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Autore: Agnese_san    05/07/2014    0 recensioni
Un piccolo prequel di Roswell, qualcosa successo una settimana prima della sparatoria al Crashdown.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Liz Parker, Maria De Luca, Max Evans, Michael Guerin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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L’atrio della scuola era inondato dalla calda luce di settembre e nella folla dei ragazzi che stavano entrando, Liz vide Maria arrivare di corsa, come suo solito.

Il sole alle spalle si rifletteva sui suoi capelli biondi, formandole una sorta di aureola, attorno al viso.

Sfoggiava il nuovo paio di pantaloni che aveva comprato il giorno precedente, quando erano andate insieme a fare shopping ed erano rimaste oltre un’ora dentro il negozio di abiti usati, preferito dall’amica.

Solo lei riusciva a scovare, in quel posto pieno di polvere, i pezzi di abbigliamento più assurdi con cui componeva, spesso mischiando vari generi, le sue “mise” incredibili.

Liz, invece, era entusiasta del suo acquisto. Finalmente sua madre le aveva consentito di comprare le sue prime scarpe con il tacco alto, e consigliata da Maria, aveva scelto un paio di sandali rosa, ricamati con le perline e con almeno dieci centimetri di tacco.

Il problema era che, non avendo avuto modo di allenarsi molto a casa, la sera precedente, adesso aveva la sensazione, ad ogni passo, di camminare sulle uova.

Maria si avvicinò con la sua solita aria sbarazzina e un sorriso smagliante.

- Mi sta guardando? Dimmelo! Che cosa sta facendo? –

- Mi dispiace Maria - replicò l’amica scuotendo la testa. - Danny Hill non ti ha proprio considerato! –

L’espressione dell’amica si rabbuiò all’istante per la delusione. Nonostante questo lei non le avrebbe mai mentito. Non era nella sua indole, non ci riusciva proprio.

- Pazienza. Vedrai che quando indosserò il mio nuovo top, quello rosso, super scollato che ho comprato ieri, si accorgerà di me! - rispose senza rassegnarsi.

Liz sorrise ammirando la tenacia dell’amica. Quest’ultima, distolta l’attenzione da Danny Hill, si concentrò a “torturarla”.

- Allora – ammiccò sorridendo - come va con Ben Hamilton? –

L’espressione divertita sul suo volto, mutò immediatamente.

- Non pronunciare quel nome, ti prego. –

Ben Hamilton era lo zimbello di tutta la High Roswell. Aveva un quoziente d’intelligenza ben sotto la media, ed era stato accettato nella scuola solo perché, da almeno tre generazioni, la famiglia ne faceva parte, elargendo spesso cospicue donazioni.

Era il classico tipo sfigato, vestito sempre con capi fuori moda e dagli accostamenti discutibili. Al posto degli occhiali indossava i classici fondi di bottiglia ed era una frana in quasi tutte le attività, ma il problema non era nemmeno questo.

In fondo lei non ci avrebbe badato tanto se lui non avesse preso una cotta o meglio una fissa nei suoi confronti e pensando di fare colpo avesse iniziato ad indossare il “chiodo” e i pantaloni di pelle nera, convinto di essere uno strafigo.

Capiva benissimo con chi aveva a che fare e per questo cercava, nei limiti del possibile, di essere sempre gentile con lui. In fondo le dispiaceva che gli altri ragazzi della scuola lo prendessero continuamente in giro.

E tutto era nato perché lui aveva scambiato questa gentilezza per qualcosa di più.

