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Autore: EmmaStarr    09/07/2014    7 recensioni
|Ace&Rufy| |Bromance| |AU Sparta/Atene| |Azione, Fluff|
– Dove andiamo, nonno? – chiese una voce curiosa e soprattutto petulante.
– Te l'ho detto, Rufy! Finché tuo padre è in campagna militare, tu vivrai con me. E smettila di lamentarti, la montagna ti farà solo bene! – spiegò per l'ennesima volta il vecchio, trascinando con sé un bambino sui sette anni.
– Ma io mi devo allenare! – protestò quello, cercando di divincolarsi. – Tra un anno avrò l'età giusta per cominciare l'addestramento, e voglio essere il più forte di tutti!
Garp sollevò lo sguardo, come se stesse cercando qualcosa tra quelle montagne che tanto conosceva. Subito però una voce lo richiamò alla realtà. – Nonno!
Garp sbuffò sonoramente, strattonando ancora il povero Rufy. – Hai ragione, hai ragione, basta che fai silenzio!
Neanche a dirlo, il bambino non fece silenzio. – Credi che troverò dei ragazzi della mia età con cui allenarmi? Ci sarà qualcuno, dove stiamo andando?
Garp ci pensò un attimo su, poi ghignò sotto i baffi. – Qualcuno sì, penso proprio di sì.
* * *
Cosa succede se prendiamo Ace e Rufy, con la cortese partecipazione di Sabo, in una Sparta in lotta contro Atene?
Scopriamolo insieme! ^^
Genere: Avventura, Azione, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Monkey D. Rufy, Portuguese D. Ace, Sabo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Era un sogno. Rufy non era mai stato tanto certo di sognare in vita sua.

Oh, andiamo, non poteva essere vero! Era... non era chiedere troppo?

– S-Sabo. – sussurrò Rufy, alzando lo sguardo con cautela, quasi si aspettasse di vederlo scomparire da un momento all'altro. – Sei Sabo, vero? – Un sogno, un sogno, è solo un sogno. Doveva continuare a ripeterselo.

Così quando mi sveglierò farà meno male.

Il ragazzo si voltò verso di loro, spolverandosi velocemente i vestiti. – Scusate se ho fatto tardi. – disse calmo, l'ombra di un sorriso sul volto. – Sarei voluto venire appena ho saputo, ma ci sono state delle... complicazioni. – sorrise apertamente, raggiante di gioia. – Sono così felice di vedervi!

Rufy non ce la faceva più, le lacrime spingevano per uscire: d'accordo, era sicuramente un sogno. Oh, forse era morto! Sì, questo avrebbe spiegato tutto: era morto e stava sognando. Se lui era morto, allora Ace non aveva fatto in tempo a mettersi in mezzo, e quindi era ancora vivo. Sospirò di sollievo: Ace era vivo e lui era morto e stava sognando Sabo, quindi non si poteva dire che le cose fossero andate male, giusto?

– Ma sentilo! – esplose Ace, furente. – Dopo tutto questo tempo... Tutto quello che hai da dire è “sono così felice di vedervi”? Nove anni, Sabo! Nove! E tu...

Sabo alzò le mani, facendo un passo indietro. – Ace, non potevo tornare! Teach...

– Ci avremmo potuto pensare insieme! O non ti fidavi di noi? Non credevi che fossimo abbastanza forti o abbastanza furbi per...

– No, non è assolutamente così, io... – una freccia mancò per pochi centimetri il viso di Rufy, che ritenne saggio alzarsi traballante in piedi. La testa girava da fare schifo, e davvero, si aspettava che morire fosse leggermente meno doloroso di così. Di questo passo, avrebbe smesso di credere che si trattasse di un sogno, e a quel punto, oh, che gli dei l'aiutassero.

– Dobbiamo andare. – decise Ace, un velo di preoccupazione ad ombreggiargli il viso. Era come spaccato a metà: una parte di lui voleva prendere a pugni Sabo, l'altra si stava ancora commiserando per aver permesso a tutta quella gente di venire lì per lui, a rischiare la vita.

