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Autore: Haydee    27/08/2008    6 recensioni
...Nella digradante calura del tramonto, mentre il disco rosso del sole spariva tra i palazzi di stucco, colorandoli insieme all'atmosfera di un romantico rosa pastello, si fronteggiavano nel giardino interno, mentre nell'aria aleggiava il profumo degli aranci e il silenzio era rotto dallo zampillare di una fontana... ...Quando vide la sottile falce di luna apparire delicatamente nel cielo rosa, capì che il suo mondo incantato iniziava da lì...
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Risveglio

 

Villaggio di R****, ancora notte fonda

 

- Ti amo Haydée. - mormorò accarezzandole una guancia. Lei tremò come una foglia:

- Madian... io... - lui la zittì sfiorandole le labbra con le sue in una carezza leggera:

- Non devi dire niente, amore mio. Resta con me per sempre, solo questo ti chiedo. - gli occhi le si inondarono di lacrime e li chiuse, troppo sconvolta e troppo... cos'era... felice? Non avrebbe saputo dirlo, era tutto così confuso nella sua mente!

Sentiva solo le sue labbra che le sfioravano gli occhi e il viso, il calore che la avvolgeva e quel corpo solido e forte che la proteggeva, nient'altro.

 

- Haydée, guardami. – mormorò contro le sue labbra. Lei socchiuse gli occhi faticosamente, mentre due lacrime le scendevano lungo le guance arrossate. Madian le asciugò lentamente con la punta delle dita per poi tornare a scrutare in quegli occhi splendenti come il cielo sopra le loro teste: - Hai paura di me? – le chiese a bruciapelo, senza staccarsi di un centimetro.

La sentì sussultare tra le sue mani e d’istinto aumentò la stretta attorno a lei, temendo che volesse allontanarlo. Lei scosse il capo lentamente, mormorando qualche sillaba incomprensibile mentre il suo sguardo si faceva via via sempre più triste:

- Calmati, non voglio nulla da te. Solo… questo. – sussurrò sfiorandole le labbra con un bacio dolcissimo. Tutto inutile, la ragazza continuava a tremare contro di lui facendolo preoccupare oltremisura: - Non tremare Haydée, voglio solo proteggerti, non sono… lui… - l’ultima parola la pronunciò con voce talmente dura che le fece sgranare gli occhi dallo stupore: - Io… so tutto… ho parlato con Sybil. – spiegò senza staccare gli occhi dai suoi e attendendo una qualsiasi reazione.

Riprese a piangere silenziosamente e Madian si sentì un perfetto imbecille:

- No… - mormorò lei scotendo appena il capo e spingendo per allontanarlo, ma il ragazzo non glielo permise.

La prese per la nuca stringendosela al cuore e affondò il viso nei suoi capelli, cullandola dolcemente mentre tentava in tutti i modi di calmarne i singhiozzi.

 

Haydée sentì il cuore esplodere. Nascose il viso nell’incavo del suo collo, sfregando la fronte contro la sua pelle calda, e non si rese conto di affondare le dita nella sua schiena mentre i singhiozzi la squassavano.

Lui sapeva. Sapeva tutto di lei… la baciava e la stringeva a più non posso e… le aveva appena confessato di amarla.

Madian la amava. Lei che era fuggita per mezzo mondo, lasciandolo senza una spiegazione, solo perché aveva paura… ma paura di che?

Si rese conto che tutti i fantasmi che da anni le attanagliavano lo spirito erano scomparsi nel suo abbraccio, se solo l’avesse voluto avrebbe potuto scacciare molto tempo prima quel senso di terrore che la assaliva a volte la notte. Invece era fuggita da lui, dal suo amore…

Lentamente i singhiozzi andarono scemando, ma Madian non accennava ad allentare la stretta.

Seguitava a stringerla e ad accarezzarla, mentre le sussurrava dolci parole d’amore e di conforto.

