Anime & Manga > Lupin III
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Autore: Fujikofran    05/07/2014    1 recensioni
Torna Franca Strangoni di "Colazione sull'erba" e anche questa volta verrà coinvolta da Lupin e co. nella preparazione di un furto. Si tratta di qualcosa di molto importante: i tesori del Museo Nazionale di Atene. Zenigata ha avvertito la donna che stavolta non è intenzionato a tirarla fuori dai guai. Ma i tre ladri (Fujiko è assente) vogliono davvero creare problemi alla vita di Franca? Brano da ascoltare durante la lettura: "Corner of the Earth" dei Jamiroquai
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Goemon Ishikawa XIII, Jigen Daisuke, Koichi Zenigata, Lupin III, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Irruzione in una vita'
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I minuti scorrevano per tutti, meno che per lei. Per Franca Strangoni, infatti, non passavano mai, mentre svolgeva il lavoro di hostess, durante una mostra dedicata a un importante fotografo americano, al Palazzo delle Esposizioni di Roma, la città dove viveva da anni, ormai. Non le dispiaceva stare a contatto con l’arte nonché vedere la gente che, estatica, contemplava e commentava fotografie e didascalie. La vita, per lei, era quasi del tutto assorbita da quel compito: osservare coloro che osservavano e veniva pagata per questo. Poco, ma veniva pagata. E quel lavoro non le pesava da quando aveva smesso di frequentare Elio, un coetaneo che sembrava presissimo da lei, ma per cui non provava interesse. Non che non le piacesse la sua compagnia, ma provare interesse è un’altra cosa e Franca lo sapeva. Aveva fatto amicizia con due ragazze di poco più giovani di lei che, incaricate di curare i particolari tecnici della mostra, pranzavano spesso con lei. Troppo simpatiche, specie quando poi si riunivano a casa sua a guardare B-Movie e a sperimentare ricette. Franca era stata in grado di mettere un filtro alla sua vita, anzi, la sua vita stessa era un filtro, che non le faceva pensare all’uomo che le aveva rubato l’essenza dell’esistenza, un ladro di professione che sapeva impossessarsi anche del cuore delle donne. Daisuke Jigen, questo era il suo nome, che, fittizio quantunque, stava a identificare colui che Franca aveva amato più di tutti. Era stata brava a far funzionare questo filtro che si chiamava “vita” e ne era fiera.
Anche in un giorno di metà marzo Franca era di servizio al Palazzo delle Esposizioni e, durante la pausa-pranzo, riaccendendo il suo smartphone, trovò la chiamata di un numero che non conosceva. Quando ciò accadeva, lei si incuriosiva e richiamava quasi sempre, per poi sentirsi spesso rispondere da una voce di qualche anziano che aveva sbagliato numero. In realtà, lei ogni volta sperava che si trattasse di un’offerta di lavoro nuova e congeniale e le sue aspettative venivano deluse. Quando le fu risposto “pronto” riconobbe una voce che non le era nuova, con un accento che sembrava d’oltralpe.

-Scusi, chi è? Ho trovato la chiamata e...-

-Franca, cherie!-

Non poteva crederci, colui che la stava chiamando non era una persona qualsiasi, ma il ladro più famoso del mondo, Lupin III. Si nascose per non far capire che stesse parlando con lui.

-Noooooooo, Arsene Lupin III che mi chiama mentre sono al lavoro. Ma tu sei matto!-

 -No, sono evaso!-

-No, tu sei completamente fuori di testa: sei evaso e chiami me? Ma vuoi mettermi ancora una volta nei casini?-

-In realtà ti sto chiamando per un altro motivo…ti passo una persona…-

E, quando quella persona parlò, a Franca si mozzò il respiro: una voce cavernosa in un buon italiano e una leggera inflessione americana pronunciò il suo nome. Era Daisuke Jigen e l’unica cosa che la giovane riuscì a dire fu:

-Ma non potevi chiamarmi tu? Perché è stato Arsene?-

Nascose l’emozione dietro un atteggiamento brusco, per non dirgli: “Oddio, sei tu, sto per morire!”

-Perdonami, ma quando mi avevano arrestato mi avevano sequestrato il cellulare. Per fortuna Arsene si era segnato il tuo numero; lui è sempre più organizzato di me. Ed è solo per questo motivo che sono sparito per un anno e mezzo, oltre al fatto di essere stato in galera. Ti chiedo ancora perdono, ma sappi che mi rivedrai presto, molto presto-

Ecco, il filtro che si chiamava “vita” aveva di colpo smesso di funzionare, per Franca.
Che cosa significava “Presto, molto presto”? Che si sarebbero visti quanto prima e, solo al pensiero, Franca si sentiva tremare le gambe e, in generale, tutta la sua esistenza.  

-Ti prego, dimmi ci vedremo!- riuscì a dire lei.

-Ti farò sapere, nel frattempo ti invio il mio numero via sms. Sappi solo che siamo a Roma da due giorni-

Lui era a Roma, quindi a pochi km da lei. Franca tornò a lavorare con un senso di stordimento.
 
Franca aveva memorizzato il numero di Lupin e quello che Jigen le aveva inviato, perciò era pronta a trovare scuse con gli amici e soprattutto, ora che c’erano queste sue amiche affettuose, la fatica per nascondere il fatto che conoscesse dei famosi ladri sarebbe stata ancora più grande. Poco male, ce l’avrebbe fatta, se lo sentiva; tutt’al più Lupin e Jigen avrebbero potuto camuffarsi con i loro soliti travestimenti, di cui erano degli autentici campioni, fingendo di essere degli amici che Franca non vedeva da tempo. Quando la sera tornò a casa dal lavoro,  si rese conto di avere il frigorifero vuoto, perciò decise di farsi fare una pizza da asporto al ristorante di fronte casa sua. Le suonò il telefono proprio mentre il pizzaiolo stava infilando la pizza nel suo cartone: era Jigen e, quando lei rispose, con un moto di imbarazzo gli disse che lo avrebbe richiamato non appena tornata a casa. Così fece e, mentre osservava la pizza posata da poco sul tavolo, non sapeva che cosa rispondere all’uomo che le aveva appena riferito che il giorno successivo (quando lei non lavorava) sarebbe andato a trovarla. La giovane faticava a mangiare la pizza e si precipitò a chiamare una delle sue due amiche simpatiche, per invitarla a prendere un the verde da lei. Quando, la notte, andò a dormire, non prese sonno. Teneva accesa la luce sul comodino e fissava il soffitto. Poi accese la radio, ma non ascoltava la musica a rotazione della programmazione notturna della sua stazione preferita. “Che spreco di corrente”, pensava. Ciò che non la faceva addormentare era il prefigurarsi dell’incontro con il suo Jigen. Ma era ancora suo? Lo era mai stato? Dalla telefonata che lui le aveva fatto, la sua voce non lasciava trasparire alcuna emozione, eppure voleva rivederla. E contava solo questo. “Buonanotte”, disse tra sé e sé. Aveva bisogna di augurarsela, quella buonanotte.
 
   
 
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