Rufy e Sabo annuirono, seri, e si lanciarono di nuovo nella battaglia. Sabo era diventato così forte... Rufy gli si affiancò in battaglia, desiderando stargli il più vicino possibile. Era stanco e a malapena si reggeva in piedi, ma finché si trattava di soldati semplici non aveva problemi ad abbatterli come mosche.

– Sei diventato forte, Rufy. – sussurrò Sabo, sorridendo.

Il ragazzino morse a sangue le labbra per non piangere. – Mi sei mancato... – sussurrò a mezza voce.

Fu uno strano abbraccio, quella cosa rude e frettolosa che li unì mentre ancora stavano combattendo contro quel fiume di nemici, ma era un abbraccio ed era Sabo e Ace stava bene e Rufy non avrebbe potuto chiedere di più, davvero.

Erano già a più di metà della piazza quando raggiunsero Marco, che aveva interrotto il suo combattimento con Kizaru per cercarli. – Ace, stai bene? – fu la prima cosa che chiese.

Il ragazzo sbuffò, roteando gli occhi. – Io sì. – attaccò, inarcando un sopracciglio. – Mio fratello però è stato quasi ucciso. – E Marco comprese che l'ostacolo più pericoloso della giornata gli si era appena piazzato davanti.

Rufy si precipitò in difesa del povero malcapitato. – Ace, sono stato io ad obbligarlo a portarmi, lui non voleva! E poi, Marco non c'era quando Thatch mi ha dato il permesso di andare per primo...

Gli occhi di Ace dardeggiarono, e a Marco fu tragicamente chiaro quale sarebbe stata la prossima vittima dell'incendio che sembrava scoppiato in Ace. – E lui chi è? – chiese per sciogliere la tensione, alludendo a Sabo con la testa.

Rufy sembrava non aspettare altro... da nove anni, almeno. – Lui è Sabo, nostro fratello! – rivelò, la voce grondante di orgoglio.

Marco lanciò a Ace un'occhiata stralunata. – Un altro? – chiese, incredulo.

– Sì, beh, diciamo pure che due bastavano già, grazie. – si intromise Thatch, sbucato dal nulla. Ace si sarebbe buttato su di lui all'istante, davvero, e per il povero Spartano le cose non sarebbero andate tanto lisce, ma al momento c'erano cose più importanti a cui pensare. – Dobbiamo andarcene da qui. Sono libero: avvisiamo Barbabianca e usciamo dalla città. – affermò, deciso.

Marco annuì e ordinò la ritirata di tutte le truppe, alleate e non.

– Ace... – Rufy gli toccò gentilmente il braccio.

– Mh?

– Quella cosa che dicevamo prima... – fece Rufy, guardando per aria. – Sai, il fatto di essere felice eccetera... – abbassò il tono di voce, concitato. – È Sabo! Per favore, mostrati un po' più felice! Ci ha salvati, sai.

Ace fece un profondo respiro. – Lo so. Prima usciamo di qui, poi chiariamo. Promesso.

Rufy sorrise, e Ace si sentì un po' meglio. Insomma, per Rufy era facile. Perdonare, sorridere, e tutto come prima. Ace non ci riusciva, non sapeva quanto del Sabo che conosceva lui fosse rimasto in questo ragazzo che ora gli correva vicino.

Il ragazzo della Profezia, per di più.

Oh, ma era assurdo! Cosa doveva succedere ancora? Atene sarebbe stata distrutta da Sabo, certo, era evidente come una città tanto immensa si sarebbe disfatta tra le mani di un soldato Spartano fuggito all'età di dodici anni per chissà quale allenamento segreto... Ad essere sinceri, quel discorso si sarebbe adattato bene anche a lui: Ace non aveva mai pensato a come avrebbe distrutto Atene, ma sapeva che l'avrebbe fatto. Ora... non era più il suo compito, tutto qua.

Evidentemente, però, Atene non sarebbe stata distrutta quel giorno: sarebbe stato già bello riuscire a fuggire illesi, si disse con un sospiro. Ma non c'era fretta, avevano tempo. L'importante era che lui, Rufy e Sabo sopravvivessero, riusciva a pensare solo a questo.

