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Autore: horansembrace    06/07/2014    2 recensioni
Da sempre Lisa e Tate hanno il complesso dell'altezza.
Lei troppo alta, lui troppo basso.
Diversi eppure così simili.
Da sempre uno nemico dell'altro.
Sempre in contrasto e sempre a litigare.
Trattati da tutti come un duo comico alle prese con i loro sketch.
Ma cosa succederebbe se un giorno uno di loro capisse di essere innamorato della persona che più odiava al mondo?
Una semplice storia d'amore basata su l'altalena delle emozioni, sui pregiudizi e sugli ostacoli del cuore.
TRATTO DALLA PREFAZIONE:
"Ma a Lisa questo non importava. Rimaneva sempre il ragazzo più detestabile del mondo...Fin dal primo giorno i due si erano detestati e avevano apertamente dichiarato quanto odioso fosse l'altro. Ciò comportava anche numerosi litigi tra loro in classe scatenando la curiosità e il divertimento a tutti come se fossero in uno show comico e loro l'attrazione principale.
Per sua grande fortuna la scuola era quasi finita. Non avrebbe rivisto più quel mostro di ragazzo... Già si immaginava distesa sul bordo della piscina a prendere un thè lontana chilometri da Tate e chissà, magari si sarebbe potuta innamorare..."
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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“Capitolo 1”

 

Salve a tutti, mi chiamo Lisa Harmon e ho sedici anni.

Frequento la West Sigh School, una scuola abbastanza prestigiosa a venti minuti da casa mia.

Le lezioni quest'anno mi hanno assorbita completamente eppure ho passato gli esami per miracolo. Ciò nonostante sono contenta perché questo significa niente recupero estivo e per ben tre mesi non metterò piede in questa scuola dimenticata da Dio. Vorrei poter dire lo stesso per la mia amica, Jessica. Il quale, presa dal suo fidanzato e dalle continue distrazioni ha preso parecchie insufficienze e dovrà passare metà della sua estate in questo posto. Nonostante ci separino tre file, riesco perfettamente a vedere la sua folta chioma muoversi di continuo, segno che si sta annoiando. Non ha tutti i torti, il discorso di fine anno del preside è sempre noioso. Per non parlare del fatto che tutti gli anni caccia sempre lo stesso discorso, trito e ritrito più volte.

“...ciò che avete imparato quest'anno vi sarà di lezione per gli anni avvenire...” le sue parole rimbombavano per tutta la palestra grazie alle enormi casse posizionate in alto. E la cosa buffa è che sembra sempre dargli lo stesso tono e le pause sono esattamente le stesse, come se l'avesse provato mille volte davanti allo specchio. Non era difficile crederci infondo. Ha la fama di essere un vero codardo e insicuro. Inoltre è un tipo assai eccentrico che non si mostra quasi mai agli alunni tranne durante il primo giorno di scuola e l'ultimo. Quando parla balbetta e la fronte stempiata diventa lucida per il sudore.

Un ragazzo in prima fila sbadiglia catturando la mia attenzione.

Non vidi molto ma mi bastò notare la capigliatura nera spettinata per capire che quello era Tate.

Quanto è odioso e antipatico. Non lo sopporto proprio, come lui non sopporta me. Il nostro è un rapporto instabile basato su continui litigi e insulti.

Per fortuna non lo rivedrò per tutta l'estate. E' già abbastanza sopportarlo durante le lezioni in classe e come se non bastasse siamo i rappresentanti. Questo comporta passare del tempo in più insieme. Sorrido pensando al fatto che fosse finito in prima fila. Siamo stati messi in ordine di altezza questo significa che un tappo come lui è finito in prima fila....e io all'ultima. Per quello che ricordo, fin da bambina, poiché ero molto alta, quando stavamo in fila mi mettevano sempre per ultima. Vicino a me ci sono ragazzi più o meno alti quanto me. Guardo intimorita le loro facce catturate dalle parole del preside in quel momento. Nessuna ragazza si trovava nella mia fila e questo era sconfortante. Persino Lucas è più basso di me, infatti siede quattro posti lontano.

