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Autore: hinata 92    06/07/2014    3 recensioni
L'atteso (o forse no) seguito di Polvere Incantata.
A Death City volano fiori di arancio per Lucy e Simon e tutti sono pronti a festeggiare il lieto evento. Ma nessuno immagina che stanno per finire tutti vittima della più grande maledizione stregonesca della storia...
Una sorpresa in più: questa è una storia... a bivi!
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Polvere incantata'
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Richiamo di sangue

Matrimonio in vista! Ansia da cerimonia o incubi premonitori?

 

È tutto pronto, è il grande momento. Lucy è davanti a lui, meravigliosa nel suo bianco abito da sposa.

Lui è talmente emozionato che sì e no ricorda il suo nome.

Lord Shinigami continua imperterrito nella sua cerimonia, ma a malapena lo sta ascoltando.

Tuttavia, quando la terra inizia a tremare, persino lui è costretto a tornare alla realtà.

Lucy solleva l’abito da sposa e corre verso l’ingresso trafelata, dietro di lei Kevin e tutti gli altri.

Lui li segue e alza lo sguardo verso il cielo, viola e rosso, di una tinta assolutamente innaturale.

Lassù una decina di streghe volano sopra le loro teste ridendo sguaiatamente.

Lucy si stringe a lui, chiedendogli cosa succede e una frase gli esce spontanea dalle labbra, una risposta che ha ripetuto mille e mille volte e che sa che ripeterà ancora e ancora, come una maledizione.

« Questo è l’inizio di un nuovo mondo… »

Simon si mise a sedere sul letto di scatto. Di nuovo quell’incubo, sempre lo stesso, da mesi ormai. Si passò le mani fra i biondi capelli madidi di sudore.

« Solo un sogno, è solo un maledetto incubo, niente di più… »

Sì, quel pensiero sembrava ridargli pace. Se solo avesse potuto vedere i suoi occhi che da dorati tornavano del loro azzurro naturale avrebbe capito che stava inconsapevolmente mentendo a se stesso.

A posteriori, un vero peccato.

 

 

Lucy aprì gli occhi lentamente, svegliata dal solito rumore di una sveglia che si andava a infrangere sul selciato davanti a casa. Un applauso le annunciò che Kevin aveva appena battuto il suo record personale di lancio mattutino della sveglia. Tutto nella norma, insomma.

La ragazza si stiracchiò e andò a prepararsi, per poi scendere a cucinare la colazione. Sapeva che nel frattempo Kevin era già partito per il suo quotidiano giro di corsa e che Simon stava decidendo se uscire o meno dal letto. Tutto perfettamente e squisitamente normale, come da tre anni a quella parte, del resto.

 

La ragazza si legò un grembiule in vita e iniziò a preparare il caffè. Con un gesto abitudinario fece per spostarsi la treccia di capelli neri, ma si fermò. Doveva ancora abituarsi alla nuova pettinatura a caschetto che era stata costretta ad adottare dopo l’ultimo scontro con un kishin che le aveva bruciato i capelli. Kevin l’aveva sgridata per un bel po’ quando si era messa a piangere. “È solo colpa tua”, le aveva detto, “se volevi evitare il colpo non potevi trasformarti in polvere sonnifera come fai sempre?”.

Oh, Kevin non era cattivo, era solo molto, molto lunatico nel suo modo di fare. Un attimo dopo infatti l’aveva consolata. Lucy aveva quella treccia da quando più di tre anni prima aveva lasciato il suo villaggio per venire alla Shibusen e ci era affezionata.

