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Autore: Nanek    07/07/2014    14 recensioni
Sono la ragazza dal sorriso rotto.
Sono la ragazza che sa benissimo che la propria vita non è solo arcobaleni e farfalle.
Sono la ragazza che bussa alla tua porta per averti vicino.
Sono la ragazza che aspetti sotto la pioggia.
Sono la ragazza che tenti di salvare sempre, la ragazza che puoi salvare, perché riesci a farla sentire bella, riesci a farla sentire a casa.
Sono la ragazza che si nasconde, ma che tu riesci sempre a trovare, sono la ragazza che ti implora di essere sollevata ogni volta che cade, sono la ragazza che ti ama nonostante tutte le tue insicurezze.
Sono la ragazza che tu puoi amare come nessun altro, sono la ragazza che aspetta solo da te quelle parole, quella domanda: “Vuoi restare un po’?”.
Sono quella ragazza che verrà amata, amata da te, Calum.

«Solo da te» bisbiglia lei implorandolo ancora una volta con lo sguardo.
«Ti amo» confessa lui di getto, per poi impossessarsi delle sue labbra, sentendo il cuore nel petto battere all’impazzata, un misto di tristezza e felicità, un misto tra inquietudini e sicurezze, sicurezze che solo lui può darle, solo lui sa di poterla salvare.
Genere: Fluff, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calum Hood, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

Fly with me

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We'll chase the stars to lose our shadow 
Peter Pan and Wendy turned out fine 
So won't you fly with me 



“Speriamo che il Calum di ieri sera se ne sia andato: è insopportabile. Goditi la mattinata libera, ci vediamo alle 3 in studio.
Luke, Ash e Mike”

 
Simpatici insomma.
Queste le parole trovate su un post it verde, appeso sul frigo.
Un Calum ancora addormentato lo strappa via, stropicciandolo e gettandolo a terra: è nuovamente solo, senza niente da fare, senza un misero programma da seguire.
Sbadiglia, si stropiccia gli occhi, perde tempo fissando il contenuto del frigo: uova, pancetta, marmellata, succo all’arancia, burro…
Ormai sa quello che c’è dentro a memoria, ormai si sta pure congelando a forza di stare lì davanti, con il gelo ad avvolgerlo, a farlo rabbrividire dalla testa ai piedi: stare in mutande non è una grande genialata.
Sbuffa, tirando fuori solo il succo.
Sbuffa, mentre se lo versa in un bicchiere lasciato nel lavandino, senza neanche pulirlo, senza neanche pensare chi ci ha bevuto: è senza voglia, è da solo.
Calum odia stare da solo.
La solitudine non fa per lui, la solitudine è per le persone sciocche, per le persone strane, per le persone completamente diverse da lui.
Calum ama stare in compagnia, ama stare in mezzo a tante persone, ama sorridere, ma soprattutto ridere; ama essere abbracciato, ama abbracciare chi ne ha bisogno, ama provocare sorrisi, ama far star bene le persone.
Ama le sue fan e il loro affetto, ama fare foto imbarazzanti e condividerle con tutte loro, ama fare Keek e comportarsi come un folle, ama leggere i loro commenti divertenti e ama da impazzire i “Follow spree” che lui inizia nei momenti più strani.
Questo è Calum, il Calum che tutti conoscono, il bassista dalla voce stupenda e dal cuore grande.
Il Calum che ieri sera è stato sovrastato da Thomas. Pensa il moro, bevendo in un sorso il succo, appoggiato vicino alla finestra.
Guarda fuori e la neve bianca gli dà fastidio agli occhi: ma è così bella da vedere, i tetti sembrano surreali, gli alberi bianchi sono uno spettacolo bellissimo, poche macchine a invadere le strade, tanta gente a piedi che si concede una passeggiata.
Potrei concedermela anche io. Sorride tra sé, dirigendosi verso la sua camera.

