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Autore: Red Wind    08/07/2014    11 recensioni
Nell'Antico Egitto le divinità erano parte integrante della vita quotidiana: a loro si offriva tutto ciò che serve alle persone comuni. Ma gli dei non sono persone comuni, così come i protagonisti di questa storia.
Una ragazza insicura che ancora deve scoprire le sue potenzialità.
Un dio generato dall'odio e dal desiderio di vendetta apposta per uccidere.
Una rivoltosa dal passato travagliato.
Un ragazzo in grado di leggere nel cuore delle persone.
Amicizia, dolore, amore, paura, guerra e magia.
“Secondo la leggenda, l'Egitto era governato in origine da Osiride e da Iside, sua sorella e sposa. Il fratello Seth, geloso dei due, uccise Osiride, fece a pezzi il cadavere e ne occultò le membra in luoghi diversi. Iside, trasformatasi in nibbio, raccolse e ricompose le membra del marito e gli reinfuse la vita. Osiride divenne Signore dell'oltretomba ed ebbe un figlio: Horo, il dio dalla testa di falco. Quest'ultimo, dopo aver combattuto a lungo contro Seth, riuscì a sconfiggerlo e a diventare re dell'Egitto.”
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Aegyptus'
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A Lucrezia,
migliore amica e prima lettrice

 

Prologo

Di come tutto ebbe inizio

Secondo la leggenda, l'Egitto era governato in origine da Osiride e da Iside, sua sorella e sposa. Il fratello Seth, geloso dei due, uccise Osiride, fece a pezzi il cadavere e ne occultò le membra in luoghi diversi. Iside, trasformatasi in nibbio, raccolse e ricompose le membra del marito e gli reinfuse la vita. Osiride divenne Signore dell'oltretomba ed ebbe un figlio: Horo, il dio dalla testa di falco. Quest'ultimo, dopo aver combattuto a lungo contro Seth, riuscì a sconfiggerlo e a diventare re dell'Egitto.”

 

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Una fitta al petto svegliò Horus nel cuore della notte. D'istinto si portò una mano al cuore, ancor prima di svegliarsi del tutto, il dolore gli mozzò il respiro e quella senzazione gli fece rivivere ancora una volta quella notte.

 

Horus non era ancora pronto quando Seth era arrivato: come sempre il dio del Male era stato astuto e codardo e non gli aveva dato il tempo di prepararsi appieno allo scontro. Ancor prima di nascere Horus sapeva che vendicare suo padre era il suo destino e da sempre si preparava a quel momento, ma in fondo aveva solo diciassette anni, sicuramente non aveva raggiunto la maturità fisica nè quella spirituale.
Seth giunse di notte, forte dell'oscurità che essa offriva, e non si fece scrupolo ad entrare nella casa della sua vittima e della consorte che lo aveva resuscitato. Trovò Horus ad aspettarlo, in piedi nella stanza principale della sua grande casa. I due non si erano mai visti, ma si odiavano a morte: Seth sapeva che Horus era nato per vendicare suo padre e l'altro portava nel sangue il rancore che lo animava.

Si squadrarono un istante prima che Horus scagliasse una fiammata contro l'avversario, inaugurando il duello. Ben presto, però, non fu facile distinguere gli attacchi dell'uno da quelli dell'altro perché essi si susseguivano velocissimi e quasi invisibili, riducendosi a lampi di luce. Combatterono per ore, ognuno troppo impegnato a difendersi dagli attacchi mortali del nemico per potersi concentrare sull'offensiva e rendere i propri colpi inevitabili. La situazione di stallo fu rotta quando Horus perse il controllo: il suo fuoco divampò bruciando d'odio, la sua casa crollo sotto i suoi stessi colpi e neanche Seth potè niente contro quella furia. Il dio del Male si ritrovò a terra, schiacciato dalla forza del ragazzo, ma non se ne sarebbe andato senza lasciare un ricordo: il suo bastone colpì il petto di Horus, macchiandolo indelebilmente con la sua tenebra nera. Horus bruciò il dolore provocatogli da quella maledizione nell'ultima fiammata, riducendo Seth a un mucchietto di cenere, poi, però, il colpo appena ricevuto si fece sentire. Il dio cadde fra le macerie di quella che era la sua casa, condannato a portare con sè la tenebra di Seth: ora era anche lui un assassino.

 

Perchè adesso gli doleva di nuovo quella maledetta macchia? Mesi fa gli avevano detto che sarebbe presto scomparsa, ora che Seth era morto, invece era ancora là e gli faceva pure male. No, c'era qualcosa che non andava.


