodi in città, e noi non torceremo un capello a sua figlia! Le sta bene?”

“GIAMMAI!! VI SCHIACCERO’ AD UNO AD UNO, FARABUTTI!!!” ruggì Haggar.

“Si calmi, Mike… allora è proprio deciso a combatterci? Vabbè, se proprio ci tiene… però non dica che non l’avevo avvertita…”

Haggar grugnì.

“Sua figlia adesso è tenuta prigioniera nella colonna Mainbreadwinner, che si trova nel giardino della villa del nostro capo Belger!” disse il teppista.

“MALEDETTI!!! LA DISTRUGGERO’ A MORSI!!!!” urlò il sindaco.

“Ci provi pure, se vuole! Ma si spaccherà soltanto i denti e nessuna donna la vorrà più come marito! La colonna è indistruttibile! L’unico modo per distruggerla è aver prima distrutto le altrettanto indistruttibili altre colonne che si trovano in altre parti della città. E le dico fin da subito che ognuna delle colonne è protetta da un membro della nostra organizzazione!”

“COME AVETE OSATO ERIGERE DELLE COLONNE DETURPANDO IL PAESAGGIO DELLA MIA CITTA’?!” tuonò Haggar.

“Ah ah ah! Lei è sempre così divertente, signor sindaco! La aspetterò con gioia alla mia colonna!” rise quello, e chiuse la conversazione.

Haggar posò la cornetta del telefono con una forza tale che distrusse telefono e mezza scrivania, poi lanciò un urlo talmente forte che anche i Biker Mice su Marte lo avrebbero sentito.

La ciurma rimase zitta e nessuno osò muovere un muscolo. Quell’uomo era fuori di sé, e avrebbe potuto ucciderli tutti quanti con un solo pugno, se l’avessero contrariato.

All’improvviso, Zangief parlò.

“E’ successo qualcosa, maestro?” chiese, con il più assoluto garbo.

“IIIIIIIIIIIIIIIIH!!!!!!!!!!!” urlarono gli altri, con la disperazione dipinta in volto “Idiota! Adesso ci ucciderà tutti!!!!!”

“Venite con me!” disse Haggar, stranamente calmo “Devo andare in un posto! Ve lo spiegherò strada facendo!”.

Zangief e gli altri lo seguirono a ruota mentre usciva dall’ufficio, cercando di non sfidare la sorte ulteriormente.

“Mia figlia Jessica…” disse il sindaco, serio in volto, mentre passeggiavano per i malfamati vicoletti di Metro City “… la mia adorata figliola… è stata rapita da una losca e potente associazione criminale, la Mad Gear! La Mad Gear…”

Il discorso fu interrotto all’improvviso da una fiammante Toyota Trueno del 1986 che sfrecciò in mezzo ai nostri a velocità esorbitante e con l’autoradio che sparava a palla una canzone eurobeat


Gonna get you

like a space boy!

wowowowow

I'm ready Babe

Gonna get you

I'm your space boy

Dive into your heart baby

Gonna get you

like a space boy!

wowowowow

I need you babe

Gonna get you

I'm your space boy

take a chance with me baby


“Scusate un attimo…” disse il sindaco. Così dicendo, sollevò con estrema facilità un pesantissimo bidone della spazzatura e lo lanciò sul tetto dell’auto, prendendola in pieno e sfasciandola.

Si aprì lo sportello e ne uscì un ragazzo dal volto efebico.

“Ehi, ma che fai? Figlio di p…” si lamentò quello.

“NON TOLLERO CHE SI FACCIA TUTTO QUESTO BORDELLO PER LE STRADE DELLA MIA CITTA’!!!!” urlò Haggar.

Resosi conto di aver appena fatto un’immensa figuraccia con il primo cittadino, il ragazzo fece per rientrare in macchina, ma gli rimase lo sportello in mano e la sua bella e fiammante Toyota Trueno del 1986 si sfasciò in mille pezzi.

Oh, my God…” fece il ragazzo, inginocchiandosi davanti ai resti dell’auto e scoppiando in lacrime.

“Andiamo, abbiamo già perso fin troppo tempo con questo truzzetto!” disse Haggar, risoluto.

La ciurma, ammutolita, non potè far altro che seguirlo.

“Stava dicendo, signor sindaco?” chiese il capitano.

“Ah, si, giusto! Vi stavo dicendo della Mad Gear! Dunque, la Mad Gear è la principale gang criminale della zona! Vogliono spadroneggiare in città e non accettano che io mi opponga a loro, quindi adesso hanno rapito mia figlia e vogliono che io permetta loro di fare il bello e il cattivo tempo, altrimenti le faranno del male! Ma è chiaro che non glielo permetterò! Li ucciderò tutti quanti con le mie mani, bastardi!” rispose Haggar.

“E adesso dove stiamo andando, alla sede della Mad Gear a farli tutti fuori?” chiese Jacopo.

“Non ancora, prima della strage devo incontrare una persona!” rispose il sindaco “Ecco, siamo arrivati!”.

Si fermarono davanti ad un fatiscente capannone che conteneva una palestra.

Mike Haggar tirò un respiro profondo, poi, sotto lo sguardo incredulo della ciurma, con un pugno ben assestato buttò giù la porta.

“COOOOOOOOOOOODY!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!” ruggì. La sua gigantesca e possente figura si stagliava in controluce.

Tutti i presenti si girarono di colpo.

“Che è successo?”

“Ma guarda te! Non si può stare tranquilli manco nelle palestre!”

“Ma chi è, ‘sto coglione?”

“Anvedi questo!”

“Sssst! Idioti! Non avete capito chi è? E’ il sindaco!”

“Il sindaco? Ommioddio, il sindaco! Mr. Haggar, ci perdoni, la supplico!”

Haggar li ignorò. Aveva puntato la sua preda, un ragazzo belloccio, con un caschetto biondo alla Nick Carter dei Backstreet Boys, che stava tranquillamente trangugiando una Coca come se nulla fosse accaduto.