Odio la mia statura, odio dover essere il gigante della classe. Le ragazze basse sono così carine e graziose mentre io sono solo imbranata e goffa. Per colpa della mia altezza e del mio atteggiamento la gente non pensa mai a me come ad una ragazza.

Mi accascio comodamente sulla sedia di plastica su cui sono seduta e chiudo gli occhi.

Avevo passato la notte a giocare con i videogiochi e per questo ero andata a letto tardissimo. Quella mattina mamma mi aveva urlato varie volte prima che fossi realmente in grado di scende da quel letto, che stranamente si era fatto più comodo quella mattina. Gli occhi mi bruciavano per il sonno e fu un sollievo poterli chiudere. Mi accorsi di essermi addormentata solo una volta sveglia. Sbarrai gli occhi smarrita e confusa. Quanto era passato? Non molto visto che il preside ancora parlava. Uno vicino a me mi aveva richiamato più volte dandomi leggere pacche alla spalla. Ero confusa e frastornata, tanto che non notai la cosa che penzolava davanti a me.

Metto a fuoco e con tutto il fiato che ho in gola urlo. Salto sul posto facendo cadere il silenzio nella sala. L'attenzione di tutti è sulla causa di quel disturbo.

Io però ancora guardo quel grosso ragno che poco fa era vicino alla mia faccia. Mi rendo però conto di aver attirato troppa attenzione. Passa solo un secondo, poi l'intero corpo studentesco scoppia in una enorme risata. Il preside sembra nervoso e concentra la sua attenzione sull'ultima frase detta timoroso di essere lui la causa. I professori ridono, tranne il Signor Saxon, il vicepreside. Il più detestabilie di tutti ed anche il mio professore di Scienze, Storia e Letteratura.

Il caos dura parecchi minuti e ormai alla fine della manifestazione usciamo tutti fuori. Io vengo subito mandata nell'ufficio del vicepreside. Il Signor Saxon è noto per la sua rigidità nei confronti delle regole e per il suo modo subdolo di schernire e di divertirsi a danno degli studenti. In particolar modo tortura me e Tate con battute di cattivo gusto.

“Dovresti saperlo che non si dorme in classe ma sopratutto quando il preside tiene un discorso!” il suo sguardo diventa tagliente come un rasoio. E' capace di far pesare le parole ancor più del normale “Un po' di educazione insomma!” ribadisce alzando il tono di voce.

“Lo so, mi dispiace” abbasso la testa mortificata ma ancor più stanca.

“Voi ragazzacci! Non fate altro che spassarvela ignorando la disciplina, lo studio!” adesso sembrava stesse parlando con se stesso.

“Scommetto che sei uscita fuori a divertirti e sei tornata tardi” deduce con tono contrariato. Chissà se lui qualche volta si divertiva oppure passava tutto il tempo a controllare fascicoli e timbrare i permessi.

“Veramente sono rimasta tutta la notte incollata ai videogiochi” ammetto con tono arrendevole.

“Che razza di ragazza sei?” me lo chiedo anche io.

Lo ignoro comunque “Conosce Assassins Creed?” chiedo con sorriso debole.

“Non prenderti gioco di me” strano, visto che lui l'aveva appena fatto con me poco fa.

“Per punizione verrai anche tu ai corsi estivi” sentenzia scatenando una grande reazione da parte mia, del tutto indignata. Domani sarebbero iniziate le vacanze estive e io non ho affatto voglia di giocarmele per uno stupido riposino.

“Non discutere! Così ho deciso e così sarà, adesso puoi andare” con un gesto della mano mi invita a lasciare lo studio e torna a concentrarsi sulle carte sparse sulla scrivania.

In quel momento avrei voluto urlargli in faccia e schiaffeggiarlo, ma non son nella posizione per poterlo fare. Lascio perdere, fatica sprecata con un orso come lui.