- Oh Maria ti prego, devi aiutarmi. Sono disperata, non so più come tenerlo a freno. Mi telefona almeno tre volte il giorno, senza contare gli sms sul telefonino. Io non ce la faccio più. –

- Non fare così! In fondo è stata anche un po’ colpa tua. Lo hai aiutato in chimica, gli hai prestato gli appunti di biologia… - replicò tra il serio e il divertito, l’amica - Un ragazzo fa presto a illudersi, soprattutto un tipo come lui. –

- Aiuto un sacco di gente, ma nessuno mi ha mai chiesto di farmi la maratona horror al cinema, o di andare a vedere a casa sua il rettilario. A parte questo, sai bene che non mi interessa. –

- Allora puoi sempre dirlo a Kyle! Ci penserà lui, con un bel discorsetto, a rimetterlo al suo posto e a farlo stare lontano. –

- No, non posso, mi dispiacerebbe troppo. Già così è lo zimbello della scuola! Figurati se Kyle o quelli della squadra lo dovessero prendere di mira. Spero solo che questa fissazione gli passi al più presto e che, soprattutto, non mi ossessioni con tutte quelle telefonate. Siamo solo all’inizio dell’anno… - continuò in preda allo sconforto.

- Guarda Liz! - sorrise l’amica - la tua simpatica “ossessione” è in fondo al corridoio e mi pare proprio che stia venendo verso te. –

Ben stava, infatti, sbucando dal corridoio dei laboratori e veniva dalla loro parte.

- Devo scappare! Ti prego nascondimi! Dove posso andare? –

- Non lo so! Prova nell’armadietto, vai nei bagni. Cercherò di bloccarlo per guadagnare del tempo. Su, vai… VAI! –

Liz cominciò a correre nella direzione opposta, ma sfortunatamente da quella parte del corridoio c’erano poche opportunità per potersi nascondere.

La stanza dei cancellini, il bagno e lo spogliatoio dei maschi adiacente alla palestra.

Andò verso la porta della stanza dei cancellini, benché provasse ad aprirla con tutta la sua forza, era inesorabilmente chiusa a chiave.

Forse era occupata da qualche nuova coppia. Era voce comune che in quella stanza avvenissero incontri segreti e piuttosto bollenti.

Bene Liz Parker, adesso hai proprio una bella scelta da fare!

Si voltò a guardare Maria che stava cercando di intrattenere Ben con la sua abile parlantina. Sembrava avere poco successo. Stava tirando il ragazzo per la manica del giubbetto di pelle, per impedirgli di raggiungerla.

Piuttosto che ascoltare l’ennesima richiesta di un appuntamento, che a questo punto non sapeva più come evitare e con la speranza che, forse, volesse andare solo nel bagno, Liz si decise a entrare nello spogliatoio dei ragazzi.

Il posto, immerso nel silenzio, sembrava fortunatamente deserto.
Riuscì finalmente a tirare un sospiro di sollievo.

Potrei avercela fatta. Adesso aspetterò un paio di minuti e…

Non terminò il suo pensiero. Udì due voci avvicinarsi.

Si sentì morire. Cosa avrebbe detto o inventato per giustificare la sua presenza nello spogliatoio dei maschi?

Cercò un posto per nascondersi e questa volta dovette seguire il consiglio di Maria. Aprì l’armadietto degli attrezzi ginnici e s'infilò dentro.

A volte essere piccole ha i suoi vantaggi.

- Ti dico che mi sento diverso! – disse la prima voce che sembrava piuttosto nervosa.

Da dentro l’armadietto non riusciva a vedere a chi appartenesse.

- Sento come se stessi cambiando. Mi sento più forte, come se dentro di me ci fosse un’energia a lungo sopita. Un’energia che si risveglia ogni giorno di più. –

Liz, nel suo nascondiglio, stava immobile, cercando di respirare meno rumorosamente possibile, cosa non semplice poiché l’armadietto era pieno di attrezzi, palloni e polvere.

- Credo che in fondo per noi sia normale – rispose una seconda voce – Anche se può spaventarci, sapevamo che alla fine qualche cambiamento sarebbe avvenuto. –

A differenza della prima, questa era profonda, morbida e pacata.

La polvere le faceva prudere incredibilmente il naso.

La prima voce riprese.

- Ho capito, ma temo di non saper controllare tutta questa energia. Ho paura di fare del male a qualcuno quando giochiamo a basket, o peggio di farci scoprire. –

Non ce la faccio! Non adesso, per favore…

Il suo naso non le dette retta e reagendo a tutto quel pulviscolo le fece fare due sonori starnuti.