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Jamila camminava spedita per la via centrale della città, circondata su entrambi i lati dalle bancarelle del mercato. L'aria era colorata dai profumi del cibo in vendita e l'atmosfera era allegra e chiassosa. La strada da casa sua alle cucine in cui lavorava non era molto lunga, ormai la conosceva a memoria perché la faceva tutti i giorni, ma le piaceva notare come nel tempo tutto intorno a lei variasse e allo stesso tempo restasse costante; ogni giorno l'atmosfera era un po' diversa a seconda del tempo, della gente che la circondava e del suo stesso umore: le era sempre piaciuta quella manciata di minuti di solitudine la mattina presto. In realtà era circondata da persone indaffarate, ma era come essere sola perché, in una città grande come Menfi, era difficile incontrare qualche conoscente. Arrivata davanti al palazzo reale Jamila proseguì dritta come per salire la grande scalinata centrale e solo all'ultimo girò a destra prendendo la porticina che portava alle cucine. Così anche quel giorno il breve sogno di non essere solo una sguattera svanì, veloce com'era venuto. Appena entrata nelle cucine Jamila sentì l'odore di fritto che le era tanto familiare e si mise a pelare le verdure insieme alle altre ragazze. Erano in molte a lavorare per la famiglia reale, sia perché gli abitanti del palazzo erano numerosi, sia perché i loro pasti erano i più elaborati di tutto l'Egitto.
Finalmente il pranzo per il faraone e per tutti i reali fu pronto, in quel momento la capo cuoca chiamò Jamila: "Vieni qui subito, sei stata sorteggiata per portare il pasto al faraone!"
Jamila rimase sorpresa e si preparò per il compito importante che le toccava. Ogni giorno, infatti, una delle cuoche era sorteggiata per portare il pasto al faraone in modo da evitare che qualcuno potesse avvelenarlo: se il faraone si fosse lamentato del cibo, la cuoca sarebbe stata giustiziata, quindi sarebbe stato difficile corrompere la cuoca addetta. Jamila prese il prezioso vassoio e si incamminò all'interno del palazzo. Non era mai stata in stanze così ricche e con un breve calcolo scoprì che una sola di quelle statuette che si vedevano ovunque sarebbe bastata a sfamarla per più di un mese. Arrivata nella stanza del faraone s’inchinò e poggiò il vassoio sul tavolo. Come al solito aveva il terrore di fare qualcosa di sbagliato, ben sapendo che con gente di quel calibro gli errori si pagano cari. Il faraone le disse con sguardo languido:"Ma che bella cuoca che c'è oggi, era tanto che non ne mandavano una cosi!".

Jamila arrossì violentemente, ma s’inchinò e fece per andarsene. Il faraone la fermò: "Aspetta un attimo, dopo devo andare nel tempio del dio Horus, perché non mi accompagni?" disse ammiccante.
Jamila non poté che rispondere: "Sì, mio signore".

Il re era indubbiamente un uomo orribile e Jamila, per quanto rispetto portasse al faraone, se ne rese conto immediatamente. Il viso scuro, reso ancor più nero dalla barba non rasata e dai nei, non era affatto rassicurante, così come il suo sorrisetto ambiguo che assomigliava molto ad un ghigno.
Quando il faraone ebbe finito di mangiare, attraversarono insieme tutto il palazzo e arrivarono nel tempio. Nonostante fosse concesso solo al faraone e ai sacerdoti di entrare nelle stanze interne dei templi, il re disse a Jamila di entrare con lui nella stanza della statua. Appena furono dentro l'uomo le si avvicinò con un atteggiamento che spaventò moltissimo la ragazza. Jamila indietreggiò fino a trovarsi spalle al muro, il cuore che batteva all'impazzata per la paura. Il faraone le mise una mano sulla coscia e cominciò a leccarle il collo. La ragazza chiuse gli occhi, cercando di reprimere il disgusto. Era la situazione più brutta in cui si fosse mai trovata e sapeva bene che, comunque fosse andata a finire, sarebbe stata lei a rimetterci. Jamila si liberò e corse fino in fondo alla stanza, dove c'era la statua. Non aveva mai visto una scultura di quelle dimensioni, completamente d'oro e così ben fatta da sembrare viva. Le pareva che quella rappresentazione di Horus fosse differente dalle solite statue, ma subito i suoi pensieri furono interrotti dall'arrivo del faraone che le se avvicinò di nuovo. Jasmina provò a indietreggiare, ma ormai era contro la statua. Ci fu un attimo di silenzio che le parve lunghissimo, tanto era tesa per quella situazione, poi vide sul volto del faraone un'espressione di terrore, sentì una strana sensazione, come se tutta la sua energia la stesse abbandonando. Il faraone si sollevò in aria, come spinto da una forza invisibile e potentissima, poi anche lei cadde al suolo, completamente priva di forze. Da terra, prima di svenire, fece appena in tempo a vedere che la statua aveva cambiato posizione, ora le sue mani erano tese in avanti.

 

Il cantuccio dell'autrice
Benvenuti nella mia nuova long, questa volta fantasy!
Premetto che è molto molto long, l'ho iniziata circa un anno e mezzo fa, quando ancora non ero iscritta su EFP ed è la prima cosa "seria" che ho scritto, per cui tengo molto a questa storia. Ho deciso di rivederla da capo a fondo e pubblicarla qui, forse come serie per via della lunghezza.
La prima parte è realmente una leggenda dell'Antico Egitto ed essendo io appassionata di mitologia, mi sono ispirata per questa storia.
Spero vi piaccia, se avete qualcosa da dirmi, che si tratti di critiche, commenti o compliemti, mi farebbe piacere che lo faceste con una recensione.
Intendo pubblicare una volta a settimana, se tutto va bene.
A presto!
Red Wind

P.S. Ringrazio ancora mio fratello per il banner!
   
 
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