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Autore: emme30    06/07/2014    6 recensioni
HAPPY 4TH SEBLAINE WEEK! | Day One; Alternative Meeting
Famous!AU, con Sebastian calciatore e Blaine attore famoso.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe, Tina Cohen-Chang | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Nothing Serious



 

Londra, 13 Maggio 2014



“Oh mio Dio, non ci credo! Sei seria? Sei seriamente seria?”
Tina sbuffa, perchè quella domanda l'ha già sentita almeno cinque volte negli ultimi due minuti. “Sì, sono seriamente seria, la Disney mi ha seriamente chiamata e mi ha seriamente chiesto di te per il loro prossimo film d'animazione.”
“Ma la Disney quella vera?”
La tentazione di portarsi la mano alla fronte dalla disperazione è davvero forte, ma Tina resiste stoica e guarda il suo amico e capo negli occhi. “Sì, la Disney, quella di Topolino e Il Re Leone. Conosci per caso un'altra Disney?”
Un po' le viene da ridere nel vedere come l'uomo adulto – ci tiene a sottolinearlo – che ha di fronte a sé cerchi di contenersi e non mettersi a saltare dalla gioia.
“Ti hanno chiesto cosa vogliono farmi doppiare? Potrebbe essere Frozen 2?”
Tina alza gli occhi al cielo allo sguardo speranzoso che ha di fronte a sé e stringe al petto la sua agenda. “No, si tratta di un progetto completamente nuovo, rivoluzionario, a quanto mi hanno detto. Ci diranno i dettagli tra un paio di settimane, quando torneremo a Londra e... dove stai andando?!
Tina strabuzza gli occhi un po' irritata quando vede il suo capo alzarsi dalla sedia, voltarle le spalle e tirare fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloni. Lui alza le mani in segno di scusa e indica il dispositivo elettronico. “Scusa, scusa, hai ragione, ma devo chiamarlo Tina, sono anni che aspetto che la Disney mi contatti!”
Tina si porta una mano tra i capelli, levandosi un ciuffo scuro da davanti agli occhi e cercando di nascondere un sospiro. “Non metterci una vita, dobbiamo parlare dell'intervista di GQ di domani!”
“Sì, sì, faccio in fretta, giuro!”
Tina sta per ricordargli di controllare l'ora e calcolare il fuso orario prima di fare la sua chiamata, ma il suo capo scompare sul terrazzo, e, a quel punto, si lascia andare sconfitta contro lo schienale della sedia, pensando che dovrebbe chiedere un aumento il prima possibile.
In fondo, lavorare con una star di Hollywood come Blaine Anderson non è davvero il lavoro più facile del mondo.




