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Autore: Ragazzamagica    09/07/2014    5 recensioni
[SOSPESA. Non si sa se e quando riprenderà.]
Bé, che c'è? Un po' straniti dal titolo? Oh bé, le studentesse che frequentano il liceo vengono chiamate "liceali", perché quelle delle medie non possono essere chiamate "medievali"? (Che poi io mi chiamo Vale-ntina e faccio le medie, quindi: Medie-vale.)
-Racconto vero, tutto ciò è successo veramente. Ho solo cambiato i nomi dei personaggi (a parte il mio e di qualcun altro)... E' un po' un racconto autobiografico, solo tramutato in una storia originale. Naturalmente, anche il nome della scuola sarà cambiato, come la città e bla bla bla... Ma basta parlare, poi troverete altre spiegazioni cliccando questo titolo. Buona lettura!...non posso dirvi molto, perché tre interi anni non possono certo essere raggruppati in quattro righe. Tre anni molto, molto complicati.
Genere: Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Alcune cose prima di iniziare
Eccoci qui, alla mia...se non sbaglio, seconda storia originale (la prima l'ho cancellata, spiacente). Cosa posso dire...dunque, la storia  si ispira  a fatti successi veramente, ma visto che la mia memoria, dallo scorso anno, non ricorda molti episodi, forse ne aggiungerò qualcuno io, poi si vedrà. Insomma, a settembre farò la terza media, è naturale che non mi ricordi qualcosa della prima. Non sarà tipo: giorno 1, giorno 2, giorno 3, e bla bla bla, se no poi non saprei come continuare a un certo punto, mi capite? Ok...no. Vabbè, se avete attimi da perdere... a voi le belle cose!
Ah, comunque qualcosa come "colazione con latte e cereali", "quel giorno mi svegliai tutta trafelata", potrebbero anche non essere successe. Quel giorno, forse, non avevo fatto colazione con latte e cereali o non mi ero svegliata tutta trafelata, ma l'ho aggiunto lo stesso. Giusto per un po' di "scena", se no che scrivo xD I cognomi e i nomi, per la maggior parte, faranno la rima con quelli veri (così non scordo chi è questo e chi è quest'altra).

P.s il titolo ha più una forma "comica", se avete da criticare sull'umorismo non fatelo, grazie, perché so di averlo quanto un pezzo di formaggio vecchio e stravecchio. Ok, avrei anche potuto dire "mediale", per così dire, ma basta, ho scritto così e così mi viene!

P.P.s ancora più ovvio il fatto dei vestiti. Cosa si mette la protagonista (io xD), bla, bla, bla. Pensate mi ricordiate cosa avevo indossato praticamente più un anno fa? xD Per questo motivo i vestiti li trascurerò un po', oppure inventerò. Precisazione inutile, ma vabbé.

P.P.P.s (giuro che è l'ultimo): Alcuni pensieri, sul momento, potrei averli pensati e altri meno, potrei averli aggiunti solo adesso. Altra precisazione inutile, ma vabbé.

                 Vita di una studentessa medievale...ehm, una studentessa delle medie.
                                                     Capitolo 1


Quel giorno ero elettrizzatissima. Anzi no, era troppo poco. Oh, insomma! Come si può sentire uno, il primo giorno di scuola media?! Nessuno ce l'avrebbe fatta, a stare calmo.
Ne ero sicura.
Elementari...roba passata, quella. Cinque anni alla scoperta di sé stessi (?) e dei propri compagni...bah. Ricordo che non ero certo una studentessa modello. I migliori erano Alice e Paolo. Più che secchioni, erano veramente bravi in tutto...forse avrei potuto essere qualcosa di più di un'alunna con un'interrogazione sì e una no, ma non ci riuscivo.
O meglio, non ci provavo.
Mm...ricordo che in matematica, poi, ero negatissima. Oh, ma il vero problema, soprattutto per quanto riguardava la prima elementare (quindi gli inizi), era che avevo fatto ben cinque anni d'asilo... O almeno così ricorda mia madre, ma chissà, può anche essere che si ricordi bene!
Brava mamma!
Ecco, comunque questo era il mio problema... All'asilo, ovviamente, non c'avevano insegnato mica qualcosa. Addizioni, sottrazioni, bla bla bla. Niente, perché così è l'asilo. Divertimento puro, niente pensieri...
Che bei tempi!
Quindi, mi ritrovai alla prima elementare che non sapevo niente...come gli altri, certo. Solo che io ero arrivata qualche mese dopo settembre, abbastanza che almeno le quattro operazioni le avevano imparate... o no? Ok, non ricordo. Vorrei vedere voi. Comunque sia, mi ritrovai molte volte a copiare...persino le addizioni, da Alice. Non ridete! Eravamo pur sempre in prima elementare, no? L'anno dell'inizio del riformator...ops.
Alice però non era molto simpatica. Era simpatica solo con quelli che studiavano, secondo me. Cioè...ricordo che quando stavo cercando di copiare da lei qualcosa come l'addizionare le centinaia, le decine e le unità, lei aveva detto subito:


