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Autore: namelessjuls    09/07/2014    8 recensioni
"Non era stato risparmiato niente, compresi mobili, poster, finestre e pavimento.
Ogni singola cosa in quella stanza era bianca.
Ma non era quella la cosa più preoccupante, oh no, c’era molto di più.
Su ogni parete erano state scritte migliaia di frasi, tutte rigorosamente in nero.
Alcune erano illeggibili, ma altre spiccavano sopra di esse.
“Voglio dimenticare tutte queste stupide piccole cose.”
“Non posso scappare dai ricordi.”
“Mi manca il modo di addormentarmi al tuo fianco.”
“Dimmi che tutto questo è un sogno.”
“Se fossi qui ti stringerei forte e non ti lascerei andare.
“Era solo una bugia?”
“Voglio svegliarmi con l’amnesia.”
“Come puoi essere felice accanto a lui?”
“Io non sto per niente bene.” "
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo  1



Continuo ad osservare il mio profilo nel finestrino dell’auto e, con le cuffie alle orecchie, cerco di dare ascolto il meno possibile a quello che succede intorno a me.
Miami, New York, Parigi, Londra, Milano, Roma, Barcellona e ora Sydney.
Nella mia breve vita avevo visto più città di chiunque altro, ma non era di sicuro una cosa di cui andare fiera,  anche se la principale colpa di quei trasferimenti era mia.
Sentì qualcuno chiamarmi e alzai appena lo sguardo, togliendo una cuffia solo perché era Ashton a parlarmi.
“Mel, hai sentito quello che ti ho detto?” mi chiese dolcemente.
Ashton era un angelo, in ogni senso.
Aveva un viso regolare reso bello dai luminosi occhi verdi e dai ricci capelli biondi, era abbronzato ed aveva un fisico perfetto.
Si faceva sempre in quattro per me e cercava di essere sia un padre che una madre da quando questi erano troppo occupati anche solo per ricordarsi di avere dei figli.
Io, al contrario di lui, avevo i capelli neri, ricci come i suoi, arricchiti da uno shatush azzurro, e gli occhi neri.
Lui era solare ed espansivo, mentre io difficilmente mi aprivo alle persone.
 Mi chiedevo spesso come potessimo essere fratelli.
“No.” Risposi. “Stavo pensando, scusa.”
“Tranquilla..ho solo detto che secondo me finalmente abbiamo trovato la città giusta per vivere, e secondo te?” Lui mi sorrise incoraggiante, sapeva che non ero molto loquace.
Scossi le spalle “Siamo qui solo da due giorni.”
“Si, ma oggi inizierai la scuola, è un momento importante!”
“Tanto durerà poco, come tutte le altre volte.” Dissi, smorzando il suo entusiasmo.
Lui mi guardò fisso. “Piantala di fare così, di sicuro troveremo un posto che faccia per noi, ma tu non puoi sempre chiuderti ad ogni novità.”
Non risposi, perché altrimenti gli avrei dovuto dare ragione, e odiavo dare ragione alla gente.
La macchina si fermò davanti ad un edifico piuttosto vecchio e raccolsi il mio zaino, uscendo dall’auto “Ci vediamo dopo.”
Ashton mi sorrise  “Ti aspetto qui.”
Annuì, e poi oltrepassai l’enorme cancello di ferro.
La Norwest Christian College non era diversa dalle altre scuole che avevo visto, c’erano i soliti  gruppi di ragazzi che mi riservarono i soliti sguardi che si danno ai novellini.
Alcune ragazze scoppiarono a ridere alla mia vista, e io abbassai lo sguardo,  ma così facendo non vidi il ragazzo che mi stava passando di fronte, e inevitabilmente gli andai contro.
“Hey, ma guarda dove metti i piedi!” mi urlò dietro.
Era magro e alto, con dei capelli biondi e gli occhi azzurri, sarebbe stato più carino senza quell’aria sciupata e il segno delle occhiaie, probabilmente non aveva dormito molto..
“Scusa, non ti avevo visto.” Dissi.
Lui mi puntò un dito contro “Se hai sonno è meglio che te ne stai a letto, nanetta.”
I suoi amici si misero a ridere, e io avevo una voglia matta di tirargli uno pugno.
“L’hai stesa, Luke!” disse uno, ridacchiando.
“Sentimi mister io-sono-un-gran-figo” dissi “tra noi due quello che ha le borse sotto gli occhi non sono io. Cos’è, avevi qualche amichetta libera sta notte?”