Blaine si chiude la porta del terrazzo dietro le spalle, quasi trema per quanto è agitato e felice, e sbaglia più volte l'icona da cliccare sullo schermo del suo cellulare. Un attimo prima di inoltrare la chiamata, fa il solito calcolo che ha preso come abitudine da un paio di giorni ormai.
Il suo orologio segna le otto e mezza del mattino, quindi, se i suoi calcoli sono esatti, a Rio dovrebbero essere le dieci e mezza. Sa benissimo che ci sono quattro ore di differenza; non è troppo sicuro che siano quattro ore in più o quattro ore in meno, ma è troppo ansioso per controllare su Google, quindi preme il tasto verde e si porta il cellulare all'orecchio.
Si morde il labbro nervoso e prega che suo marito non sia già al campo ad allenarsi, che sia in palestra o comunque abbia il cellulare a portata di mano, ma la speranza diminuisce ad ogni secondo che la sua chiamata non ottiene risposta.
“E dai, rispondiii,” borbotta tra sé e sé, appoggiandosi alla ringhiera e scrutando l'orizzonte, picchiettando con l'indice il poggiapetto di metallo.
Sta quasi per mettere giù irritato, quando finalmente dall'altro capo sente un qualcosa che assomiglia a un “Pronto?”
“Sebastian! Ma perchè ci hai messo così tanto a rispondere? Sei già al campo ad allenarti? No, aspetta, non lo voglio sapere, ti devo dire una cosa importantissima che è successa poco fa, oh mio Dio non ci crederai mai, sei il primo a cui lo dico, non abbiamo neanche pensato a un comunicato stampa, ma la Disney, Sebastian, la Disney mi ha chiamato!” Blaine dice tutto d'un fiato, a un tono di voce che sicuramente troppo alto rispetto al normale.
Blaine,” è la flebile risposta che arriva dall'altro capo del telefono, che però non interrompe il suo agitatissimo monologo.
“La Disney mi vuole come doppiatore nel loro prossimo film, ma ci pensi? La Disney, quella Disney, la Disney Disney!
Blaine.”
“Ma sai che potrebbe essere quel tanto chiacchierato cartone sui principi gay, oh mio Dio sarebbe bellissimo Sebastian, non ci posso credere che hanno chiamato proprio me, ma proprio me! Pensa se il giorno in cui vado alla Disney c'è Idina Menzel a registrare le canzoni per Frozen 2, potremmo improvvisare un duetto di Let it Go assieme... Sebastian, ma ti rendi conto potrei incontrare Idina Menzel!”
Blaine.”
Blaine corruga le sopracciglia al tono serio che sente dall'altro capo del telefono. “Perchè non dici nulla? Lo sai che ci tengo a questa cosa e pensavo che-”
Blaine, qui sono le quattro e mezza del mattino.”
Ops. Allora erano quattro ore indietro, non quattro ore avanti. Inutile, non imparerà mai il fuso orario Londra-Rio De Janeiro.
“Ops, ehem... scusa. Ho sbagliato a contare l'ora,” si porta una mano a grattarsi il capo e cerca di ignorare l'imbarazzo di aver chiamato per l'ennesima volta suo marito nel bel mezzo della notte.
E' così difficile da capire che sono quattro ore indietro e non quattro ore avanti? Lo sai che ho gli allenamenti la mattina presto e la notte devo dormire bene.”
Blaine non può che sentirsi estremamente in colpa per quella ramanzina e si morde il labbro mortificato. “Scusami, hai assolutamente ragione, torna a dormire, ci... ci sentiamo quando ti svegli...”
Aspetta di sentire il grugnito di Sebastian e il bip che indichi la fine della chiamata, ma invece tutto ciò che arriva al suo orecchio è il suono di uno sbuffo. “Ormai sono sveglio, tanto vale che mi dici il motivo per cui hai deciso di svegliarmi a quest'ora.”
Blaine sorride sollevato e si accoccola contro il telefono, come se così facendo fosse più vicino a quello che non fa fatica immaginarsi essere il suo affascinante marito che si stropiccia gli occhi circondato da lenzuola spiegazzate.
“Ha chiamato la Disney, mi vogliono a doppiare il protagonista del loro prossimo cartone.”
Ma dai!” lo stupore nella voce di Sebastian gli fa gonfiare il petto ancora di più.
“Sì, quasi non ci credevo!”
Cosa ti fanno doppiare?”
Blaine sorride. “Non ne ho idea, non vogliono dire nulla ancora.”
Pensa, finalmente potrai essere una principessa anche tu.”
Blaine ridacchia e scuote la testa, immaginandosi fin troppo facilmente il ghigno di suo marito. “Ah ah, che spiritoso.”
“Ti mancano solo gli uccellini che ti svolazzano intorno e poi sei a posto!”
“Sei un cretino. Pensa se fosse il chiacchierato cartone sui principi gay.”
Riesce a vedere chiaramente la smorfia sul viso di Sebastian. “Oddio, ti prego no. Più clichè di così si muore.”
Blaine alza gli occhi al cielo, anche se sa che il marito non può vederlo, ma poi ghigna. “Sai, se mi avessero chiamato proprio per quel progetto, potrei insistere che l'altro principe possa doppiarlo tu.”
Ride quando sente il disgusto nelle parole di Sebastian. “Non oseresti!”
“Oh sì che oserei, siamo già entrati nelle coppie gay più famose e amate di sempre.”
Potremmo anche essere incarnazioni divine, ma mi rifiuto di fare una roba simile! Grazie al cielo i calciatori non doppiano cartoni animati.”
Blaine sospira, deciso a ritornare sull'argomento e a convincere Sebastian a un eventuale doppiaggio insieme. Sono già una delle coppie più amate dal pubblico e sa benissimo che un cartone del genere potrebbe davvero fare la differenza per la loro comunità. Ma, per il momento, decide di non assillarlo troppo; con i Mondiali di calcio alle porte ed essendo uno dei giocatori più promettenti della nazionale francese, ha davvero altro a cui pensare.
“Come stanno andando gli allenamenti?” chiede dopo un paio di attimi di silenzio.
Vanno,” risponde Sebastian con un sospiro. “Ma non chiedermi altro, lo sai che sono-”
“Superstizioso. Sì, lo so,” Blaine risponde tranquillo, spostando il telefono all'altro orecchio. “Mi basta sapere che stai bene, che mangi le tue verdure e che fai i compiti a casa.”
Sebastian ride. “Quando arrivi?”
“Tra un paio di giorni, oggi pomeriggio e domani ho il servizio per GQ.”
Mi raccomando non fare troppo lo sguardo sexy alla fotocamera.”
Blaine si morde il labbro. “Cos'è, sei geloso?”
“Altrochè Killer, anzi sai cosa potresti fare, ora che mi hai svegliato? Darmi una mano a riaddormentarmi, conosco un metodo infallibile per prendere sonno.”
Blaine alza nuovamente gli occhi al cielo. “No, per quello dovrai aspettare di avermi lì in carne ed ossa, lo sai che queste cose non le faccio.”
Sebastian sbuffa frustrato, “Voglio il divorzio.”
Blaine lo ignora. “Parlando di divorzio, facciamo qualcosa il 20? Devi giocare il giorno dopo?”
Subito arriva la risposta di Sebastian. “Tranquillo, ho già pensato a tutto io.”
“Ti sei ricordato del nostro anniversario?” lo prende in giro, “L'aria brasiliana ti fa bene, eh.”
Sì ma, non si scaldare troppo,” continua a scherzare Sebastian, “Lo sai che non è nulla di serio.”
Blaine non può che sorridere a quelle parole. “Nulla di serio è perfetto.”
Nel silenzio riesce quasi ad avvertire il sorriso innamorato di suo marito, quello spontaneo e così bello che spunta sulle sue labbra ogni volta che dicono quelle parole.
Ma è quando lo sente sbadigliare che si ricorda di averlo svegliato alle quattro del mattino. “Vai a dormire, ci sentiamo più tardi.”
Okay, e Blaine...” Sebastian fa una pausa, ma lui non lo interrompe. “Sono orgoglioso di te.”
E' in momenti del genere che gli manca davvero come l'aria.
“Ti amo.”
Lo so,” è la risposta divertita di Sebastian, prima di terminare la chiamata.
Blaine guarda lo schermo del cellulare e sorride inconsciamente, desiderando con tutto se stesso di essere già in Brasile a fare il tifo per l'amore della sua vita, immergendosi nei ricordi e in come quel niente di serio gli abbia cambiato l'esistenza.










 

Los Angeles, 14 Maggio 2006



Blaine alza lo sguardo confuso dallo schermo del suo cellulare. “La Nike vuole... me?”
Tina Cohen-Chang, la sua nuova assistente, alza le spalle e si mordicchia la penna. “Vogliono fare uno spot televisivo con attori e calciatori e mi hanno quasi supplicato per averti.”
“Ma, veramente, io non faccio nessun tipo di sport. E il calcio è così... noioso.”
Tina sospira e alza lo sguardo dall'agenda. “Cosa ti importa? Dovrai solo fare un paio di riprese con qualche calciatore famoso. Hanno promesso pure un assegno ad otto zeri.”
Blaine non sembra convinto. Fa una smorfia e senza accorgersene comincia a fissare il vuoto di fronte a sé, ripensando all'ultimo anno della sua vita e come le cose siano cambiate da allora. Un anno prima era nessuno, era soltanto un giovane che aspirava a diventare attore e che faceva audizioni su audizioni senza mai venire richiamato, la brutta copia di suo fratello maggiore. Adesso possiede una lussuosa villa a Los Angeles, ha un conto in banca che non sa neanche precisamente a quanto ammonta, ha una assistente privata, ma, soprattutto, mezzo mondo conosce il suo nome. E' così perso nei suoi pensieri, che non capisce quello che gli dice Tina.
“Come hai detto, scusa?”
“Lo spot viene girato a Parigi.”
E a Blaine non interessa il calcio, non interessa la Nike e neppure fare uno spot che potrebbe fruttargli altri soldi. Ma lui, a Parigi, proprio non può resistere.
“... quando partiamo?”