L’ex campione di wrestling gli balzò addosso in men che non si dica e lo afferrò per il bavero della maglietta.

“COOOOOOOOOOOOOOOOODY!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!” ruggì.

“Ah, papà!” rispose quello, flemmatico.

“NON CHIAMARMI PAPA’!!!” urlò Haggar “Dimmi, dov’è Jessica?!”

“E’ al bagno!” rispose Cody.

Haggar ridacchiò, ma fece presto a trasformare la sua risata in un urlo di rabbia “EH, NO, CHE NON E’ IN BAGNO, RAZZA DI IDIOTA!! E’ STATA RAPITA DALLA MAD GEAR!!!!”

“What?!” fece Cody, come se stesse pronunciando le lezioni d’inglese di Mr. Brown “Impossibile! Ti giuro che è in bagno!”

Ma ovviamente il bagno era deserto.

“Oh!” cascò dalle nuvole Cody, sempre con il suo insopportabile accento americano “Che cosa terribile! Com’è potuto accadere?”

“IDIOTA!!!!” Haggar gli fu di nuovo addosso “E’ la tua fidanzata, no? E’ così che la controlli?! Non ti avevo detto altro!! AAAAAAAARGH!!!!!!! Giuro che ti impedirò di vederla, appena tutto questo sarà finito!!”

“Ma scusa!” replicò Cody “I bagni sono separati per maschi e femmine! Mica potevo andare lì dentro, nel bagno delle femmine, no?”

Haggar lo guardò in cagnesco.

“Tsk!” intervenne Dandy J “Ti fai fermare da una cosa come questa? Sei davvero un novellino! E’ la tua ragazza, no? Dovevi entrare nel bagno con lei e poi da cosa nasce cos… URGH!!”

Non potè concludere la frase perché Olivia gli diede una ginocchiata sulla pancia.

“AAAAAAAAAARGH!!!!!! MALEDIZIONE!!!” urlò Haggar “La prima cosa che farò appena questa storia sarà finita, sarà emanare un decreto che obbligherà i bagni misti in tutti i luoghi pubblici della città!”

“Si, si!” fece Dandy J “Bravo, zietto! Questo sì che è parlar… URGH!!!!”

Altra ginocchiata.

Kowdy? Kowdy?” si fece avanti un ragazzo magro dai capelli scuri che indossava un kimono rosso “Che è successo?”

Il suo accento era irritante quanto quello di Cody.

“Ah, Guy…” rispose il biondino “Jessica è stata rapita!”

Jaessicah?” fece Guy con aria interrogativa.

“Jessica! Il mio unico amore fin dall’infanzia!” rispose melenso Cody, beccandosi un’occhiataccia da parte di Haggar.

“Ah, si! Jessica!” realizzò Guy “Jessica?! Oh, mio dio! Jessica! La Mad Gear deve pagare! E’ anche una mia amica! Come hanno osato rapirla?”

“Talmente amica che si è dimenticato della sua esistenza…” sussurrò Arthur a Dario, che rise.

“Dobbiamo assolutamente salvarla!” esclamarono all’unisono Cody e Guy.

“NO!!!” tuonò Haggar “IO devo assolutamente salvarla! Voi due imbecilli restatene fuori! E tu, Cody, non avvicinarti mai più a lei!”

“Ma io…” balbettò Cody, ma fu interrotto da un ringhio di Haggar che lo spaventò e lo zittì.

“E’ giunto il momento di tornare a combattere…” si disse il sindaco scrocchiandosi le dita “Aspettami, Mad Gear, sto arrivando!”

“Aspetti, maestro!” intervenne Zangief “Ormai ci siamo dentro fino al collo! Anche noi vogliamo darle una mano!”

“NON DECIDERE TUTTO DA SOLO, IDIOTA!!!!” rispose all’unisono il resto della ciurma.

“Ma… ma…” Zangief cominciò a piangere “Siete senza cuore! Vorreste lasciare così nei guai il maestro… non potrà mai sgominare un’intera gang criminale da solo, verrà ucciso…”

“Va bene, va bene, abbiamo capito! Lo aiuteremo!” disse Jacopo, controvoglia.

Il sindaco spiegò al capitano la questione delle colonne e si organizzò un piano d’attacco.

Il gruppo decise di dividersi e di attaccare le colonne separatamente, nel seguente modo:


Slums (Periferia): Cammy (“Cammy, Cammy… di solito in questi casi il nemico del primo livello è il più scarso, è giusto che tocchi a te che sei una donna…”. Seguono calcioni di Cammy a tutti quanti!)


Subway (Metropolitana): Arthur (da buon cavaliere medievale, è affascinato dalla tecnologia, quindi ha voluto provarla almeno una volta)


Westside (Quartiere commerciale): Dario (essendo uno dei pochi “normali” di quel gruppo di matti, a lui toccherà comprare le medicine per Setsuna) + Olivia (“Chiaro! Sono scesa solo per questo!”) + Dandy J (“Io e Olivia siamo legati dal destino! Dove va lei, ci sarò io!”. Segue calcione.)


Industrial Area (Quartiere industriale): Jacopo (era l’ultimo rimasto)


Bay Area (Lungomare): Zangief (si deve abbronzare un pochino, dato che in Russia non può farlo)


Uptown (Quartiere residenziale ): Haggar (qui si trova la villa di Belger)


Conclusa l’organizzazione del loro geniale piano d’attacco, i nostri si dividono. Il grande combattimento sta per cominciare.


  • Stage 2: Running in the 90s –


Cammy girovagava per le sporche vie della periferia di Metro City.

Eh, no. Non lavorava affatto bene quel vecchiaccio del sindaco. Le strade non erano affatto pulite, e aveva dovuto pestare decine di teppisti mentre le percorreva.

Oltretutto, dei teppisti stereotipati e veramente old-fashioned, che sembravano intrappolati in un incubo punk-rock di fine anni Ottanta.

Sorrise amaramente. Beh, del resto, anche lei, con quel completino militare, non era molto alla moda.

