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Autore: Hitsuki    09/07/2014    3 recensioni
[Mogeko Castle]
{ Mogekos' life at Castle | nonsense, demenziale, generale, comico? | what if? per varie lacune se si segue il filo della trama | pseudo Moge-ko/human!King mogeko; accenni Moge-ko/Yonaka, Yonaka/human!Defected Mogeko | scritta perché boh, non so cos'è 'sta roba }
Poi notò che tale "Re" era più alto del solito; mentre il caos regnava incontrastato al posto di Sua Altezza - altra nota: "Altezza" fra molte, molte virgolette - abbassò il capo spostando leggermente la tovaglia e vide che le gambe del trono erano lunghissime. Diamine, da in piedi Moge-ko lo superava di una o due spanne! ×
Quando al posto delle farfalle nello stomaco ci sono i Prosciutti.
[ • possibili spoiler ]
Genere: Demenziale, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: Nonsense, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Rendetevi conto che questa fanfiction manco doveva essere pubblicata su EFP ed infatti inizialmente l'avevo messa su un mio blog personale. Forse è un po' OOC, non lo so, ma ho sentito il bisogno di pubblicarla nel sito perché io i videogames di Mogeko li amo, diamine se li amo e voglio una sezione ognuna per ogni videogame! E poi sì, la mia seconda coppia preferita per adesso - devo finire il videogame - è Moge-ko/mogeko, la mia OTP rimane la Moge-ko/Yonaka. Moge-ko è il mio amore, il mio personaggio preferito di Mogeko Castle - pardon Defected Mogeko, ma lei è… lei - e appena la vedo non faccio altro che scuoricinare al grido di "La mia yanderella non si smentisce mai!". Uccidetemi per il mio essere trasc, fate quello che volete, ma non può non starmi simpatica. La adoro e basta, ecco. Per quanto riguarda il what if? è perché il tutto è davvero strano e non è collocato in un periodo della trama preciso. Molti dialoghi, comunque. La smetto, non ho voglia di scrivere altro perché questa fanfiction è così terribilmente nonsense che boh. Indi vi auguro di sopravvivere a questa lettura, e Prosciutto a voi
E leviamo orgogliosi un Inno atto a lodare ciò che ci ha creato
Ho il prosciutto nello stomaco e non riesco a digerirlo

Che cos'è la vita?

A lungo i Mogeko hanno analizzato ciò che li circondava minuziosamente - anche in modo piuttosto esagerato e troppo curioso - alla ricerca disperata di una risposta. Si sentivano persi, abbandonati in questo mondo tanto cupo e misero, privo di un dono di Dio che avrebbe illuminato le loro intenzioni. 
E le loro menti erano vuote ed al contempo piene di quei pensieri - proprio come le celle in cui coloro che non erano degni di avere un dono tanto prezioso quale la vita - si domandavano se tutti quei Mogeko che avevano crocifisso abbiano gettato sangue sporco riuscendosi a purificare o morendo privi del perdono Divino. 
Ma un giorno, il Dono cadde dal cielo purpureo come la carcassa tinta di vermiglio dei Mogeko indegni e loro - che senza accorgersi sorrisero così tanto che quel sorriso non scomparì mai più dalle loro labbra - lo presero goffamente fra le zampe antropomorfe per renderlo ciò che avrebbe dato loro uno scopo. "Scopo" non inteso come verbo di prima persona singolare, modo indicativo, tempo presente, forma attiva e transitiva, ma comunque importante.