 

Parigi, 20 Maggio 2006

Blaine un pochino la odia Tina, ma solo perchè, nonostante lavori per lui da poco tempo, lo conosce già come le sue tasche. Guarda fuori dal finestrino la Torre Eiffel stagliarsi all'orizzonte e ancora non riesce a capire come abbia fatto Tina a sapere che sarebbe capitolato alla parola Parigi. E' una città speciale per lui: è la città della sua prima premiere, il suo primo red carpet, la prima volta che si è sentito davvero qualcuno.
Guarda il panorama parigino scorrere di fronte ai suoi occhi, lasciando che i ricordi gli affollino la mente. Vorrebbe passare le ore a immergersi in ogni singolo particolare di quella serata, ma troppo presto la macchina si ferma davanti allo studio dove sarà registrato lo spot televisivo. Poco prima di scendere dall'auto, Blaine inforca un paio di occhiali scuri, necessaria precauzione, per poi seguire Tina all'interno dell'edificio.
Incontra il regista dello spot e un paio di persone che contano, offre un sorriso gentile a tutti, e non riesce a fare a meno di notare come chiunque sia estremamente ed esageratamente gentile con lui. Questo tipo di ammirazione e riverenza è ancora parecchio nuova per lui, e poco importa se negli ultimi mesi chiunque lo abbia trattato in quel modo, è sicuro che non riuscirà mai ad abituarsi del tutto.
Dopo aver scambiato un paio di convenevoli, Tina lo spedisce al trucco e lui obbedisce senza fiatare. Si rilassa e controlla il suo account di Twitter, mentre lascia che un paio di abili mani coprano le imperfezioni del suo viso e gli aggiustino i riccioli indomabili che ha in testa.
Un paio di minuti dopo che la parrucchiera lo ha sistemato, Tina lo raggiunge e gli comunica un po' irritata che ci saranno dei ritardi. Alza le spalle, abituato a simili imprevisti, e torna a controllare il suo Twitter. Sta pensando a qualcosa di arguto o simpatico da scrivere, quando nota nello specchio di fronte a sé un ragazzo, dietro di lui, che lo sta fissando. Non è difficile capire che ha più o meno la sua stessa età, anche se i suoi lineamenti sono estremamente spigolosi. Incontra i suoi occhi verdi nello specchio e qualcosa in quello sguardo lo colpisce. Perchè è la la prima volta da quando è diventato Blaine Anderson l'attore famoso che qualcuno non lo guarda come se fosse Dio sceso in terra.
Si volta sulla sua sedia girevole per guardarlo, incuriosito.
“Ciao, sei uno dello staff? Siamo pronti per girare?”
Il ragazzo allunga le labbra in quello che Blaine non può che definire che un ghigno, e si avvicina a lui. “Sei tu Blaine Anderson?”
Blaine sbatte le palpebre, quasi stranito di ricevere quella domanda. Di solito ovunque vada, chiunque riconosce il suo volto. “Sì, sono io. Tu saresti?”
Il ragazzo si ferma davanti a lui, e senza smettere di ghignare gli porge la mano. “Sebastian,” dice stringendogli il palmo. “Smythe.”
Blaine guarda i lineamenti del ragazzo mentre gli stringe il palmo e non riesce a capire come mai sembri così tanto compiaciuto di se stesso. “Piacere di... conoscerti? Sei uno dello staff? Possiamo girare?”
Sebastian lo guarda divertito, per mettersi le mani in tasca. “No, non sono dello staff. Io e te siamo in coppia per lo spot.”
A quel punto gli viene facile fare due più due. “Aspetta, sei un calciatore?”
Sebastian annuisce. “Non hai mai sentito parlare di me?”
Blaine non può che notare una punta di arroganza in quelle parole, ma decide di essere sincero. “No, mi dispiace. Non mi piace il calcio.”
Per un attimo gli sembra di vedere l'ombra di un'espressione scioccata sul viso di Sebastian, ma il ragazzo è un buon attore e la camuffa con un ghigno. “Beh, non posso pretendere troppo, non ho mai visto nessuno dei tuoi film io. Hai fatto roba famosa?”
Blaine alza un sopracciglio, ma non riesce a trovare quella domanda irritante. “Nah, sono solo stato nominato agli Oscar come migliore attore non protagonista, ma niente di che.”
Sebastian ride alla battuta e gli lancia uno sguardo divertito che lo fa sorridere. Blaine quasi si aspetta una risposta a tono, ma il ragazzo invece si accuccia accanto a un mobiletto per recuperare un pallone bianco e nero. Se lo fa rigirare tra le mani, per poi rivolgersi a Blaine.
“Non so se ti hanno spiegato come sarà lo spot, ma in pratica dovremmo palleggiare assieme. Una roba del genere,” spiega, prima di lasciar cadere la palla per poi calciarla dolcemente con il piede verso l'alto, riprendendola poi con l'altro piede. Blaine lo osserva palleggiare estremamente affascinato, non ha mai visto nessuno fare una cosa simile, forse degli artisti di strada quando era piccolo.
Riesce a staccare gli occhi dalla palla soltanto quando Sebastian la ferma tra le mani. A quel punto Blaine alza lo sguardo, per incontrare un sorriso soddisfatto che quasi lo abbaglia. Per fortuna i suoi sensi decidono di tornare a funzionare nell'attimo che il ragazzo gli lancia il pallone.
“Ora prova tu!” lo sfida passandosi una mano tra i capelli nocciola.
“Io? Ma scherzi?”
“Dai, non mi dire che non hai mai fatto una cosa simile.”
“Assolutamente no, non saprei neanche dove cominciare.”
Sebastian ridacchia. “Dai, avrai pur fatto sport al liceo.”
Veramente io... ho fatto cheerleading al liceo.”
Sebastian lo guarda a metà tra lo stupito e il divertito, prima di scoppiare in una risata. Blaine lo fissa scocciato, e sta quasi per rispondergli male, quando Sebastian scivola dietro di lui con una grazia quasi inaspettata e gli mette le mani sulle spalle.
“Ti insegno io,” dice con un tono di voce che assomiglia a un sussurro. Blaine rimane immobile e lascia che le mani di Sebastian scorrano lungo le braccia scoperte dalla T-Shirt. Deglutisce quando si posano sui suoi fianchi.
“Devi stare rilassato,” arriva il sussurro di Sebastian. “Il trucco sta nello stare rilassati e molleggiare sulle ginocchia.”
Sente una pressione leggera sui fianchi e segue i movimenti che vuole fargli fare Sebastian, cercando in tutti i modi di ignorare la sua presenza contro la sua schiena.
“Molleggiato, così, ecco,” gli incoraggiamenti di Sebastian quasi lo fanno arrossire. “Il controllo della palla è fondamentale. Sei tu che le dici dove deve andare, sei tu che controlli ogni movimento, niente è lasciato al caso.”
Blaine non sa cosa gli sta succedendo, ma c'è qualcosa nel modo in cui Sebastian gli accarezza i fianchi e gli sussurra roba calcistica di cui non capisce assolutamente nulla in un orecchio, che gli impedisce di parlare o di sottrarsi alla sua stretta. E' come se fosse paralizzato, come se la sola presenza di quel ragazzo impedisse ai suoi muscoli di muoversi secondo il suo giudizio.
Sotto la guida di Sebastian riesce a fare un palleggio o due, fino a quando il vero ragazzo dello staff non li va a chiamare dicendo che possono andare a provarsi i vestiti.
Nonostante i suoi innumerevoli pregiudizi, Blaine si diverte davvero a girare lo spot per la Nike, e non solo perchè si sente le guance andare a fuoco ogni volta che Sebastian lo guarda come se fosse un essere umano qualsiasi e non una star di Hollywood.