Al contrario, la mente di Rufy era concentrata unicamente sul continuare a correre, anche se piccole chiazze scure gli danzavano davanti agli occhi. Già da quando era uscito dalla prigione si reggeva a malapena in piedi, e da allora non era stato che un susseguirsi di combattimenti, corse, rischi, ferite e cadute. Aveva salvato Ace (era abbastanza certo che il suo contributo fosse stato qualcosa di utile, e non poteva sentirsi più orgoglioso di così), era arrivato Sabo e da quel momento aveva semplicemente smesso di pensare.

– Rufy!

Il ragazzo dovette concentrarsi abbastanza per mettere a fuoco il gruppo di ragazzi che gli veniva incontro. Sorrise, sbracciandosi per salutarli. Non importava se faceva male: erano lì, i suoi compagni, c'erano tutti. – Ragazzi, state bene? – chiese subito, ansioso.

– Noi? Tu, piuttosto! – fece Sanji, stizzito. – Come fai a camminare, conciato così?

Prima che qualcuno potesse dire alcunché, Rufy si precipitò incontro a Sabo. – Sabo, loro sono i miei compagni: Zoro, Sanji, Usop, Chopper, Franky e Brook! Ah, e che ne è stato di Crocodile? Ricordatemi di ringraziarlo, quando lo vedo... Ragazzi, lui è Sabo: mio fratello. – concluse con evidente orgoglio.

Ace sbuffò.

La reazione di Usop fu un po' meno esplicita di quella di Thatch, ma altrettanto disperata (ma possibile che i tuoi fratelli non finiscano mai?), mentre gli altri accettarono la cosa senza tanti problemi. Uscirono di corsa dalla piazza, rincorsi da qualcosa come l'intero corpo di forze armate di Atene, scapicollandosi verso l'ingresso da cui erano entrati.

Solo quando furono tutti fuori, Ace realizzò effettivamente quanti fossero. I duecento che erano arrivati per primi scomparivano davanti ai tremila alleati che Barbabianca aveva portato, però... c'era un sacco di altra gente!

– E loro chi sono? – domandò Rufy, inclinando il capo. – Ci stanno aiutando a scappare, ma non li ho mai... – si interruppe, portandosi una mano alla bocca. Alla guida del più grande dei battaglioni stava Monkey D. Dragon, urlando ordini ai suoi sottoposti. Sabo sorrise. – Sono gli uomini del nord, dove mi sono allenato con tuo padre, Rufy. – spiegò, calmo. – I suoi battaglioni privati, così li chiama. Abbiamo pensato che avreste avuto bisogno d'aiuto, e così abbiamo portato tremila uomini.

Tutti per salvare Ace.

Adesso si spiegava perché fossero riusciti a scamparla: sarebbe stato assurdo fuggire dalla città di Atene -Atene!- in così pochi.

Davanti alla porta che avrebbero sfruttato per uscire stava una specie di capanna di legno, messa lì probabilmente come posto di guardia. Rufy e tutti gli altri si preparavano ad oltrepassarla, quando la porta si aprì con un tonfo sordo.

La reazione alla persona che uscì dalla porta furono diverse: Rufy spalancò bocca, senza parole. Ace assottigliò lo sguardo, preda di un'irrefrenabile voglia di farlo a fette. Sabo sogghignò, lo sguardo nascosto dal cappello. – Teach. – disse ad alta voce. – Ne è passato, di tempo.

Il ragazzo scoppiò a ridere, gli occhi brillanti di malignità. – Ma chi si vede! Pensavo di averti fatto fuori, l'ultima volta... Anzi, se non ricordo male ho già dato una bella lezione ad ognuno di voi tre! – esclamò, indicando in ordine Rufy, Sabo ed Ace.

– Spostati da lì. – ordinò Ace, incrociando le braccia. Siamo più di seimila, e voi siete una decina. – concluse, scorgendo dietro di lui le stesse persone che aveva già notato a Sfacteria.