«Maestra, Valentina mi sta copiando»
Boh, non ricordo cosa la professoressa disse poi...comunque, per qualche strano motivo è un episodio che ricorderò per il resto della mia vita.
Uffa!

Alice, un po' di solidarietà non guasta mai!

... O forse questa era la seconda elementare?

Oh ma basta, ho già detto troppo sulla mia vita passata (sui miei anni passati)!
E' ora di tornare nel presente.
... Ma come si fa a non pensarci! Uff...
Ok, mi devo concentrare.
Dunque, stavo dicendo...quella mattina ero nel panico più totale. Quasi non mi mettevo a urlare, ma per fortuna ero sempre stata una ragazza con un minimo di calma, e non strana ed eccentrica. O oca. Sapete quelle pazze che urlano davanti a un piccolo insetto o che gridano a squarciagola quando...
Quando è la loro prima esperienza con le medie.
Ok, per fortuna non ero così, altrimenti mia madre mi avrebbe chiusa nel manicomio, primo giorno o meno.
Almeno non sarei andata a scuola!
Che visione pessimistica...ok, torniamo a noi.
Quel giorno mi svegliai prestissimo... Ovvio, stavo andando a scuola, mica mi sarei potuta alzare tardi?!

Dicevo...
Quel giorno mi svegliai prestissimo... Naturalmente mi svegliò mia mamma, io quando andavo a scuola non azionavo mai la sveglia, mi buttava giù dal letto mia madre, quindi non c'era bisogno. Ogni volta che si faceva mattina e io dovevo andare a scuola, io dicevo: "ancora...ancora cinque minuti". Se non funzionava, dicevo: "due minuti" e se non funzionava neanche questo, "un minuto", poi "un secondo". In alcuni giorni si lasciava pregare già al "cinque minuti", in altri "un secondo", che vi devo dire.
Purtroppo in quel giorno non accettò nessuna preghiera, e fui costretta brutalmente ad abbandonare quelle soffici e comode coperte ed andare in bagno... Che cruda realtà.
Cosa successe poi?