Tina lo raggiunge in un attimo di pausa, per poi lasciarsi andare sfinita sulla sedia accanto alla sua. Blaine lo guarda un poco apprensivo: sono più di due ore che la vede andare avanti e indietro, a dare ordini a chiunque e a cercare di parlare due lingue contemporaneamente.
“Va tutto bene?” le domanda, porgendole una bottiglietta d'acqua.
Lei la afferra alzando un sopracciglio, “Mi ci vorrebbe un martini, altro che San Pellegrino.”
Blaine ridacchia e si lascia andare contro lo schienale della sedia, allungando il collo per osservare le riprese che sta facendo Sebastian in lontananza. Si morde l'interno della guancia e poi torna a osservare Tina alle prese non con uno, ma ben due cellulari delle dimensioni di telecomandi per la televisione.
“Posso chiederti una cosa?”
“Uhm?” Tina non alza neanche gli occhi dagli schermi illuminati sotto il suo naso.
“Ma quel Sebastian Smythe a cui mi hanno accoppiato,” fa una piccola pausa in attesa che Tina gli dia la sua completa attenzione. “E' famoso famoso, oppure un giocatore che non conosce nessuno al di fuori dell'ambiente calcistico?”
Tina alza le sopracciglia, evidentemente stupita da quella domanda. “Non hai davvero mai sentito parlare di lui? Nell'ultimo anno è diventato un'icona, almeno qui in Europa.”
“E per quale motivo? E' un calciatore così bravo?” Blaine torna a guardarlo palleggiare davanti alle telecamere e prendere in equilibrio il pallone con il retro del collo.
“Non solo. Ha giocato nelle squadre di calcio più forti d'Europa, è uno dei calciatori fondamentali della nazionale di calcio francese e uno dei pochi gay dichiarati del mondo calcistico.”
Ah, allora quello l'aveva capito bene.
“Ah sì?”
“Ha fatto coming out pubblico qualcosa come nove mesi fa con una dichiarazione stupenda, era su tutti i giornali, possibile che non ne hai sentito parlare? Dove eri nove mesi fa?”
Blaine alza gli occhi al cielo, fa un rapido calcolo e capisce perchè non ha mai sentito parlare di questo Sebastian Smythe. “Perchè ero in India a girare il film di Tarantino.”
Tina sembra valutare per un attimo la cosa. “Allora sei giustificato, più o meno.”
Blaine torna a guardare Sebastian da lontano, senza accorgersi che lo sguardo di Tina non è tornato ai due telefoni cellulari, ma questa volta è fisso sul suo viso.
Ode per puro caso il suo commento. “E' molto bello e affascinante.”
Blaine si volta verso di lei con l'espressione di un bambino beccato con la mano nel barattolo dei biscotti. “Beh, suppongo di sì,” mormora, cercando di sembrare rilassato. “C'è di peggio.”
Ignora la risatina di Tina e torna a consultare Twitter, distraendosi ogni tre per due dal volteggio di una palla e un paio di occhi brillanti.






