Anime & Manga > Lupin III
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Autore: Fujikofran    05/07/2014    3 recensioni
Torna Franca Strangoni di "Colazione sull'erba" e anche questa volta verrà coinvolta da Lupin e co. nella preparazione di un furto. Si tratta di qualcosa di molto importante: i tesori del Museo Nazionale di Atene. Zenigata ha avvertito la donna che stavolta non è intenzionato a tirarla fuori dai guai. Ma i tre ladri (Fujiko è assente) vogliono davvero creare problemi alla vita di Franca? Brano da ascoltare durante la lettura: "Corner of the Earth" dei Jamiroquai
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Goemon Ishikawa XIII, Jigen Daisuke, Koichi Zenigata, Lupin III, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Irruzione in una vita'
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Tornata dal suo turno di lavoro, Franca si preparò la cena e, nel frattempo, aveva iniziato ad analizzare il file e le immagini che le aveva fornito Lupin: quanta roba! E quando si sarebbe sbrigata a decidere quali tesori avrebbero dovuto rubare? Decidere? Si sentiva addosso una responsabilità pesantissima, nonché il pensiero di essersi nuovamente resa complice di tre malviventi, di cui uno era il suo uomo. Riteneva che tesori come “La maschera di Agamennone”, se rubati, si sarebbero potuti deteriorare, così come la collezione dei bronzi e degli ori micenei. Non si sentiva eccessivamente esperta dei materiali delle opere, i suoi studi vertevano più sull’architettura e la scultura. Era intenzionata ad optare per i vasi, come quello di Dipylon o “La coppa di Nestore”, ma doveva ancora pensarci. Aveva deciso che avrebbe aperto un file Excel, che Lupin avrebbe comunque dovuto stampare, per fare in modo che non si risalisse a lei, che ne era l’autrice. Colta da un momento di ansia, spense il pc e si andò a sedere sul divano, per guardare un po’ di tv. Prese il suo smartphone, con l’intenzione di chiamare Jigen; voleva sentire la sua voce rassicurante ma visualizzò un sms che non voleva ricevere. “Sei contenta di averli rivisti?”, c’era scritto nel messaggio, proveniente da un numero che lei conosceva bene: quello di Zenigata. L’angoscia l’assalì di colpo e non ci pensò due volte a chiamare Lupin, invece che Jigen.

-Tranquilla, cherie- le disse Lupin, sicuro di sé -Zenigata fa sempre parte del gioco: dove c’è lui ci siamo noi e viceversa. Dovresti preoccuparti se ciò non avvenisse. Ti avviso che il tuo bel Daisuke ha un febbrone da cavallo-

-Sta male?-

-Ha solo una comune influenza-

-Me lo passi?-

-Meglio di no, ora sta dormendo-

-Dammi il tuo indirizzo, così vengo a casa da voi. Voglio vedere come sta e poi vi devo assolutamente parlare-

-Eh, no, carina, non vorrei trovarmi la polizia dietro la porta, se ci dovessero intercettare la telefonata. Vieni  a Piazza Vittorio: ci sarò io ad aspettarti-
 
Arrivata a Piazza Vittorio, accanto al sottopassaggio della metropolitana, si sentì toccare una spalla e si spaventò. Voltandosi non vide nessuno, se non un via vai di cinesi e nordafricani, nella piazza più multietnica di Roma. Avvertì due mani che le coprirono gli occhi e stava per esclamare “aiuto”, ma, voltandosi, trovò il sorriso malizioso di Lupin.

-Et voilà!- fece lui, accarezzandole poi il viso

-Mi hai fatto prendere un accidente!-

-Calma, cherie! Purtroppo non so salutare in maniera convenzionale-

Arrivati all’auto di Franca, quest’ultima si domandò che intenzioni avesse il ladro-

-Ti porto dal moribondo, ma ti consiglio di mantenere le distanze: non fa altro che tossire; ma è anche colpa del fumo-

-Sono nervosa, Arsene, ho paura di Zenigata-

-Noooooo, ti facevo più intelligente e invece mi hai appena detto una cavolata-

-Quello mi sbatterà in galera…-

-Non mi dire che Fujiko ti aveva raccontato di quando lui, nella sala dell’interrogatorio…con lei…-