Tirò un calcione a un punkettone con una vistosa cresta rossa e degli occhiali da sole di pessimo gusto e andò avanti per la sua strada, ancora indispettita per essere capitata nel quartiere periferico mentre Olivia se la spassava nel quartiere commerciale.

All’improvviso, un’ancora di salvezza.

Una fermata della metropolitana.

“Perfetto!” si disse Cammy “Posso andarmene nel quartiere commerciale, fregandomene di questa insulsa battaglia!”

“Ma no! Non posso!” ricordò “Il capitano sarà deluso...”


Inizio Visione Cammy


Scena: Un campo verde d'erba e illuminato dalla tenue luce della luna.


“Cammy, tu mi hai molto deluso” disse il Capitano con voce solenne


“Lo so” rispose la ragazza, affrettatamente.


“Saresti potuta finire sotto la Metropolitana, mi hai disobbedito deliberatamente e quello che è peggio ha messo ‘Aggesseca in pericolo!”


“Stavo solo cercando di essere coraggios...di compare uno di quei vestitini al Sexy Shop che ti piacciono tanto...”


“Ma io sono maniaco solo quando c'è bisogno di esserlo! Cammy... essere maniaci non vuol dire abbandonare la propria missione!”


“Quindi sicuramente questo completino non ti piacerà...”


Passarono lunghi secondi, secondi in cui il volto del Capitano si deformò e un filino di bava prese a scendergli lungo il mento.


“Arf! Vieni qui, mitilaruccia mia! Famolo strano!”


Fine Visione Cammy


“Ok!” pensò “Allora alla volta della metropolitana!”

Aveva fatto male i suoi conti, però.

L’accesso alla metropolitana era bloccato da una gigantesca e ingombrante colonna di pietra, alla cui base era seduto il tipo con i rasta e gli occhiali da sole che aveva telefonato al sindaco, annunciandogli il rapimento della figlia.

Il primo sottoposto della Mad Gear, Damnd.

“He he he...” rise quello, con la sua insopportabile inflessione yankee.

“Tsk!” fece lei, sprezzante “Americani…”

“Da che pulpito!” esclamò lui.

“Ti sbagli, bestione! Manco gli accenti, sai riconoscere! Avresti immediatamente dovuto notare che io non sono rozza come te! Sono inglese di Londra, io!” rispose.

He he he…” rise Damnd “Inglese, eh? Mi piaci! Vieni, vieni da papà! Ci divertiremo, insieme, inglesina!”

Ottenne un bel calcione in faccia come tutta risposta.

“Scordatelo!” rispose Cammy “Non sia mai che io faccia entrare nelle mie grazie un sottoposto qualunque di un’organizzazione criminale di terz’ordine che si limita ad agire in una sconosciuta città degli Stati Uniti!”

“Cosa?! Come osi?!” sbottò lui “Non sottovalutare la gloriosa Mad Gear! Forse non sai che c’è anche un videogioco con il nostro nome!”

“Si, figuriamoci! Deve essere un gioco sconosciutissimo e vecchissimo che conoscono in quattro gatti!” rispose la ragazza.

“Come osi?” esclamò Damnd “Per la cronaca, sappi che la Mad Gear non è attiva solo qui: abbiamo delle sedi in Cina, in Giappone, in Olanda, in Francia, in Italia e persino nella tua Inghilterra!”

“Ah, si?” rispose lei “Che strano, non me ne sono mai accorta! Deve essere davvero una piccola criminalità, la vostra! Cos’è, rubate le caramelle ai bambini?”

Damnd ignorò la sua provocazione. “Il nostro capo, Belger, è un uomo davvero spaventoso! Dove passa lui, fa piangere i bambini e non fa crescere l’erba!” disse.

“Uuuuh, che paura!”fece Cammy, fingendo un brivido “Sai, è un po’ difficile che l’erba cresca sulle strade asfaltate…”

“FAMMI FINIRE DI PARLARE!!!” sbottò Damnd schiumante di rabbia.

Take it easy…” rispose lei con un perfetto accento inglese.

“Noi della Mad Gear siamo spietati, e non abbiamo paura di niente!” continuò il teppista “Un’unica cosa al mondo ci spaventa…”

“Che il cielo vi cada sulla testa?” lo canzonò Cammy.

“AAAAAAAAAAAARGH!!!!!!!” urlò Damnd, lanciandole un’occhiata torva.

“Ok, ok, stavo scherzando…” rispose lei.

“L’unica cosa che noi della Mad Gear temiamo è l’unico uomo al mondo più potente del nostro capo… il boss dell’organizzazione criminale più potente del mondo… Bison, il capo della Shadowlaw!” fece Damnd.

Un malvagio sorriso si dipinse sul volto della ragazza, che cominciò a ridacchiare.

“Ah ah ah!” rise “E così avete paura di Bison, eh? Beh, tieniti forte…”

Damnd la guardò incuriosito.

“Devi sapere che…” continuò Cammy “… io sono… … … … sua figlia!”

(Dadadadaaaaan!)

Scoppiò in una risata satanica.

“Non è possibile!” ribattè Damnd “Lo sanno tutti che Bison è gay! Non può avere una figlia!”

“Cosa?!” sbottò Cammy, quasi soffocando perché non aveva ancora finito di ridere “Chi è che mette in giro queste calunnie?”

“Beh, lo sanno tutti che è sempre alla ricerca di quel ragazzo emo con gli occhi rossi, che dice sempre di volerlo possedere carnalmente e cose così… tu come me lo interpreteresti?” disse il teppista.

“ARGH!! Sciocchezze! Per tua informazione, il sommo Bison ha avuto anche una moglie in passato, una bellissima donna italiana…” fece Cammy.

“Ooooooh…” fece Damnd, stupito “E quindi, se tu sei la figlia di Bison e quella donna era sua moglie, significa che era tua madre?”

“Ehm… no…” rispose Cammy “Veramente loro due non hanno avuto figli… io sono stata creata in laboratorio dal DNA di Bison… questo almeno secondo una scuola di pensiero… secondo altre, invece io sono la sua amante…”

“Allora lo vedi che è gay?” disse Damnd.