Lucy mise la caffettiera sul fuoco e buttò un occhio al calendario. Quel giorno sarebbe venuto a trovarla suo nonno James. Era da un po’ che non lo vedeva, ora che finalmente era riuscito a farsi accettare dal resto della comunità. Certo, il fatto di essere un ex Kishin non l’aveva aiutato a farsi amicizie, all’inizio, ma quando con calma si spiegava che non era stata una sua scelta, ma che il suo vecchio maestro d’armi l’aveva drogato con una follia artificiale di sua invenzione e che ormai gli effetti si erano conclusi, di solito James veniva lasciato in pace. Ormai era una persona come tutte le altre, a parte i segni indelebili della sua brutta esperienza che si sarebbe trascinato dietro per tutta la vita: il rimorso di aver sterminato tutto il suo Clan e quell’anima rosso sangue che non era riuscito a sbiadire nemmeno con l’aiuto di Stain. L’ultimo particolare però lo poteva notare solo Maka con il suo sguardo speciale. La ragazza non si stancava mai di ripetere che difficilmente si sarebbe abituata a quell’anima rossa con solo una piccola parte azzurra, esattamente l’opposto di quella Lucy, ma di certo non era colpa di nessuno quel piccolo incidente accaduto tre anni prima a causa del quale si erano scambiati un pezzo di anima. Oh, nessun problema per entrambi, avevano solo acquisito la strana capacità di sentire l’uno i sentimenti dell’altro e di individuarne la posizione, cosa che James utilizzava spesso per tenere sotto controllo la nipotina. Lucy a volte gli diceva scherzosamente che non era il caso, che ormai era maggiorenne, ma come poteva dirgli davvero qualcosa, quando sapeva bene di essere ormai l’unico legame di quell’uomo con il loro antico Clan, i Majikkodasuto, l’unica famiglia di armi in grado di trasformarsi in polvere? Anche se lei sapeva fare molto di più.

Le ci era voluto molto tempo e molto esercizio per imparare a utilizzare al meglio tutte le sue trasformazioni: la falce, il boomerang, il fioretto, l’arco e quella elegante polvere d’argento che addormentava le persone. In quel periodo era stato Simon, il suo maestro d’armi, a starle vicina e a incoraggiarla. Poi avevano incontrato Kevin, un altro sopravvissuto di quel Clan, che però, oltre che in un disco dai bordi affilati, si trasformava in una nuvola di polvere color cremisi in grado di uccidere; proprio per questa sua capacità da piccolo era stato adottato da un kishin che lo aveva costretto ad avvelenare interi villaggi cosicché potesse nutrirsi delle loro anime. Quando Lucy e Simon l’avevano incontrato, dopo un iniziale e inevitabile scontro, l’avevano invitato ad unirsi alla loro squadra e da allora erano stati un trio indivisibile… ma quanto aveva dovuto faticare Simon per cercare di far aprire un po’ quel ragazzo allo stesso tempo così razionale e così passionale!

In quel momento un rumore annunciò alla ragazza che Simon si era deciso ad uscire dalla camera e ad andare in bagno. Sorrise mentre metteva a tostare il pane.

Simon era rimasto sempre lo stesso in tutti quegli anni. Era sempre più interessato alla musica e al suo amato violino più che allo studio, e solo grazie a Lucy, a Kevin e a Soul era riuscito ad evitare la quarta bocciatura. Non che non fosse intelligente, al contrario, il problema era proprio solo trovare la voglia di mettersi sui libri. Perché Simon, in realtà, alla Shibusen non avrebbe proprio voluto venire. Il suo sogno era entrare al conservatorio, ma la famiglia lo obbligò a intraprendere la carriera del maestro d’armi. Già, la famiglia di Simon era “leggermente ingombrante”, come la definiva Lucy quando il ragazzo minacciava di tagliare i ponti con tutti i famigliari. Non era facile portare il cognome Onpu e Simon odiava più di ogni altra cosa l’idea di essere un duca e avere per questo un trattamento diverso dagli altri. C’era voluto diverso tempo perché confessasse anche ai compagni di essere nobile di nascita e superasse l’imbarazzo di quella situazione. Simon aveva sempre voluto essere semplicemente come tutti gli altri. Ma a impedirglielo, oltre al padre (un uomo dai rigidi principi che si chiedeva continuamente perché il suo primogenito non avesse la sua stessa forza di carattere e la passione necessaria per portare avanti gli affari di famiglia, caratteristiche ereditate tutte, insieme al “dolce caratterino paterno” da sua sorella Rachel), ci si era messo anche il destino, perché aveva ereditato da sua zia il potere di Veggenza, quella capacità di vedere il futuro che si manifestava quando i suoi occhi diventavano color oro, solitamente suonando il violino, ma a volte anche senza fare assolutamente nulla.

 

Il rumore della porta che sbatteva annunciò alla ragazza che Kevin era rientrato.

«Tanto è inutile, la risposta è sempre no!»

Una voce femminile attutita dalla porta gli ripose: «E dai, Kevin…»

«Ho detto di no, Liz!»

Lucy sospirò. Liz e Kevin stavano insieme da tre anni, ma a differenza di lei e Simon, il loro rapporto era sempre stato altalenante, con frequenti litigi e discussioni. Non che non si volessero bene, al contrario, il problema era l’ingombrante presenza di due figure a cui Liz non voleva né poteva rinunciare: Death the Kid e sua sorella Patty.

