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Autore: IAmScars1994    08/07/2014    3 recensioni
- Anche io avevo bisogno di te- mormorò lei. – Io HO bisogno di te. Non pensare di essere quello più debole. Sei una roccia, Ron Weasley. Sei la mia roccia.-
Nei giorni dopo la guerra magica, il lutto per Fred e per tutti gli altri caduti è quasi insopportabile. Ognuno cerca di farsi forza come può, e Ron ed Hermione scoprono che per andare avanti hanno bisogno l'uno dell'altra.
Una piccola shot su come le persone giuste possano aiutarti a superare qualsiasi cosa, che ha come protagnoisti i miei insosituibili Romione.Spero vi piaccia:)
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'A New Life'
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you're my rock, ron weasley

Piiiiccola Shot senza pretese, sui miei due dolcissimi Romione. Ne ho in mente miliardi di momenti post-guerra su cui scrivere *-* Intanto fatemi sapere se questo vi piace, era da TANTISSIMO che non mi avventuravo nelle Romione. L'ultima volta che ho pubblicato una fanfiction su di loro avevo 14 anni ed un'idea totalmente diversa(e infantile, e astratta) di cosa fosse l'amore e di come fosse il loro. Ora che ne ho 20, diciamo che l'interpretazione della loro storia è un po' diversa, e mi ha portata ad adorarli ancora più di prima! (non pensavo fosse possibile). Spero di non deludervi!

Scars 

YOU'RE MY ROCK, RON WEASLEY

Hermione Granger, salvatrice del mondo magico, osservava il soffitto buio sopra di se, incapace di prendere sonno. Quella notte il silenzio permeava la tana in modo insolito. Non si sentivano i singhiozzi di Molly, ne i rantolii senza pace di George. Forse entrambi erano ormai troppo sfiniti anche solo per provare dolore, e si erano abbandonati ad un sonno tormentato. Un lieve russare alzatosi alla sua destra la riscosse dai suoi pensieri. Girò la testa per osservare il volto che le stava a fianco. I capelli rossi scompigliati dal sonno, le palpebre chiuse che celavano occhi azzurro cielo, il lungo naso tempestato di lentiggini. Ron Weasley, anche lui salvatore del mondo magico, dormiva al suo fianco, il volto stanco, segnato dalle battaglie e dalle lacrime, rilassato in quello che sembrava un profondo sonno senza sogni. Hermione sorrise teneramente. Erano passati 10 giorni dalla battaglia di Hogwarts, e ne lei, ne Harry se l'erano sentita di abbandonare la famiglia Weasley. Non con quello che era successo a Fred. Tutte le notti, Hermione scivolava via silenziosa dalla camera di Ginny, e si infilava nella camera di Ron, ed Harry faceva il contrario, in un tacito accordo. Cercavano e davano sollievo: Harry, il suo migliore amico, l'eroe indiscusso della guerra magica, aveva bisogno di Ginny e Ginny aveva bisogno di lui. Erano un balsamo l'uno per l'altra, gli unici a potersi lenire il dolore a vicenda. Ed Hermione aveva bisogno di Ron. Delle sue braccia forti attorno a lei, del suo profumo che la inebriava e la tranquillizzava allo stesso tempo. E sperava di essere ciò di cui Ron aveva bisogno. Non l'aveva lasciata un attimo dalla fine della guerra, una presenza rassicurante e insieme bisognosa di rassicurazioni al suo fianco. Se Hermione tendeva una mano, subito Ron la prendeva nella sua, se lei si girava, lo trovava sempre li, alto e rosso com'era sempre stato, ma con un'espressione talmente matura da non poterla nemmeno paragonare a quella dell'anno precedente. Ecco perché ogni notte, Hermione si infilava nel letto di Ron, perché lui la cercava, e lei cercava lui. C'erano state volte in cui entrambi avevano pianto e si erano fatti forza a vicenda, altre in cui solo lui aveva ceduto alle lacrime, ed Hermione lo aveva cullato come tante volte lui aveva fatto con lei durante quell'ultimo anno. C'erano state notti in cui avevano parlato fino a notte fonda, altre in cui erano rimasti in silenzio, e si erano semplicemente accoccolati stretti il più possibile, fino a non capire dove cominciasse lei e dove finisse lui. Notti in cui lei si era svegliata urlando, convinta di trovarsi ancora sotto tortura a Villa Malfoy, e lui l’aveva abbracciata, consolata, rassicurata, finché lei non si era riaddormentata, stremata ma al sicuro tra le sue braccia. E altre volte ancora si erano baciati. Baci dolci e lenti, famelici e disperati, baci che facevano girare la testa ad Hermione come litri di burrobirra. Non avevano ancora parlato di cosa stesse accadendo tra loro, e sinceramente, non ce n'era molto bisogno, perché era chiaro a loro quanto agli altri. Per anni si erano cercati senza mai trovarsi, si erano rincorsi senza mai prendersi, e in quell'ultimo anno erano diventati l'uno il punto di forza dell'altra, si erano capiti con gli guardi, incoraggiati con i piccoli gesti, erano diventati quello che avevano cercato di essere per lungo tempo, senza davvero riuscirci. Erano diventati complici. E questa consapevolezza bastava ad entrambi. Hermione aveva capito che Ron era attratto da lei già al loro quarto anno, e la cosa l'aveva eccitata, confusa e resa felice tutto in una volta. Poi ovviamente l'immaturità e l'assoluta ottusità di lui avevano rovinato le cose una marea di volte, ed erano più i casi in cui Hermione avrebbe voluto strozzarlo, che i casi in cui avrebbe voluto baciarlo. Per non parlare del sesto anno e del "dramma Lavanda". Lì aveva davvero avuto paura che non ci fosse più speranza, che Ron sarebbe rimasto per sempre lo stesso immaturo incapace di ammettere a se stesso ciò che provava. Sembravano tempi così lontani ormai. Il pensiero di Lavanda, che prima era un pugno nello stomaco per la gelosia, ora lo era perché lei non c'era più, uccisa dalla furia sanguinaria di Grayback. Scosse violentemente la testa per scacciare i brutti pensieri, e si concentrò sul respiro ritmico e profondo di Ron, chiudendo gli occhi. Presto avrebbe dovuto lasciarlo, per pochi giorni certo, ma che sembravano un’eternità. I suoi genitori le mancavano, aveva bisogno di loro, ma il pensiero di abbandonare Ron in quella casa colma di tristezza la uccideva, Eppure aveva aspettato quasi due settimane, per lui e per gli Weasley, ora sentiva il bisogno di riabbracciare sua madre e suo padre, di vedere che stavano bene e che da qualche parte del mondo c’era ancora gente che viveva una vita normale. Ma non sarebbe stato semplice andarsene. Si morse il labbro e si rannicchiò contro la spalla di Ron, bisognosa di sentire il suo calore e la sua pace. Si addormentò cullata dal respiro del ragazzo che era stato il primo ad averla fatta piangere quando aveva 11 anni, il suo migliore amico, il suo compagno di avventure, il suo primo amore, e che ora, forse, finalmente, era suo sul serio.

