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Autore: BlackSocks    06/07/2014    5 recensioni
E' la metà del 1900: l'epoca delle caldarroste sulle strade, delle cabine telefoniche, delle favolose ascese sociali, del misero dopoguerra.
Quali amori, quali vicende e avventure sconvolgeranno la vita di un'audace e splendida ragazza?
Genere: Angst, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo
 
Luglio 1928, nei pressi di Matera, Lucania.

«Rocco!»
L'urlo rimbombò in tutto il piccolo paese. In parecchi alzarono la testa e si voltarono in quella direzione.
«ROCCO!» ripetè
Ogni sillaba era scandita con la lieve flessione dialettale del paese, diversa da quella della città.
A gridare era un bambinetto, definibile con l'unico aggettivo di “scuro”: i capelli erano corvini, gli occhi neri, la pelle abbrozata. Rocco, l'uomo che il bambinetto stava chiamando tanto rumorosamente, era il medico del paesino. Anche se medico non si poteva veramente definire: aveva frequentato il primo anno e poi aveva lascito l'università, ma in qualunque caso era sempre lui il più esperto da quelle parti.
«Antò, ma che vuoi dal dottore?» chiese una vecchietta affacciata dalla sua finestra al piano terra, di fronte alla strada. «E' per mamma!» rispose il Antonio.
A quel punto anche il dottor Rocco si affacciò dalla finestra. «Antò, è arrivato il momento?» chiese al bambino. «Io... non lo so! Vieni a vedere tu!» rispose il bimbo ricominciando a correre verso la fine della strada. Il dottore, visto che erano le tre del pomeriggio, era in pigiama, intento nel suo sonnellino pomeridiano, ma si vestì in fretta e corse verso la casa di Antonio.
Antonio stava andando ad avvisare il padre, che era uscito per lavoro. Quando il bambino arrivò con il padre a casa, ad attenderli c'era una mamma sfinita ma sorridente che cullava un neonato, anche lui scuro, con la pelle olivastra, come tutti i membri della famiglia, ma con particolari occhi verdi chiaro.
Il dottor Rocco salutò il papà Rocco -si chiamavano quasi tutti Rocco lì poiché quello era il santo patrono del paese- ed uscì dalla stanza da letto per lasciar loro un po' d'intimità. Rocco, il padre, abbracciò la mamma, e contemplò suo figlio. Era un bel bimbo. «Nunzia, decidilo tu il nome stavolta.» disse non smettendo di fissarlo.
Mamma Nunzia ci pensò su, poi disse: «Angelo, perché è stato un angelo che l'ha portato da me»


Aprile 1935, Velletri, Lazio.

«Sto per partorire. Portami subito all'ospedale!» strillò Elisa.
«Cara, le doglie sono appena incominciate, ci vorrà tempo...» incominciò pazientemente Lino.
«Mi hai sentita?! Su-bi-to!» lo interruppe.
«Va bene, bene.»
Arrivarono in ospedale nel giro di venti minuti e furono necessari altri dieci per compilare i moduli ed entrare, poi ci vollero altre sei ore perché le doglie fossero tanto forti da chiamare il medico.
Era mezzanotte quando una nuova vita incominciò il suo corso. Era una bambina, sana, forte, con una bella voce acuta e penetrante, di due chili e otto, aveva detto il medico. Prese il nome della madre di Elisa, ovvero Giovanna.
Era una bambina dolce, non si lamentava mai.
«Torniamo a casa domani, Elisa cara» la informò suo marito.
«Così presto?» domandò con sconcerto
«Beh, è la prassi, no? Un paio di giorni.» disse Lino.
«Mmh, hai chiamato tua madre? Dille di venire già da domani» annunciò sbuffando lasciandosi andare sui cuscini. «Ah, e portami un caffè»

 

  ANGOLO AUTRICE: Salve! Eccomi con una nuova storia, cui, in realtà, sto pensado da moltissimo tempo. 
Ho pensato di iniziare raccontanto la nascita dei due personaggi "principali" per far capire un po' la differenza tra i due, tra le loro vite e le loro origini, insomma. Angelo nasce in un piccolo paesino sperduto in Lucania, cioè la Basilicata, mentre Giovanna nasce sette anni dopo vicino Roma, a Velletri, che a quei tempi era un luogo abbastanza agiato e di moda, tipo di villeggiatura.... più o meno.
Insomma, un bello spacco, anche sociale, no?
Che ne pensate? Spero di avervi incuriosito almeno un po'. Che ne dite di lasciare una recensioncina? Suvvia, è semplice :) Okay, adesso mi sto zitta perché è più lungo l'angolo dell'autrice che la storia! .______.
   
 
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