 

Poi la sentì sospirare e vibrare contro di lui, finché non avvertì perfettamente i suoi nervi che si rilassavano e il suo abbraccio diventare tenero e non più disperato.

Sorrise nell’oscurità e la staccò appena da sé per poterle guardare il viso. Rimasero a lungo in silenzio, scrutandosi negli occhi mentre lui le asciugava il viso devastato dalle lacrime, poi le sorrise sensualmente:

- Meglio? – mormorò rauco, deglutendo a fatica. Quelle labbra, quanto desiderava ancora…

- Sì. – sibilò lei mordendosi il labbro inferiore leggermente imbarazzata.

Lui si era dichiarato e lei era scoppiata in lacrime, non era esattamente la risposta migliore a una dichiarazione di quel genere!

Ma era ancora troppo presto perché lei potesse dirgli quello che provava, stava succedendo tutto così dolcemente, non voleva rovinare tutto con il ricordo di avvenimenti ancora dolorosi, le serviva ancora un po’ di tempo… Madian interruppe i suoi pensieri sfiorandole il viso col proprio:

- Posso… - le mormorò osservandola attraverso gli occhi socchiusi, ormai contro le sue labbra, mentre con una mano le sfiorava una guancia.

Per tutta risposta Haydée sorrise dolcemente, si alzò appena sulle punte dei piedi e posò le labbra contro le sue, levandogli il fiato e regalandogli un bacio dolcissimo, come lo sognava da mesi.

Lo sentì ansimare soddisfatto mentre approfondiva il contatto e la baciava con lentezza esasperante, come a voler gustare con la massima attenzione la sua bocca; quando interruppero il bacio per riprendere fiato poté notare una strana scintilla accendersi nei suoi occhi di zaffiro.

Un attimo dopo si staccò da lei, chinandosi e prendendola in braccio, strappandole un’esclamazione sorpresa quando si ritrovò completamente premuta contro di lui:

- Cosa… - tentò di chiedere con voce tremante. Lui la zittì con un bacio a fior di labbra:

- Sorpresa… - mormorò rauco avviandosi verso l’abitazione.

 

Un minuto dopo entrarono nella stanza della ragazza, sorridendosi come due ragazzini. Haydée si guardò attorno mentre cominciava a preoccuparsi:

- Perché siamo qui? – mormorò cercando di divincolarsi. Madian la posò a terra, sorridendole tranquillamente:

- Non lo indovini? – chiese sorridendole dolcemente mentre tentava di riprenderla tra le braccia. La ragazza guardò lui e il letto a baldacchino, sfuggendo al suo abbraccio e indietreggiando spaventata:

- Madian, no… ti prego… - la voce le tremava mentre gli occhi gli trasmettevano una paura folle.

Madian si fermò sui due piedi intuendo cosa la spaventava. Dov’era finita la gelida ladra che aveva combattuto contro di lui sul Big Building? O l’inflessibile donna che aveva estorto le informazioni che voleva a Chung e a sua moglie? Possibile che fosse così sconvolta? Sospirò:

- Vorrei solo dormire abbracciato a te, non voglio altro. È chiedere troppo? – mormorò dispiaciuto che lei non si fidasse minimamente di lui. Come doveva fare per farle capire che non l’avrebbe mai forzata a fare nulla? E che era disposto ad aspettare tutto il tempo che voleva lei per poterla dichiarare sua? La vide bloccarsi e trattenere il respiro:

- A-allora…n-non… - balbettò con voce strozzata. Madian sorrise dolcemente e le si avvicinò lentamente, allungando semplicemente una mano verso di lei:

- No, non voglio nulla. Voglio solo starti accanto. – ribatté serenamente. Haydée guardò la mano che le tendeva con un ultimo sprazzo di incertezza, poi alzò la sua tremante e fredda e la depositò sul suo palmo, senza aggiungere altro. Gli occhi del ragazzo scintillarono mentre un sorriso irresistibile gli si dipingeva sulle labbra, poi la attirò tra le sue braccia.