-Cosa? Ma non intendo “sbattere” in quel senso! Perché, fa anche questo, lui? Andiamo bene…-

-Ahahahaah, povero Zaza, un frustrato padre di famiglia che perde il tempo a dare la caccia a me!-

Il traffico non era eccessivo e in pochi minuti i due arrivarono a destinazione: un appartamento piccolo in un seminterrato in un’area del Pigneto dove c’erano più villini che palazzi. Entrati dentro, Franca si aspettava di trovare un posto umido e disordinato, invece notò che era l’esatto contrario. C’erano un mini-ingresso, un salotto piccolo con un divano amaranto grande, un tavolo di legno con quattro sedie e una cucina all’americana. L’arredamento non era affatto datato, anche se i colori in quella casa erano troppi e stancanti, a partire dalle pareti dipinte di arancione. Goemon era seduto sul divano e sembrava giocherellare con il suo smartphone; non si scompose, più di tanto, quando vide entrare Franca, anche se, nel salutarla, le mostrò un sorriso dolce che quasi la turbò. Lupin aprì il frigorifero e tirò fuori un gingerino per offrirlo alla donna.

-Non abbiamo ancora rifatto la spesa, ma qualcosa da bere ce l’abbiamo ancora- asserì Lupin, passando la bibita alla giovane.
Franca ringraziò e domandò dove fosse Jigen

-Sta a letto, forse sta dormendo. Non sta bene per niente, la febbre non scende, nemmeno con la tachipirina- affermò Goemon, che si alzò in piedi per prendersi anche lui da bere.

Franca si precipitò in una delle due camere da letto e notò che il suo Jigen era sotto le coperte e addormentato. Non se la sentiva di svegliarlo e scelse di contemplarne il bel volto virile e di ascoltarne il respiro affaticato come se fosse una dolce melodia. Era talmente assorta nell’osservare quell’uomo che amava tanto da non essersi accorta che Lupin la stava chiamando.

-Arrivo!- rispose e poi voltò nuovamente il suo sguardo verso Jigen.

Dalla cucina provenivano le note di un greatest hits dei Jamiroquai, che Lupin aveva appena messo allo stereo lì presente. Franca raggiunse Lupin e Goemon, quest’ultimo annunciò che sarebbe uscito a comprare qualcosa per cena.

-Compra solo per te e Jigen…io mi porto la signorina Strangoni a cena! Dove preferisci, cherie? Ho l’approvazione del tuo amore allettato-

-Non so…ma, scusa, non dovevamo parlare del colpo?-

-Ma certo! Infatti non usciamo se non ci aggiorni un po’-

Franca fece il suo primo report su quanto aveva visionato e analizzato. Aveva ulteriore bisogno di valutare e doveva farlo con un animo più calmo, in quanto ogni volta che metteva mano su quei file, sentiva salire una certa angoscia dentro di sé e Lupin e co. dovevano saperlo.

-Nessun angoscia, Franca- asserì Goemon, pronto per uscire –Per noi hai già fatto tantissimo-

-Eh, vallo a spiegare al tuo capo!-

Goemon non replicò e fece un sorriso guardando la giovane, che abbassò le testa per non incrociare il suo sguardo. In cucina a un certo punto regnava una strana calma, intramezzata dalla musica. I Jamiroquai erano i padroni di casa, in quel momento, e “Corner of the Earth” risuonava nella stanza, anche se il volume dello stereo non era alto. Lupin non sarebbe uscito prima della fine di quella canzone, che lui stava ascoltando seduto per un attimo sul divano. Goemon salutò e uscì, Jigen si affacciò improvvisamente in cucina e a Franca venne quasi un colpo, quando sentì la mano di lui sulla sua spalla.

-Buona serata a voi- disse soltanto il pistolero, guardando poi Franca con gli occhi lucidi tipici di chi ha l’influenza.

-Riguardati – disse lei, accarezzandogli il viso- e mandami dei messaggi, se puoi-
Jigen annuì.
 
Lupin e Franca dovevano cenare insieme e il ladro andò a colpo sicuro proponendo un locale molto famoso del Pigneto. Si accomodarono e presero subito in mano i menu. La fame era notevole.

