Piiiiccola Shot senza pretese, sui miei due dolcissimi Romione. Ne ho in mente miliardi di momenti post-guerra su cui scrivere *-* Intanto fatemi sapere se questo vi piace, era da TANTISSIMO che non mi avventuravo nelle Romione. L'ultima volta che ho pubblicato una fanfiction su di loro avevo 14 anni ed un'idea totalmente diversa(e infantile, e astratta) di cosa fosse l'amore e di come fosse il loro. Ora che ne ho 20, diciamo che l'interpretazione della loro storia è un po' diversa, e mi ha portata ad adorarli ancora più di prima! (non pensavo fosse possibile). Spero di non deludervi!
Scars
YOU'RE MY ROCK, RON WEASLEY
Hermione Granger, salvatrice del mondo magico, osservava il
soffitto buio sopra di se, incapace di prendere sonno. Quella notte il silenzio
permeava la tana in modo insolito. Non si sentivano i singhiozzi di Molly, ne i
rantolii senza pace di George. Forse entrambi erano ormai troppo sfiniti anche
solo per provare dolore, e si erano abbandonati ad un sonno tormentato. Un
lieve russare alzatosi alla sua destra la riscosse dai suoi pensieri. Girò la
testa per osservare il volto che le stava a fianco. I capelli rossi
scompigliati dal sonno, le palpebre chiuse che celavano occhi azzurro cielo, il
lungo naso tempestato di lentiggini. Ron Weasley, anche lui salvatore del mondo
magico, dormiva al suo fianco, il volto stanco, segnato dalle battaglie e dalle
lacrime, rilassato in quello che sembrava un profondo sonno senza sogni.
Hermione sorrise teneramente. Erano passati 10 giorni dalla battaglia di
Hogwarts, e ne lei, ne Harry se l'erano sentita di abbandonare la famiglia
Weasley. Non con quello che era successo a Fred. Tutte le notti, Hermione
scivolava via silenziosa dalla camera di Ginny, e si infilava nella camera di
Ron, ed Harry faceva il contrario, in un tacito accordo. Cercavano e davano
sollievo: Harry, il suo migliore amico, l'eroe indiscusso della guerra magica,
aveva bisogno di Ginny e Ginny aveva bisogno di lui. Erano un balsamo l'uno per
l'altra, gli unici a potersi lenire il dolore a vicenda. Ed Hermione aveva
bisogno di Ron. Delle sue braccia forti attorno a lei, del suo profumo che la
inebriava e la tranquillizzava allo stesso tempo. E sperava di essere ciò di
cui Ron aveva bisogno. Non l'aveva lasciata un attimo dalla fine della guerra,
una presenza rassicurante e insieme bisognosa di rassicurazioni al suo fianco.
Se Hermione tendeva una mano, subito Ron la prendeva nella sua, se lei si
girava, lo trovava sempre li, alto e rosso com'era sempre stato, ma con
un'espressione talmente matura da non poterla nemmeno paragonare a quella
dell'anno precedente. Ecco perché ogni notte, Hermione si infilava nel letto di
Ron, perché lui la cercava, e lei cercava lui. C'erano state volte in cui
entrambi avevano pianto e si erano fatti forza a vicenda, altre in cui solo lui
aveva ceduto alle lacrime, ed Hermione lo aveva cullato come tante volte lui
aveva fatto con lei durante quell'ultimo anno. C'erano state notti in cui
avevano parlato fino a notte fonda, altre in cui erano rimasti in silenzio, e
si erano semplicemente accoccolati stretti il più possibile, fino a non capire
dove cominciasse lei e dove finisse lui. Notti in cui lei si era svegliata
urlando, convinta di trovarsi ancora sotto tortura a Villa Malfoy, e lui l’aveva
abbracciata, consolata, rassicurata, finché lei non si era riaddormentata,
stremata ma al sicuro tra le sue braccia. E altre volte ancora si erano
baciati. Baci dolci e lenti, famelici e disperati, baci che facevano girare la
testa ad Hermione come litri di burrobirra. Non avevano ancora parlato di cosa
stesse accadendo tra loro, e sinceramente, non ce n'era molto bisogno, perché
era chiaro a loro quanto agli altri. Per anni si erano cercati senza mai
trovarsi, si erano rincorsi senza mai prendersi, e in quell'ultimo anno erano
diventati l'uno il punto di forza dell'altra, si erano capiti con gli guardi,
incoraggiati con i piccoli gesti, erano diventati quello che avevano cercato di
essere per lungo tempo, senza davvero riuscirci. Erano diventati complici. E
questa consapevolezza bastava ad entrambi. Hermione aveva capito che Ron era
attratto da lei già al loro quarto anno, e la cosa l'aveva eccitata, confusa e
resa felice tutto in una volta. Poi ovviamente l'immaturità e l'assoluta
ottusità di lui avevano rovinato le cose una marea di volte, ed erano più i