Un istante dopo erano stesi sul letto, stretti l’uno all’altra, addormentandosi infine cullati dal pulsare dei loro cuori.

 

~~~~~

 

Nel bel mezzo dell’Oceano, alcune ore dopo

 

Mitja si mosse a disagio e lanciò un’occhiata furtiva a Winter, abbandonata sul sedile accanto al suo in una sorta di sonno troppo vigile per i suoi gusti. Soprattutto perché sapeva che Winter aveva la guardia alzata per colpa sua.

Ma che diamine, non era certo stato lui a dire ad Aida di chiamarlo la sera del loro appuntamento! Quella sciocchina aveva pescato il suo numero da chissà chi e lo aveva già chiamato una volta, ma lui le aveva detto che era impegnato, che non doveva disturbarlo e che non sapeva quando sarebbe tornato. Aveva riagganciato in malo modo, sperando che avesse afferrato il concetto, invece no! L’aveva richiamato proprio quando lui e Winter stavano per… per… bah, chissà cosa stavano per fare!

Non sapeva nemmeno lui realizzare quello che era successo in quegli attimi folli, si era lasciato andare completamente e non aveva pensato a nulla, solo a lei tra le sue braccia, con gli occhi scintillanti e le labbra morbide, talmente seducente da fargli girare la testa, e la stoffa di quel vestito sotto le sue dita, scivolosa e terribilmente sensuale su quelle curve…

Saltellò quasi sul posto quando il passaggio di una hostess lo strappò ai suoi pensieri proibiti, e lanciò uno sguardo a Winter, ancora perfettamente immobile al suo fianco.

Solo allora gli tornò alla mente il piccolo Nikolas e la sua teoria sulla “riappacificazione tra grandi” e gli scappò un sorriso. Che saltassero in aria tutte le testate nucleari esistenti sulla terra, lui Winter l’avrebbe conquistata, allora sì che si sarebbe visto chi era il vero testone tra loro!

 

Non poteva immaginare che i pensieri della gelida bionda erano di genere esageratamente simile al suo. Da quando era salita sull’aereo si era imposta la linea dura, cioè nessuna parola, nessuno sguardo e nessun gesto verso quell’essere che le sedeva accanto e col quale aveva avuto la sventatezza di uscire agghindata come una ragazzina svenevole.

Nulla, nemmeno per sbaglio. E così tentava in tutti i modi di fare.

Peccato che anche solo sentirlo respirare fosse ormai una tortura! E quello sguardo, triste e smarrito, sempre e costantemente puntato addosso… le veniva voglia di prenderlo a sberle!!

Come sapeva che la guardava continuamente? Beh, secondo voi il fatto che si sentisse bruciare la pelle cos’era, scottatura? Accidenti a lui e alle sue carezze, ma non poteva essere un pessimo baciatore, imbranato e maldestro?? No! Doveva essere anche dolce, schifosamente sensuale e attraente in modo snervante!! Sentì distintamente un suo lievissimo sospiro e per poco non le saltarono i nervi.

Se non si fossero trovati in un aereo carico di gente lo avrebbe stordito a suon di sberle e avrebbe approfittato di lui seduta stante!!

Quando l’immagine di loro due intenti ad esplorarsi, in pose non esattamente fraterne e in un letto sfatto le attraversò la mente, avvertì distintamente una sferzata lungo la spina dorsale e fu costretta a cambiare posizione, mentre Mitja si bloccava a guardarla con gli occhi sgranati, in attesa di una qualsiasi reazione da parte sua che puntualmente non arrivò.

 

Dopo interminabili istanti riuscì a rilassarsi nuovamente, e non poté trattenersi dal girarsi brevemente verso il suo compagno di viaggio, senza guardarlo apertamente e osservando distrattamente una hostess che transitava con un carrellino.

Mitja aveva chiuso gli occhi e aveva abbandonato la testa all’indietro sullo schienale, i capelli scompigliati più del solito e una leggera ruga a solcargli la fronte.

Avrebbe dovuto stargli alla larga, decisamente. Era impensabile mantenere la linea rigida che si era prefissata se quell’idiota continuava a servirle il suo collo su un piatto d’argento, così non faceva altro che risvegliare il suo istinto vampiresco!! Pensò furibonda piantando lo sguardo su una rivista e imponendosi di credere che guardare il titolo per mezzora fosse estremamente interessante.

 

Non vide il sorrisetto stendersi sulle labbra del ragazzo dopo pochi istanti. Non che si fosse accorto del suo sguardo, intendiamoci, semplicemente un pensiero assurdamente logico lo aveva sfiorato per la prima volta: È gelosa!! E si chiese come aveva potuto non pensarci prima…

 