Sarebbe voluta scomparire.

Per un tempo che sembrò interminabile, ci fu un gelido silenzio.

Poi, molto violentemente, qualcuno aprì la porta dell’armadietto e lei si trovò faccia a faccia con due intensi e arrabbiatissimi occhi marroni.

- TU COSA FAI QUI? –

Era Michael Guerin.

Chi fosse più fuori di testa fra lui e Ben Hamilton, Liz non avrebbe potuto dirlo. Non aveva una bella fama nella scuola, anzi era voce comune che il ragazzo fosse pieno di problemi.

- Posso spiegarti tutto, Guerin. - affermò, cercando di disincastrarsi alla meglio dall’armadietto nel tentativo di uscirne con dignità.

- Ti prego, non dire che sono entrata qui. L’ho fatto solo per nascondermi da… -

- La “perfetta” Liz Parker colta in flagrante. –

Il tono di Guerin era il solito: tagliente e ironico.

- Chi aspettavi? Kyle Valenti? – chiese mentre un sorrisino beffardo gli comparve sulle labbra. – Non dirmi che volevate pomiciare proprio nello spogliatoio maschile? –

Liz, che nel frattempo, era uscita dall’armadietto facendo cadere buona parte del contenuto, arrossì fino alla punta dei capelli.

- Guerin, per favore! – replicò, tentando di raccogliere i palloni e le clavette che si erano sparpagliate sul pavimento.

- Io non pomicio con Kyle Valenti e anche se lo facessi, certo non verrei qui! –

- Che stupido che sono! Certo usereste la stanza dei cancellini. – ammiccò sempre più divertito Michael a metterla in imbarazzo.

Era riuscita a raccogliere tutto e a richiudere quella dannata porta dell’armadietto, si voltò verso il ragazzo e tentò un approccio più deciso.

- Ti prego lascia che ti spieghi. –

L’espressione di Michael improvvisamente cambiò da divertita a furiosa e avanzando minaccioso verso di lei, la aggredì.

- Sei venuta a origliare per conto del papà del tuo amichetto?

Avanti rispondi! - incalzò sempre più arrabbiato.

Lo guardò, stupita da quell’affermazione di cui non comprendeva il significato.

- Senti Guerin…- riprovò esitante.

- ALLORA? –

Sorpresa dalla sua furiosa reazione, indietreggiò spaventata.

- Adesso basta, Michael! Smettila! –

Max Evans, rimasto fino a quel momento fuori dal loro scambio, intervenne nella discussione.

- Non mi sembra il caso di assalirla così. –

Era stata talmente colta alla sprovvista, da non aver quasi notato la sua presenza.

Max, appoggiò una mano sulla spalla dell’amico, cercando di calmarlo.

- Lasciala spiegare, almeno –

La seconda voce che aveva sentito non poteva che appartenere a lui, lo guardò negli occhi, grata di aver fermato quella furia che aveva davanti.

- Vi spiegherò tutto ve lo prometto. Michael, per amor del cielo, calmati. Mi stai mettendo paura – rispose Liz – Credete sia il caso di rimanere qui a chiarire la faccenda, soprattutto per me ? –

- Stai tranquilla - rispose Max - eravamo venuti qua per avere un posto deserto dove poter parlare, in questo momento non c’è nessuna lezione di educazione fisica –

- Allora? Sto aspettando! - incalzò Michael leggermente più calmo ma non meno determinato.

- Ecco, io… è un po’ imbarazzante da raccontare, ma ero venuta a nascondermi qui per non incontrare una persona. –

Liz, parlò guardando entrambi negli occhi, come a voler dimostrare che la sua sincerità era più che reale.

- Non sapevo che anche voi foste qui. Non vi ho nemmeno visto nel corridoio. –

Gli occhi di entrambi i ragazzi la fissavano intensamente. Molto intensamente.

- Quando sono entrata, era tutto deserto. –

Deglutì, pensando che in vita sua non aveva mai visto una coppia di occhi così.