Teach ghignò. – Perché ne vedi solo dieci non significa che qua fuori non ce ne siano altri. Ebbene sì, ho evitato di prendere parte alla battaglia! Sapevo che quando ci siete voi in mezzo non si può mai predire come andrà a finire. Tutti i battaglioni di mia competenza sono schierati qua fuori. E voi non volete perdere tempo ad affrontarli, con il grosso dell'esercito alle calcagna, vero? – ghignò. Ace deglutì, arrabbiato: eppure, aveva ragione! Non avevano tutto quel tempo. Teach però lo sorprese ancora. – Ma non vorrei che mi faceste un'altra brutta sorpresa, quindi... perché non facciamo un duello? Provate a sfidarmi! Se riuscirete a battermi dirò anche ai miei uomini di lasciarvi andare. Se però perdete... Ace resta con noi. – concluse.

– Ace non va da nessuna parte! – gridò Rufy, arrabbiato.

– Quindi sarai tu a sfidarmi? – fece Teach, giocherellando con la lama della spada. – Non è che abbiate molto tempo...

Ace spinse Rufy indietro. – Ma se neanche ti reggi in piedi! Hai già fatto già troppo, oggi. – aggiunse con dolcezza. – Ti affronterò io!

Ma anche Sabo aveva fatto un passo avanti. – Lascia che faccia io. – disse con forza. – No, fermo, aspetta. – aggiunse poi, quando vide che Ace stava per protestare. – Quando avevo dodici anni, quell'uomo mi ha aggredito e piazzato in un edificio in fiamme. Per colpa sua non vi ho potuti vedere per nove anni interi. – la sua voce tremava leggermente mentre stringeva l'elsa della spada. – Lascia che mi prenda la mia vendetta. E poi, – aggiunse con un tono di voce talmente basso che solo Ace e Rufy riuscirono a sentirlo, – c'è la Profezia. La vita che si spegne potrebbe essere sua. E io non dovrei morire prima di aver distrutto Atene o cose del genere.

Ace non sembrava molto convinto, e incrociò le braccia. – Sei sicuro? – chiese, inarcando un sopracciglio. – Non...

– ...Non morire sul serio adesso che sappiamo che non sei morto per finta! – terminò Rufy con apprensione, esprimendo abbastanza bene il concetto che aveva Ace in testa.

Sabo gli diede un buffetto in testa e annuì. – Farò del mio meglio. – promise. – Voi difendete le retrovie, casomai il grosso delle forze Ateniesi ci attaccasse da dietro!

Ace e Rufy rimasero con i piedi ben piantati nel terreno a fissare Sabo che si avvicinava a Teach a grandi passi. – Buona fortuna! – non riuscì a trattenersi dal gridare Rufy. Sabo sorrise come non sorrideva da circa nove anni. – Ehi. – sibilò Rufy, dando una gomitata a Ace. – Digli buona fortuna anche tu!

Ace praticamente aspettava solo che Rufy lo obbligasse a farlo. – In bocca al lupo. – gli augurò sorridendo.

Non è che lo stesse perdonando -era ancora arrabbiato, grazie tante!-, ma vedere Sabo così grande... era davvero bello, niente da fare.

Sabo annuì con forza, e si fermò davanti a Teach. – Combattiamo.

– Ah, prima di cominciare... – ghignò Teach, – Abbiamo inventato una tecnica che mi è stata ispirata proprio dai tuoi fratellini, vuoi vederla?

Sabo sgranò gli occhi quando, dall'altro lato delle grandi mura che difendevano la città di Atene, iniziarono a piovere centinaia di frecce infuocate dirette sulle forze Spartane. – Frecce, come il piccoletto. Fuoco, come l'indemoniato. Ti piace?

Sabo saltò indietro per evitare una freccia che si conficcò appena di fianco a lui. L'erba prese a bruciare intorno a lui, e tutti gli Spartani sollevarono gli scudi per cercare di difendersi alla meno peggio, strizzandosi quando alcuni ne erano sprovvisti. Ace e Rufy si nascosero insieme agli altri, trattenendo il fiato.