~~~~~

 

Villaggio di R****, mattino inoltrato

 

Haydée si mosse sospirando, chiedendosi come mai sentiva un peso gravarle sullo stomaco. Spostò una mano per capire cos’aveva sul ventre e spalancò gli occhi trattenendo il fiato.

C’era… un braccio… saldo e piuttosto muscoloso, sicuramente non di donna.

Mosse le dita e sentì qualcuno muoversi dietro di lei, aumentare la stretta e aderire completamente alla sua schiena, mentre due labbra morbide e calde si posavano sulla sua spalla nuda e il proprietario le respirava contro la pelle immediatamente arroventata.

Si mosse lentamente, col cuore che pulsava fuori controllo, e finalmente vide una testa bruna con i capelli scompigliati e una spalla forte circondarla protettiva.

Non sapeva se scattare via come una molla, spaventata a morte, o se piangere e ridere dalla felicità.

Madian… aveva dormito con lei e ancora non la smetteva di tenerla saldamente stretta a sé. Che sensazione meravigliosa, si sentiva perfettamente protetta e al sicuro, come aveva potuto vivere senza l’emozione di svegliarsi al suo fianco fino a quel momento?

Sorrise calmandosi e tornò a guardare avanti a sé, sospirando appena e cercando di muoversi il meno possibile per non svegliarlo.

Iniziò a pensare a cosa sarebbe successo quando si fosse svegliato, a come l’avrebbe guardata, a cosa le avrebbe detto, a come sarebbero cambiate ora le cose tra loro.

Cos’erano adesso, fidanzati? Quel pensiero la mandava nel panico più totale, non se la sentiva ancora di essere legata a lui da qualche promessa, per quanto adorasse la sua presenza e… i suoi baci, fu costretta ad ammettere a sé stessa mentre il viso le si infiammava.

Il ricordo del contatto delle loro labbra la sera precedente la fece agitare nervosamente, non aveva mai provato un’emozione simile, né tanto meno quel senso di completezza tra le sue braccia che ancora adesso la pervadeva.

Si morse distrattamente un labbro, persa nei meandri dei suoi pensieri, quando un mugolio rauco le fece trattenere il fiato.

 

Madian tornò dal mondo dei sogni aumentando la presa su quel corpo morbido e caldo che aveva agguantato la sera precedente, si mosse languidamente e lasciò che le labbra si allargassero in un sorriso suadente, mugolando soddisfatto. Poi si decise a socchiudere gli occhi e vide la donna tra le sue braccia tesa come una corda di violino.

Il sorriso si accentuò quando si accorse che tratteneva il fiato:

- Puoi anche respirare Haydée, sono sveglio non mi disturbi! – ridacchiò sereno. Lei si rilassò immediatamente sentendo quella nota divertita, riprendendo a respirare mentre il cuore ballava un indiavolato can can nel suo petto:

- Buongiorno Madian, dormito bene? – si stupì che la voce non le tremasse, da quando era così coraggiosa?!