A differenza della sera precedente, Calum non usa occhiali da sole, oggi ha voglia di incontrare le sue ragazze, ha voglia di abbracciarle e di baciarle sulle guance mentre scattano foto; ha voglia di parlare con loro, ha voglia di stare in mezzo alla gente, ha voglia di chiacchierare... purtroppo però, nessuno sembra riconoscerlo. 
Incrocia mamme con bambini, tante persone anziane, tante persone impegnate al cellulare o a correre dietro all'autobus: nessuno sembra avere tempo per lui.
Sospira, continua a camminare, cerca con lo sguardo qualcuno che faccia parte del suo piccolo mondo, ma senza successo. 
Arriva a Piccadilly completamente libero, come se lui fosse una persona qualunque tra la folla, come se il suo viso fosse uno come tanti e non avesse niente di speciale. 
Arriva al centro della piazza e scorge una pista di pattinaggio: deserta.
Si avvicina, ridendo tra sé, perché quello a cui sta pensando è ridicolo: pattinare da solo, lui che non sa stare in piedi, lo aspettano grandi cadute. 
Ma la noia lo porta a fare anche questo. 
Si avvicina al baldacchino di legno, ad accoglierlo una signora piuttosto vecchia, che gli chiede come si chiama, che sbaglia a pronunciare il suo nome, ma a lui non importa, le sorride, la ringrazia per i pattini e paga.
Calum sembra innamorato del bordo pista: non lo lascia mai, si tiene aggrappato con la mano, i piedi pronti a tradirlo da un momento all'altro. 
Maledizione a me. Pensa ridendo di se stesso, continuando ad avanzare un passo alla volta, pregando di non finire a terra.
«Devi staccarti da lì» suggerisce una voce fin troppo vicina a lui: alza lo sguardo e dopo aver messo a fuoco il proprietario di quella voce, la sua gamba destra sfreccia in avanti, facendolo cadere in una mezza spaccata.
Batte con il ginocchio sinistro, si tiene ancora al bordo con la mano destra, si sente così stupido.
I suoi occhi, però, continuano a fissare quel punto.
Lei è lì, la proprietaria della voce misteriosa, lei che continua a fissarlo, i suoi occhi sono color del ghiaccio, non li aveva notati la sera precedente, i capelli raccolti in una treccia e coperti da un cappello blu, le guance rosse, il cappotto lungo e grigio: la guarda, mentre entra in pista anche lei, con i pattini indossati e gli tende la mano. 
«Nonna mi ha detto che sei un po' impedito» dice, mentre lui le prende la mano e tenta di rimettersi in piedi.
«Mi ha detto lei di venire ad aiutare il povero "Clallum"» ridacchia «il tuo viso non le sembra troppo inglese, Calum Thomas Hood» sorride, mentre lui abbassa lo sguardo, preso dalla vergogna. 
«Ciao, Angel» la saluta imbarazzato da morire, cercando le parole adatte da dirle.
«Cels» lo corregge lei, facendogli alzare lo sguardo, il sopracciglio inarcato, la mano di lei sempre rivolta verso di lui «Angel è il mio... nome d'arte, ma mi chiamo Cels, Cels Lancaster» chiarisce lei, mentre lui le stringe la mano. 
«Cels... ossia Celeste?» azzarda.
«No, solo Cels» lo corregge ancora e lui non sa più cosa dirle. 
«Imbarazzato?» chiede diretta, senza sorridere, seria come non mai, intenta a farlo morire di vergogna.
«Credo di doverti delle scuse, ieri ero... turbato» la peggiore giustificazione di sempre.
«Non preoccuparti, la tua caduta è stata la punizione perfetta» sorride beffarda, per poi dargli le spalle e pattinare lontana da lui.
Gli occhi di Calum continuano a fissare quel corpo che si allontana, continua a fissare i suoi movimenti, così sicuri, così esperti nel pattinare, come se stesse semplicemente camminando, come se il ghiaccio non fosse così scivoloso.
Le fissa le gambe, avvolte da dei leggins neri, si muovono così bene, i suoi piedi non sembrano volersi incontrare mai: non inciampa, non esita, il pattinaggio è qualcosa che le appartiene; le mani che vanno a ritmo con il resto del corpo, come se fosse tutto calcolato, come se fosse una melodia venuta bene, dove ogni cosa sembra avere un proprio ruolo.
E, Calum, affascinato da tutto questo, cerca di imparare a memoria quei passi, perché anche lui può farcela, ne è sicuro: ed ecco che lascia il bordo pista, le mani a mezz’aria come se si stessero tenendo a qualcosa di immaginario, le gambe dritte come bacchette, non osa piegare il ginocchio, muove solo i piedi e finalmente, si muove un pochino.
Si perde nuovamente a fissare la ragazza, si perde nuovamente a fissare il movimento delle sue anche e, cercando di non sembrare un maniaco, abbassa lo sguardo una volta capito il “meccanismo” per pattinare un po’ più veloce di una lumaca: ed ecco che la sua gamba destra azzarda un passo un po’ più grande, seguita dalla sinistra, seguita nuovamente dalla destra.