Così… magnetici.

- Solo dopo ho sentito delle voci e non potendo uscire fuori, - guardò Evans, che sembrava avere un atteggiamento più amichevole rispetto a Guerin – poiché rischiavo di incontrare quella persona, mi sono nascosta nell’armadietto. Tutto qua! – concluse, fissando negli occhi Max.

Di che tonalità di colore erano, si domandò, esaminandoli con attenzione.

Marroni? Verdi? Entrambe?

- E chi sarebbe questa persona che devi evitare ? - domandò Michael per niente convinto.

- Non posso dirtelo, non per me, ma per lui. –

Fare il nome di Ben equivaleva a condannarlo a diventare ancora più la barzelletta di tutta la scuola.

In particolare se la cosa fosse arrivata agli orecchi di Kyle, che si considerava a tutti gli effetti, il suo ragazzo - e questa faccenda con Kyle avrebbe dovuto chiarirla alla fine - per Ben potevano esserci ulteriori prese in giro e scherzi di ogni genere.

I ragazzi della squadra non perdevano mai l’occasione normalmente di dargli fastidio, figuriamoci se ne avessero avuto un motivo preciso.

No, non poteva farlo, non poteva parlare di Ben con quei due e rischiare che andassero a raccontarlo a tutto il resto della scuola.

Non lo aveva sempre aiutato proprio perché in fondo le dispiaceva che tutti lo trattassero così?

Chi immaginava che si sarebbe cacciata in guaio simile, però.

- Cosa c’è? Vuoi salvare l’onore a qualcuno o a te stessa, piccola miss perfettina? – ribattè Michael ironico.

- Non c’è nessun onore da salvare. E’ solo una questione di correttezza. Inoltre non sono né perfetta, né miss! – rispose Liz piena di foga.

Cominciava ad arrabbiarsi per l’atteggiamento di Guerin.

Del resto cosa poteva saperne lui dell’onore, visto il tipo che era?

E chi cavolo si credeva di essere? Non darmi nemmeno l’opportunità di spiegare e, inoltre, mettere in dubbio la mia parola!

In effetti, Max Evans non era stato così sgradevole come lui, anzi, aveva anche cercato di calmarlo con quella sua voce, quella voce… – il suo pensiero si perse per un istante - e quando cercavo di spiegare la situazione, mi ha fissato così intensamente che ho avuto proprio l’impressione di essere creduta e rispettata.


I tre ragazzi rimasero immobili in attesa l’un l’altro della mossa successiva.

Liz temeva che i due, segnalando la sua presenza all’allenatore, in quel posto interdetto alle ragazze, la mettessero nei guai dopo pochi giorni d’inizio della scuola. E chi avrebbe sopportato le lamentele e magari la punizione dei suoi genitori?

Evans e Guerin erano incerti. Non avevano ancora stabilito effettivamente cosa la ragazza potesse aver inteso della loro conversazione e quanto poteva dedurne di conseguenza.

La lunga pausa di silenzio fu interrotta inaspettatamente. La porta dello spogliatoio si aprì e la testa unta e impomatata di Ben fece capolino.

- Mi sembrava di averti visto entrare qui, mentre parlavo con la tua amica. Allora Liz, usciamo insieme dopo la scuola? –

Due paia di occhi allibiti si voltarono verso Liz, la quale contraccambiò lo sguardo con orgoglio e con una velata minaccia. Se solo avessero osato intervenire minimamente nella questione gli avrebbe conciati per le feste quei due!

Era arrabbiata! Sì, molto arrabbiata per come l’avevano trattata, soprattutto Michael Guerin.

- Niente commenti! – mormorò sottovoce al loro indirizzo - Qualunque parola sarebbe fuori luogo. – e voltando loro le spalle, andò verso il suo “cavaliere”.

Max e Michael si ripresero dalla sorpresa e seguirono l’uscita trionfale di Liz dallo spogliatoio.

- Max. Max… MAAAX!