Ah, certo. Mi lavai, mi vestii e bla bla bla. Ovviamente i vestiti me li sceglieva mia madre, sempre. La sera prima era già tutto pronto.
Per fortuna era una madre (ma perché parlo con questo tempo verbale? Mi inquieta) con buon gusto, e i giornali di moda che leggeva l'aiutavano a scegliere abiti "nuovi".
Ero un po' come un manichino, sapete! Però questo mi faceva piacere, la mattina non dovevo sprecare molto tempo e bastava solo che facessi il mio dovere. Fosse per me, mi metterei anche dei vestiti dell'Alto Medioevo...
Comunque. Cosa successe poi? Oh, certo. A malincuore (poi capirete), vi devo parlare di un fatto molto brutto di mia madre.
L'iperprotezione.
L'incubo peggiore di un figlio...
Ugh...
Ok, mi sono ripresa...forse. Purtroppo, la scuola Timothy [Passatemi il termine! Nda Autrice] era lontana circa una decina di minuti di macchina da noi, perciò dovevamo alzarci più presto degli altri.
Mah, cosa vuoi che siano le sette e mezzo, per arrivare a scuola alle otto e dieci...
Comunque, alla fine siamo arrivati a scuola...
E qui rientra di nuovo in gioco l'iperprotezione...
Per un anno intero, mia madre mi ha accompagnata fino all'interno della scuola (se possibile, anche all'interno della classe...sigh...) quando non ce n'era proprio bisogno. Sono sicura che gli altri intorno a me ridevano a crepapelle, perché prima di arrivare a scuola c'era una specie di tragitto dove si aspettava la campanella d'entrata, e lì erano raccolti tutti i ragazzi. Chi lo preferiva, comunque, poteva anche andare subito dentro, ad aspettare davanti alle aule, invece che fuori. Ad esempio se pioveva.
Comunque...l'iperprotezione andò avanti per tutto l'anno[veramente ancora adesso Nda Autrice], e intanto gli altri ridevano, perché a loro le mamme non erano iper-mega-super-extra-iprotettive.
Andiamo avanti, passando questa cosa dell'iperprotezione...
Quel giorno, visto che era il primo, non dovevamo andare in classe, ma solo successivamente, perché adesso ci aspettava l'auditorium...una grande sala con tantissime sedie, e in fondo anche degli ampi e lunghi scalini su cui potevano sedersi almeno due classi. Davanti a tutto, invece, c'era un grande...come posso dire...palcoscenico, dove c'erano dei professori e la preside. Una con i capelli biondi e gli occhi...boh. Non li ho mai visti, troppo lontana. Comunque aveva sicuramente passato la soglia dei trenta/quaranta, se questo vi può servire ad immaginarla.
L'auditorium l'avevo già visto numerose volte alle elementari, per vedere qualche film su un grande schermo eccetera.
Ricordo che l'ultima volta si aggirava intorno a maggio/giugno: giusto per farci vedere com'era la scuola, le cose dentro, "per farcela scegliere", diciamo... 
Comunque, la "cerimonia" di iniziazione procedeva così: se mi ricordo bene, venivano chiamati mano a mano gli alunni di una rispettiva classe, e veniva nominata la professoressa con cui avrebbero passato la prima ora. Era arrivato il momento della mia classe: la prima D.
Avevamo la professoressa Minestrone. [Passatemi il cognome xD Nda Autrice]
Era una professoressa piuttosto giovane, ma non troppo; con capelli biondi che le arrivavano fino alle spalle; un pochino grassotella; con una faccia simpatica e degli occhiali. Era la comunissima professoressa di Italiano. Ne aveva proprio la faccia, per così dire: non poteva essere altrimenti. E infatti lo era.
Dunque, aspettavo trepidante il momento in cui avrebbero detto il mio nome e il mio cognome. Ecco. Con il cuore che mi batteva forte che, sono sicura, se avesse potuto sarebbe uscito dal mio corpo, camminai in direzione della professoressa, dove attendevano gli altri compagni già chiamati. Fiù, ce l'avevo fatta senza sbattere a terra dall'emozione...
...Quest'espressione mi ricorda molto il mio aspetto. Molto, molto magra. Capelli lunghi castani e occhi dello stesso colore.
Tutti, o almeno i più "stronzi", mi prendevano sempre in giro per la mia corporatura. Ricordo che Beppe, un compagno delle elementari, durante un'ora di Educazione Fisica mi aveva chiamato "piuma" o qualcosa di più offensivo. Non è che "piuma" fosse poi così tanto offensivo, ma...ecco! Mi aveva chiamato foglia o qualcosa del genere. Insomma, era offensivo, ci rimanevo male.
Alle elementari, così come il primo anno della media, ero molto ingenua e disposta a perdonare, senza difendermi, per così dire.
Lo sono un po' anche adesso, ma di meno...almeno a un insulto rispondo.
Ritornando a noi, il resto della classe era stato chiamato. Se ricordo bene, eravamo in circa...venti...ventidue...ventitré. Boh.
La professoressa, gentilmente, ci portò nella nostra aula, a cui si accedeva passando numerosi corridoi e porte. Così se uno era in ritardo, lo prolungava. L'ho sempre vista così, anche perché in una ottima parte dell'anno sono sempre arrivata in ritardo, più per la lontananza era per la pigrizia dei miei. No, okey, sono pigra anch'io, ma almeno io ho cercato di convincerli a svegliarsi un po' prima delle sette e mezzo, ma loro niente. Che testardi, guardate. Soprattutto mia madre, almeno mio padre si alzava alle sette.
Ora eravamo tutti in classe. Prendevamo posto tra i banchi: io, timida com'ero (e sono), mi ero andata a mettere in un banco vuoto. Chi voleva sedersi vicino a me, si sedeva, non c'era problema...solo che i banchi mano mano andavano a essere occupati e il posto accanto al mio rimaneva vuoto. Per fortuna, alla fine una ragazzona bella grassottella ebbe la carità di sedermisi vicino. Sembrava timida e impacciata, nonostante tutto, come me.
Apparentemente: piano piano, avrebbe cominciato a tirare fuori il suo vero carattere...
Ma andiamo oltre!
Cosa posso dire?

