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Autore: Juls18    08/07/2014    5 recensioni
Dove è la tua famiglia, là è il tuo cuore. Maria Teresa Carlotta perse tutti i membri della sua famiglia, uccisi durante la rivoluzione francese nel periodo del terrore. questo vuoto l'accompagnò per il resto della sua vita, lasciandole un disperato senso di vuoto. si può sopravvivere quando ogni pezzo del proprio cuore viene strappato con la forza? può una figlia sopravvivere senza sua madre?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore
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Où est ta famille, là est ton coeur

 

Où est ta famille, là est ton coeur

 

Alla fine della sua vita, erano tante le cose che Maria Teresa di Borbone rimpiangeva e di cui sentiva la mancanza. Sola e in una terra straniera, senza famiglia. Non aveva avuto figli, non aveva nessuno, in quel momento, al suo capezzale a stringerle la mano. Come sua madre, anche lei era costretta a morire senza il conforto di un viso caro accanto.

Ripensare a sua madre la faceva stare male. Per anni aveva cercato di dimenticare quello che era successo alla sua vita, ripensando solo alla dolcezza della sua infanzia, ma le era diventato impossibile scindere gli eventi legati alla sua giovinezza. Allora aveva deciso di dimenticare, ma ogni notte, nei suoi sogni, rivedeva quei volti, risentiva le loro voci, e il risveglio era sempre doloroso.

-Presto lì raggiungerò…-

 

C’era stato un tempo in cui al suo passaggio tutti le presentavano rispetto inchinandosi. Aveva stanze lussuose, ogni suo capriccio veniva realizzato, ogni domestica si doveva piegare ai suoi ordini. Ricordava i giochi fatti con i suoi fratellini, Luigi Giuseppe e Luigi Carlo nel giardino del palazzo. Li chiamava affettuosamente “i suoi Luigi preferiti”, scatenando delle litigate tra i due su chi fosse in realtà il suo preferito. Ricordava suo Padre, un uomo buono e gentile, che le portava sempre qualche dolcetto ogni volta che veniva a farle visita. E poi c’era lei, sua Madre, bellissima, aggraziata, dolce e buona, ma anche una donna fiera, orgogliosa, testarda e un po’ capricciosa, proprio com’era lei. Da piccola aveva sempre pensato che niente potesse rovinare la sua vita, delicata innocenza di una bambina. Invece, tutto era stato rovinato dalla rivoluzione, una rivoluzione ignobile e violenta che le aveva portato via tutto, la sua famiglia, la sua casa, i suoi genitori, suo fratello, il suo titolo. Le era stata portata via ogni cosa, compresa la forza di vivere e di lottare. Aveva assistito agli eventi impassibile, incapace di fare qualsiasi cosa. Da potente che era come membro della famiglia reale, aveva scoperto che la semplice Maria Teresa non poteva nulla contro una forza più grande di lei come si era rivelata essere la forza della rivoluzione.

Molti  intellettuali, stranieri, statisti e professori aveva considerato la rivoluzione francese come un’ampia presa di coscienza da parte di un popolo contro la forza malvagia di un tiranno. Il popolo francese era stato capace di riunirsi e organizzarsi per combattere il male superiore, la monarchia. Essa era stata osannata, celebrata, glorificata. Il motto della rivoluzione ancora terrorizzava ancora Maria Teresa.“Liberté, Égalité, Fraternité”, nei suoi incubi sentiva ancora quel coro cantato da migliaia di cittadini arrabbiati. Era arrivata ad odiare quelle parole, che aveva preso, per lei, il ruolo dei responsabili della morte della sua famiglia. Perché i rivoluzionari se li erano portati via, uno ad uno, prima il padre, poi sua madre, poi suo fratello, infine sua zia, fino a quando non era rimasta sola. Sola, nella sua terra, trattata come prigioniera. Da principessa di Francia, da Madame Royale, ad ostaggio scomodo della nuova repubblica francese. Aveva provato ogni sentimento contro i rivoluzionari repubblicani, prima odio, poi vendetta, alla fine disprezzo. Era francese, ma si vergognava d’essere tale. Mai il popolo di Francia si era ribellato al suo sovrano, mai nel corso della storia aveva osato deporlo, dichiararlo colpevole e ucciderlo. Il re di Francia era scelto da Dio, e il signore non commetteva errori. Molti uomini avrebbero pagato per l’eternità per la morte della sua famiglia, il giudizio divino colpiva sempre tutti, fossero essi reali o semplici uomini del popolo. Dio avrebbe punito, ma forse per Maria Teresa non sarebbe mai stato abbastanza. Essere privata dei suoi affetti le aveva creato un vuoto dentro l’anima che niente era stato capace di riempire. Quel vuoto, lo capiva solo adesso, mentre sentiva vicina la sua ora, era causato dall’aver perso sua madre così presto. Le mancava tutto di lei. Non l’aveva avuta abbastanza tempo con se per imparare tutto quello che una madre può insegnare ad una figlia. Per sua madre, lei era solo sua. Era la sua primogenita, la sua prima figlia, il suo tesoro. Spesso da piccola le diceva sempre 

-Povera bambina, non sei ciò che tutti desideravano, ma non per questo mi sei meno cara. Un maschio sarebbe appartenuto allo stato. Tu sarai mia, avrai tutte le mie cure, condividerai tutte le mie gioie e allevierai le mie pene-

Erano state l’una la forza dell’altra. Quando vennero messere in prigione al Tempio, e suo padre venne preso e portato via, sua madre si prese sulle sue esili spalle tutto il peso di quella situazione. Giocava con lei e suo fratello, cercava di farli distratte, di non fargli vedere o capire la loro reale situazione. Era forte e anche se le avversità l’avevano profondamente segnata, rimaneva una donna bellissima. Non c’era carceriere o soldato che non rimanesse abbagliato da lei. I rivoluzionari che volevano avere la sua testa, che la consideravano la sola e unica responsabile di tutti i loro problemi, rimanevano incantanti davanti a quella donna, che anche senza il titolo di regina emanava autorità e rispetto.