– Un po' troppo scenografico. – giudicò alla fine Sabo, spolverandosi i vestiti. – Cominciamo?

Alle loro spalle la capanna di legno da cui era uscito Teach prese a bruciare come fosse una torcia. – Ovviamente.

 

* * *

 

Era davvero una cosa incredibile. Rufy si chiedeva dove Sabo avesse imparato a lottare così bene: si muoveva ad una velocità tale che sembrava non avesse fatto altro che combattere per tutti gli anni in cui non si erano visti. Lui e Teach combattevano da quasi dieci minuti, e il tempo stringeva: già l'avanguardia degli Ateniesi provenienti dalla città era entrata in conflitto con la retroguardia Spartana, e il combattimento era spietato. Senza contare la valanga di frecce che si era riversata su di loro: ormai sembravano terminate, ma l'incendio divampava in tutte le direzioni: se non si fossero sbrigati...

Improvvisamente Sabo e Teach si trovarono costretti a spostarsi sempre più vicini alla capanna infuocata. – Non entreranno là dentro... – sussurrò Rufy a mezza voce, terrorizzato.

Ace cercò di tranquillizzarlo, ma la verità era che l'idea spaventava a morte pure lui. E sembrava che Sabo volesse entrare lì! Con un colpo di spada alla fine spinse Teach all'interno, costringendolo ad arretrare, e poi non furono più visibili.

– Ma la casa è pericolante, potrebbe crollare da un momento all'altro! – si spaventò Rufy, facendo per andargli dietro.

Ace lo fermò, trattenendolo per la collottola. – Ragiona! Sabo l'ha fatto apposta. Ora possiamo passare, nessuno ci può fermare! Usciamo da qui, affrontiamo il battaglione stanziato fuori e torniamo a casa! – gridò.

Le truppe lo ascoltarono, iniziando a riversarsi fuori. Rufy però non si mosse, rimanendo attaccato al fianco del fratello. Quando anche la retroguardia fu uscita dal portone, Rufy si azzardò a parlare. – Ace...

L'altro annuì. – Ovviamente.

Senza bisogno di un'altra parola, si tuffarono entrambi nella capanna pericolante. Furono subito aggrediti dalla puzza di fumo e dalle fiamme che gli bruciavano gli occhi. Rufy tossì, e Ace gli fece vedere come coprirsi il viso per evitare di intossicarsi troppo. – Da che parte saranno andati? – chiese Rufy, saltellando per il calore del pavimento. Da fuori sembrava più piccola, accidenti! Evidentemente era una casa abitata da chi rimaneva lì a fare da vedetta, anche più di dieci persone contemporaneamente.

I due tesero le orecchie, ma non c'era nessun rumore di fondo. – Proviamo su? – propose il più giovane, tanto per dire qualcosa. Ace rifletté che, siccome sembrava sul punto di crollare, era meglio controllare il primo piano prima del pianterreno, e annuì.

Salirono quindi le scale in fretta e furia e raggiunsero una grande stanza avvolta dalle fiamme (probabilmente un dormitorio), e sbarrarono gli occhi: accasciato a terra in un lago di sangue, Teach sembrava più morto che vivo, dall'altro lato della stanza un Sabo ferito e ansimante, ma decisamente cosciente. – Sabo! – gridò Rufy, andandogli subito vicino. Quello sbarrò gli occhi, confuso di vederli lì.

– Ha respirato un sacco di fumo. – diagnosticò Ace, pratico. – Ce la fai ad alzarti?

Sabo mugolò qualcosa, cercando in tutti i modi di tirarsi su. Ace sospirò e lo prese per un braccio. – Sei stato bravo. – concesse. – L'hai battuto. – con qualche effetto collaterale, pensò osservando le sue ferite, ma preferì tacere. Sorrise: Teach era stata la loro spina nel fianco da un sacco di tempo, in realtà. Fin dalla loro prima prova di sopravvivenza, Ace aveva sempre desiderato dargli una lezione, eliminarlo dalle loro vite. E adesso... Sabo, proprio lui, ce l'aveva fatta.