~

«Però, Moge-ko eh, permettimi» mogeko si aggirava nervosamente per l'ampia stanza decorata da dolci ricami e ogni tinta possibile di rosa, con la corona di lato - quasi avesse assorbito l'ira del Re e si fosse spostata - e fra i capelli dorati, gli occhi a fissare irrequieti il pavimento e senza il coraggio di guardare Moge-ko.
«Sì?» chiese lei con calma, sorridendogli e mostrando i suoi canini affilati - altro che pseudo-gatto, qui si parla di licantropo. 
"Ipocrita", pensò mogeko per poi far ingoiare il pensiero al suo cervello. Era il Re, diamine, ma quella lì era certamente inquietante e forse più di lui! 
Alzò lo sguardo e strinse i pugni per darsi forza, tentando di rendersi più autorevole e deciso, ma con scarsi risultati. La voce però non lo abbandonò, anche se tremula. Moge-ko lo osservò incuriosita, fingendo di non comprendere tanto terrore. Poi, finalmente, il Re parlò.
«Perché tu, fra tutti, in stanza non hai dei giornaletti porno?». 
Silenzio.
Moge-ko rispose con cautela.
«Perché» cominciò a parlare, pensando alla sua fiera collezione imbottita di occhi e una buona dose di sangue; quasi fosse tale liquido la sua linfa divina, superiore pure al Sacro Minestrone. Doveva essere ritenuta eretica, ma la sua dittatura certo lo impediva. «preferisco nettamente dei libri di paura. E anche se fosse sono R-18 pure quelli, no?» una risposta, un'altra domanda. Ridacchiò compiaciuta, ma poi si fermò subito ed alzò lo sguardo - mogeko era imprigionato in quegli occhi, non poteva fuggire, la vista glielo impediva. 
«Questo vuol dire… che hai frugato nella mia roba?».
mogeko appariva confuso, ma le labbra rimanevano tese all'insù piuttosto nervosamente. Gli pareva un po' ovvio ed era pronto a ribattere, per poi decidere di rimanere in silenzio. L'altra continuò. 
«E quindi… sei andato nella mia camera da letto» ghignò pericolosamente, gli occhi iniettati di cremisi, mentre il Re rimaneva imperterrito. Poi finalmente comprese ed in preda al panico - con le mani che formavano una barriera fra il suo sguardo e quello della ragazza - tentò di scansare quella certa idea dalla mente di Moge-ko. 
«No, no! Non è quello che pensi! Non ho frugato nella tua biancheria inti—».
«E allora, come mai hai subito pensato ad un possibile furto delle mie mutandine?».
S'avvicinò minacciosamente al Re con fare superiore e sguainando la spada ricurva che rifletteva i suoi occhi rossi. Continuava a sorridere, con però più malignità di prima. «Non ne trovo un paio da circa una settimana. Ti rendi conto?».
«Potrebbe essere stato… per colpa di… ah, sì!» avvicinò una della mano sinistra ancora a pugno sul palmo sudato della destra, mentre la ragazza si ritraeva incuriosita senza abbassar la guardia.
«È stata Yonaka, può essere!» sapeva bene dell'ossessione che Moge-ko provava per quella scolaretta che mai sorrideva, e quanto amasse le sue trecce raccolte ai lati, o di quanto trovasse meravigliosi i suoi occhi spenti o ancora quanto fosse carina in tutta la sua paura. Allora l'interpellata sospirò compiaciuta, placandosi gradualmente mentre si grattava il capo con placidità - lo si comprendeva dalle sue iridi che assumevano una tonalità ambrata. 
«Oppure» continuò, sempre più sicuro di sé «… è stato il Mogeko Difettoso». Odiava con tutto il cuore quell'essere e certo così sarebbe andato ancora una volta nei guai. Ne approfittò con malizia, consapevole di aver scaturito un'ira sanguigna nell'anima della Dittatrice che poi sarebbe esplosa, vagando in tutto il Castello alla ricerca di quel ragazzo che stava sempre accanto a Yonaka. 
Moge-ko ci rimuginò su, accarezzando la lama ricurva del suo coltello, poi scosse la testa ed i capelli biondi le ricaddero sul volto.
«… No, ne dubito». Il Re non sapeva più che fare, si limitò ad ascoltarla mentre era già preparato psicologicamente a fuggire dalla versione sadica della ragazza. Lei intanto s'era fatta sempre meno distante e gli occhi si spruzzarono nuovamente di rosso acceso; il Re finalmente rimase impassibile, forte, con lo scettro ben saldo in mano - l'avebbe potuto usare come arma, "non si sa mai" si disse. «Credo proprio che le tue siano tutte scuse, sai?». 
Nessuno dei due fece in tempo ad attaccare, che il tintinnio di un campanellino segnalante l'ora di pranzo riappacificò i loro istinti sostituendoli con fanatismo religioso e fame. Si spintonarono l'un l'altro, così tanto che entrambi uscirono dalla porta insieme - fra borbottii e note disappunto varie - e ancora attaccati alla stoffa degli abiti dell'altro; e rimaserò così, dandosi calci ed insultandosi - lo scettro e la spada si godevano beatamente la scena - per poi avviarsi con una lentezza estrema.