E' mezzanotte quando finalmente Tina gli dice che possono tornare in albergo e che il regista ha a disposizione tutto quello che gli serve per lo spot televisivo. Stanco e soddisfatto, comincia a recuperare la sua roba, ascoltando a malapena Tina ricordargli i suoi impegni dei prossimi giorni. Prima di uscire dallo studio, cerca con lo sguardo Sebastian per salutarlo e ringraziarlo della piacevole giornata, ma di lui non c'è traccia. Un po' deluso,segue la sua assistente fuori dalla porta, stringendosi nella giacca quando il freddo della sera lo sfiora. Sta parlando con Tina mentre aspettano l'auto che dovrebbe riportarli in albergo, quando la sua attenzione viene catturata dal rumore di una moto. La vede arrivare alla sua sinistra, e si sorprende quando si ferma esattamente accanto a lui. Sia lui che Tina si zittiscono, ma sulle sue labbra non può che comparire un sorriso quando il tipo in sella alla motocicletta si toglie il casco e si ravviva i capelli.
“Stai già andando in albergo?” domanda Sebastian appoggiando il casco al manubrio.
“Sì, stiamo-”
“Dai monta, ti do uno strappo io.” lo interrompe Sebastian porgendogli il casco che aveva appeso a un braccio e che Blaine nota solo in quel momento.
“Ma veramente-” non sa che rispondere a quell'invito, anche se una gomitata nel fianco da parte della sua assistente gli fa capire cosa dovrebbe dire. Il gesto non sfugge allo sguardo di Sebastian, che accenna a una risata, inclinando la testa di lato e porgendogli nuovamente il casco.
“Beh... okay,” risponde Blaine, non contemplando neanche un rifiuto. Si volta verso Tina per dire qualcosa, ma lei gli fa semplicemente l'occhiolino e si allontana verso la macchina nera appena arrivata poco dietro di loro.
Un po' goffamente, Blaine sale in moto dietro a Sebastian, anche se subito sorge il problema di dove aggrapparsi, non vorrebbe scadere nell'inappropriato e cingergli la vita, anche se in realtà è esattamente lì che desidererebbe mettere le mani.
“Ehm, dove mi tengo?” urla Blaine per cercare di farsi sentire sopra il rombo della moto che si accende, ma non ottiene risposta, visto che Sebastian parte senza neanche dargli il tempo di prepararsi e lui è costretto a spalmarsi sulla schiena del ragazzo per evitare di cadere.
Inappropriato o meno, Blaine non ha assolutamente intenzione di allentare la presa, visto che Sebastian guida come un pazzo.
Fa poca attenzione al traffico o a dove stanno andando, visto che tutto ciò a cui riesce a pensare è il fatto che è davvero vicinissimo al corpo caldo e muscoloso del calciatore che ha osservato per tutta la giornata e che forse, sotto sotto, un po' anche gli piace.
Si accorge di non essere neanche lontanamente vicino al suo albergo, quando Sebastian spegne il motore di fronte a uno stadio che ai suoi occhi sembra immenso. Alza la visiera del casco per guardarlo meglio, ma la mano di Sebastian sulla sua coscia cattura la sua attenzione.
“Scendi?” gli domanda con un tono divertito.
Blaine fa come gli dice, ringrazia il buio della sera che sicuramente nasconde le sue guance rosse, e rimane a guardare lo stadio quasi incantato. “Sai,” dice una volta che si è tolto il casco guardandosi intorno, “Mi sembrava di ricordare che il mio hotel non fosse un gigantesco stadio.”
“Ma non mi dire!” ridacchia Sebastian scendendo dalla moto.
“Per quale motivo siamo qui?” non riesce a non sorridere mentre fa quella domanda, perchè la situazione gli sembra troppo assurda.
“Siamo al Parc des Princes,” risponde Sebastian passandosi una mano tra i capelli, tutti schiacciati per via del casco.“Perchè voglio farti cambiare idea.”
Blaine strabuzza gli occhi, in questo momento decisamente molto confuso. “Su che cosa?”
“Sul calcio,” ghigna Sebastian, come se fosse una cosa ovvia. Detto ciò, gli da le spalle e, facendo roteare le chiavi della moto attorno all'indice, si avvia verso l'immenso stadio che hanno davanti.
Blaine rimane fermo imbambolato accanto alla motocicletta fino a che Sebastian non si volta divertito. “Che fai, non vieni?”
Blaine si ritrova a seguirlo, nonostante la situazione sia incredibilmente e inspiegabilmente assurda. Forse una persona normale avrebbe già girato i tacchi e se ne sarebbe andata, ma c'è qualcosa nello sguardo di Sebastian che convince Blaine a rimanere.
Camminano in silenzio nel buio della sera parigina, fino a che Sebastian non si ferma davanti a una porta di servizio alquanto malandata.
“Fammi luce col cellulare,” mormora, mentre estrae un piccolo mazzo di chiavi dal giubbotto. Blaine obbedisce e lo osserva armeggiare con la serratura arrugginita.
“E' possibile sapere per quale motivo possiedi le chiavi per entrare qui dentro?”
“Il custode che c'era prima era vecchio e sbadato, gliele ho prese in prestito un paio di anni fa.”
“E... per quale motivo avresti rubato le chiavi di uno stadio?”
“Ehi,” Sebastian si volta per guardarlo, lasciando momentaneamente perdere la serratura. “E' un prestito, prima o poi gliele renderò!”
A Blaine viene da ridere, ma non dice nient'altro, perchè la chiave finalmente funziona e Sebastian riesce ad aprire la porta. “E poi,” continua il calciatore, cercando appositamente i suoi occhi. “Non sai mai come reagiscono certi tifosi alla proposta di una sveltina sul prato di uno degli stadi più famosi di Parigi.”
Blaine vorrebbe dire qualcosa, ma le parole gli muoiono in gola al modo in cui Sebastian gli parla. Balbetta qualcosa di incomprensibile mentre lo segue lungo i corridoi bui, riuscendo ad articolare una frase quando si trovano negli spogliatoi. “Guarda che io non sono un tifoso,” dice, cercando di non sentirsi in colpa e domandandosi se sia la cosa giusta da dire.
Ma la risposta di Sebastian non è delusa. “Lo so,” afferma, un sorriso brillante nella penombra degli spogliatoi, e Blaine lo osserva aprire un'altra porta. “Non siamo qui per quello.”
Non ha ancora capito il vero motivo per cui sono lì, ma non può che sentirsi lui stesso un poco deluso al tono di Sebastian. Lo segue comunque curioso fuori dalla porta, e si accorge di essere nuovamente all'aperto. Di fronte a lui, una distesa di quella che presume essere erba, e tutto intorno lo stadio nella penombra, così grande e immenso che sembra stia per toccare il cielo. Blaine rimane senza parole; si guarda intorno meravigliato, cercando di distinguere i contorni delle gradinate e delle porte; sbatte le palpebre, sentendosi improvvisamente piccolo piccolo di fronte alla magnificenza dello stadio che ha davanti. Si ricorda di non essere solo quando sente una risata provenire dalla sua destra. “Bello, vero?” domanda Sebastian fermandosi accanto a lui a bordocampo.
“Cavoli!” è tutto quello che riesce a dire Blaine, imitandolo e guardando la distesa d'erba di fronte a sé. “Ma non c'è il rischio che finiamo nei guai?”
Sebastian alza le spalle. “Nah, il custode mi conosce e mio zio è quello che paga per la manutenzione di tutto. Questa è casa per me.”
Blaine in quel momento si volta per guardarlo, sentendosi più affascinato dal ragazzo che ha di fianco piuttosto che da ciò che ha davanti. Rimane in silenzio, perchè sembra che Sebastian abbia altro da dire.
“Ho visto la mia prima partita qui dentro che avevo sì e no quattro anni,” dice avviandosi verso il centro del campo, sicuro che Blaine lo stia seguendo. “E a sedici ho messo piede per la prima volta su quest'erba.” Si volta e indica la porta che ha alla sua destra. “Ho segnato due gol proprio là la mia prima partita.”
“Wow,” commenta Blaine incantato. “Deve essere stato epico.”
Sebastian ridacchia. “Qualcosa del genere.”
Blaine sta per rispondere, ma in un secondo si ritrova Sebastian premuto contro la sua schiena, le sue labbra vicine al suo orecchio come erano state negli studi quel pomeriggio. E, come un bel po' di ore prima, Blaine si ritrova paralizzato.
Sebastian lo fa voltare in modo che si trovano di fronte alla porta che gli ha indicato poco prima. Nonostante sia buio, non fa fatica a vederne i contorni. “Immagina,” gli dice in un sussurro, “di aver appena recuperato la palla da un altro giocatore. Senti l'adrenalina che ti scorre nelle vene e ti dice di correre e tu corri più veloce che puoi, fino a che le gambe non ti fanno male.” Blaine si lecca le labbra, sentendosele immediatamente secche. “Corri, passi la palla a l tuo compagno, te la ripassano, scarti l'avversario e ci sei quasi, sei quasi di fronte al portiere, le orecchie che ti fischiano, il cuore che pompa veloce, l'aria tagliente che quasi ti buca i polmoni e un coro di quarantamila persona che cantano e urlano il tuo nome. Riesci a immaginartelo?”
Una cosa che a Blaine non è mai mancata è l'immaginazione. Vede tutto quello che gli sussurra Sebastian, riesce a sentire lo stadio cantare e percepisce l'adrenalina scorrere nelle vene. Si sente di fronte alla porta con un pallone tra i piedi esattamente come gli sta raccontando Sebastian.
“Dribbli il primo difensore, poi il secondo e non ci sono più ostacoli di fronte a te, solo il portiere che segue ogni tuo movimento, ma questo è il tuo momento, quindi rallenti, prendi bene la mira e calci quella palla, la calci nell'angolo in alto a destra, dove sai che il portiere non arriverà. La calci e...”
Blaine ha quasi il respiro affannoso, e se ne accorge nel momento in cui il ragazzo dietro di sé smette di parlare. Deglutisce, sentendosi la testa leggera, e con una forza di volontà che non sente sua, si volta per guardare Sebastian negli occhi. E' buio, non ci sono luci attorno a loro, ma Blaine non ha idea di come fare a non rimanere abbagliato da quello che ha di fronte.
“E fai gol,” Sebastian termina il suo discorso con un ghigno, estremamente soddisfatto di come le sue parole lo abbiano influenzato.
Blaine distoglie lo sguardo quando sente le guance scaldarsi e torna a voltarsi verso la porta. “Beh,” commenta, “posso capire perchè uno sport del genere piaccia.”
Sebastian ride, e Blaine pensa che potrebbe ascoltare quella risata e non stancarsi mai.