Il problema, forse, fu proprio quello. Sua madre non era riuscita a farsi amare dal suo popolo. Era rimasta tutto il tempo rinchiusa dentro le mura di Versailles, senza mai uscirne, senza mai vedere in che condizioni il suo popolo viveva. Se fosse andata a Parigi più spesso, se avesse visto e capito forse la rivoluzione non ci sarebbe stata. Ma la vita non si può rivivere, non si possono correggere gli errori del passato, si poteva solo imparare come non ripeterli.

Il periodo della prigionia al Tempio segnò tutta la vita successiva della madame royale. La sensazione d’insicurezza, la paura costante che a volte non la faceva dormire, il terrore di vedersi privata della vita appena si fosse distratta l’accompagnavano anche nel letto di morte. Sapeva che qualcuno aveva definito il suo atteggiamento troppo vittimistico, ma vittima era il modo in cui si sentiva. Era stata una vittima del terrore e anche se le era stata risparmiata la vita, per lei tutto era finito nel 1789, a soli undici anni. Quando si era scoperta incapace di rimanere incinta, nonostante i tentativi di suo marito di procreare un erede, in cuor suo ne era stata sollevata. Mai avrebbe voluto che un suo figlio potesse vivere ciò che lei aveva vissuto.

La seconda rivoluzione, quella degli anni 30 dell’800, le portò via definitivamente, ogni possibile sentimento d’amore verso la Francia, pur essendone diventata, anche se per qualche ora, Regina. L’esilio, infine, tolse ogni briciolo d’amore dal suo cuore. Principessa di una nazione senza più re, Regina di uno stato che non considerava più suo, i suoi ultimi anni li aveva vissuti da ospite in corte straniera. L’unico desiderio rimastole, ormai, era uno solo. Potere ritrovare la pace, da troppi anni perduta, pace che poteva trovare solo con il riposo eterno. Ma la morte da lei tanto agognata, era arrivata molto dopo.

 

Se ne andò via durante la notte, mentre dormiva. Nessuna agonia straziante, nessun gemito di dolore. Furono il sonno e il buoi ad accompagnarla verso ciò che bramava. E fu così che si ritrovò bambina, circa all’età di dieci anni. Era a Versailles, nella sua stanza. Era stata svegliata dal sole e dall’arrivo inaspettato di sua madre.

-Bonjour mon petit amour-

-Mamam-

urlò la bambina, gettandosi tra le sue braccia.

Era proprio come se la ricordava, forse ancora più bella.

-Sei a casa ora-

le disse sua madre.

-Non mi lascerai mia più sola?-

-Mai più!-

-Promesso?-

-Promesso. E ora andiamo!-

-Dove?-

sua madre le sorrise, mentre le passava una mano sulla guancia, in una carezza piena d’amore.

-Tuo padre e i tuoi fratelli ti stanno aspettando. Non li vuoi raggiungere? È da tanto che desiderano giocare di nuovo con te. Ti abbiamo aspettata tanto a lungo-

-E io volevo venire da voi!-

-Lo sappiamo, non temere. E ora sei qui, tutta per noi, e non ti lasceremo mai più andare-

Maria Teresa prese la mano che sua madre le stava offrendo. Si incamminarono lentamente, senza fretta. Quando raggiunsero la porta, riuscì a sentire le voci. E poi li vide, tutti i suoi cari erano lì. Mentre si precipitava tra le braccia aperte di suo padre, con le grida di gioia dei suoi fratelli, l’anima di Maria Teresa trovò la pace che da troppo tempo bramava.

Finalmente era a casa.

 

Maria Teresa Carlotta di Borbone, delfina di Francia, regina di Francia, anche se per poche ore, contessa di Marnes, Madame Royale, primogenita di re Luigi XVI e di Maria Antonietta, regina di Francia, fu l’ultima portatrice del sangue del re Sole.

Luigi XVI e Maria Antonietta furono vittime del regime di terrore che si era instaurato durante la rivoluzione francese. Dopo vent’anni, i corpi del defunto re e della sua consorte, furono portati a riposare al fianco degli altri monarchi francesi, nella basilica di Saint Denis, a Parigi.

Con il tempo, la figura di Maria Antonietta, è stata riabilitata. Protagonista di studi saggistici, film, fumetti e cartoni animati, Maria Antonietta da un lato è amata per la sua vita tragica e romantica, dall'altro continua ad avere i suoi detrattori.

Il 17 luglio 2008, a quasi duecentoquindici anni di distanza dalla morte, il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, a nome della Francia, si è ufficialmente scusato con l'Austria per l'esecuzione di Maria Antonietta.

 

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Salve a tutti. Si, lo so, poteva venire molto meglio, ma è la prima volta che pubblico qualcosa in questa sezione, e la cosa mi rende un po’ nervosa. Ed eccomi qua.

È da tanto che volevo scrivere qualcosa su Maria Antonietta e la rivoluzione, ma mai avrei pensato di farlo attraverso gli occhi di sua figlia. Ma si sa, a volte certe storie devono essere scritte in un solo modo, e questo è ciò che n’è venuto fuori. È stato difficile, molto più di quanto immaginassi, ma alla fine sono abbastanza soddisfatta.

Grazie a chi leggerà questa storia, e se vi, lasciate una piccola recensione con opinioni, pareri, critiche… va bene tutto.

Un bacio, Juls

 

  
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