Uno scossone li riportò alla realtà: – Qui crolla tutto! – esclamò Rufy, facendo velocemente spazio tra le macerie perché sia Ace che Sabo potessero passare.

Quando scivolarono davanti a Teach, però, quello aprì gli occhi. – P-per favore... – ansimò.

A Ace bastò squadrare le sue ferite per capire che non aveva possibilità di rimettersi, quindi voltò lo sguardo. Rufy però non sembrava intenzionato a proseguire. – Ace...

– Starai scherzando. – sbottò l'altro, incredulo.

– Era uno Spartano! Eravamo nello stesso campo! – insisté l'altro.

Ace sospirò, indeciso sul da farsi, quando uno scossone li fece quasi cadere a terra. Senza che Rufy o qualcun altro potesse fare niente, Teach scivolò giù insieme a cumuli di macerie, rimanendone seppellito.

Grandi crepe si aprirono nel pavimento mentre il fuoco continuava a mangiare il legno sotto i loro piedi, e mentre Rufy gli tornava di fianco Ace perse la presa sul corpo di Sabo, che scivolò verso il niente sotto di loro.

* * *

Vista da fuori, la situazione era praticamente assurda: metà della casa era crollata su se stessa, bruciata fino alle fondamenta. Un piccolo pezzo ancora restava in piedi, e da quel pezzo penzolava un ragazzo biondo, trattenuto per un braccio da Ace e per l'altro da Rufy, che si sforzavano di non lasciarlo cadere.

Sabo sorrise, chiudendo gli occhi per un istante. Eccolo là, in bilico tra la vita e la morte. Ed ecco i suoi fratelli. Per nove anni non si erano visti, e a volte aveva avuto paura che si scordassero di lui. Quante stelle aveva guardato nella speranza di sentirli più vicini? Quante lacrime aveva speso? Quanti tentativi di fuga aveva messo in atto? Ed ora, quando aveva creduto che tutto fosse perduto e che la sua ora fosse giunta, erano arrivati per lui, prendendolo al volo, tirandolo in salvo. Come si poteva essere più felici di così?

Lo issarono di nuovo sulla casa pericolante e scesero insieme, tenendosi stretti l'uno all'altro.

Uscirono praticamente correndo e superarono le grandi mura attraverso la porta lasciata aperta: le forze Spartane li stavano aspettando per scappare. – Eccoli! – gridò entusiasta Usop, saltando come un matto. – Sono loro, sono loro!

Marco sospirò di sollievo e Dragon annuì compiaciuto: avevano vinto, vinto, vinto.

Ace, Rufy e Sabo si lasciarono cadere sull'erba, ancora stretti gli uni agli altri, e per quanto si sforzassero non riuscivano a smettere di ridere.

 

* * *

 

– … e poi siamo tornati a Sparta. Questo è quanto. – concluse Rufy, soddisfatto.

Kidd e Law annuirono, concentrati. – Quindi non era Ace. Bel colpo, eh? – commentò Kidd, solidale. – Di' la verità, ti piaceva troppo essere l'eroe di Sparta o cose così.

Ace sbuffò, trattenendo una risata. – Come no, certo.

– La cosa strana, – lo interruppe Law, – è che entrambi siete nati ad Atene. Lo capite che se foste rimasti lì, Sparta non avrebbe avuto nessuna possibilità di vittoria?

Rufy ridacchiò. – Meglio per noi, no? Insomma, io sono felice che sia andata così!

Ace e Sabo si guardarono per un attimo. Erano passate due settimane dalla grande battaglia di Atene, e in tutta Sparta non si parlava d'altro: loro erano improvvisamente diventati gli eroi della Patria. Ed erano insieme. Rufy affermava che questa fosse la cosa più importante, e né Sabo né Ace avevano intenzione di contraddirlo.

– Beh, è stato un piacere rivedervi, ragazzi! – rise Rufy, sventolando la mano per salutarli: ormai era calata la sera, e dovevano tornare all'accampamento dove risedevano i loro battaglioni.