«Non ho intenzione di fare una figuraccia!»

Liz sospirò: «Ma perché? Patty è brava a cucire, ti farebbe un bel vestito e ci tiene tanto…»

Kevin divenne ancora più rosso dei suoi capelli dal nervoso: «PERCHÉ TUA SORELLA HA IL VIZIO DI FARE TUTTO GIALLO E IO NON HO INTENZIONE DI FARE DA TESTIMONE AL MATRIMONIO DEI MIEI MIGLIORI AMICI VESTITO COME IL PULCINO PIO!!! PER DI PIÙ SIMMETRICO, VISTO CHE SICURAMENTE CI SI METTERÀ DI MEZZO ANCHE KID!»

«NON PERMETTERTI DI ALZARE LA VOCE CON ME, KEVIN AKAI! E LASCIA FUORI PERSONE CHE NON C’ENTRANO NIENTE, LA VERITÀ È CHE TU VUOI LASCIARMI FUORI DALLA TUA VITA!»

«NON TU, QUEI DUE PAZZI FISSATI L’UNA CON IL GIALLO E LE GIRAFFE, L’ALTRO CON LA SIMMETRIA CON CUI FAI SQUADRA!»

«NON PARLARE MALE DI MIA SORELLA!»

Lucy ridacchiò e Simon si unì a lei scendendo dalle scale.

«Sono ancora lì a discutere del vestito per il nostro matrimonio?»

«A quanto pare…»

 

E sì, la loro normalità in realtà era abbastanza stravolta dalla preparazione della cerimonia. E nonostante ora ridessero delle discussioni di Kevin e Liz, anche loro avevano dovuto discutere e non poco con la famiglia di Simon per far accettare l’idea di un matrimonio con una persona che di nobile non aveva nulla, se non il carattere. Il padre di Simon si era opposto in ogni modo, ma alla fine, quando si era ritrovato tutto il resto della famiglia contro, si era limitato a commentare che era troppo presto, che la sposa era appena diciottenne e se anche Simon aveva tre anni più di lei, erano troppo giovani per prendere una decisione così importante. Ma loro erano convinti e tutti gli amici si erano impegnati al massimo per rendere il matrimonio indimenticabile.

 

Kevin si sedette al tavolo sbuffando: «Oh, uffa! Ma vi sembra normale che quella là venga a inseguirti mentre stai tranquillamente facendo jogging con Black Star…»

Simon lo guardò perplesso: «”Tranquillamente” e Black Star” in un’unica frase già stonano…»

Il ragazzo rise: «D’accordo, svegliando mezzo vicinato con le sue urla esagitate, siamo sinceri.»

Simon annuì: «Ecco, così va meglio.»

Lucy arrivò con il caffè: «Su, su, calmati e vedi di fare colazione! Per quanto mi riguarda, puoi venire anche con la tuta che indossi.»

Il violinista fece una smorfia: «Magari proprio con questa no, visto che ci hai corso fino ad ora e sarà tutta sudata…»

Kevin gli fece una linguaccia e ridendo iniziò a fare colazione.

Lucy si accomodò: «Però devo dirti che questi allenamenti mattutini ti stanno facendo bene, sei decisamente meno gracilino che un po’ di tempo fa…»

«Semplicemente mi sto impegnando per cercare di dimostrare tutti i miei diciotto anni e non solo tredici o quattordici, come mi dicono tutti …»

Simon sorrise guardando con la coda dell’occhio una loro vecchia foto. In effetti rispetto ad allora Kevin era decisamente più muscoloso e i capelli rossi erano molto più lunghi, gli arrivavano ormai fino quasi alle spalle, anche se i suoi occhi color smeraldo erano sempre gli stessi; Lucy si presentava un po’ diversa grazie alla nuova pettinatura, ma anche lei dimostrava sempre meno anni di quelli che aveva (a dire di James, una caratteristica comune a tutti i Majikkodasuto). E lui? Simon era esattamente identico a quella fotografia: stessa altezza, stessa pettinatura… lui non era cambiato neanche un po’.

«Ah, Simon, dopo potresti uscire?»

«Perché?»

«Perché vengono il nonno, Maka e Tsubaki per le prove dell’abito da sposa e tu non puoi vederlo!»

Simon sbuffò: «Le solite superstizioni… vorrà dire che mi porterò dietro il violino e andrò da Soul ad accordarmi per la musica della cerimonia, così non mi sento del tutto inutile…»

Lucy sospirò: «Simon, quante volte ti devo dire di smetterla di dire che sei inutile? Non è affatto vero!»