“SI PUO’ ESSERE FELICEMENTE SPOSATI SENZA LA POSSIBILITA’ DI CONCEPIRE FIGLI, SAI?!” urlò Cammy “E POI LA VOGLIAMO SMETTERE DI FARE QUESTI PETTEGOLEZZI SULLA MIA FAMIGLIA?! FATTI GLI AFFARI TUOI!!”

La bella inglesina mollò un bel calcione sulla faccia del malcapitato, rompendogli gli occhiali da sole e qualche dente e facendolo stramazzare al suolo.

“Fermo! Adesso spiegami come distruggere questa colonna!” gli chiese, afferrandolo per i capelli.

Ma proprio in quel momento la colonna si distrusse in mille pezzi.

“Ehi!” esclamò Cammy “Che significa? Non vi eravate vantati che erano indistruttibili?”

“Ti sembra?” fece quello “Ti risulta che possiamo permetterci di erigere delle colonne di pietra indistruttibili in mezzo alla città? Con quali fondi? Ci siamo potuti permettere soltanto delle colonne di plastica, per giunta montate insieme con lo sputo!”

“Lo dicevo io che eravate una gang criminale di terza categoria…” fece lei, sarcastica “E allora perché ci avete ammorbato con questo discorso delle colonne?”

“Beh, era tanto per fare scena…” rispose quello “Almeno la parte della potente gang criminale fatecela fare!”

“Idiota!” disse lei, rompendogli i denti che ancora gli rimanevano con un calcio.

Il teppista svenne, stramazzato a terra.

“Beh, meglio così!” si disse la ragazza “E adesso, shopping, a me!”

Si infilò nella fermata della metropolitana, lasciandosi il combattimento alle spalle.

Il suo passato restava ancora avvolto nel mistero.


***


Il lato positivo, pensò Arthur, era che la metropolitana era molto comoda ed evitava di fare a piedi chilometri e chilometri di strada.

Il lato negativo, ahimè, era la gentaglia che la frequentava.

“Ehi, tu!” urlò un teppistello con calzamaglia e passamontagna verde militare “Lancillotto! Tornatene a Camelot!”

“Signore…” rispose Arthur con una gran flemma “Una siffatta battuta di infimo livello non si addice ad una persona della sua età…”

“Và all’inferno, Lancillotto!” urlò quello in tutta risposta, lanciando ad Arthur una serie di coltelli.

“Che barbaro!” rispose il cavaliere “Bisogna per forza risolvere tutto con la violenza? Oh, beh, se è lei che lo vuole…”

Estrasse una lancia e la fece roteare con maestria davanti a sé, respingendo i coltelli, che si andarono ad infilzare nelle maniche del teppista.

“Uff…” sbuffò Arthur “E’ già il settimo, questo! Posso farmi il mio giretto in metropolitana in santa pace?”

“Ehi, tu, Prince Valiant!” urlò un altro teppista.

“Le ultime parole famose…” sbuffò Arthur.

Una quindicina di teppisti dopo, finalmente, il nostro barbuto cavaliere in armatura giunse al capolinea della metropolitana.

Entrato in un bar per prendersi una birra, e lanciato occhiate malefiche ai clienti che ridevano per la presenza di un cavaliere medievale in un bar, Arthur venne contattato da un teppistello calvo con gli occhiali da sole.

“Ehi, tu, Perceval!” gli disse quello “Se stai cercando il nostro capo, ti aspetta nell’arena per i combattimenti nella sala posteriore di questo locale!”

“Mille grazie...” fece Arthur, e piantò un coltello nella mano del poveraccio, che urlò di dolore.

Come ogni classico lercio bar americano degli anni ’80 (Mai visto “Over the top”?), anche quello aveva una sala posteriore con un enorme ring, attorno al quale erano radunati svariati brutti ceffi.

Al centro del ring, ai piedi di una colonna di pietra, un curioso soggetto che indossava una bizzarra maschera giapponese e una divisa da rugby con su scritto l’ideogramma di “morte”, scritto però in maniera sbagliata, e impugnava due spade, una per mano.

Arthur salì sul ring e il tipo gli si parò davanti.

Uaaaatasciiii uaaaaa Sodom deeeeees!” disse, nello stesso tono in cui ci aspetterebbe che un americano pronunci una frase in giapponese, inchinandosi.

Arthur si stupì di tanta cortesia e si inchinò a sua volta, chiedendosi quale madre fosse così spostata da chiamare “Sodom” il proprio figlio.

Poi, i due cominciarono un combattimento di cappa e spada: Sodom con le due spade e Arthur con la sua lancia.

I due si equivalevano.

“Sei forte!” disse Sodom.

“Anche lei non è male, signore!” fece Arthur “Un uomo abile come lei non dovrebbe essere alle dipendenze di siffatta organizzazione perniciosa et maligna! Perché serve il Folle Artifizio?”

“Che? Che stai dicendo? Parla come mangi!” sbottò Sodom.

“Ti ho chiesto perché ti sei messo al soldo della Mad Gear!” rispose Arthur.

“Ah…” fece Sodom “Beh, devi sapere che io adoro il Giappone! Avrei voluto tantissimo nascere giapponese, ma purtroppo sono nato americano!”

“E questo che cosa c’entra?” fece Arthur.

“FAMMI FINIRE DI PARLARE!!” sbottò Sodom.

“Ok, ok, fai pure…” disse il cavaliere.

“Dicevo… anche se io non sono nato giapponese, lo diventerò a tutti i costi! Un giorno, andrò sicuramente ad abitare in Giappone, e troverò il mio rakuen personale!”

“E quindi, perché ti sei schierato dalla parte della Mad Gear?” chiese Arthur, che stava cominciando a perdere la pazienza con tutte queste divagazioni.

“Perché lo stipendio è abbastanza alto, e poi posso sempre estorcere denaro ai passanti!” rispose, serafico, Sodom.

“IDIOTA!!!” sbottò Arthur “Avrebbero dovuto chiamarti per recitare la parte di Zangief nel film di Street Fighter!”