La professoressa Minestrone si sedette alla cattedra, guardando in volto tutti. Come ho detto, aveva la faccia simpatica, non incuteva terrore, per cui tutti bene o male si sentivano a proprio agio, soprattutto perché le incorniciava il volto un bel sorriso, al momento. Naturalmente, come al solito, ci fece uno a uno presentare. Martina, Sofia, Mirtilla...Leonardo, Salvatore, Carlo, e così via. Ci fece anche dire i lavori che i nostri genitori facevano. Io qui mi trovo a concordare con l'altra mia futura professoressa di italiano (poi capirete, niente domande): secondo lei, era ingiusto chiedere nome dei nostri genitori e i lavori, perché chi era orfano e i suoi non ce li aveva, ci rimaneva male.
Ecco, so che magari non capitano molto spesso degli orfani, ma anche i bambini cui i genitori viaggiano molto, e non stanno mai a casa...sì, secondo me è un po' "indelicato". Non ci avrei mai pensato senza la mia prof. di italiano.
Ad ogni modo, a quanto pare nella mia classe nessuno era orfano o bla bla.
Come primo "compito", ci fecero fare una carta d'identità, in cui ciascuno di noi raccontava i suoi hobby, cosa sapeva suonare, il suo aspetto, le sue passioni e così via. Naturalmente come "copertina" (era un'insieme di fogli) dovevamo mettere il disegno di noi stessi. A me mi venne simile a quello di uno scarabocchio.
Ah no aspetta, ricordo  che la professoressa ci aveva chiesto di fare una nostra caricatura. Fui tentata di fare un filo di spago.
Poi, le nostre carte d'identità furono appese al muro vicino alla cattedra, così che ogni nostro compagno potesse vedere i nostri obbrobri di disegno e, parole dell'insegnante, aprire le nostre carte d'identità e leggere i nostri interessi.
Ovviamente nessuno lesse niente di nessuno...
Purtroppo, l'ora con quell'angelo passò in fretta...
Non ricordo quali professoresse e professori vennero poi, ma ognuna cercò di essere simpatica/simpatico a tutti...e a ogni insegnante ognuno dovette ripetere la solita tarantella dei nomi e cognomi, genitori, e bla, bla, bla!
Scoprii che la maggior parte di ragazze e ragazzi si conosceva sin dall'asilo o dalle elementari e tutti, bene o male, avevano il proprio migliore amico/la propria migliore amica. Il che mi complicava le cose perché:

1) Io avevo fatto l'asilo di Napoli, ed era mooolto lontano dal posto in cui ero adesso, perché mi ero trasferita.
2) ...qual'era il punto due? Non ricordo. Ah sì: valutando il discorso delle elementari...la scuola che avevo fatto era vicinissima, neanche cinquanta metri, alla scuola media in cui stavo adesso, ma il problema è che non mi ero fatta nessun vero amico. La solita timidezza...

Però, che vi devo dire, quello era solo l'inizio di cose molto, molto complicate.
Un anno scolastico non mi sembrò mai, mai tanto lungo quanto quello.



A.S.P.E.A.
(Angolo scrittrice, protagonista e autrice)

Allora, come vi sembra? Brutta, eh? Va bè.
Mi auguro che abbiate la carità di lasciarmi almeno un commentino...°^°
Chiedo scusa per tutti gli errori, colossali o meno, di ortografia o grammatica...
Spero di migliorare!
Se poi riscontrate un errore col BBcode, anche in questo caso, ditemelo!
Penso sarà una Long, ma tranquilli, dopotutto è un racconto autobiografico, l'ispirazione non può mancare, eheh...
Probabilmente durerà più di un anno, anche perché a settembre faccio la terza, quindi siate pazienti xD
Cercherò di postare i capitoli il più in fretta possibile!
Poi, non venitevi a lamentarvi se avete speso attimi importanti della vostra vita, io vi avevo avvertito.
Ok, allora...
Fortunatamente per voi, è venuto il momento di dirsi addio. salutarci.
Quindi...
Bye!




                                      
  
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