Ti sei incantato? Guarda che dobbiamo capire cosa ha sentito la Parker della nostra conversazione. -
Max si girò lentamente verso l’amico.

- Se tu non l’avessi aggredita e messa in agitazione con i tuoi soliti modi educati, forse saremmo riusciti a saperne di più. – rispose con la solita flemma.

- Certo! Guai a toccarti Liz Parker, amico – replicò indispettito Michael – Non farti illusioni e soprattutto cerca di ricordare le nostre regole! –

- Certo che le ricordo! Non mi sembra però che la maleducazione vi rientri. Comunque lascia che le parli io. Tu rischi di peggiorare la situazione, con i tuoi soliti modi da gentleman. Hai visto come ci ha guardati prima di uscire?

Se solo avesse potuto, ci avrebbe incenerito! - finì Max alterato.

Michael fece spallucce e, ignorando completamente le proteste dell’amico che non voleva certo essere equiparato a lui per il suo comportamento sgarbato, lo invitò a escogitare un piano per scoprire cosa avesse potuto capire la ragazza della loro conversazione.

Stava prospettandogli varie congetture quando l’altro alieno tra l’allibito e il pensieroso gli domandò.
- Secondo te esce davvero con Ben Hamilton? –

- Che ne so! Grazie di avermi ascoltato Max. –

- Certo che ho sentito il tuo piano, ma ti ripeto, lascia che me ne occupi io. Se tu la fai arrabbiare di nuovo, non risolveremo niente. –

- Senti, se hai bisogno di una scusa per parlare con lei, trovala meglio! – ribatté acido.

Lo ignorò completamente e ritornò sul suo pensiero.

- Credi davvero che abbia un appuntamento con Hamilton? –

Michael sbuffò.

- Lo sai che le ragazze sono capaci di tutto. –

Diede delle vigorose pacche sulla spalla dell’amico, ed entrambi uscirono dallo spogliatoio.

Davanti alla porta della classe Liz e Ben stavano parlando fitto tra loro.

Max notò che la sua mano era appoggiata sulla spalla del ragazzo che scuoteva la testa con aria triste.

Liz gli sorrideva dolcemente, cercando di parlargli con lo stesso modo in cui si spiega a un bambino per l’ennesima volta qualcosa che non capisce.

Rimase incantato a fissare l’espressione della ragazza. Avrebbe pagato qualunque somma per riuscire a sentire cosa stessero dicendo.

- Non posso uscire con te Ben, ti prego cerca di capirlo. Odio i ragni, i serpenti e l’iguana. Sono anche loro creature dell’universo, ma io non riesco proprio a capire come si possano trovare tanto belli da tenerli in casa. E prima che tu lo dica di nuovo, nemmeno i film horror sono il mio genere preferito.

Quindi che te ne fai di una ragazza come me che non condivide per niente i tuoi interessi?

Forse dovresti cercartene un’altra con gusti più simili ai tuoi. –

- Va bene. – acconsentì – se proprio non vuoi uscire con me, magari dammi almeno un bacetto!

Liz sorrise.

In fondo il ragazzo non è mica così suonato come dicono.

Si allungò per dargli un bacio sulla guancia, senza accorgersi dello sguardo sofferente e invidioso che la controllava da lontano.

Proprio in quel momento suonò la campanella e tutti i ragazzi si affrettarono per entrare in classe.

Nella calca Ben fu urtato da un compagno e, maldestro come era, finì addosso a Liz malamente.

Lei perdette l’equilibrio e le sue nuove scarpe fecero il resto. Si ruppe un tacco e una fitta lancinante le trafisse la caviglia e le contrasse lo stomaco.

Per un attimo fu stordita dal forte dolore e non riuscì a pensare a altro. Poi cercò di riprendersi e tirarsi in piedi ma la caviglia proprio non la reggeva.

Benché cercasse di trattenersi, lacrime di dolore scesero sulle sue guance, mentre qualche compagno si fece intorno per aiutarla.

Ben tutto dispiaciuto e preoccupato si offrì di accompagnarla in infermeria e visto che lei non poteva camminare, fece di tutto per poterla prendere in braccio.