***

Il risveglio era forse uno dei momenti che Hermione preferiva in quei giorni. Rimase con gli occhi chiusi, accoccolandosi ancora di più verso il corpo accanto a lei. Una mano le accarezzò leggera i capelli, strappandole un sorriso. Svegliarsi accanto a lui, impregnata del suo odore, coccolata dalle sue attenzioni, era qualcosa che avrebbe potuto fare per l’eternità, senza mai stancarsi. Aprì gli occhi e alzò il viso. Ron la stava guardando, un timido, lieve, sorriso disegnato sulle labbra.

-Buongiorno- sussurrò lei, la voce impastata per il sonno.

Ron si sporse, lasciandole un piccolo bacio sulla fronte. -Buongiorno-

Rimasero così per un po’, beandosi della reciproca presenza, per nulla ansiosi di rompere quell’intima pace che li avvolgeva.

-Niente incubi?- mormorò Hermione contro il petto del ragazzo.

-Non stanotte-

-Sono contenta-

La ragazza si tirò su, portando il viso all’altezza di quello di Ron. –Sono proprio contenta- ripeté piano, posandogli un bacio leggero all’angolo delle labbra. Si guardarono negli occhi a lungo, parlandosi con gli sguardi come ormai avevano imparato a fare, ringraziandosi a vicenda, senza parlare, di essere lì. Poi, con un sospiro, Ron uscì dalle lenzuola per prepararsi a scendere, e la giornata, un’altra lunga, lenta, triste giornata ebbe inizio.

***

La mattina era trascorsa tranquilla, silenziosa e lugubre come sempre. Gli Weasley cercavano di farsi forza, di andare avanti, di gioire per la fine pericolo, ma la vista di George, dimagrito, pallido, con scure ombre sotto gli occhi e senza il suo solito sorriso e le sue battute ricordavano costantemente il dolore che minacciava di schiacciarli tutti da un momento all’altro. La colazione, e poi il pranzo, erano stati consumati in silenzio, come da prassi ormai, nel pesante clima del lutto. Hermione e Ron passeggiavano lenti sulle colline intorno alla tana, mentre il sole delle due era alto nel cielo. Hermione sentiva i caldi raggi lambirle la pelle e sciogliere un po’ il nodo che le attanagliava il petto, e sperava che Ron sentisse lo stesso effetto. Lo guardò di sottecchi. Il ragazzo camminava silenzioso, perso nei suoi pensieri, adattando automaticamente il proprio passo al suo, restandole accanto. Avrebbe tanto voluto far sparire il dolore in quegli occhi blu, riavere il Ron spensierato e sorridente. Ma ci voleva tempo. Anche per lei ci sarebbe voluto del tempo. Tempo di rendersi conto che Fred, il divertente, coraggioso Fred non sarebbe più tornato. E con lui Lupin, Tonks e tanti altri. Vite coraggiose spente troppo presto, sacrificate per una guerra che non avrebbe dovuto mai esserci. Si sedettero sotto un albero, in cima ad una collina. Hermione sentiva la brezza scompigliarle gli indomabili capelli ricci, ma non se ne curò troppo. Era da tempo, ormai, che aveva dimenticato cosa significasse prendersi cura del proprio aspetto.