Urusai!!” urlò Sodom “Tu non sai niente di me! Come osi parlarmi così?”

“Basta! Le ragioni che porti sono vane, non ti ascolterò più!” disse Arthur scostando la lancia “Per te avrei preferito una fine più dolce, ma tu mi hai costretto!”

Si fece serio in volto. Sodom lo guardò perplesso.

“AH!! GUARDA LA’!! TRA LA FOLLA!! C’E’ AKIRA KUROSAWA!!!” urlò il cavaliere, indicando un punto imprecisato tra il pubblico.

Doko?! Doko?!” si girò Sodom, nervoso.

“Che idiota!” pensò Arthur “Non pensavo che ci sarebbe mai cascato! Beh, meglio così!”

Schizzò via fuori dal bar, strisciando tra la folla, approfittando della distrazione del suo avversario.

“Che colpo di fortuna!” si disse, indicando una cabina telefonica fuori dal bar “Proprio quello che cercavo!”

Nel frattempo, Sodom era ancora lì a cercare Akira Kurosawa tra il pubblico.

“Ehi, tu!” si voltò di scatto “Non lo vedo!”

Ma Arthur era scomparso.

“DOVE SEIIIIIIIIIIIII??????????!!!!!!!!!” urlò Sodom.

Una musichetta cineseggiante si diffuse nell’aria all’improvviso.

“Mi hai chiamato? Eccomi!” urlò Arthur, e con un triplo salto carpiato atterrò nuovamente sul ring.

Indossava una scintillante armatura verde smeraldo il cui elmo ricordava la testa di un drago.

“Non pensavo fossi così idiota da cascarci, Sodom!” disse “Può mai essere che Akira Kurosawa si trovasse qui? Ti ricordo che è morto!”

Sodom sbuffò.

“Adesso assaggerai il mio colpo più potente!” urlò il cavaliere “COLPO SEGRETO DEL DRAGO NASCENTEEEEEEEEE!!!!!!!!!!”

Sodom se lo beccò in pieno e cadde a terra.

“Allora, che te n’è parso?” fece Arthur “Occhio, che arriva il secondo colpo!”

Sodom si rialzò e ridacchiò.

Muda da!” disse “Ho già appreso il tuo punto debole!”

“COSA?!” urlò Arthur.

“Proprio così!” disse Sodom “Mentre lanci il tuo colpo, lasci scoperto il torace per un millesimo di secondo! Il torace, dove giace il cuore! Basterà approfittare di quel momento per colpirti e finirti!”

“Urgh!” esclamò Arthur “Hai scoperto il mio punto debole! Ma non è finita qui! Ho ancora molte frecce al mio arco! E’ giunto il momento di usare l’arma segreta!”

Sodom lo guardò perplesso.

“AH!! GUARDA!! TRA LA FOLLA!! C’E’ MITSURU ADACHI!!“ urlò, indicando un imprecisato punto in mezzo al pubblico.

Eh?” chiese Sodom “Mitsuru Adachi? E chi diavolo sarebbe?”

Arthur gli diede un pugno in testa.

“MALEDETTO!!” urlò “SEI ALLO STESSO LIVELLO DEI NIUBBI CHE FREQUENTANO IL FORUM DI MANGA.IT!! COME OSI DISCONOSCERE SUA MAESTA’ MITSURU ADACHI?!”

Si sedettero per una decina di minuti, durante i quali il cavaliere insegnò al teppista chi fosse Mitsuru Adachi e quali fossero le sue opere.

“EHI!!” sbottò Sodom, colpendo Arthur con la katana “Perché diavolo sto qui a sentirti?!”

“Acc… l’arma segreta non ha funzionato!” pensò Arthur “E’ tempo di usare il Piano B!”

“AH!!” GUARDA!! TRA LA FOLLA!! C’E’ ODA NOBUNAGA!!” urlò, indicando un imprecisato punto in mezzo al pubblico.

Doko?! Doko?!si girò Sodom, nervoso.

“Che imbecille!” si disse Arthur, uscendo nuovamente dal bar “Come ha fatto a cascarci anche stavolta?”

“DOVE SEIIIIIIIIIII????!!!!” urlò Sodom, accorgendosi che il suo avversario era sparito di nuovo.

“Eccomi!” disse Arthur, catapultandosi sul ring con indosso la sua classica armatura di metallo “Non pensavo che fossi idiota da cascarci! Non pensi che Oda Nobunaga dovrebbe già essere morto da secoli? Come potrebbe mai essere qui?”

Sodom, schiumando di rabbia, lo caricò con tutta la sua forza e gli piantò una katana nel petto, perforandogli l’armatura.

“Uh uh uh!” rise “Che peccato! Ho mancato il cuore, ma posso sempre ritentare!”

“Tu dici?” rise Arthur.

“Certo!” fece Sodom “Perché non dovrei?”

Fece per estrarre la spada dal petto del cavaliere, ma incontrò una strana resistenza.

“CHE SUCCEDE?!” urlò.

Un’accecante luce si sprigionava dal petto di Arthur e una splendida musica di sottofondo si cominciò a diffondere nell’aria: http://www.youtube.com/watch?v=rhEF3CQbQ6U.

“NO!! NON E’ POSSIBILEEEEEE!!!!” urlò Sodom.

L’armatura di Arthur brillava di una luce intensissima ed era diventata d’oro.

“NO!!! NON CI CREDO!!!” sbottò il teppista “VUOI DIRE… VUOI FORSE DIRE CHE TU… SEI DIVENTATO CAVALIERE D’ORO?!”

Arthur si fece serio in volto.

“Quest’armatura…” disse “Quest’armatura è stata forgiata tramite il sangue della mia principessa, con la sua benedizione! Non verrà mai sconfitta da uno come te!”

Brandì la sua lancia.

“NON TI MONTARE LA TESTA!!” urlò Sodom “Anche se hai un’armatura d’oro, il tuo cosmo rimane quello di un cavaliere di bronzo!! Non potrai mai sconfiggermi!!”