Fatti pochi metri, però, nonostante il carico piuttosto leggero, ansimante e senza più forze dovette rimetterla a terra perché non ce la faceva più.

- Maria, chiamate Maria, per favore. – implorò Liz.

Il dolore e le lacrime le annebbiavano la vista.

Improvvisamente si sentì sollevare da terra con forza e tenere saldamente tra le braccia.

- Tranquilla. Presto saremo in infermeria e ti medicheranno. –

Una voce calda e pacata la rassicurò.

Non poteva crederci!

Aveva Liz Parker tra le sue braccia!

Certo non era proprio come l’aveva immaginato nei suoi sogni, anzi poteva sentire tutta la sua sofferenza, ma era la prima volta che riusciva a starle così vicino.

Sentì il profumo dei suoi capelli, il ritmo del suo respiro. Poteva percepire perfino il battito del suo cuore.
Per un attimo ebbe la tentazione di continuare a camminare, camminare e allontanarsi.

Lui e lei in un posto lontano, dove avrebbe potuto dirle finalmente tutto quello che aveva dentro e dove lei gli avrebbe sorriso come aveva fatto a Ben.

Delle piccole gocce umide e calde gli scivolarono all’interno del braccio e lo riportarono bruscamente alla realtà, strappandolo alle sue fantasie.

In quel preciso istante Max sentì smuoversi dentro qualcosa che non seppe definire chiaramente, ma l’attrazione che aveva provato per Liz Parker fin dalle elementari, cambiò in qualcosa che, in quel momento non gli fu del tutto comprensibile.

- So che è doloroso, – cercò di confortarla - ma vedrai che passerà presto. –
Riuscì a vedere solo una massa di morbidi capelli che annuiva.

Appena giunti in infermeria, la appoggiò dolcemente sul lettino.

L’addetto di turno dopo averla esaminata, le mise del ghiaccio sulla parte colpita, per impedire che la distorsione si gonfiasse e valutò che era meglio chiamare il medico della scuola per valutare la gravità del danno.

Lacrime di dolore continuavano a scendere sulle guance di Liz, senza che dalla sua bocca uscisse un suono.

Seduto a fianco del lettino, le passò un kleenex, notando quanto cercasse di controllarsi.

Pensò che sotto quell’apparenza fragile e delicata, dovesse nascondesi molta forza e determinazione.

- Di solito non piango così, – riuscì finalmente a dire – ma il dolore è stato improvviso e forte che le lacrime sono scese da sole. - Penserai che sono la solita ragazzetta piagnucolona. –

- Non preoccuparti, Liz. Non dimenticare che ho una sorella. In ogni modo, se quell’imbranato di Hamilton fosse stato più attento, tutto questo non ti sarebbe successo! –

- No, Max, non dirlo, Ben non c’entra. E’ stata colpa delle mie scarpe nuove.

Queste trappole infernali che fanno apposta per torturare le donne e che io, stupida, mi sono andata a mettere proprio per venire a scuola. –

Max sorrise, costatando che la medicazione doveva cominciare a farle effetto e ad anestetizzare il dolore, giacché sembrava aver riacquistato la parola.

- Sembra proprio che le donne non possano farne a meno. Anche Isabel ne ha diverse paia e sembra perdere il controllo quando passa davanti alle vetrine dove sono esposte. – concluse divertito.

Liz sgranò gli occhi.
Possibile che sua sorella, nota in tutta la scuola come la “regina di ghiaccio”, avesse come tutte le comuni mortali, la passione delle scarpe?

- Lei, però, non ha problemi di statura e potrebbe anche permettersi di non portarle. Giuro che d’ora in avanti non metterò più scarpe con i tacchi! Non m’importa di essere bassa. – replicò tra il serio e lo scherzoso.

– Questo lo dici adesso, ma appena sarai guarita, alla prima occasione elegante, vedrai che li rimetterai per farti bella per il tuo cavaliere. Magari per Ben Hamilton. - finì serio.