casi in cui Hermione avrebbe voluto strozzarlo, che i casi in cui avrebbe
voluto baciarlo. Per non parlare del sesto anno e del "dramma
Lavanda". Lì aveva davvero avuto paura che non ci fosse più speranza, che
Ron sarebbe rimasto per sempre lo stesso immaturo incapace di ammettere a se
stesso ciò che provava. Sembravano tempi così lontani ormai. Il pensiero di
Lavanda, che prima era un pugno nello stomaco per la gelosia, ora lo era perché
lei non c'era più, uccisa dalla furia sanguinaria di Grayback. Scosse
violentemente la testa per scacciare i brutti pensieri, e si concentrò sul
respiro ritmico e profondo di Ron, chiudendo gli occhi. Presto avrebbe dovuto
lasciarlo, per pochi giorni certo, ma che sembravano un’eternità. I suoi
genitori le mancavano, aveva bisogno di loro, ma il pensiero di abbandonare Ron
in quella casa colma di tristezza la uccideva, Eppure aveva aspettato quasi due
settimane, per lui e per gli Weasley, ora sentiva il bisogno di riabbracciare
sua madre e suo padre, di vedere che stavano bene e che da qualche parte del
mondo c’era ancora gente che viveva una vita normale. Ma non sarebbe stato
semplice andarsene. Si morse il labbro e si rannicchiò contro la spalla di Ron,
bisognosa di sentire il suo calore e la sua pace. Si addormentò cullata dal
respiro del ragazzo che era stato il primo ad averla fatta piangere quando
aveva 11 anni, il suo migliore amico, il suo compagno di avventure, il suo
primo amore, e che ora, forse, finalmente, era suo sul serio.
***
Il risveglio era forse uno dei momenti che Hermione
preferiva in quei giorni. Rimase con gli occhi chiusi, accoccolandosi ancora di
più verso il corpo accanto a lei. Una mano le accarezzò leggera i capelli,
strappandole un sorriso. Svegliarsi accanto a lui, impregnata del suo odore,
coccolata dalle sue attenzioni, era qualcosa che avrebbe potuto fare per
l’eternità, senza mai stancarsi. Aprì gli occhi e alzò il viso. Ron la stava
guardando, un timido, lieve, sorriso disegnato sulle labbra.
-Buongiorno- sussurrò lei, la voce impastata per il sonno.
Ron si sporse, lasciandole un piccolo bacio sulla fronte.
-Buongiorno-
Rimasero così per un po’, beandosi della reciproca presenza,
per nulla ansiosi di rompere quell’intima pace che li avvolgeva.
-Niente incubi?- mormorò Hermione contro il petto del
ragazzo.
-Non stanotte-
-Sono contenta-
La ragazza si tirò su, portando il viso all’altezza di
quello di Ron. –Sono proprio contenta- ripeté piano, posandogli un bacio leggero
all’angolo delle labbra. Si guardarono negli occhi a lungo, parlandosi con gli
sguardi come ormai avevano imparato a fare, ringraziandosi a vicenda, senza
parlare, di essere lì. Poi, con un sospiro, Ron uscì dalle lenzuola per
prepararsi a scendere, e la giornata, un’altra lunga, lenta, triste giornata
ebbe inizio.
***
La mattina era trascorsa tranquilla, silenziosa e lugubre
come sempre. Gli Weasley cercavano di farsi forza, di andare avanti, di gioire
per la fine pericolo, ma la vista di George, dimagrito, pallido, con scure
ombre sotto gli occhi e senza il suo solito sorriso e le sue battute
ricordavano costantemente il dolore che minacciava di schiacciarli tutti da un
momento all’altro. La colazione, e poi il pranzo, erano stati consumati in
silenzio, come da prassi ormai, nel pesante clima del lutto. Hermione e Ron
passeggiavano lenti sulle colline intorno alla tana, mentre il sole delle due
era alto nel cielo. Hermione sentiva i caldi raggi lambirle la pelle e
sciogliere un po’ il nodo che le attanagliava il petto, e sperava che Ron
sentisse lo stesso effetto. Lo guardò di sottecchi. Il ragazzo camminava
silenzioso, perso nei suoi pensieri, adattando automaticamente il proprio passo
al suo, restandole accanto. Avrebbe tanto voluto far sparire il dolore in
quegli occhi blu, riavere il Ron spensierato e sorridente. Ma ci voleva tempo.
Anche per lei ci sarebbe voluto del tempo. Tempo di rendersi conto che Fred, il
divertente, coraggioso Fred non sarebbe più tornato. E con lui Lupin, Tonks e
tanti altri. Vite coraggiose spente troppo presto, sacrificate per una guerra
che non avrebbe dovuto mai esserci. Si sedettero sotto un albero, in cima ad
una collina. Hermione sentiva la brezza scompigliarle gli indomabili capelli
ricci, ma non se ne curò troppo. Era da tempo, ormai, che aveva dimenticato cosa
significasse prendersi cura del proprio aspetto.