Ma non potè concludere la frase. Un’altra sorpresa lo attendeva.

“CHE COSA?!” urlò “Anche la tua lancia… anche la tua lancia è diventata d’oro?!”

“Esattamente…” disse Arthur “E ora, preparati a morire, fellone!”

Lo colpì violentemente con la sua lancia e Sodom svenne a terra.

Arthur scagliò la lancia d’oro contro la colonna, che finì in mille pezzi.

“Avresti fatto meglio a cercarti un part time, idiota! Che bisogno c’era di seguire un’associazione criminale?” disse il cavaliere, prima di uscire dal bar e raggiungere i suoi compagni.


***


“Grazie, e arrivederci!” disse Dario al commesso della farmacia, mentre usciva con una busta piena di medicine per Setsuna.

“Stia attento, mentre cammina!” gli disse il commesso “E’ pericoloso girare da soli da queste parti!”

“Non si preoccupi! Arrivederci!” rispose Dario, e uscì.

Aveva ragione, il commesso. Le strade di Metro City erano lerce e malfamate e vi transitavano decine di teppisti punkettoni dall’aria decisamente poco raccomandabile.

Il pericolo era dietro ogni angolo, eppure Dario non era agitato.

Era una città pericolosa, eppure estremamente affascinante. Sembrava che fosse rimasta cristallizzata al tempo di vent’anni prima, uscita da un film tamarro degli anni Ottanta tipo “I guerrieri della notte” o “Over the top”, o da un picchiaduro a scorrimento alla “Vendetta” o “Streets of Rage”.

Rischiava di venir ucciso da un punk da un momento all’altro, ma l’idea di trovarsi lì in quello scenario da film lo affascinava.

Indossò degli occhiali da sole per passare inosservato e si mise impunemente a evitare i teppisti, canticchiando un motivetto che riteneva consono alla situazione


I’m streetwise

I can improvise

I’m street smart

And I have New York City heart.


Why should I worry?

Why should I care?

I may not have a dime

But I got street savoir faire.


Why should I worry?

Why should I care?

It’s just be-bopulation

And I got street savoir faire.


Strano ma vero, camminando e canticchiando, si ritrovò in una piazza al cui centro era stata piantata un’enorme colonna di pietra.

Ai piedi della colonna, il classico poliziotto da film americano: camicia azzurra, berretto blu, barba, manganello, grasso e con un sacchetto di ciambelle in mano.

“Eh eh eh…” rise, posando il sacchetto per terra “Ti stavo aspettando, benvenuto!”

“Sei un membro della Mad Gear?” chiese Dario.

“Edi E., per servirti!” disse quello.

“Ti piacciono i Village People?” chiese Dario.

“Uhm, no…” rispose il poliziotto “Il mio cantante preferito è Sting… MA CHE C’ENTRA QUESTO?!”

“Beh…” fece Dario “Mi arrivi così, vestito da poliziotto… pensavo che fossi uno di quei gay travestiti da poliziotti che ascoltano i Village People!”

“TI SEMBRA?!” urlò Edi E. “Se sono vestito da poliziotto, è perché sono un poliziotto!!”

“Un poliziotto…” ripetè Dario.

Edi E. annuì.

“E lavori per la Mad Gear…” ripetè Dario.

Edi E. annuì.

“Come può un rappresentante delle forze dell’ordine lavorare per una banda criminale?!” urlò Dario.

“Beh… volevo iscrivermi al Koenkhan, ma avevano finito le tessere…” rispose quello “Alla Mad Gear mi pagano bene, e organizzeranno anche un grande concerto per tutti i dipendenti a cui parteciperà anche Sting, quest’estate!”

“TI SEMBRANO MOTIVAZIONI PLAUSIBILI?!” urlò Dario “Quello che fai è inaccettabile! In nome di Mercurio, ti punirò!”

Edi E. rise.

Una musica di sottofondo si diffuse nell’aria: http://www.youtube.com/watch?v=vYrah_r-I_Y

Non si deve restare feriti né ferire.

Su questo principio si basano le arti marziali.

Ma chi, invece, viola questo principio usando la propria forza per fare del male agli altri

Deve essere punito.

Io ti insegnerò che non si infrangono le regole sacre delle arti marziali!” disse Dario, indossando un kimono blu e rosso e una fascia bianca.

Uh uh uh! E chi ha mai parlato di arti marziali?” rise Edi E. caricando Dario e pigliandolo a manganellate in testa.

“Ah! Vigliacco! Usare le armi è sleale! Un vero professionista delle arti marziali deve contare soltanto sulla forza dei suoi pugni!” ribattè Dario.

“ANCORA CON ‘STA STORIA?!” urlò Edi E. “IO NON SONO UN PROFESSIONISTA DI ARTI MARZIALI!!”

“A che cosa ti gioverà combattermi?” disse Dario “Ascoltami! Tu sei un rappresentante della legge! Non puoi far parte della Mad Gear, i cui valori sono sbagliati! Schierati dalla parte della giustizia!”

“Non posso!” urlò Edi E. “Ho giurato fedeltà al sommo Belger! Lui organizzerà un grande concerto di Sting!”

“Non lo farà! Lui è malvagio!” urlò Dario “Vuole soltanto usarti, poi ti ucciderà appena non gli servirai più, e sottometterà l’intera città! Perché non vuoi credere a questa verità?”

“Perché non è verità, è vile menzogna, bugia inventata ad arte!” rispose il poliziotto “La giustizia è nella Mad Gear, nella Mad Gear e quindi in Belger!”.

Tirò fuori una pistola e cominciò a sparare alla cieca, ma per fortuna Dario evitò i colpi.

Il mozzo realizzò che era inutile parlare con lui di giustizia. Avrebbe voluto salvarlo, ma Edi E. era accecato dai falsi ideali che la Mad Gear gli aveva instillato. A malincuore, avrebbe dovuto combatterlo e sconfiggerlo.

“Come vuoi tu!” disse il mozzo “Me ne dispiace, ma sarò costretto a sconfiggerti impiegando tutte le mie forze!”