Mi volto e noto un ragazzo dai capelli neri e disordinati tentare di prendere uno scatolone sull'armadio. Cerca di prenderlo alzandosi sulle punte ma non c'è proprio verso, è troppo basso per arrivarci. E' Tate, ovviamente. Sorrido e prima che lui possa accorgersi di me prendo la scatola e la porgo al diretto interessato. Ero abbastanza alta da arrivarci senza bisogno di alzarmi sulle punte. La faccia che fa lui non è la tipica faccia di uno che è riconoscente alla persona che lo ha appena aiutato. E' seccato e arrabbiato per il mio gesto. Io non perdo il sorriso, anzi lo enfatizzo in modo più affettuoso.

“Ecco a te piccoletto” dico con dolce zuccherosa. Lui sembra ancora più infastidito, ma accenna un sorriso.

“Mi prendi in giro?” chiede accennando un sorriso acido.

“Si” rispondo subito con il tipico sorriso mieloso.

Lui si contiene dall'urlarmi in faccia e con brutalità prende lo scatolone dalle mie mani e mi passa accanto dandomi una spinta “Spostati spilungona!” dice seccato e con passo calmo porge lo scatolone al Signor Saxon.

Mi avvicino ignorando il professore, tanto la punizione me l'ero beccata, peggio di così non può andare.

“Ti sembra educato darmi della spilungona dopo averti aiutato?” alzo la voce ma lui comunque mi sente e accennando un sorriso dice “Se vuoi ti posso chiamare soldato titanio” scherza lui con ancora quel sorriso acido e beffardo. Glie l'avrei volentieri strappato a mani nude quel sorriso.

“Sta zitto nanetto”

“Vuoi forse fare a botte?” mi sfida lui arrotolandosi le maniche e stringendo i pugni. Io faccio lo stesso ma il professore che fino a quel momento aveva taciuto ci blocca minacciandoci di farci passare tutta l'estate in quella scuola.

Allora entrambi lasciamo stare e dopo essere stati congedati ci avviamo contemporaneamente alla porta. Entrambi ci passiamo nello stesso istante e ci urtiamo a vicenda le spalle.

“Lo vedi che mi provochi?” urla lui e io in risposta roteo gli occhi

“Ma cosa stai blaterando otto nani!”

“Adesso basta!” la voce tuonante del professore ci porta alla realtà e ognuno di noi prende la strada diversa. Io giro a destra e lui a sinistra. Non ci guardiamo neppure ma passando accanto a lui noto quanto sia sgradevolmente visibile la nostra differenza di altezza.

Sono i nostri punti deboli ed entrambi la usiamo a sfavore dell'altro per insultarci.

Questa commedia va avanti da un anno e mezzo e non subisce mai un cambiamento.

Se per un giorno non litighiamo la cosa è seriamente grave.

Esco fuori e mi ritrovo Jessica e Katie ad aspettarmi. Parlavano tra di loro ma appena esco mi vedono e mi salutano animatamente.

Entrambe corrono verso di me.

“Allora, che ti ha detto?” chiede Jessica curiosa e pronta al peggio.

Lei più di chiunque altro ha avuto problemi con il Signor Saxon a causa del suo abbigliamento 'troppo colorato'. Perciò sa che tipo crudele possa essere.

Io le racconto tutto. Del pasticcio in cui mi ero trovata e tanto per cambiare accenno all'odio che provo per quel nanerottolo di Tate.

Jessica sembra pensierosa, Katie dispiaciuta.

“Mi dispiace tanto Lisa, e dire che eri riuscita a ottenere voti decenti” commenta Jessica mentre tutte e tre ci incamminiamo verso il bar più vicino per prendere qualcosa di rinfrescante. Il caldo inizia a farsi sentire e mi da alla testa.

“Non importa, me la sono cercata” sbuffo al pensiero delle dure settimane che mi aspettao. Almeno ci sarebbe stata Jess a farmi compagnia.

“Sono una grande rottura questi corsi” commenta annoiata Jess.

“E' vero, ma comunque c'era da aspettarselo da te. Agli esami avevi un mucchio di insufficienze” Jessica non è la ragazza studiosa, Katie lo è. Io sono quasi una via di mezzo. Dipende dalle giornate e dalle stagioni. Se per esempio esce un nuovo videogioco, sta pur certo che ci rimango incollata finché non lo finisco.