Si siedono esattamente al centro del campo e si mettono a parlare. Sebastian gli racconta di suo zio che gli ha messo un pallone di calcio tra i piedi non appena ha iniziato a camminare, gli racconta di essere nato in America ma di aver seguito la madre in Francia ed essere cresciuto nei sobborghi di Parigi. Gli racconta delle squadre in cui ha giocato, dell'Italia e della Spagna, e gli confessa che gli piacerebbe molto giocare in Inghilterra. Con molto orgoglio e un po' di arroganza, gli racconta che tra un paio di mesi sarà in Germania per i suoi primi Campionati del Mondo. Blaine lo ascolta incantato e si ritrova a condividere con qualcuno che non sente più ormai come un perfetto sconosciuto, con quali registi gli piacerebbe lavorare e in che film gli piacerebbe partecipare. Si accende di entusiasmo quando Sebastian gli confessa che in realtà ha visto il suo film con Tarantino e che si meritava non uno, ma ben due Oscar per la sua interpretazione. Blaine si sente così a suo agio a parlare con lui, che gli confida quasi senza accorgersene che uno dei suoi desideri più grandi è quello di doppiare un cartone animato della Disney. Sebastian ride a quel commento, ma non lo giudica, lo guarda quasi con ammirazione.
Sono le cinque del mattino quando si alzano dall'erba con i pantaloni umidi dalla rugiada della notte, ma due sorrisi felici sulle labbra. Il viaggio fino al suo albergo è tranquillo e piacevole, stretto contro la schiena di Sebastian e a rimuginare tutto quello che è appena successo e ammirando il sole sorgere sopra la città che ancora dorme. La moto si ferma troppo presto di fronte al suo albergo. Vorrebbe rimanere ancora delle ore attaccato alla schiena del ragazzo, ma si obbliga a scendere e a porgergli il casco. Prima che uno dei due possa dire qualcosa si obbliga a esprimere quello che ormai è un paio d'ore che gli frulla per la testa.
“Sai,” dice aspettando che Sebastian gli presti la sua attenzione e si tolga il casco. “Potremmo rivederci.”
Sebastian alza le sopracciglia, sorpreso. “Rivederci?”
“Sì, sai, niente di serio, una cena magari, o un... un caffè?”
Niente di serio?”
“Sì, niente di serio.”
Sebastian si morde il labbro e annuisce, sporgendosi verso di lui. Con il cuore in gola, Blaine chiude gli occhi, aspettando quel bacio che sono ore che gli brucia sulle labbra. Ma invece di quel tanto desiderato contatto, si sente sfiorare la guancia e un sussurro contro l'orecchio.
“Il primo gol che segnerò in Germania sarà dedicato a te.”
Apre gli occhi appena in tempo per vedere il ghigno di Sebastian scomparire dietro il casco e udire il rombo della moto riecheggiare nella strada vuota.
Sebastian sparisce dai suoi occhi così come è arrivato, e Blaine ha l'impressione che quel niente di serio sia solo una grandissima bugia.