- Buongiorno a te Haydée, splendidamente! – rispose rilassandosi e iniziando a baciarle lentamente la spalla. Lei era talmente stordita e affascinata che dimenticò di arrossire e di essere timida, limitandosi a chiudere gli occhi e a sospirare leggermente, mentre la mano di lui correva leggera sul suo fianco, solleticandole ogni singolo nervo attraverso la stoffa sottile del sari che aveva indossato la notte precedente.

Probabilmente Madian avrebbe proseguito a lungo nelle sue dolci esplorazioni, spingendosi molto oltre quello che si era ripromesso da bravo ragazzo, ma evidentemente era destino che per quel mattino dovesse averne abbastanza così.

Infatti dopo pochi istanti si sentì uno scoppio di risa nel giardino della casa, seguito dal vociare di alcune donne e dalle grida di una voce maschile che Madian riconobbe come quella del guardiano del portone:

- Che succede?! – chiese stralunato staccandosi da lei con una faccia che era tutta un programma. Haydée scoppiò in un risatina divertita, sgattaiolando fuori dal suo abbraccio e raggiungendo la finestra, spalancandola per far entrare la luce accecante del giorno:

- Sono le donne che lavorano qui, Hamida deve aver fatto un altro dei suoi scherzi a Niaz, il guardiano della casa. Non sai quante gliene combina, quei due sono come cane a gatto! - spiegò rapidamente prima di mettersi a urlare qualcosa di incomprensibile alle donne giù in giardino. Una di loro spiegò tra le risate cos’era successo, e la confusione aumentò quando sulla soglia di casa apparve Grantham con una sottoveste da camera in disordine, scalzo e spettinato:

- Che diavolo sta succedendo qui!! – sbraitò per l’ennesima volta in anni di vita in quella casa. Non passava mese infatti che Hamida, la domestica di casa da quando era nata Haydée, non si inventasse qualche scherzetto ai danni del permaloso guardiano del portone, che naturalmente appena ne aveva l’opportunità ricambiava.

 

Madian si mise a sedere nel letto, osservando la giovane ridere e scherzare alla finestra. La sua vita gli passò davanti in un lampo.

Aveva avuto una vita facile, mai un problema grave a turbare la sua esistenza, mai un segreto pesante da sopportare con la sola forza delle proprie spalle.

Osservando Haydée finalmente sorridente si chiese se sarebbe stato in grado di sopravvivere senza impazzire a causa di un tormento simile per tutti quegli anni, e guardandosi dentro capì che non ne sarebbe mai stato capace. Era quasi uscito di testa per la sola lontananza da lei durata poco più di un mese, mentre Haydée… lei aveva sopportato il tormento, l’angoscia, la sofferenza… e tutto da sola, tutto senza mai fare affidamento su alcuno. Lui aveva i suoi genitori, e anche Mitja e Arkel a cui confidava tutto… si certo lei si era in parte confidata con Phénice, con Sybil e poi con Winter, ma nessuno aveva potuto fare niente per allontanare definitivamente da lei i fantasmi che da troppo tempo la perseguitavano.

E lui? Lui ne sarebbe stato in grado?

Per come la vedeva ora, sorridente e felice, gli sembrava di si. Ma era la sua presenza o il fatto che la giovane si sentiva a casa, circondata dall’affetto delle persone che l’avevano vista bambina, a farla sentire finalmente sollevata?

Di una cosa fu certo: non poteva forzarla in nulla, non poteva imporle il proprio amore come aveva egoisticamente pensato prima di rincontrarla, e lo capì in quell’istante. Poteva amarla da lontano, ma doveva essere lei ad accettare i suoi sentimenti e a decidere se e quando ricambiarli.

Lei lo amava, ne era quasi certo. La notte passata insieme ne era la conferma quasi assoluta.