“Questo è vero, ma anche tu te la sei cavata per rotto della cuffia” rido imbarazzata davanti all'accusa della mia migliore amica. “L'unica consolazione è che anche Lucas verrà” sorride arrossendo un pochino. Ha quel tipico comportamento romantico e dolce, della stereotipata adolescente con gli ormoni impazziti che si innamora. L'ammiro per questo, perché è qualcosa che non credo mi capiterà mai.

“Ah, vero! Beh direi che sei fortunata allora. Vorrei anche io un ragazzo” ammetto imbronciata “Non chiedo molto,no? Potrei anche accontentarmi di uno che mia piace. Stimolerebbe ad impegnarmi di più” con il mio modo sgraziato e la mia spropositata altezza, le possibilità di avere un ragazzo sono pari a zero.

Allora Katie prende finalmente la parola, con voce bassa e timida. “Non hai già Tate?” chiede innocentemente. Dimentico per un secondo l'esserino timido e pauroso che ho davanti e ribatto con forza “Sei forse impazzita?” lei rimane interdetta dalla mia reazione spropositata.

“Ah, scusa Katie, ma quello stupido di Tate mi fa incazzare proprio” mi massaggio le tempie togliendomi da dosso il nervosismo accumulato in una sola giornata e riprendo il discorso intrapreso poco fa.

“La cosa che mi stupisce è che anche tu venga al corso! Agli esami hai preso tutti nove e dieci!” esclamo meravigliata. Io non sarei mai riuscita a prendere voti simili, neppure se avessi studiato per un anno intero. Ma a Katie bastano poche ore.

“Mi sono offerta volontaria l'altro giorno per fare compagnia a Jessica” dice arrossendo tutta di colpo. Ha enormi difficoltà ad esprimersi e quando lo faceva il suo colorito diventa quanto più simile a quello di una barbabietola.

“Oh, che carina!” esclama Jessica stupita.

“Già, Katie, sei troppo dolce per noi esseri umani” dico io divertita e addolcita dalla sua gentilezza.

“Riserba la tua gentilezza per il corso estivo,Katie. Ho sentito che ci saranno ragazzi di altre sezioni!” sorrido come un ebete al pensiero di poter incontrare un nuovo ragazzo. Katie invece sembra dubbiosa. Non è brava a farsi nuove amicizie e ciò le crea parecchi ostacoli.

“Tu hai già il ragazzo Jess!” esclamo severa.

“Ma non sono sposata, e certamente gli occhi sono liberi di guardare quello che più gli è più gradito!” ribadisce divertita “E comunque sai che amo Lucas” continua riprendendo l'aria imbambolata di prima.

“Ahhh che emozione, nuovi ragazzi! Forse c'è quello giusto per me” dopotutto questi corsi porteranno pur qualcosa. All'inizio l'idea mi aveva turbato parecchio, ma ripensandoci, devo trovare un lato positivo. E certamente è quello di fare nuove conoscenze e chissà...trovare l'amore! Ma ciò che più mi rende felice è sapere Tate lontano da me.

Fisso quest'ultimo pensiero per tutta la giornata, il che mi fa dimenticare di quanto mi aveva urtato l'idea dei corsi estivi all'inizio. La mattina seguente mi dovetti ricredere.

Arrivo in fretta e furia in classe. Ci sono non più di una trentina di studenti. Alcune di quelle facce le conosco, altre invece no.

Una faccia però mi è più sgradita. Quella di Tate. Accanto all'unico posto libero in classe.

Sento la terra tremare sotto di me. Come è possibile avere così tanta sfiga? Che l'avesse fatto apposta?

Certo che sì, visto che il suo scopo nella vita era quello di torturarmi. Rimaniamo sbalorditi entrambi nel vedere l'altro. La paura trapela dai nostri sguardi. Poi finalmente parlai e lo stesso fece lui.

“Che diavolo di fai tu qui?!” urliamo insieme.

  
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