~

Il Re si diresse sul tavolo più grande e meglio imbastito sedendosi sul trono di velluto giallo cenere, mentre Moge-ko si poggiò su una sedia dorata alla sua sinistra. Inspirò ed espirò platealmente mentre tutti, inclusa lei, ignoravano beatamente la solita manfrina di mogeko, poi la Fatina del Prosciutto corse verso di lei. 
«Volevo solo augurarle buon pranzo» "lo faceva sempre".
«Buon appetito, Fatina del Prosciutto!». Nota per il lettore: aggiungete una tilde dopo il punto esclamativo.
Non sapeva bene da quando avevano cominciato a dialogare così animatamente nel Castello, né quando divennero migliori amici. Forse - ma era un'ipotesi - era perché Moge-ko si dirigeva spesso dal mogeko di dubbia sessualità per mangiare prosciutto ed a poco a poco comprese che non bisognava aprofittare della sua cordialità e si comportò in modo più gentile. Moge-ko non lo seppe mai. Chissà cosa ronzava nella mente di quel Mogeko Speciale.
Quando la Fatina - e non una qualsiasi - se ne andò, la ragazza si mise più comoda sulla sedia ed esaminò profondamente il piatto che le si stagliava davanti; un'enorme quantità di prosciutto che accerchiava un pollo dall'aspetto delizioso. Si leccò le labbra con la punta della lingua, sorridendo. Be', in fondo il Re era stato gentile. Poi notò che tale "Re" era più alto del solito; mentre il caos regnava incontrastato al posto di Sua Altezza - altra nota: "Altezza" fra molte, molte virgolette - abbassò il capo spostando leggermente la tovaglia e vide che le gambe del trono erano lunghissime. Diamine, da in piedi Moge-ko lo superava di una o due spanne! 
Quel giorno, dopo che scoprì che il Re ricorreva anche ai metodi più sbagliati per diventare o apprire più alto, assaporò con maggiore piacere il suo meraviglioso pranzo - naturalmente, tagliando il pollo con il suo fidato coltello.
Intanto una figura bianca, ma non candida corse in direzione del tavolo ove il Re e Moge-ko siedevano. S'avvicinava proprio a lei.