In quel periodo erano successe tantissime cose, tanto che Rufy si sentiva girare la testa al solo pensiero. Grazie al cielo nonno Garp stava bene, così come suo padre. Aveva parlato con tutti e due, facendosi picchiare dal primo e lodare dal secondo per la sua buona capacità in fatto di scegliersi i fratelli. Avevano poi riguardato insieme a Ace e Sabo la Profezia, e sebbene fossero tutti abbastanza certi del fatto che la “vita che si spegne” fosse quella di Teach, ancora non sapevano come interpretare il resto. – C'è tempo. – aveva stabilito Dragon, ed era quello che Rufy aveva sempre sognato.

Ace e Sabo si erano chiariti: dopo una scazzottata, un abbraccio e una lunga serie di insulti finita con un “mi sei mancato, deficiente”, “anche tu, testa vuota”, avevano ricominciato come se non si fossero mai separati.

Dopodiché Ace aveva allegramente aggredito Marco e thatch per "aver permesso a Rufy di rischiare la vita" e per "aver dimostrato una sconsideratezza immensa", concludendo col ringraziarli per essere venuti per lui. Marco e Thatch lo preferivano quando li insultava, e glielo dissero.

Ora l'aria era fresca, le cicale cantavano e la strada verso l'accampamento non era lunga. Il giorno dopo sarebbero ripartiti tutti verso destinazioni diverse, ma quello non era certo un addio: si sarebbero rivisti, era naturale. Non potevano stare lontani troppo a lungo.

– Ehi, ragazzi, è ancora presto, in fondo. – azzardò Rufy dopo un po'. – Dite che potremmo...

Gli altri due sorrisero in contemporanea. Il cielo non era mai stato così bello.

– Andiamo a guardare le stelle. – confermò Sabo, felice, e Ace annuì con convinzione.

Sgattaiolarono nella foresta dove andavano sempre da bambini, e raggiunsero il posto che li aveva visti per innumerevoli notti. – Quanti ricordi... – mormorò Sabo.

– È bellissimo. – affermò Rufy con convinzione.

– Certo che lo è. – concordò Ace sdraiandosi sull'erba, presto imitato dagli altri due.

Rimasero in silenzio per un po', a contemplare il cielo stellato sopra di loro. – Mi siete mancati così tanto. – sussurrò Sabo alla fine. – E quando ho temuto di non fare in tempo...

Ace lo zittì. – Sei tornato, è questo che conta.

– E poi, anche tu ci sei mancato da matti, sai? Anche Ace piangeva, quando pensava che non lo vedessi. – si intromise Rufy. Ace cercò di picchiarlo, ma il ragazzino schivò agilmente.

Va bene, in ogni caso... Grazie. A tutti e due. Per essere venuti, dico. – mormorò Ace.

Sabo annuì. – Grazie a voi... per avermi aspettato.

Voltarono lo sguardo verso Rufy, che sembrava ormai già piombato nel mondo dei sogni. – Grazie... – mormorò però quello, aprendo gli occhi. – Per essere i miei fratelli. – concluse con un enorme sorriso. – Sono così felice di avere voi!

Sopra le loro teste, passò sfavillante un'enorme stella cadente che li lasciò per un istante a bocca aperta.

Sorrisero contemporaneamente, troppo pieni di gioia per parlare: ora sapevano che, qualunque cosa fosse accaduta, niente al mondo li avrebbe mai separati.

Perché erano fratelli.

 











































Angolo autrice:
Eeeeee... ok, è finita. Andata. Conclusa. Ragazzi, mi sento strana! È stato bellissimo scrivere questa storia ogni mercoledì (facciamo finta che) con le vostre stupende recensioni. Siete stati fantastici e io non merito nessuno di voi, grazie per aver accompagnato Ace, Rufy e Sabo in questa storia!
Ora sparirò un po' dalla circolazione, vado in campeggio e poi in Grecia e trovare Internet e computer sarà una faccenda leggermente complicata, ma aspettatemi per Settembre con tante altre nuove storie su One Piece! ;D
Ora vorrei ringraziare di cuore tutti quelli che mi hanno seguito, preferito, ricordato e soprattutto... recensito!