Ma Calum non è in grado di restare in equilibrio, Calum non sa dosare la lunghezza dei suoi passi, ed ecco che scivola di nuovo, cadendo all’indietro, facendosi male al didietro, che gli pulsa come non mai.
Merda. Impreca dentro di sé, trattenendo i suoi lamenti dovuti alla botta.
Una risata giunge alle sue orecchie, la ragazza è nuovamente vicina a lui.
«Oddio, ti sei fatto male?» le risate la bloccano, si porta la mano alla bocca per tentare di smetterla «Ti giuro eri da Youtube, che volo che hai fatto!» lo deride, mentre lui le rivolge un sorriso, cominciando a ridere a sua volta.
«Dai aiutami, credo che, dopo essermi rotto ginocchio e didietro, io meriti il tuo perdono» le suggerisce, ma lei sembra pensarci su.
«Troppo poco, Calum» sorride, mentre lui tenta di alzarsi senza successo.
«Sembri una tartaruga: hai presente quando cadono a pancia in su? Uguale» e Calum sospira: sta pagando per la sua cattiveria.
Ma lei gli porge nuovamente la mano, che lui afferra, stringe e come per vendetta, la trascina giù, facendola barcollare e poi cadere a sua volta su di lui: mossa troppo azzardata.
«Oh, ma guarda chi è caduta» si finge sorpreso, mentre lei lo fulmina con lo sguardo per tale affronto.
«So essere vendicativa» dice a denti stretti, ma lui ride, mostra la dolcezza del suo sorriso, gli occhi che diventano più piccini, le guance così tenere che viene voglia di accarezzarle.
«Mi farò perdonare, pure per la caduta» le dice e la vede arrossire, distoglie lo sguardo e tenta di rimettersi in piedi, aiutando pure lui, che ormai si è congelato del tutto a forza di stare per terra.
Quando sono una davanti all’altro, Calum può finalmente guardarla negli occhi: non è troppo piccolina, è perfetta e timida morire, dato che non osa sostenere il suo sguardo e comincia a giocare con le mani.
«Cels Lancaster quindi… e tua nonna gestisce questa pista?» le domanda, cercando di cominciare una conversazione, nel più orribile dei modi.
Lei annuisce: spiega che la pista è allestita solo da dicembre a febbraio, spiega che sua nonna è una volontaria, non viene pagata per dare i pattini alla gente.
«Ha settantacinque anni, direi che può fare a meno di lavorare» sorride.
«Tu lavori invece?» chiede ancora, lei ci pensa un po’.
«Cerco lavoro… ho lasciato gli studi esattamente ieri» il suo sguardo si rabbuia un po’ «L’università costa e i miei nonni… beh, mi scoccia fare la mantenuta, appena avrò soldi miei riprendo» abbozza un finto sorriso.
Calum si sente la persona più orribile del mondo: non solo l’ha offesa davanti a tutti, la sera precedente, ma l’ha fatto il giorno in cui lei ha abbandonato quel percorso che tanto le appartiene, ma che ha dovuto lasciare.
Sospira, cerca di sviare il discorso, il senso di colpa non riesce a reggerlo.
«Università… quindi… sei più grande di me» balbetta, lei annuisce.
«Ho vent’un anni, compiuti il 25 Gennaio» sorride ancora, mente lui spalanca gli occhi.
«Dai, non ci credo! Compi gli anni il mio stesso giorno!» esclama, lei annuisce.
«Al massimo: sei tu a compierli il mio stesso giorno, diciottenne» lo corregge e lui le sorride nuovamente.
«Cels! Ho bisogno di una mano qui!» una voce lontana richiama l’attenzione di lei, che si affretta a rispondere, rassicurando sua nonna.
«Devo andare» si rivolge a Calum che, tirando fuori il cellulare, si accorge di dover avviarsi anche lui, deve andare a mangiare e correre in studio dagli altri.
Si avviano insieme verso l’uscita della pista, Cels che tiene Calum per le spalle, lo spinge e ride, perché sembra incollato al ghiaccio, ma riesce nel suo intento e lo porta in salvo sulla terra ferma.
Lei è più veloce di lui a togliere i pattini, lo saluta velocemente e quasi scompare già dai suoi occhi ma, Calum, la richiama ancora e la ragazza si ferma a fissarlo.
«Se sta sera ci… trovassimo per… un gelato, dici che ti troverei davanti al Big Ben alle nove?» propone senza pensarci troppo e lei sorride.
«Come siamo coraggiosi, ieri mi insultavi, oggi mi chiedi di uscire… hai coraggio, davvero» ridacchia, mentre lui si lascia avvolgere da una tonalità di rosso sulle guance.
«Lo prendo come un sì?» bisbiglia, lei sorride ancora.
«Tu vai, se mi vedi arrivare… allora è un sì» e si allontana da lui, lasciandolo un po’ sorpreso dalla risposta, lasciandolo senza parole per ribattere: mai si sarebbe aspettato una cosa del genere.
 