“Vieni, ti aspetto!” disse Edi E. puntandogli addosso il mirino della pistola.

Dario tirò fuori da chissà dove lo spazzolone che usava per pulire il ponte della nave e si fece spavaldo in volto.

“Non avrei mai voluto usarlo contro di te, ma tu mi hai costretto!” urlò.

“Tsk!” sbottò Edi E. “Come pensi di fermarmi con quello?”

“Così!” urlò Dario “COLPO DELLE CENTO MANI DI HOKUTO!! ATATATATATAAAAA!!!!”

Colpì ripetutamente il poliziotto con lo spazzolone. Fu come se avesse cento mani e cento spazzoloni e con questi colpisse nello stesso momento.

“Tsk!” sbottò Edi E. “Tutto qui quello che sai fare?!”

“Hai tre secondi di vita… anzi, no… TU SEI GIA’ MORTO!!!” urlò Dario.

“CHE COSA STAI DICENDO!?” urlò Edi E. “Non mi hai fatto nient… AAAAAAAAARGH!!!”

Stramazzò a terra, sbattendo la testa contro la sua colonna, che si ridusse in mille pezzi.

Il mozzo restò muto e immobile per qualche secondo, amareggiato per l’anima del suo avversario che non era riuscito a salvare.

Poi si rimise in cammino, perché lui lottava per un’ideale giusto, per gli amici a cui teneva.

E, anche se non voleva, era questo il suo destino.






E visto che il capitolo lo scrive lui, i ruoli vengono invertiti e io devo mettervi al corrente delle citazioni! Oltre quelle del capitolo precedente, vi devo dire anche delle citazioni di questo capitolo! Cioè, ma perché? Troppo lavoro, troppo lavoro! Poi anche metterlo a fine capitolo, così le citazioni, lette a poco tempo dal testo letto, rimangono più impresse...



“ ‘Aggesseca!! ‘O famo strano?


La battuta di cui sopra, mette in luce il fatto che la figlia di Haggar e un personaggio di “Viaggi di Nozze”, un film di Carlo Verdone del 1995, abbiano lo stesso nome... In quest'ultimo, il suo fidanzato invita Jessica a farlo mentre l'automobile scorre a 200 km/h sull'autostrada...


Sua figlia adesso è tenuta prigioniera nella colonna Mainbreadwinner, che si trova nel giardino della villa del nostro capo Belger!” disse il teppista.

MALEDETTI!!! LA DISTRUGGERO’ A MORSI!!!!” urlò il sindaco.

Ci provi pure, se vuole! Ma si spaccherà soltanto i denti e nessuna donna la vorrà più come marito! La colonna è indistruttibile! L’unico modo per distruggerla è aver prima distrutto le altrettanto indistruttibili altre colonne che si trovano in altre parti della città. E le dico fin da subito che ognuna delle colonne è protetta da un membro della nostra organizzazione!”

COME AVETE OSATO ERIGERE DELLE COLONNE DETURPANDO IL PAESAGGIO DELLA MIA CITTA’?!” tuonò Haggar.

Ah ah ah! Lei è sempre così divertente, signor sindaco! La aspetterò con gioia alla mia colonna!”


Tutto questo, invece è una citazione ai Cavalieri dello Zodiaco! Spero abbiate visto anche voi la saga di Poseidone!




Il discorso fu interrotto all’improvviso da una fiammante Toyota Trueno del 1986 che sfrecciò in mezzo ai nostri a velocità esorbitante e con l’autoradio che sparava a palla una canzone eurobeat


Gonna get you

like a space boy!

wowowowow

I'm ready Babe

Gonna get you

I'm your space boy

Dive into your heart baby

Gonna get you

like a space boy!

wowowowow

I need you babe

Gonna get you

I'm your space boy

take a chance with me baby


Scusate un attimo…” disse il sindaco. Così dicendo, sollevò con estrema facilità un pesantissimo bidone della spazzatura e lo lanciò sul tetto dell’auto, prendendola in pieno e sfasciandola.

Si aprì lo sportello e ne uscì un ragazzo dal volto efebico.

Ehi, ma che fai? Figlio di p…” si lamentò quello.

NON TOLLERO CHE SI FACCIA TUTTO QUESTO BORDELLO PER LE STRADE DELLA MIA CITTA’!!!!” urlò Haggar.

Resosi conto di aver appena fatto un’immensa figuraccia con il primo cittadino, il ragazzo fece per rientrare in macchina, ma gli rimase lo sportello in mano e la sua bella e fiammante Toyota Trueno del 1986 si sfasciò in mille pezzi.



Il pezzo non è che una citazione a “Initial D”, un anime famoso per le sue canzone Eurobeat para para. Il protagonista, Fujiwara Takumi, viaggia appunto su una Toyota Trueno, utilizzandola per la consegna di Tofu...


Oh, my God…” fece il ragazzo, inginocchiandosi davanti ai resti dell’auto e scoppiando in lacrime.


Questa invece è una citazione sempre a Final Fight! A metà gioco si incontra una macchina che si può sfasciare per fare ulteriori punti... appena finito arriva un teppistello che urla “Oh, my God...”, o “Oh, My car...” nella versione americana, poiché “Oh, my God” era ritenuta troppo sacrilega...





Cosa?! Come osi?!” sbottò lui “Non sottovalutare la gloriosa Mad Gear! Forse non sai che c’è anche un videogioco con il nostro nome!”

Si, figuriamoci! Deve essere un gioco sconosciutissimo e vecchissimo che conoscono in quattro gatti!” rispose la ragazza.


È vero! Il gioco “Mad Gear” esiste davvero! Ed è davvero vecchio e conosciuto da quattro gatti...


Che il cielo vi cada sulla testa?” lo canzonò Cammy.


Una ovvia citazione al villaggio gallico più famoso del mondo! Infatti l'unica paura di Asterix e il suo villaggio è che il cielo gli cada sulla testa!