La ragazza riuscì a sorridere e Max pensò che non aveva mai visto un sorriso così luminoso e dolce.

- Ben non è il mio cavaliere. Spero davvero che gli sia passata l’ossessione nei miei confronti dopo la chiacchierata che abbiamo fatto.-

- Perché lo difendi? E' stato lui a farti cadere! – replicò indispettito.

- Dai Max, poverino. Come si fa a prendersela con lui. - affermò, fissandolo negli occhi e cercando ancora di decifrare di che razza di colore fossero.

Verdi! Sì, certamente verdi, ma cangianti.

- Mi fa tenerezza e non mi va di trattarlo come fanno gli altri. Avrei potuto trattarlo male o prenderlo in giro come fanno tutti, invece con un po’ di pazienza e parlandoci sono riuscita a persuaderlo che non usciamo insieme perché io non sono il suo tipo. Mi è costato un piccolo bacio convincerlo a non chiedermi più di uscire con lui, ma è bastato poco per non renderlo infelice. –

Max la studiò attentamente, rimanendo stupito dalla sua profonda sensibilità.

Si domandò se per caso avesse la minima idea di quanto aveva invidiato Ben Hamilton per quell’effusione ricevuta.

- Pensi che mi sarò fatta molto male? – gli chiese d’un tratto, indicando la caviglia. - Se mi ingessano, non riuscirò ad andare al Crash Festival di venerdì prossimo. Non che ci tenga particolarmente, ma è una delle poche occasioni in cui i miei genitori mi fanno uscire senza fare tante storie. Tu ci andrai Max? –

Il ragazzo si rabbuiò all’istante, e distogliendo lo sguardo dal suo viso, rispose.

– No, non ci vado mai. –

- Perché? Alla tua ragazza non piace? – chiese curiosa Liz, cercando di incontrare i suoi occhi.

- Non mi piace quel genere di festa. – rispose lui tagliando corto e abbassando lo sguardo.

Enigmatico il ragazzo.

Imbarazzata dal silenzio creato tra loro, lo invitò a raggiungere la classe per non perdere la lezione.

- Non c’è problema, stai tranquilla – rispose Max - Anzi, fammi vedere se la caviglia è gonfiata ancora. -
Alzò la borsa del ghiaccio. Era proprio in brutto stato. L’ematoma si era ancora più esteso.

Max, in piedi, dava le spalle alla ragazza seduta sul lettino e le copriva praticamente la visuale.

- Senti male se tocco qui? –

- No! E’ tutto addormentato. –

Facendo attenzione alla porta e a lei, si concentrò e monitorò la sua ferita. Non c’era niente di rotto, ma la contusione era proprio brutta.

E senza pensarci troppo, controllandone l’intensità, lasciò che un debole flusso energetico andasse a “migliorare” l’ematoma di Liz, senza guarirlo completamente per non destare sospetti.

- Max! Sento un formicolio strano. Che cosa stai facendo? – chiese allarmata da quella strana sensazione.

- Niente, non preoccuparti! – mentì spudoratamente - Probabilmente sta finendo l’effetto del ghiaccio e te ne occorre di nuovo. – rispose, andando contemporaneamente a prendere altro ghiaccio e rovesciandolo sulla caviglia.

Finalmente arrivò il medico che dette una rapida controllata all’arto colpito, diagnosticando una semplice slogatura che richiedeva abbondanti dosi di crema antinfiammatoria, seguiti da fasciatura.

- Ragazzo, fai in modo che possa essere riaccompagnata a casa perché è meglio che per qualche giorno non cammini. – disse rivolgendosi al giovane.

- Mi raccomando Parker!

Riposo assoluto fino a quando la caviglia non sgonfia. Niente sport e per un po’ di tempo lasci da parte le scarpe con i tacchi per le più comode scarpe da ginnastica - aggiunse il medico tutto allegro.

Lo sguardo che Liz gli lanciò non fu certo dei migliori, visto le battute. Dovette anche mordersi la lingua per non rispondergli a tono, poi si voltò verso Max chiedendogli se per favore poteva andare a cercare Maria.