- Vorrei tanto fare qualcosa per George-
Il sussurro di Ron le strinse il cuore. Lo osservò ancora,
gli occhi blu sopraffatti dal senso di impotenza, che Hermione non sapeva come
mandare via. Tutte le parole, tutte le carezze ei baci del mondo non lo
avrebbero scacciato. Gli strinse la mano dolcemente.
- Lui soffre più di tutti noi. E'...ERA mio fratello, ma era il
suo gemello. Un altro lui. Come puoi perdere una parte di te e pensare di
andare avanti?- continuò lui, assorto. Era così cambiato. Così cresciuto. Così
uomo.
-Troverai un modo, Ron. Troveremo tutti il modo di andare
avanti. E troveremo il modo di aiutare anche George a farlo.-
Cercò di parlare con decisione, ma lei per prima non si
sentiva sicura. Ron aveva ragione. Il legame tra i due gemelli era qualcosa che
andava al di là della sua immaginazione. Se Hermione avesse perso una sola
delle persone che più amava al mondo, non sapeva come avrebbe potuto
sopportarlo. Come doveva essere perdere qualcuno che ERA te? Ma Ron parve
rinfrancato, e a lei bastava.
-Ron- sussurrò. Doveva dirglielo. Doveva partire.
Lui si girò a guardarla, lo sguardo limpido, carico di tutte
le emozioni del mondo. Hermione si sentiva BELLA quando Ron la guardava.
Nonostante i capelli troppo folti e crespi, nonostante il colorito pallido, le
occhiaie, le cicatrici. Solo pochi giorni, solo pochi giorni lontana da lui,
sembravano un ostacolo insormontabile.
- Ron io devo…devo andare via…devo trovare i miei genitori,
riportarli indietro. Ho bisogno di loro, mi mancano.-
Lui sgranò gli occhi ma non disse niente. Il viso era una
maschera di dolore. Dolore al pensiero che lei partisse? Hermione sentì le
lacrime pungerle gli occhi. Ron doveva capire quanto fosse importante per lei,
avrebbe dovuto.
- Come...come ho fatto a dimenticarmene?-
Sembrava completamente atterrito. Dopo un attimo di confusione, ad Hermione venne quasi da
ridere: possibile che con tutto quello che gli era successo, lui davvero si
preoccupava di essersi dimenticato dei suoi genitori, felici chissà dove sulle
spiagge australiane, totalmente ignari della guerra magica? Ma Ron pareva
davvero sconvolto.
- Scusa…oddio Hermione, scusa. Io…che egoista sono stato.
Non ci pensavo proprio, io avevo bisogno di te, ma i tuoi genitori…-
Si avvicinò di più a lei e le strinse le mani. I suoi occhi
preoccupati le esaminarono il volto, insicuri, sinceri.
- Perché non me lo hai detto prima? Io non…io ti avrei
lasciata andare…anche se….tu sei l’unica che…-
Ammutolì, cercando le parole. Il cuore di Hermione scoppiava
di gratitudine, pena, tenerezza. Amore. Liberò le mani da quelle di lui e le
passò sul suo volto stanco. Lui chiuse gli occhi e si lasciò accarezzare.
- Anche io avevo bisogno di te- mormorò lei. – Io HO bisogno
di te. Non pensare di essere quello più debole. Sei una roccia, Ron Weasley.
Sei la mia roccia.-
Un attimo dopo, le labbra del ragazzo erano sulle sue, delicate,
morbide, eppure irruenti. Hermione si chiese se si sarebbe mai abituata a
baciarlo, se il rombo nelle orecchie dei battiti del suo cuore sarebbe mai
diminuito, se lo stomaco avrebbe mai cessato di stringersi in una morsa di
ferro, se lei avrebbe mai smesso di sentirsi estraniata dal mondo intero. Era stato
così la prima volta, nella stanza delle necessità, nel pieno della guerra
magica, ed era così in quel momento. Il sapore e l’odore di Ron la avvolgevano,
le davano alla testa, il battiti del suo cuore scandivano parole che le si
stampavano nella mente, impresse a fuoco. Sei
mio, sei mio, sei mio, sei davvero mio. Si strinse a lui così
violentemente, che entrambi persero l’equilibrio e finirono lunghi distesi nell’erba.
Si guardarono un attimo, blu cielo in marrone cioccolato, e poi cominciarono a
ridere. E ridere scacciava il dolore, scacciava la stanchezza, prometteva gioie
future, giorni felici. Risero fino a non avere più fiato, insieme, come avevano
fatto altre innumerevoli volte, ma in un modo tutto nuovo.
Ron la tirò sopra di se e la baciò ancora, e ancora, e
ancora, prima di posare la fronte sulla sua.
- Mi mancherai tanto, torna presto- mormorò a pochi centimetri
dalle sue labbra. Hermione sorrise e lo baciò di nuovo. Le sarebbe mancato come
l’aria. Ma sarebbe tornata, e sarebbero stati sempre insieme.
SEMPRE.