Lancillotto! Tornatene a Camelot!”“Ehi, tu, Prince Valiant!” urlò un altro teppista.“Ehi, tu, Perceval!”


Il povero Arthur viene scambiato per ogni altro cavaliere del Medioevo! Spero conosciate Lancillotto e Perceval, i cavalieri al servizio di re Artù! Per quanto riguarda Prince Valiant vi do un indizio: http://it.youtube.com/watch?v=KYPJ87kfEfY


IDIOTA!!!” sbottò Arthur “Avrebbero dovuto chiamarti per recitare la parte di Zangief nel film di Street Fighter!”


Avete mai visto quel trashissimo film su Street Fighter? Zangief lì faceva la parte del completo idiota, mente in realtà è tanto intelligente! (Ma sopratutto come si sono persuasi a fare un film su Street Fighter senza Ryu come protagonista?)


Che colpo di fortuna!” si disse, indicando una cabina telefonica fuori dal bar “Proprio quello che cercavo!”


Forse le cabine telefoniche erano il posto preferito da un certo Clark Kent per trasformarsi in Superman... o forse erano anche il posto preferito del sedicente eroe del villaggio Pinguino, Suppaman!


Indossava una scintillante armatura verde smeraldo il cui elmo ricordava la testa di un drago.


Adesso assaggerai il mio colpo più potente!” urlò il cavaliere “COLPO SEGRETO DEL DRAGO NASCENTEEEEEEEEE!!!!!!!!!!”


Queste sono altre citazioni ai Cavalieri dello Zodiaco! Nel gioco di Arthur, al secolo Ghost and Goblins, il nostro cavaliere può usufruire di un'armatura verde smeraldo, molto simile a quella di Sirio! E come saprete, “Il colpo del Drago nascente” è la mossa più potente di questo cavaliere!



Basta! Le ragioni che porti sono vane, non ti ascolterò più!” disse Arthur scostando la lancia “Per te avrei preferito una fine più dolce, ma tu mi hai costretto!”


Una delle citazioni che Kotaro fa al nostro cavaliere d'oro preferito (più o meno... comunque è quello che ci fa ridere di più!), quello di Fish, Aphrodite! Nella versione italiana, doppiato dal compianto Enrico Carabelli, che lo rende spassosissimo con la sua voce giustamente effeminata!


Un’accecante luce si sprigionava dal petto di Arthur e una splendida musica di sottofondo si cominciò a diffondere nell’aria: http://www.youtube.com/watch?v=rhEF3CQbQ6U.

NO!! NON E’ POSSIBILEEEEEE!!!!” urlò Sodom.

L’armatura di Arthur brillava di una luce intensissima ed era diventata d’oro.

NO!!! NON CI CREDO!!!” sbottò il teppista “VUOI DIRE… VUOI FORSE DIRE CHE TU… SEI DIVENTATO CAVALIERE D’ORO?!”

Arthur si fece serio in volto.

Quest’armatura…” disse “Quest’armatura è stata forgiata tramite il sangue della mia principessa, con la sua benedizione! Non verrà mai sconfitta da uno come te!”

Brandì la sua lancia.

NON TI MONTARE LA TESTA!!” urlò Sodom “Anche se hai un’armatura d’oro, il tuo cosmo rimane quello di un cavaliere di bronzo!! Non potrai mai sconfiggermi!!”

Ma non potè concludere la frase. Un’altra sorpresa lo attendeva.

CHE COSA?!” urlò “Anche la tua lancia… anche la tua lancia è diventata d’oro?!”

Esattamente…” disse Arthur “E ora, preparati a morire, fellone!”


Questa è un'altra citazione ai Cavalieri dello Zodiaco, Saga di Nettuno! La musichetta linkata non è altro che la seconda opening giapponese: Soldier Dream!


I’m streetwise

I can improvise

I’m street smart

And I have New York City heart.


Why should I worry?

Why should I care?

I may not have a dime

But I got street savoir faire.


Why should I worry?

Why should I care?

It’s just be-bopulation

And I got street savoir faire.


La canzoncina che canta Dario, “Why Should I worry?” proviene dal cartone Disney “Oliver and Co.”


Beh… volevo iscrivermi al Koenkhan, ma avevano finito le tessere…”


Una musica di sottofondo si diffuse nell’aria: http://www.youtube.com/watch?v=vYrah_r-I_Y

Non si deve restare feriti né ferire.

Su questo principio si basano le arti marziali.

Ma chi, invece, viola questo principio usando la propria forza per fare del male agli altri

Deve essere punito.

Io ti insegnerò che non si infrangono le regole sacre delle arti marziali!” disse Dario, insossando un kimono blu e rosso e una fascia bianca.


Questo sono citazione all'anime di Virtua Fighter, nato come videogioco della Sega nel lontano 1993.

Il protagonista è Akira Yuki, che prima di ogni combattimento ripete sempre questa frase! Il Koenkhan, invece è la banda criminale con cui Akira è i suoi amici, la bella Pai Chan, Jacky Bryant e Sarah Bryant, sono costretti a combattere. La canzoncina è la sigla dell'anime, nota come “Wild Vision” . Ne esiste anche una versione italiana molto bella: qui il link! http://it.youtube.com/watch?v=GZMB-zi4Buk


Perché non è verità, è vile menzogna, bugia inventata ad arte!” rispose il poliziotto “La giustizia è nella Mad Gear, nella Mad Gear e quindi in Belger!”.


Altra citazioni alle frasi del Cavaliere d'oro di pesci...


Così!” urlò Dario “COLPO DELLE CENTO MANI DI HOKUTO!! ATATATATATAAAAA!!!!”

Colpì ripetutamente il poliziotto con lo spazzolone. Fu come se avesse cento mani e cento spazzoloni e con questi colpisse nello stesso momento.


Hai tre secondi di vita… anzi, no… TU SEI GIA’ MORTO!!!” urlò Dario.


Questa, invece viene da Ken Shiro! Scommetto riconosciate il tipico attacco della Stella del Nord e la tipica frase che dice poco prima ai suoi nemici prima che essi muoiano!


  
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