Dopo qualche minuto, lui tornò in infermeria con l’amica, proprio mentre il medico, finiva di fasciare la caviglia di Liz.

Maria la abbracciò.
- Mi hai fatto preoccupare! Meno male che non è rotta. –

- Il dottore ha detto che ne avrò per qualche giorno e che poteva andare peggio. Comunque mi farò un po’ di vacanza. –

Tentò di alzarsi in piedi con l’aiuto dell’amica.

Max sorrise fra sé, pensando a quello che aveva fatto, e aiutò la ragazza a sostenere Liz nel percorso verso l’uscita della scuola.

Stavano aspettando l’arrivo di Maria con l’auto, quando Liz, spostandosi con la mano i capelli dal viso, guardò Max negli occhi, interrompendo quell’imbarazzato silenzio.

– Grazie per tutto il disturbo che ti sei preso portandomi da una parte all’altra della scuola.-

- Non sei pesante, Liz. Nessun disturbo. – le rispose sorridendo.

- Senti per quanto riguarda prima, nello spogliatoio… dì a Michael che può stare tranquillo.

Dentro l’armadietto si sentivano le voci molto attutite, non si capiva nulla. Digli che se parlava di ragazze o di qualunque altra faccenda da uomini, io non ho sentito niente di niente! –

- Lo so Liz. L’ho visto nei tuoi occhi. So che quello che hai fatto per Ben lo faresti anche per Michael. Sento che sei una ragazza di cui ci si può fidare. –

Rimase sorpresa da quello che forse doveva interpretare come un complimento e lo guardò cercando spiegazioni a quella strana affermazione. Proprio in quel momento arrivò Maria con l’auto ed entrambi i ragazzi la aiutarono a mettersi sul sedile posteriore e a sistemare la gamba.

In quel momento Michael sbucò dal nulla e, senza dire una parola, si affacciò al finestrino posteriore dell’auto porgendole la sua scarpa aggiustata.

Interdetta e senza parole, Liz riuscì solo a sorridere e a farfugliare un confuso grazie, mentre Maria mise in moto e partì.

- Allora le hai parlato? – domandò ansioso Michael – Cosa ha sentito? Che ti ha detto? –

- Stai tranquillo, è tutto a posto. Non ha sentito niente. Credeva tu parlassi di ragazze, quindi possiamo stare assolutamente tranquilli, dato che non è certo il tuo argomento preferito. - rispose ironicamente Max.

- Sei sicuro? Non ti ha preso in giro con quella sua aria innocente e poi magari se ne va a fare la spia, magari proprio allo sceriffo! – lo incalzò sempre innervosito.

- Tu sei paranoico! Ti dico che non ha sentito niente e in ogni modo sento che possiamo fidarci di lei. E’ diversa dagli altri. –

Raccontò all’amico l’intera la faccenda di Ben Hamilton quasi a voler dimostrare la lealtà di Liz.

- Sarà, ma io non sono tanto convinto. E’ meglio andare al Crashdown Cafè nel pomeriggio per capire meglio. – replicò scettico.

Max sospirò esasperato.

– Oggi non lavorerà. Il medico le ha ordinato di stare a riposo. - osservò.

In fondo, senza volerlo, Michael gli offriva un’ottima scusa per poterla rivedere, quindi perché non approfittarne?

- Giusto per farti stare tranquillo, magari ci passiamo uno dei prossimi giorni. – suggerì, infilandosi le mani in tasca e voltandosi per tornare dentro la scuola a recuperare i suoi libri, seguito da un silenzioso Michael che, era sicuro, meditava su come estorcerle le informazioni sull’accaduto.

FINE

N.d.T: Non ho tradotto io questa storia. L'ho trovata già tradotta su un sito che purtroppo è stato cancellato. L'ho salvata in tempo ed è molto bella quindi a voi la lettura :D
Questa volta vi sorprendo perchè so qual'è l'autore  (*YaY*). Ringraziate tutti 
shantimoon

 
   
 
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