 

Rio de Janeiro, 18 Maggio 2014



Blaine sbadiglia mentre aspetta che arrivi il suo bagaglio, immerso nel brusio dell'aeroporto. Si stropiccia gli occhi annoiato, cercando di ignorare un paio di sguardi curiosi e il bisbiglio di gente che lo ha decisamente riconosciuto. In quel momento, decide che non gli importa; gli occhiali da sole sono in fondo al bagaglio a mano e l'unica cosa che vuole è arrivare in hotel e poter riabbracciare finalmente suo marito.
E' abituato a non vederlo per lunghi periodi di tempo, ma questo non vuol dire che non gli manchi ogni singolo minuto che sono separati.
Il mormorio intorno a lui si fa sempre più fitto e, in un'altra occasione, Blaine avrebbe riservato un sorriso gentile per chiunque, si sarebbe fermato a fare foto e autografi, ma in questo momento vuole solo la sua dannatissima valigia e dileguarsi da quegli sguardi indiscreti.
Non appena avvista il suo bagaglio, si precipita a recuperarlo, e, un paio di attimi, dopo si sta già affrettando verso la dogana, passaporto alla mano e un'ansia crescente che sente in fondo allo stomaco.
Ringrazia il servizio aeroportuale brasiliano per la sua efficienza, ma è quando vede la scritta Uscita che comincia a sorridere davvero. L'unica cosa che spera è che non ci siano troppi paparazzi o fotografi, ma in fondo non dovrebbe saperlo nessuno che era su quel volo e che è arrivato in Brasile con così largo anticipo rispetto all'inizio dei Mondiali.
Non appena si trova dall'altro lato delle porte scorrevoli, cerca con lo sguardo Santana, la PR di suo marito, ma invece della sua snella e svestita figura, davanti ai suoi occhi trova qualcuno che riconosce bene, nonostante il cappellino colorato, gli occhiali da sole, e il colletto della giacca tirato fin sotto il mento.
Blaine non riesce a credere ai suoi occhi, si avvicina veloce a quel ghigno ignorando un paio di flash e la gente che dice il suo nome. Allaccia le braccia intorno al collo di Sebastian per un breve ma intenso abbraccio, percependo l'odore del suo bagnoschiuma e riconoscendo la familiare stretta possessiva attorno ai fianchi. Scioglie l'abbraccio Blaine, ma, non contento, gli stampa un leggero bacio all'angolo della bocca. Sebastian ride. “Ciao.”
“Ciao,” risponde Blaine, rimanendo a guardarlo con un sorriso da ebete.
“Andiamo?” Sebastian inclina la testa di lato, indicando l'uscita. “La situazione si sta scaldando qui.”
Blaine si accorge in quel momento che ci sono almeno una quarantina di persone intenti a fissarli e a far loro foto e video. Se prima Sebastian era riuscito a ingannarli, dopo quelle dimostrazioni di affetto in pubblico, non ci sono più dubbi su chi sia il tipo con gli occhiali da sole e il cappellino.
Blaine ridacchia e annuisce, voltandosi verso la folla e facendo un sorriso a mò di scusa, ma prima che possa dire qualcosa, Sebastian lo prende per mano e comincia a tirarlo verso l'uscita.
“Come mai sei venuto tu?” domanda Blaine stringendogli di rimando il palmo.
“Volevo farti una sorpresa,” è la risposta casuale di Sebastian. “E poi, se fossi rimasto ancora un po' al campo, li avrei soffocati tutti.”
Blaine scuote la testa, seguendo il marito verso un grosso macchinone nero con i vetri oscurati. “Viva lo spirito di squadra!”
Sebastian gli lancia un'occhiataccia, ma si infila nel sedile posteriore della vettura. Blaine ringrazia l'autista che gli prende gentilmente i bagagli ed entra anche lui in macchina, ma non fa neanche in tempo a sedersi, perché, non appena la porta si chiude ed è al sicuro dietro i vetri oscurati, si ritrova a cavalcioni in grembo a Sebastian, coinvolto in un bacio appassionato che gli toglie il fiato.
Questo gli manca sempre, poco importa che siano separati ore, giorni o settimane. E' sicuro che i baci di Sebastian siano una droga di cui è assolutamente dipendente. Ansima contro le sue labbra quando sente le mani del marito scivolare sotto il tessuto dei suoi pantaloni leggeri e stringergli il sedere possessivo.
“Come è andato il viaggio?” domanda Sebastian tra un bacio e l'altro.
“Bene,” risponde Blaine, cercando di allontanarsi e accarezzandogli il collo e l'attaccatura dei capelli. “Ho dormito tutto il tempo.”
“Perfetto,” ghigna Sebastian stringendogli le natiche e avvicinandolo il più possibile a sé. “Ti voglio sveglio e scattante quando arriviamo in albergo.”
La risata che Blaine vorrebbe fare muore sulle labbra di Sebastian, in un altro infuocato bacio. Si accorge che la vettura comincia a muoversi, ma non interrompe quello che stanno facendo per far notare a Sebastian che adesso in macchina con loro c'è anche l'autista, perchè sa benissimo che l'uomo al volante è pagato per non farci caso, che a Sebastian non importa e che in fondo, non importa neanche a lui.
Dopo un paio di minuti il ritmo di entrambi comincia a rallentare, e i baci passionali diventano languidi e più calmi. In fondo non hanno fretta, sono insieme finalmente, e lo saranno fino a metà luglio come minimo. Blaine non ha voluto prendersi impegni nel caso la nazionale francese dovesse arrivare in finale.
Fa schioccare le labbra contro quelle di Sebastian Blaine e gli accarezza i capelli. “Mi sei mancato,” confessa, prima di scivolare dalle sue gambe sul sedile.
Sebastian gli prende il viso tra le mani e lo bacia leggero, prima di mettergli un braccio attorno alle spalle e attirarlo a sé. Non dice nulla, ma Blaine sa benissimo cosa voleva dire quel gesto.
“Ti devo dire una cosa,” mormora Sebastian dopo un paio di attimi di silenzio. Blaine alza la testa dal suo petto per guardare interrogativo il ghigno sulle sue labbra. “Ma prima di saltare a conclusioni affrettate, sappi che devo ancora decidere cosa fare.”
Blaine corruga le sopracciglia confuso al sospiro sconfitto che si lascia scappare suo marito.
“Ovvero?”
“Mi ha chiamato la Disney.”
La mascella di Blaine va automaticamente a toccare il terreno. “Oh-mio-dio non ci credo! Dimmi che non stai scherzando!” Blaine non si rende neanche conto di stare saltellando sul sedile fino a quando Sebastian non gli mette le mani sulle spalle per farlo stare fermo.
“Purtroppo non sto scherzando, mi vogliono per fare con te il-”
Il cartone dei principi gay! Oh mio dio, LO SAPEVO!” A quel punto, è davvero inutile per Sebastian cercare di contenere l'entusiasmo di suo marito, quindi l'unica cosa che può fare è lasciare che Blaine gli salti al collo e gli urli nell'orecchio quanto è contento.
Oh mio dio, Sebastian non ci credo doppieremo un film insieme, ma ci credi? Oh santo cielo, ma questo è un sogno che diventa realtà, oh mio dio, oh mio dio!
“Guarda che non ho mica accettato, eh.”
A quella frase, Blaine lo guarda di traverso e gli punta un dito contro. “Provaci a dire di no. Provaci. In fondo, il divano è comodissimo, no?”
Sebastian alza gli occhi al cielo, chiaramente sconfitto, per poi scoppiare a ridere nel momento stesso in cui incontra lo sguardo minaccioso del marito. Blaine non può che unirsi alla risata, per poi ritrovarsi un attimo dopo abbracciato a Sebastian, a baciarlo e a sussurrargli parole dolci tra un bacio e l'altro.
E' Sebastian a interrompere il contatto questa volta, lo guarda sornione e innamorato.
“Ti hanno detto come si chiamerà il cartone?”
Blaine scuote il capo, ma il sorriso non lascia le sue labbra.
“Quasi non ci credevo quando me l'hanno detto, ma cioè, direi che è destino a 'sto punto, anche se vorrà dire diventare un grosso ed enorme clichè che-”
“Oh, andiamo, hai tutto il tempo del mondo per lamentarti dopo, dimmi come si chiama!”
“Prende il nome da un duetto che ci faranno cantare assieme. Si chiama Nothing Serious.”
Blaine strabuzza gli occhi, incredulo.
Niente di Serio, è questo il titolo del cartone?”
Sebastian annuisce, e Blaine dopo un attimo di sorpresa si china per tornare a reclamare le sue labbra.