~

Yonaka era distrutta e continuava a farlo notare a un certo Mogeko Speciale che imperterrito la incitava severamente di muoversi. Il peso del manico del coltello era sempre più fastidioso, mentre i pensieri nella sua testa un macigno impossibile da schiacciare.
«Be' allora superalo, questo… "macigno psicologico"» il Mogeko Difettoso, non sembrava, ma badava al bene della complice e socia; tentava sempre di darle qualche consiglio, ma talvolta tirava fuori delle idee bizzarre - questa era l'unica cosa che condivideva con gli altri mogeko - che certo non erano d'aiuto.
«Come se fosse facile» sbuffò, infastidita.
Il Mogeko Difettoso era dispiaciuto, ma rispose a tono. «Non so che dirti. Potresti pensare a tuo fratello…». 
«Ottima idea!» il macigno si dissipò e il tono indispettito scomparve assieme ad esso. Ora governava nel suo tono di voce una nota ricolma di gioia ed estasi.
"E poi dice di noi mogeko…" fortuitamente non espresse il suo parere ad alta voce; rimase lì, chiuso in un "lucchetto psicologico" all'interno di un sacco dell'immondiozia, per l'eternità.
Mentre Yonaka camminava con la testa puntata sul soffitto - quasi in esso vedesse suo fratello e, nei suoi sogni, compare incestuoso - il suo reale complice arrivò ad una porta. La maniglia era lucida, ben rifinita, color oro.
«Signorina, lasci passare prima me. Se mai morirò non succederà nulla, almeno lei avrà ancora qualche possibilità di fuggire».
Parve che in Yonaka fosse scattato un qualche meccanismo, perché subito s'avvicinò al mogeko ritirando il coltello. Le guance erano un po' rosse ed egli rimase in imbarazzo.
«Sì, sei sicuramente un Mogeko Speciale» commentò «e per me anche un amico speciale. O forse… sei qualcosa» cominciò a balbettare, ma i suoi occhi fimasero fissi ad osservare il complice «di pi—».
«S-Signorina, io apro la porta» si voltò di scatto e le labbra di Yonaka per poco non andarono ad impiantarsi sul quadro di un mogeko da un occhio solo appeso alla tapezzeria. Entrambi rossi in viso, finsero di dimenticare ciò che era appena accaduto e la ragazza riestrasse il coltello facendo veleggiare un'aria di ansia e serietà. Il Mogeko Difettoso poggiò la mano sulla maniglia e la esaminò. Girò lentamente, mentre Yonaka era sempre più pronta a difendere l'amico e viceversa. Un altro giro. Clack.
Rumori di spari dall'interno della stanza che si spansero poi all'esterno, infine la luce comparì per illuminare i volti di coloro che avevano "sparato".
«Auguri, Yonaka! Ave, o Prosciutto!» un coro si levò dalla sala unito all'invocazione del Signore sulle note gospel del coro di voci bianche della chiesa - naturalmente guidato da un certo Mogeko Speciale. Moge-ko si staccò dalla folla lasciando il Re solo soletto ed avvicinandosi a Yonaka.
«Alleluja, allelluja!» ci mancava l'abito monastico e sarebbe diventata Pretessa - nella religione dei mogeko si usa avere un Prete donna, non Suora, ma Prete donna. «Yonaka, Mogekov ti aveva rubato la tua scheda scolastica e abbiamo visto che oggi era il tuo compleanno! Potevi avvisarci, ma stavolta ti perdono». Una risatina compiaciuta che velava una certa ira.
L'interpellata rimase imperterrita. «Come ha fatt— ah, sì, quando mi sono avvicinata a lui ed era imprigionato nella cella. Ora ricordo. E comunque, non farti i fatti miei…» era un po' preoccupata; il Mogeko Difettoso poteva notare, essendo dietro di lei, che rigirava nervosamente il coltello.
«Ma come, "non farti i fatti miei"? È il tuo compleanno, mi avresti dovuto avvisare!». Rispose l'altra. Il Re, sebbene avvolto da tutti gli altri mogeko, si sentiva un po' solo. «Fino a prova contraria, sto fuggendo da voi. Per scappare da qui». 
Con un gesto pigro della mano, Moge-ko ribatté. «Tsk, ma i compleanni delle fanciulle» e sottolineò "delle fanciulle" «pongono fine ad ogni inimicizia. Vedi Mogekov?» indicò un Mogeko Russo essere acclamato dagli altri, che intanto lo trasportavano insieme formando una massa omogenea sul loro capo - come nei concerti, ove tale mogeko era la rock-star. «Per oggi è salvo, domani sarebbe stato ucciso. Se faranno l'esecuzione o meno lo stesso, questa è una decisione del Re». Si udì in sottofondo un "Impiccatelo. A mezzanotte. Mi sta rubando tutte le attenzioni". Yonaka era perplessa e scettica al contempo, ma non indugiò oltre ed invitando il Mogeko Difettoso - che venne accolto dal dolcissimo sorriso di Moge-ko e lo sguardo truce del Re - ad avvicinarsi a lei s'avviò verso la torta gialla striata di azzurro poggiata sul tavolo migliore proprio davanti al trono.