-Sai – disse Franca giocando a nascondere metà volto dietro al menu- questo posto era uno dei preferiti da Pierpaolo Pasolini. Sai chi era?-

-Oh…oui! Il regista e scrittore ucciso a Ostia in circostanze tuttora misteriose, vero?-

-Già…questo bar un tempo era trucidissimo, ora fa figo…-

-Che cosa intendi? Scusami se ogni tanto mi perdo con l’italiano, cherie-

-Nel senso che piace a tanti e va di moda-

-Va di moda andarci con uomini simpatici come me?-

-Ma smettila!-

Franca guardava Lupin e il suo sorriso perenne da furbetto e si rendeva conto che aveva ragione: lui era simpaticissimo e il suo sorriso e il modo di fare le trasmettevano un’energia positiva che la faceva sentire spensierata, anche quando lui squadrava tutte le ragazze che passavano.

-Non te ne sfugge una!- gli disse poi.

-Beh, è perché tu sei già impegnata col tenebroso pistolero-

-Altrimenti guarderesti solo me?-

-Esatto, cherie! Ahahhaaha…guarda che sto scherzando! Ormai so capire se una donna non prova nulla nei miei confronti. Fujiko me lo ha insegnato bene: tanti anni dietro a lei per poi rendermi conto che muore dietro a Goemon!-

-Mi dispiace…-

-E di che? Non esiste solo lei di donna, sulla Terra!-

-Però esiste sempre nel tuo cuore e non sai fartene una ragione-

-La ragione del cuore è importante, ma quella della mente lo è anche di più-

Dopo aver cenato, i due passeggiarono per Pigneto; Lupin, per il suo abbigliamento e look poteva confondersi in mezzo a tanti giovani hipsters che frequentavano quel quartiere. Poi si fermarono in un bar a prendere uno “shot” di amaro. Franca decise di non bere e si guardava intorno, notando un’atmosfera quasi magica, di quelle che difficilmente si dimenticano, grazie a piccoli momenti che, senza volerlo, risultano poi indimenticabili. Non sapeva spiegarselo, ma avvertiva questa bella sensazione attorno a sé e, soprattutto, dentro di sé. A un certo punto al ladro venne voglia di andare a ballare. Franca conosceva un posto dove la personalità di Lupin avrebbe potuto scatenarsi e decise di portarlo lì.  
I due entrarono in una discoteca non lontana dalla Fontana di Trevi e, appena entrati, furono indirizzati ad uno spettacolo di burlesque, che precedeva una serata di ballo a tema anni Cinquanta e Sessanta. Franca non aveva molta voglia di guardare l’esibizione e voleva andare direttamente al piano superiore del locale, dove il dj stava iniziando a mettere della musica interessante. A Lupin ovviamente lo spettacolo di burlesque faceva gola, ma poi decise di assecondarla. Purtroppo la gente non ballava ancora e la sala era semivuota. Il ladro ne approfittò per andare al banco del bar per ordinare un cocktail e ne offrì uno a Franca, che poi dovette abbandonarlo improvvisamente, dato che il dj annunciò l’inizio ufficiale della serata e Lupin la prese per un polso per trascinarla in pista e ballare con lei, che stava iniziando a divertirsi davvero. E come poteva essere diversamente, con il tipo che le stava facendo trascorrere dei momenti indimenticabili? Lupin era una persona irresistibile e travolgente, con una contagiosa energia positiva che faceva divertire anche le persone intorno a loro. Non erano poche le ragazze che volevano ballare con lui e lui le faceva ballare tutte, al ritmo di rock ‘n roll anni Cinquanta, mentre Franca assisteva alla scena, senza smettere di sorridere, anche se, a un certo punto, si sentiva un po’ gelosa.

-Che cos’è quella faccia, Franchina?- domandò ad un tratto Lupin, mentre il dj introduceva il cambio di decennio, nella scaletta dei brani, al grido di “Siete pronti per gli indimenticabili Sixties?”.

-Balordo, devi ballare solo con me!-

-Sììììì!- esclamò il ladro, afferrando per le mani Franca per farle fare una giravolta.

L’atmosfera in pista si scaldò particolarmente quando partirono i brani italiani della prima metà degli anni Sessanta e tutti provavano, anche goffamente, a ballare il twist e il surf. Lupin era totalmente a suo agio e si divertiva un mondo, mentre intorno a lui la gente si sentiva imbarazzata o, meglio, avvertiva una sorta di senso di inferiorità, dato che Arsene, dinoccolato come non mai, sapeva adattarsi a ogni tipo di ballo.  Improvvisamente Franca e Lupin si abbracciarono, ma lui non sembrava provarci. Forse.