- Vorrei tanto fare qualcosa per George-

Il sussurro di Ron le strinse il cuore. Lo osservò ancora, gli occhi blu sopraffatti dal senso di impotenza, che Hermione non sapeva come mandare via. Tutte le parole, tutte le carezze ei baci del mondo non lo avrebbero scacciato. Gli strinse la mano dolcemente.

- Lui soffre più di tutti noi. E'...ERA mio fratello, ma era il suo gemello. Un altro lui. Come puoi perdere una parte di te e pensare di andare avanti?- continuò lui, assorto. Era così cambiato. Così cresciuto. Così uomo.

-Troverai un modo, Ron. Troveremo tutti il modo di andare avanti. E troveremo il modo di aiutare anche George a farlo.-

Cercò di parlare con decisione, ma lei per prima non si sentiva sicura. Ron aveva ragione. Il legame tra i due gemelli era qualcosa che andava al di là della sua immaginazione. Se Hermione avesse perso una sola delle persone che più amava al mondo, non sapeva come avrebbe potuto sopportarlo. Come doveva essere perdere qualcuno che ERA te? Ma Ron parve rinfrancato, e a lei bastava.

-Ron- sussurrò. Doveva dirglielo. Doveva partire.

Lui si girò a guardarla, lo sguardo limpido, carico di tutte le emozioni del mondo. Hermione si sentiva BELLA quando Ron la guardava. Nonostante i capelli troppo folti e crespi, nonostante il colorito pallido, le occhiaie, le cicatrici. Solo pochi giorni, solo pochi giorni lontana da lui, sembravano un ostacolo insormontabile.

- Ron io devo…devo andare via…devo trovare i miei genitori, riportarli indietro. Ho bisogno di loro, mi mancano.-

Lui sgranò gli occhi ma non disse niente. Il viso era una maschera di dolore. Dolore al pensiero che lei partisse? Hermione sentì le lacrime pungerle gli occhi. Ron doveva capire quanto fosse importante per lei, avrebbe dovuto.

- Come...come ho fatto a dimenticarmene?-

Sembrava completamente atterrito. Dopo un attimo di confusione, ad Hermione venne quasi da ridere: possibile che con tutto quello che gli era successo, lui davvero si preoccupava di essersi dimenticato dei suoi genitori, felici chissà dove sulle spiagge australiane, totalmente ignari della guerra magica? Ma Ron pareva davvero sconvolto.

- Scusa…oddio Hermione, scusa. Io…che egoista sono stato. Non ci pensavo proprio, io avevo bisogno di te, ma i tuoi genitori…-

Si avvicinò di più a lei e le strinse le mani. I suoi occhi preoccupati le esaminarono il volto, insicuri, sinceri.

- Perché non me lo hai detto prima? Io non…io ti avrei lasciata andare…anche se….tu sei l’unica che…-

Ammutolì, cercando le parole. Il cuore di Hermione scoppiava di gratitudine, pena, tenerezza. Amore. Liberò le mani da quelle di lui e le passò sul suo volto stanco. Lui chiuse gli occhi e si lasciò accarezzare.

- Anche io avevo bisogno di te- mormorò lei. – Io HO bisogno di te. Non pensare di essere quello più debole. Sei una roccia, Ron Weasley. Sei la mia roccia.-

Un attimo dopo, le labbra del ragazzo erano sulle sue, delicate, morbide, eppure irruenti. Hermione si chiese se si sarebbe mai abituata a baciarlo, se il rombo nelle orecchie dei battiti del suo cuore sarebbe mai diminuito, se lo stomaco avrebbe mai cessato di stringersi in una morsa di ferro, se lei avrebbe mai smesso di sentirsi estraniata dal mondo intero. Era stato così la prima volta, nella stanza delle necessità, nel pieno della guerra magica, ed era così in quel momento. Il sapore e l’odore di Ron la avvolgevano, le davano alla testa, il battiti del suo cuore scandivano parole che le si stampavano nella mente, impresse a fuoco. Sei mio, sei mio, sei mio, sei davvero mio. Si strinse a lui così violentemente, che entrambi persero l’equilibrio e finirono lunghi distesi nell’erba. Si guardarono un attimo, blu cielo in marrone cioccolato, e poi cominciarono a ridere. E ridere scacciava il dolore, scacciava la stanchezza, prometteva gioie future, giorni felici. Risero fino a non avere più fiato, insieme, come avevano fatto altre innumerevoli volte, ma in un modo tutto nuovo.

Ron la tirò sopra di se e la baciò ancora, e ancora, e ancora, prima di posare la fronte sulla sua.

- Mi mancherai tanto, torna presto- mormorò a pochi centimetri dalle sue labbra. Hermione sorrise e lo baciò di nuovo. Le sarebbe mancato come l’aria. Ma sarebbe tornata, e sarebbero stati sempre insieme.

SEMPRE.

 

  
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