Ma doveva assolutamente limitarsi a questo. Farle sentire il proprio amore, vero e incondizionato, dimostrarle come solo con lei voleva avere un futuro, una famiglia… sì, una famiglia! Ma per gradi, senza traumi o sorprese, delicatamente e tranquillamente.

Era la sua unica possibilità.

 

Haydée si sentì osservata e volse su di lui due occhi sorridenti e brillanti all’inverosimile, distogliendolo dalle sue riflessioni.

- Sei pensieroso? - gli chiese dolcemente:

- Si, pensavo a te. - rispose semplicemente facendola arrossire. Poi le allungò una mano, invitandola a sedersi accanto a lui. Quando si fu accomodata anche lei con la schiena contro la spalliera del letto le prese una mano, intrecciando le dita alle sue, e riprese: - Pensavo a quante cose ho sbagliato con te, ho voluto importi un po’ troppe cose quando ancora non eri pronta… - si fermò un istante vedendola arrossire, poi riprese: - Ma ora ho capito quanto tu abbia ancora bisogno dei tuoi spazi, quindi… volevo dirti che aspetterò tutto il tempo che vorrai, e quando sarai pronta io sarò lì con tutto il mio amore pronto ad accoglierti… o a ritirarmi per sempre, se è questo che vorrai… - pronunciò le ultime parole con un filo di voce, guardandola con occhi lucidi e disperati, e lei capì quanto dovevano essergli costate.

Gli sorrise appena e non poté trattenersi dal gettargli le braccia al collo. Quell’abbraccio valeva più di mille discorsi. Madian lo capì: lo stava ringraziando per la sua pazienza e la sua dedizione, per le sue parole e la sua comprensione. E finalmente credette di vedere un po’ di luce alla fine del tunnel.

 

~~~~~

 

Appartamento del centro, mattino presto

 

Sbuffò per la milionesima volta, picchiettando le dita sulla superficie lucida del tavolo in cucina, poi esplose:

- E allora?! Non sei ancora pronta? Guarda che siamo in ritardo, arriveranno tra poco! – per un attimo nessuna risposta, si chiese dove diavolo era andata a finire, poi finalmente sentì una porta spalancarsi:

- Eccomi!! Non lamentarti, tu hai i capelli corti, non conosci lo strazio di avere i capelli lunghi e ricci! – esclamò una vocetta innervosita passando da una stanza all’altra.

Arkel ripiombò nella disperazione, buttando la testa all’indietro e lasciando le braccia penzoloni. Non avrebbe mai finito di prepararsi quella pulce pestifera?!?

Rimase così per istanti che gli parvero ore, fissando il soffitto imponendosi di non pensare se lei si stava cambiando, se era svestita, che biancheria indossava… poi finalmente Phénice cinguettò soddisfatta:

- Fatto, possiamo andare… ehi ma che fai lì imbambolato, muoviti, no?! – disse dirigendosi verso l’uscita. Il ragazzo saltò su come una molla, lamentandosi:

- Senti chi parla, è un’ora che aspetto che tu finisca di pettinare quella specie di criniera e… - non poté finire, la pulce aveva strillato irritata:

- Non hai aspettato un’ora, al massimo sono stati 10 minuti, e poi bisogna curarli i propri capelli, altrimenti si rischia di diventare mezzi pelati come te!! – disse facendolo bloccare all’istante.

Arkel si portò lentamente una mano alla testa tastando la sua chioma intatta, col terrore di sentire uno sfoltimento non autorizzato:

- …Ehi, non sono mezzo pelato… - brontolò mezzo offeso. La ragazza si volse con un sorrisetto divertito:

- Permalosone!! – disse ridacchiando e riprendendo a scendere di corsa le scale.

Il giovane piantò il muso borbottando qualcosa contro gli scherzi di cattivo gusto e riprese a scendere dietro di lei, chiedendosi come poteva una parola detta per scherzo da lei essere così importante per lui… perché ne sei innamorato, pirla!!

 

 

  
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