-Perché stai con Jigen?- le domandò di colpo Lupin.

-Perchè si sta con una persona? Perché la si ama, no? Ci sono altre motivazioni, secondo te?-  rispose Franca con altre domande.

-Lui è un delinquente, Franca-

-E tu no?-

-Ma non stiamo parlando di me… è di lui che sei innamorata, non di me-

-E allora?-

-Va bene, cherie, stai tranquilla, ne parliamo fuori-

Una volta finita la serata, Franca fece in modo che Lupin riprendesse il discorso.

-Presto andremo via, lo sai? Bene, io stesso sentirò la mancanza di questi momenti insieme e anche di Roma che, ogni volta che la lascio, me la porto nel cuore per un bel po’. Però la nostra vita, quella mia e di Jigen e Goemon, è nomade, lo sai benissimo e non vorrei che la tua possa essere condizionata per via della nostra. Capisci che cosa intendo?-

-Lo so ed è per questo che questi giorni con voi a me servono per staccare con il mondo, perché il mondo è altro…-

-Mi mancherai, Franca…-

Affermò Lupin, prima di rincasare, appena sceso dall’auto.
 
Era sera e Franca stava bevendo del the verde originale giapponese, che le aveva donato Goemon. Aveva finito il suo turno di lavoro e si sentiva più rilassata, dopo aver saputo che Jigen stava meglio, anche se non era del tutto guarito. Si era poi seduta sul divano e aveva preso il telecomando, per fare zapping e cercare un film, che però non riusciva a trovare. O, meglio, lo aveva trovato, ma il pensiero dei file da esaminare per il colpo di Lupin non le dava pace. “ok, domani farò la scelta definitiva, sperando che a loro vada bene”. Poco dopo le arrivò un sms da parte di Goemon, in un italiano che sembrava funzionare: “Domani facciamo hanami insieme (laghetto Eur)?”.  “Che cosa vorrebbe fare questo qui con me?” si domandò Franca, che lì per lì non aveva realizzato che il rito dell’hanami significa ammirare la fioritura dei ciliegi, che tra la fine di marzo e i primi di aprile si mostrano nel loro massimo splendore.  Accettò di vedere Goemon, che aveva intenzione di preparare il pollo karage e dei maki per lei, da mangiare sotto un ciliegio. Franca non sapeva che cosa preparare e decise di fare dei panini col tonno, per andare sul sicuro. Si incontrarono all’uscita “Eur-Palasport” della metropolitana B e si precipitarono per scegliere il loro ciliegio. Ne trovarono uno libero dal lato opposto del parco del laghetto artificiale dell’Eur, in cui erano molti i ciliegi di importazione nipponica. Stesero un telo azzurro di plastica, come da costume per l’hanami giapponese, e lo ricoprirono con due teli da mare che Franca aveva portato. Poi posizionarono tutto il cibo che avevano portato e iniziarono ad assaporare ciò che avevano preparato. Intorno a loro c’erano tanti giapponesi intenti a celebrare lo stesso rito di Franca e Goemon, che si sentiva come a casa.

-Mi fa piacere che tu stia bene qui- gli disse la giovane e lui le sorrise.

-Il piacere è mio e ti ringrazio per la compagnia. Ti dispiace se mangio i tuoi panini?-

-Fai pure, li ho preparati per te, in effetti. Io invece assaggerò i tuoi maki…posso?-

-Certo!- le rispose Goemon facendole l’occhiolino.

Improvvisamente piombò una palla da pallavolo, che per poco non finì sui maki. Franca iniziò a imprecare e stava per lanciarla lontano quando due bambini, uno giapponese e uno italiano, si scusarono portando loro dei biscotti.

-Fortuna che non ho con me la spada, altrimenti avrei potuto ridurre la loro palla in mille pezzi- sentenziò Goemon.

-Meno male che si sono scusati: mi stava venendo un accidente- aggiunse Franca.

