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Autore: The Edge    09/07/2014    4 recensioni
Vince Neil piangeva solo, dentro al bagno del suo appartamento.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Vince Neil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il cubicolo era piccolo e stretto, un uomo era accovacciato per terra e singhiozzava.
Le lacrime scivolavano lungo il viso, il dolore e i sensi di colpa gli artigliavano il petto con violenza, sentiva il respiro mancare.
Vince Neil piangeva solo, dentro al bagno del suo appartamento.


Non riusciva ad ammetterlo, eppure era passata una settimana.
I sette giorni più brutti, devastanti ed orribili della sua esistenza. Di solito sono i figli che seppelliscono i genitori, non il contrario. Eppure lui aveva messo sottoterra la sua piccola Skylar. Quella bambina gli assomigliava così tanto, aveva la sua stessa faccia e quando sorrideva, le si formavano due simpatiche fossette agli angoli della bocca. Ogni volta che la vedeva felice gli veniva voglia di mangiare di baci quelle piccole gote, così morbide e profumate.
Perché sì, Skylar profumava di innocenza, dolcezza e amore. Vince amava quell’odore, sapeva di… casa.
Singhiozzò ancora più forte, riprese a tremare e si portò le mani ai capelli, come poteva affrontare l’indomani quando aveva perso l’unica cosa buona che aveva fatto nella vita?


Il biondo afferrò la bottiglia di whisky e se la portò alle labbra. Bevve con frenesia, desideroso di dimenticare il dolore. Una vocina nella sua testa gli fece notare che non era il caso di ubriacarsi, di nuovo, perché comunque l’alcool non gli avrebbe riportato la sua bambina; ma ormai erano anni che Vince Neil ignorava quella vocina, e per ripicca tracannò l’intero contenuto della bottiglia.
Appena il liquido arrivò nel suo stomaco, questo si contrasse e il whisky ripeté il percorso appena compiuto al rovescio. L’uomo si accasciò sulla tazza del water e vomitò tutto quello che aveva ingerito nelle ultime ore, assieme ad un fiotto di nuove lacrime.


La donna che più amava al mondo non c’era più, e lui si sentiva terribilmente solo, svuotato da tutto quello che Skylar rappresentava, in tutta la sua purezza di bambina di quattro anni.


«Papà, stai a vedere. Adesso ti faccio girare la testa.» aveva esordito così la bambina con un sorrisetto furbo.
Vince aveva sorriso sotto ai baffi, curioso di sapere cosa avrebbe combinato quel piccolo angioletto con gli occhi vispi «Ah sì?»
«Sisì.» aveva replicato ridendo Skylar, la quale aveva preso a correre attorno alle gambe di suo padre.
Vince scoppiò a ridere di gusto, afferrò per le ascelle la bambina e la strinse amorevolmente tra le braccia, le stampò un bacio sulla guancia morbida e le disse «Ti amo principessa.»
«Posso sposarti quando sarò più grande?»
Vince le diede un altro bacio, questa volta sulla fronte «Ma certo, ci sposiamo ogni volta che vuoi.»



Un piccolo sorriso incurvò le labbra di Vince, il ricordo di quella dolcissima conversazione con la sua piccola lo avrebbe custodito per sempre nel suo cuore.


Le lacrime continuavo a solcargli il viso, scorrevano copiose lungo le guance, scivolavano giù per il collo e si perdevano nella maglietta che indossava.
Barcollando, aveva la vista annebbiata sia dalle lacrime sia dall’alcol, uscì dal gabinetto e si diresse verso la camera da letto. Cosciente del fatto che avrebbe fatto incubi, prese i medicinali che custodiva nel cassetto e lì buttò giù, come se fossero state caramelle.
Si sdraiò sul letto e attese.


«Ti amo amore mio.»
 
  
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