In fondo, l'ha sempre saputo che quel “Niente di serio” di quasi otto anni prima ha sempre significato qualcosa di più per entrambi.



 


Quindi. Io qui dovrei scrivere qualcosa, giusto? Uhm. Va bene, proviamoci.

Innanzitutto scusatemi lo scempio che avete appena letto, si vede che sono mesi che non scrivo nulla, vero? E io avrei anche continuato a non scrivere nulla, ma poi le americane su tumblr mi organizzano una seblaine week e io le odio tutte, perchè ero uscita dal fandom io. E non possono farmi le seblaine week così a tradimento. Io non resisto alle seblaine week, sono sempre state una parte importantissima delle mie fanfiction, visto che io sono una delle poche fanwriter che non ne ha mai saltata una. E avrei anche potuto fregarmene, morire di doloreh dentro ma non scrivere niente. 

Però sono i seblaine.

Insomma, ci è voluto poco per convincermi. E se all'inizio non ero troppo convinta, ci ha pensato Micòl a quasi obbligarmi a scrivere almeno una shot. Sebastian e Blaine rimarranno sempre una delle OTP più importanti per me e non solo per la mia bimbominchiosa cotta per Grant che sussiste da quasi... tre anni? Jeez Marti, qui bisogna fare qualcosa.
In particolare questa oneshot è stata ispirata da questo disegno meraviglioso e anche da questo meraviglioserrimo disegno, e pure da un gifset su tumblr che mi sono persa, ma che vedeva Blaine come attore famoso e Sebastian come calciatore intervistati da gente varia. Il prompt è quello del primo giorno, "Alternative Meeting".

Cioè, mesi che non scrivo fanfiction e il vizio di sparlare nelle note non l'ho perso LOL va bene, sopportatemi ancora per un pochino, prometto che è l'ultima volta.

Diciamo che questa fanfiction è un po' il mio... farewell al fandom seblaine. Sono abbastanza sicura che non scriverò altre fanfiction con Blaine e Sebastian come protagonisti. Quindi, diciamo che quella che avete appena finito di leggere è il mio addio al fandom. Lo so che sembra una cosa un po' da megalomane, ma non credo di poter esprimere a parole ciò che questa meravigliosa esperienza nel fandom mi ha regalato. E' incredibile come due personaggi fittizi mi abbiano donato amicizie d'oro e soddisfazioni che raramente sarei riuscita ad ottenere. Mi sembrava giusto dire chiaro e tondo che questa sarebbe stata l'ultima volta che avrei parlato di loro, soprattutto per il profondo amore che nutro per i miei Sebastian e Blaine. Per me ormai non sono più nomi su carta, sono persone reali, a cui mi piace pensare in situazioni più disparate, in qualche AU strana. Lo so che sembra un discorso da pazza, ma non mi interessa. Loro sono veri.

Queste lunghissime note vanno a ringraziare chi mi ha seguita in questo lunghissimo percorso. Chi ha riso per le daddies, chi mi ha insultata per Stay, chi si è preso la briga di lasciarmi un commento di tanto in tanto per farmi sapere che apprezzava il mio lavoro. E' grazie ai commenti e all'amore che ho ricevuto in questo sito che ho continuato a scrivere scrivere scrivere. Sono abbastanza sicura di essere la fanwriter che ha scritto più seblaine di sempre LOL non che siano tutte di qualità eh, però almeno sono tante e fanno numero :D E' con rammarico inoltre che vi comunico che tutte le mie storie incomplete del fandom di Glee non vedranno mai una fine. Non odiatemi, che già mi odio da sola, ma purtroppo il tempo di Glee è terminato per me e non mi sento più di scriverne. 

Vorrei dire solo grazie a voi, che mi avete sostenuta sempre. Porto nel cuore ogni singolo complimento o incoraggiamento che mi avete mai fatto, potete starne certi.
Grazie a Ilaria, mia anima gemella, che c'era all'inizio quando pubblicavo la mia prima fanfiction qui su EFP, e che c'è anche adesso, come giusto che sia.
Ma soprattutto, grazie a chiunque abbia trovato la voglia di leggermi.


Un bacio supermegagrandissimo,
Marti

   
 
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