L’insolita aria mite per l’inizio di aprile rendeva piacevole lo stare seduti sull’erba senza dover indossare alcun giubbotto e Franca fingeva di guardarsi intorno, per non osservare troppo Goemon che si era disteso, con lo sguardo fisso sul ciliegio in fiore: lo trovava davvero bello e lui si accorse di essere osservato.

-Insomma, com’è andato questo anno e mezzo?- domandò Franca per vincere il proprio imbarazzo?

-Beh, che dirti…per fortuna non sono finito in carcere, però ho girato parecchio per il mondo, fermandomi in Francia, dove avevo conosciuto una ragazza-

-Ah, bene! Immagino abbiate avuto una storia…o mi sbaglio?-

-Hai indovinato…era nato tutto all’improvviso, poi sono andato a vivere da lei, tutto perfetto, ma un giorno è dovuta partire per Oslo, dove aveva vinto una borsa di studio. Ci siamo lasciati, ma non solo per la sua lontananza: lei si stava stancando di me e me ne ero accorto; io non ero convinto che la storia potesse continuare. Tutto qui-

-Vedi, quando si bruciano le tappe succede spesso che una coppia esaurisca la propria funzione e…scoppia!-

-Non è solo questo: sono ormai sempre più certo di amare una sola donna e di poter mai più trovarne una uguale…-

-Fujiko Mine?-

-Brava! Non riesco a stare senza di lei-

-Parti prima, per la Grecia, così hai anche modo di stare da solo con lei. Non mi sembra ci sia una soluzione diversa-

-Tu dici?-

-Sì, dico. Vai da lei e dille una volta per tutte che vuoi stare con lei e con nessun’altra. Le devi parlare chiaro, una volta per tutte, anche perché lei ti ama-

-E come fai a saperlo? Te lo aveva detto lei?-

-Uhm, una donna sa sempre tutto. E io non sono un uomo-

Franca si distese accanto a Goemon, per gustare una piacevole brezza appena sopraggiunta e per sentire su di sé la pioggia di foglioline di ciliegio che le stavano cadendo addosso. Poi Goemon si girò su un fianco, verso di lei, che aveva chiuso gli occhi per godersi pienamente un momento di relax. Improvvisamente sentì qualcosa sfiorarle il viso. Erano le foglioline? No, era una carezza che Goemon le stava facendo e, appena aprì gli occhi, lui la baciò sulle labbra.

-Hai ragione: devo dirle tutto- disse poi l’uomo.

-Questo è un tuo modo di ringraziarmi? Intendo il bacio-

-Forse-

Goemon continuò a “ringraziare” Franca, che si lasciò travolgere da baci e carezze sempre meno casti.

-Scusami, non pensare male: non voglio provarci con te, è solo che per certi versi mi attrai perché mi ricordi Fujiko, soprattutto fisicamente-

-Ma non sono lei-

-Perdonami questa debolezza. Sono dispiaciuto, non volevo fare un torto a Daisuke. Domani farò il biglietto e raggiungerò Fujiko-

Quando nel tardo pomeriggio Franca riaccompagnò Goemon a casa, trovò Jigen seduto sul divano, intento a leggere un quotidiano. Stava meglio e si vedeva.

-Non ho più la febbre- disse alla donna, che si precipitò ad abbracciarlo.

Dopo l’episodio del bacio di Goemon, l’abbraccio di Jigen le parve rassicurante e non riusciva a distaccarsi da lui. Non pensava di averlo tradito, ma sentiva di non essersi comportata bene nei suoi confronti. Rimase in silenzio per un po’, seduta sul divano, pensando a quando i tre uomini sarebbero partiti, due giorni dopo. E aveva preso una decisione: il giorno successivo non sarebbe andata a lavorare, ma l’avrebbe preso come ferie, per trascorrerlo interamente con Jigen. Una volta andati via i tre ladri, non le sarebbe mancato solo lui, ma anche Lupin e Goemon, con i quali aveva trascorso momenti piacevoli e che non avrebbe facilmente dimenticato. Erano pronti per raggiungere dei tesori importanti, ma, per Franca, i veri tesori non erano altro che loro.
 
 
 
 
 
 
 
   

Fujikofran (c) 2014
 photo tumblr_n20o3tHcfZ1tq7ghfo2_500.jpg
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https://www.youtube.com/watch?v=NU9M8ej8dbM
   
 
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