Gli amici del biondo tacquero, e lui divenne rosso, stringendo i pugni contro le gambe.
Mi fissava dritto negli occhi, ma io non abbassai lo sguardo.
Aveva degli occhi veramente belli.
“Ok, ora basta.” Disse un ragazzo dai capelli neri e la pelle scura, venendomi di fronte. “Dimmi, tu sei nuova di qui?”
Scostai lo sguardo dal biondo e annuì.
“Io mi chiamo Calum, tu chi sei?”
“Melanie Irwin.” Mi presentai.
“Bene, Melanie, ti porto in classe.”
Mi prese sotto braccio e mi trascinò dentro all’edificio.  “Che cosa hai alla prima ora?”
“Letteratura.”
“Male” mi rispose lui.
Io rimasi sorpresa. “Perché dici così?”
“Anche Luke ha letteratura quest’ora.”
Ipotizzai che Luke era il ragazzo biondo.
“Ma lui è sempre così stronzo?” chiesi, irritata.
“No.” Rispose l’altro. “E’ solo che gli hai ricordato delle brutte cose.”
Non chiesi altro, non mi interessava della vita privata di quell’essere.
“Ecco, questa è la classe.” Disse fermandosi davanti a una porta. “Cerca di non fare irritare Luke e andrà tutto bene.”
Annuì. “Grazie, Calum.”
“Tranquilla.” mi sorrise “ A volte Luke è un po’ stronzo, ma in fondo non è male.”
Avevo i miei dubbi a credergli.
“Ora vado in classe” mi disse “Se hai bisogno conta su di me:”
Lo salutai mentre si allontanava, stranamente avevo trovato qualcuno che mi stesse simpatico.
Entrai nella classe e andai subito negli ultimi posti in fondo, come d’abitudine, e mi sedetti in quello di fianco alla finestra.
Presi a guardare fuori il via e vai di studenti che entravano nella scuola canticchiando una canzone che avevo sentito prima di venire a scuola, poi  un tonfo mi distrasse dai miei pensieri.
Guardai la fonte del rumore, e notai che qualcuno aveva sbattuto con violenza lo zaino sul mio banco.
Per sfortuna quel qualcuno era il qualcuno sbagliato.
“Questo è il mio banco, nana.” disse Luke, con voce scocciata.
Subito dimenticai il consiglio di Calum, odiavo chi mi ricordava che ero bassa, e non mi interessava di far innervosire il biondino.
Alzai le spalle con non curanza “Non vedo il tuo nome da nessuna parte.”
Non avrebbe mai avuto quel banco.
Lui mi avvicino fino ad essere faccia a faccia, fissandomi dritto negli occhi come poco prima.
“Questo è il mio banco.” Sussurrò “Quindi è meglio se te ne vai, nana.”
Io per tutta risposta mi accomodai meglio sulla sedia, accavallando le gambe e incrociando le braccia, con aria di sfida, ormai quasi tutti ci stavano guardando.
Lui serrò gli occhi.
“Ok, lo hai voluto tu.”
Mi si affiancò e mi afferrò forte il polso, costringendomi ad alzarmi, cercai di divincolarmi, ma il dolore al polso era troppo grande.
Mi spinse a terra, poi si accomodo nel suo banco tranquillamente.
“Tu sei pazzo.” urlai sfregandomi il polso.
Alzò le spalle “Questo è il mio banco.”
“Stronzo”. Dissi, rialzandomi.
“Ti ci dovrai abituare.”
 Io continuavo a sfregarmi il polso visto che mi faceva un male pazzesco, ma non mi sarei mai sognata di alzare la manica.
“Che hai?” chiese il ragazzo.
“Nulla.” Mentì.
Mi sedetti nel banco di fianco al suo, sperando che non facesse storie, e incominciai a frugare nel mio zaino in cerca del telefono, che non trovai.
Avevo bisogno di avvertire Ashton, solo lui sapeva come tranquillizzarmi in momenti come questi.
“Cerchi questo?” chiese Luke, sventolandomi davanti il mio iphone.
“Si.” Dissi a denti stretti.
Lui premette il bottone centrale, illuminando lo schermo, grazie a Dio avevo la password.
“Carino” disse, guardando la mia foto con Ashton. “E’ il tuo fidanzatino?”
Afferrai il telefono in fretta. “No.”
Sbloccai in fretta il telefono e scrissi un messaggio ad Ashton.
 
Ash, ho un problema con tu sai cosa, non so che fare.
Mel.
 

Continuavo a fissare lo schermo in attesa di una risposta, che non tardò ad arrivare.
 
Stai calma, se ti agiti sarà peggio.
Per l’intervallo chiamami se hai bisogno.

So che sei forte, ti voglio bene.
Ash  xx
 

 
Sorrisi, adoravo mio fratello.
 