Alle tre in punto, Calum varca la porta dello studio.
Ad accoglierlo, un Ashton intento a fare un Keek, un Luke perso con la sua chitarra che tenta di evitare di essere ripreso dalla telecamera e un Mike seduto su una poltrona a giocare con l’Xbox: un quadretto proprio niente male, per essere una band che sta per cominciare un tour faticoso e che dovrebbe iniziare le prove invece di perdere tempo.
«Calum! Sei Calum, vero?» lo acclama Ashton, bloccando il cellulare, facendolo ridere.
«No, sono Thomas» ribatte il moro, ridacchiando, avvicinandosi loro e prendendo posto su una sedia.
«Thomas ci sta in culo, sii te stesso per piacere» dice Michael, senza togliere lo sguardo dallo schermo, troppo concentrato.
«Sto meglio ora, avevo bisogno di dormire» si giustifica, guardando i suoi amici, ancora intenti a far nulla.
«Beh? Non iniziamo?» li interroga: Luke fissa l’orologio sopra la porta.
«Appena arriva cominciamo» annuncia, per poi riprendere a strimpellare con la chitarra.
Calum inarca il sopracciglio: arriva chi? Cosa?
«Mi sono perso qualcosa?» chiede ancora, ma non riceve risposta.
Alle tre e cinque in punto, si sente bussare alla porta: ad aprirla è Ashton, Luke si alza dalla sedia, Michael spegne tutto alla velocità della luce… perché tanta fretta? Perché tutti si sono rizzati in piedi? Chi sta arrivando? La Regina per caso? Calum non capisce.
Ma le sue domande non hanno lunga durata, dato che quegli occhi, quella treccia, quel cappotto grigio si presentano, di nuovo, davanti a lui.
«Cels?» domanda, il tono della sua voce trema, è stupito.
La ragazza rivolge un sorriso, lo saluta con la mano «Da quanto tempo, Calum» ironizza, confondendo gli altri presenti.
«Vi conoscete già?» li interroga Ashton, che richiude la porta e fa cenno alla ragazza di avanzare.
«L’ho vista meno di due ore fa…» balbetta il moro, senza dare ulteriori dettagli.
«Beh, meglio! Così non servono le presentazioni» conclude Michael, avvicinandosi a lei e offrendosi di appenderle il giubbotto: la ragazza arrossisce, con movimenti goffi se lo toglie e glielo porge, sotto lo sguardo incredulo di Calum, che è disorientato come non mai.
«Ma… che ci fa lei qui?» domanda ancora, a rispondere, è Luke.
«Ieri sera, quando te ne sei andato, le abbiamo proposto di venire a provare oggi…» ci gira attorno, ma Calum ha già capito dove vuole andare a parare: le hanno chiesto di essere colei che aprirà i loro concerti, senza neanche prendere in considerazione la sua opinione, senza neanche considerarlo un membro della band, hanno deciso senza di lui e, la cosa, lo sta innervosendo, lo fa arrabbiare un po’, ma non deve permettersi di esplodere, non davanti a lei, di nuovo, non dopo averla pure invitata ad uscire!
«Non ho ancora accettato, non preoccuparti, Calum» interviene lei, come se lo avesse letto nella mente, spiazzandolo ancora, lasciandolo nuovamente senza parole da dire.
«Su non farti pregare, a noi farebbe molto piacere, vero Calum?» il suo nome detto con quella voce, Ashton lo sta fulminando con gli occhi: si limita ad annuire, si volta e raggiunge il suo basso, se la guarda ancora è la volta buona che sprofonda per terra dalla vergogna.
Ma come Calum ha sempre pensato, Cels non è esattamente il tipo di supporto che serve loro: non ha canzoni scritte da lei, o almeno così sembra, ha solo tante cover, molte di queste fatte anche un po’… non troppo bene; le tre ore che seguono, si sono basate soprattutto sull’aiutare lei ad intonare la sua voce, ad aiutarla ad esercitarsi con il diaframma: tutte cose che Calum si è limitato a fissare, incredulo, perché i suoi amici stanno perdendo un sacco di tempo per una persona che non è in grado di affrontare un tour.
Non capisce cosa li spinga ad essere così gentili con lei, non capisce perché Michael le insegni a stare più dritta quando canta, non capisce perché Luke si ostini ad usare pure il pianoforte per farla arrivare a quella nota alta, non capisce perché Ashton si ostini a ripeterle quanto gli farebbe piacere averla in tour.
Calum sbuffa, non li capisce proprio e non si sente in dovere di intervenire, lui che di canto, poi, ne sa ancora meno: la sua voce viene e basta, non ha bisogno di troppi aiuti.
«Cels avanti, non mentire, cantaci qualcosa di tuo» la incita Ashton, mentre lei abbassa la testa, rossa in viso: Calum la fissa, curioso, forse non sono proprio sull’orlo della disperazione.
«M-magari… un’altra volta» dice balbettando, imbarazzata, piena di vergogna: guarda l’orologio e come presa dal panico, si alza dalla sedia, cominciando a scusarsi, ma deve andarsene, ha una cosa da fare, non può fare tardi.
I ragazzi annuiscono, le sorridono ancora, la rassicurano, la trattano con fin troppo amore: nascondono qualcosa, c’è qualcosa per davvero, Calum sente questa sensazione.
Salutano Cels, la quale volge uno sguardo verso il moro, un sorriso appena accennato, per poi uscire e lasciarli nuovamente soli.
«Ho solo tre parole da dirvi» dice Calum «Siete degli idioti» e i suoi amici scoppiano a ridere, chiedendo il motivo di tale dimostrazione d’affetto.
«Punto primo: grazie per avermi ascoltato; punto secondo: vi rendete conto che lei non va bene per noi, vero? No, perché noi dovremmo fare delle prove per il nostro tour, non per aiutare la cantante di supporto!» si porta le mani tra i capelli.
«Terzo ed ultimo punto: spiegatemi con che faccia mi presento tra tre ore, dato che le ho chiesto di uscire con me!» una risata generale si innalza in quelle pareti: Calum si è messo nei guai con le sue stesse mani.
 