Grazie ad Akemichan: sei stata incredibile, i tuoi giudizi sempre tanto accurati e gentili mi hanno davvero dato la carica per continuare! Sono felicissima che questa storia ti abbia presa, spero che l'ultimo capitolo non ti abbia delusa!

Grazie a Luffy_Mugiwara: sei stata gentilissima a recensirmi, grazie di cuore per l'incoraggiamento! Spero che l'ultimo capitolo ti sia piaciuto!

Grazie a _Firestorm_: grazie per avermi recensito, spero che questa storia ti sia piaciuta!

Grazie a Kamisama_Nikij: sono davvero felice che la mia storia ti sia piaciuta, grazie per avermi lasciato le tue recensioni sempre divertentissime!

Grazie a cola23: i tuoi commenti sono sempre una cosa meravigliosa, sei stata gentilissima a passare, ogni tanto! Spero davvero che questa storia ti sia piaciuta e che l'ultimo capitolo non ti abbia delusa!

Grazie a Monkey_D_Alice: come avrei fatto senza di te? Grazie per esserci sempre stata, mi hai davvero fatta felice! Spero che anche l'ultimo capitolo ti sia piaciuto!

Grazie a afro_chopper_jr: sono felice che questa storia ti sia piaciuta, grazie di cuore per l'incoraggiamento!

Grazie a _Meyor_: grazie di cuore per essere passata, sono felicissima che questa storia sia stata di tuo gradimento ;) Spero che apprezzerai anche il finale!

Grazie a New Red Eyes: Sei stata davvero gentile, grazie per avermi lasciato il tuo parere! Sono felice che questa storia ti sia piaciuta!

Grazie a I_S_Aquamarine: grazie per esserci sempre stata, i tuoi commenti mi hanno sempre fatto tantissimo piacere, sei stata incredibile! Spero che anche questo capitolo ti piaccia!

Grazie a OrenjiAka: sono davvero felice che tu abbia deciso di recensire parte della mia storia, grazie di cuore per i commenti sempre stupendi!

Grazie a Yellow Canadair: davvero, come avrei fatto senza di te? Grazie per esserci sempre stata, per avermi letto e recensito: ogni volta che vedevo il tuo nome sullo schermo era una gioia per gli occhi! Spero che anche quest'ultimo capitolo non ti abbia delusa!

Grazie a _Ace: che tu mi abbia recensita è già di per sé un miracolo, ma volevo dirti grazie di cuore per essere passata e aver lasciato il tuo segno: sono davvero felice di averti conosciuta, grazie di cuore per tutto, davvero! A breve passerò anche da te, abbi fede. Grazie ancora per tutto!

Grazie a Hiken no Bibi: grazie di cuore per essere passata, sono felice che questa storia ti prenda! Sei davvero gentile, spero che l'ultimo capitolo non ti deluda!

Grazie a Kurosaki Roronoa: Sei stato/a davvero gentile, grazie per avermi lasciato il tuo parere! Sono felice che questa storia ti sia piaciuta!

Grazie a Leluchan: grazie per la recensione, sei stata davvero gentile! Spero che l'ultimo capitolo ti piaccia!

Grazie a perseusjackson: sono felicissima che la mia storia ti sia piaciuta, grazie di cuore per tutto! Sei stata davvero gentile, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!

Grazie a: Sayan_lover: grazie mille per essere passata, sono felicissima che questa storia sia stata di tuo gradimentoti sia piaciuta! Spero che apprezzerai anche il finale!

Grazie a: Siria_Ilias: grazie mille, sono felice che questa storia ti sia piaciuta! Grazie di avermi lasciato una recensione così bella! ;)

Grazie a Emma_Sirius_Potter: seriamente, come faccio in così poche righe a dire quello che le tue recensioni significavano per me? Grazie di essere passata, grazie di avermi recensita e resa una persona felice! Grazie per le tue considerazioni stupende e per la pazienza nel seguire una come me!







Insomma, siete tutti meravigliosi. Un grandissimo abbraccio a tutti, ci sentiamo presto!
Un bacione, vostra
Emma ^^
  
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