Anche io te ne voglio.
Mel xx

 
Spensi il telefono e lo rimisi in borsa, ora ero più rilassata.
“Perché sorridi?” Non mi ero accorta che Luke mi stesse osservando.
“Niente.”
Lui sollevò un sopracciglio “Fai senza tenermi nascosti i tuoi segreti, prima o poi li scoprirò tutti.”
Non sapevo perché, ma a quella minaccia un brivido mi percorse la schiena.
Nessuno doveva sapere, nessuno.
Luke mi lanciò uno sguardo, che io non ricambiai.
Per fortuna il professore entrò e la lezione cominciò.
 
***


Appena suonata la campanella dell’ultima ora andai nel panico.
Tutti si sarebbero ritrovati con i loro amici a mangiare, però io di amici non ne avevo..
L’unica mia speranza era Calum.
Seguì gli altri ragazzi in mensa e provai a cercare in mezzo alla folla il profilo del ragazzo senza trovarlo.
Ero ormai rassegnata quando sentì qualcuno chiamare il mio nome, facendomi girare.
“Calum!” ero così felice di vedere una faccia amica che gli saltai addosso.
“Hey, cos’è tutto questo entusiasmo?” disse lui, ricambiando l’abbraccio.
“Niente, è solo che avevo paura di rimanere da sola.” Dissi, staccandomi leggermente.
Lui mi scostò una ciocca di capelli dal viso “Tranquilla, ora stai con me.”
Mi prese per mano e mi accompagnò a prendere un vassoio di quello che doveva essere del cibo, e poi mi scortò verso il tavolo pieno dei suoi amici, compreso Luke.
“Non mi ricordavo che accettassimo nane.” Disse masticando delle patatine confezionate.
“A me va bene che venga” mi difese Calum “ E la regola dice che basta che una persona stia simpatica ad uno del gruppo per entrare.”
“Colpito e affondato” pensai soddisfatta vedendo la faccia di Luke.
“Anche per me va bene” disse un ragazzo dai capelli verdi “Io sono Michael.”
“Melanie”
“Avanti, siediti” mi incoraggiò Calum,, facendomi spazio di fianco a lui, Luke era proprio davanti a me.
Presi a mangiare ascoltando i discorsi dei ragazzi,che parlavano principalmente di musica.
“Ci possiamo trovare oggi a provare.” Disse Michael.
“Per me è ok” disse Luke.
“Mel, vuoi venire anche tu?” mi chiese Calum, gentilmente.
“Nono” risposi subito, non avevo intenzione di passare un’intera giornata con Luke.
“Va bene..” sembrava veramente deluso.
“Se vuoi puoi venire qualche volta da me se ti va” provai a dire subito “Tanto sono sempre da sola a casa.”
Lui mi sorrise “A me va bene.”
“Non pensi di aver dimenticato qualcuno?” intervenne acido Luke.
“Ah giusto! Michael, anche tu sei invitato.” Dissi sorridente.
Luke mi guardò male, ma non mi importava, avevo vinto io quella volta.
 
***
 
Il resto della giornata passo abbastanza tranquillamente e per fortuna le lezioni del pomeriggio le avevo con Calum e Michael.
A fine lezione ormai avevo fatto amicizia con entrambi, e non potevo sentirmi più felice, non ero mai riuscita a trovare qualcuno, oltre ad Ashton, che mi facesse stare bene.
“Ci sentiamo più tardi.” Mi disse Calum mentre mi abbracciava, a fine lezioni.
“Scriverò ad entrambi.” Dissi, abbracciando anche Michael.
“Ci contiamo.” Disse questo.
Quasi mi dispiacque vederli andare via.
“Che quadretto delizioso” disse una voce alle mie spalle.
“So che sei geloso.” Gli risposi.
“Per niente.” Luke mi affiancò. “Tanto si vede che ti piace Calum.”
Lo disse in un modo strano, come se gli desse fastidio, ma forse era solo impressione.
“Non sono fatti tuoi, in ogni caso.”
Lui, stranamente, non rispose.
Il lontananza vidi la macchina di Ashton avvicinarsi e sospirai sollevata.
“E’ arrivato mio fratello, ci vediamo.” Dissi come saluto.
Lui mi fissò con i suoi occhioni azzurri per quella che mi parve un’eternità, sembrava quasi volesse oltrepassarmi con lo sguardo.
Infine, scosse le spalle. “E a me che mi frega?”
E se ne andò con un ghigno in faccia.
Sentì la rabbia avvampare dentro di me, quel ragazzo non mi piacerà mai.
 
 
Angolo autrice.
 
Zalvee c:
Non so come mi sia venuta l’ispirazione a scrivere questa fan fiction, ma spero che vi piaccia c:
Spero vivamente che qualcuno la recensisca, anche negativamente (!), perché solo così si può migliorare!
A presto,
Giulia.

Passate qui per favore, é molto importante (!) http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2779135&i=1
  
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