Kevin rispose distrattamente imburrando il pane: «Per me fino a quando non vi ricovereranno entrambi in una casa di riposo…»

I futuri sposini risposero in coro: «EHI!»

Kevin sorrise: «Piuttosto, tu devi davvero spiegarmi come hai convinto Soul a suonare! D’accordo che probabilmente ti esibirai anche tu e conoscendo Lucy non mi stupirei se si mettesse a cantare come al solito…»

Simon lo guardò di sottecchi divertito: «Come se non ti avessi sentito in camera tua fare le prove con il flauto…»

Lucy fu fulminata da un dubbio: «Ti prego, dimmi che non l’hai nascosto come al solito nella manica della felpa anche mentre sei andato a fare jogging…»

«Non sono così stupido! Se corro non ho mica il fiato per suonare!»

«Meno male, altrimenti me lo ritrovavo nella lavatrice come l’ultima volta…»

Kevin si alzò da tavola: «Oh, , se avete finito di criticarmi, lascio la coppietta quasi sposata e vado a farmi una doccia e a continuare quel libro…»

«Shakespeare?»

«Molière.»

«Sbagliato di poco.»

«Oh, di pochissimo, Simon, quasi come se avessi scambiato Beethoven con Verdi…»

Il ragazzo sorrise e salì di sopra, mentre Simon prendeva la custodia del suo amato violino. Lucy aveva perso le speranze di convincerlo a non portarsi sempre dietro quel violino che sua zia aveva fatto incantare per renderlo indistruttibile.

«Allora io vado.»

«Ci vediamo più tardi.»

«Ti amo.»

«Anch’io.»

E non appena Simon chiuse la porta, Lucy corse in camera sua a prendere l’abito da sposa.

«Che stress tutti questi preparativi!»

 

 

Soul: Allora, come va?

Simon: Credo che siamo tutti e tre sull’orlo di un esaurimento di nervi.

Soul: Bene... sinceramente, dopo aver visto voi, credo che non mi sposerò mai.

Simon: Se Maka è d’accordo...

 

Soul Eater, Richiamo di sangue, 2° capitolo: Il grande giorno! Sopravvivrò all’ansia abbastanza a lungo da dire sì?

 

Soul: Ma cosa dici? Io e Maka? Ma per favore, non mi sposerei mai una come lei, non sarebbe per nulla fico!

Simon: ... disse il ragazzo che ci convive da anni...

Soul: È solo per pagare meno l’affitto! Che ne dici invece di dire stupidate se cominciamo a suonare?

Simon: Forse è meglio...

 

 

 

 

 

Buongiorno a tutti! Ebbene sì, sono tornata! Ci ho messo un bel po’ per decidermi a pubblicarla, ma ora ci sono. Che ci crediate o no, la trama è pronta da un pezzo, ma ho impiegato tutto questo tempo... a scrivere questo capitolo! Mica facile riassumere 230 pagine e 30 capitoli in uno spazio accettabile e senza risultare noiosi... spero solo di esserci riuscita! Vorrei che questa storia fosse comprensibile anche da chi non ha letto precedentemente “Polvere Incantata”.

La maggior parte di voi, immagino, sarà arrivata qui in fondo e si sarà chiesta dove sono i bivi. Ho deciso di usarli in modo funzionale alla storia, quindi non ci saranno sempre. In alcuni punti serviranno a mostrarvi la scena da punti di vista differenti; in altri vi mostreranno avvenimenti che avvengono contemporaneamente; infine, da un certo punto in poi, si dovranno fare delle scelte definitive, che cambieranno sensibilmente la storia. L’idea vi può piacere? Spero di sì. Ho riletto due volte il regolamento e non ho visto regole che vadano contro le storie a bivi, ma se ci fossero problemi vi basterà segnalarmelo.

Un’ultima, piccola nota. Dovendo scrivere a volte 2/3 capitoli alla volta, per potervi dare le scelte, i tempi di aggiornamento potrebbero dilatarsi. Mi scuso già, ma è una conseguenza inevitabile. E non arrabbiatevi se cliccherete sull’aggiornamento e non lo troverete. Un quarto d’ora e ci sarà, mi servirà per avere il link del bivio.

Ok, dovrei aver finito con gli avvisi. Spero che vogliate giocare con me e con questo esperimento. Mi raccomando, commentate!

 

CIAO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

 

Hinata 92

  
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