 



Note di Nanek

Sono pure in anticipo: un applauso a me =)
TANTI AUGURI ASHTON! <3 anche se non è il protagonista di questa storia lol
I 5SOS FANNO UN TOUR E A BREVE ESCONO I BIGLIETTI, ho voglia di mettervi ansia, sì.
SATELLITES è ANCORA IN PREPARAZIONE: questo ve lo dico perché in molte mi chiedete info a riguardo, non preoccupatevi, arriverà, e quando arriverà, vi informo per messaggio, se avete notato devo ancora rispondere alle recensioni di No Heroes Allowed ed è proprio per questo, quando lo faccio è per avvisarvi che la FF a 4 mani sta arrivando =)
Il nostro Cal si sta mettendo in casini colossali, non trovate? :D lol
Vi ho fregate con il nome della tipa :D il suo nome è Cels Lancaster e… ha molti misteri, ve lo posso garantire ;)
Un grazie di cuore alle 15 preferite, 20 seguite e quella unica persona che ha messo la storia tra le ricordate <3 grazie alle 9 recensioni <3 grazie per aver dato una possibilità pure a questa storia, che è veramente un po’ sempliciotta, ma almeno l’attesa di Satellites non diventa straziante ;)
Un grazie davvero per ogni cosa che fate <3 io scappo =)
Ci vediamo settimana prossima <3
Nanek
  
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