~

«Sì, era buona». Si leccò un poco le punta delle dita in silenzio.
«Naturalmente!» Moge-ko era soddisfatta, come se avesse preparato lei la torta. «L'ha cucinata la Fatina del Prosciutto! Se vuoi ti dico gli ingredienti: prosciutto, uova di mogeko, pasta, minestrone, peperoncino…».
Già Yonaka era pentita di aversela mangiata - divorata, dato che non l'aveva offerta a nessuno. «No, grazie. Preferirei non saperlo».
«Bah, se lo dici tu…».
Il Re intanto camminava furioso per tutta la stanza, rovinando il tappeto di velluto rosso. Nulla da fare, Moge-ko lo ignorava! Stava cominciando a non sopportare quella scolaretta apatica.
Il Mogeko Difettoso apparve da dietro Yonaka. «Quindi, da domani… nemici come prima?».
«Suvvia, perché nemici? Diciamo che da domani…» e qui sorrise, anch'ella leccandosi le dita, ma non certo per aver mangiato la torta. «… ricominciamo a giocare a nascondino». Si prega di aggiungere un cuoricino dopo tale frase e una risata maligna.
I due complici rimasero in silenzio e a poco a poco se ne andarono chiudendo la porta. Moge-ko e il Re rimasero soli.
«La questione delle mutandine» disse mogeko «l'hai risolta?».
«Non importa» rispose, e il Re s'acquietò «verrà a galla. E quando scoprirò chi è stato…» mosse lentamente la lama, sempre con le labbra tese all'insù. Il Re sospirò. "Non c'è nulla da fare con lei…". Poi gonfiò il petto e si alzò sulla punta dei piedi per arrivare - più o meno - all'altezza dell'altra.
«Mi hai ignorato per tutto il giorno!».
Moge-ko era piuttosto infastidita da quel tono saccente. Spostò lo sguardo, smettendo di sorridere. «E allora? Mica siamo fidanzati, o marito e moglie, o che ne so io» poi si rimise a guardare il Re, che intanto si stava sgonfiando come un palloncino. «E poi, lo sai quanto mi piaccia Yonakaaa!» altro cuoricino da inserire mentalmente.
Ennesimo sospirò da parte di mogeko, poi un sorriso malinconico apparve sulle sue labbra. Prese le spalle di una Moge-ko incuriosita e l'accompagnò fino alla porta. «Su, su, va' a dormire».
Moge-ko ricambiò il sorriso. «Buonanotte, "Altezza"».
«Buonanotte…». La porta si richiuse e dei passi si udirono dal corridoio accompagnati da una canzoncina - molto carina, ma dalle parole estremamente macabre. Il Re poggiò una mano sulla porta in legno e finì la frase.
«… mia amata».

~

La vita, finalmente i mogeko l'avevano capito.
Serviva ad amare, inseguire scolarette e poi morire in un letto. Insieme ad una ragazza, se possibile. Ma in fondo era bello, accompagnati dalle note gospel della chiesa, continuare a sorridere, venerare il Prosciutto ed addirittura mangiarlo. Sì, era bello vivere.
Ed in tutto quel tempo, il Re mogeko non aveva capito - aveva finto di non capire, aveva negato - che ciò che s'insediava nel suo cuore appena vedeva Moge-ko non era terrore, bensì disperato amore.
  
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