Happily ever
after
Aveva sempre pensato che quando si sarebbe sposato - se si fosse sposato - sarebbe stato
Silente a celebrare la cerimonia.
Non che ci pensasse,
propriamente, ma quando permetteva al buon senso e ai timori di scivolare, giusto
un po’, giusto quanto bastasse a far respirare il ragazzino che era, si
immaginava una piccola chiesa, intima, gotica, così simile ad Hogwarts. Alti soffitti
e vetrate luminose, atmosfera serena, sentore di incenso nell’aria.
James sarebbe stato il suo testimone - o Sirius, magari,
splendente nel suo abito da cerimonia, che si sarebbe avvicinato con aria seria
per augurargli ogni bene e sarebbe finito per passargli un braccio intorno al
collo e scompigliargli i capelli, ridendo quella sua risata rumorosa che
avrebbe fatto voltare indignati tutti i presenti.
Sì, sarebbe stato Sirius. James sarebbe stato in seconda
fila, proprio dietro ai suoi genitori, a prendere in giro Peter, che di sicuro
avrebbe avuto gli occhi un po’ lucidi. Lily sarebbe stata al suo fianco,
radiosa e semplicemente bella, forse già con la fede al dito o addirittura con un
po’ di pancione.
Stranamente, gli viene in mente ora, non aveva mai
immaginato la sposa.
It's all a game of this or that, now versus then
better off against worse for wear
Il problema era che non aveva ancora trovato la ragazza
giusta. Si sforzava, teneva gli occhi aperti - insomma, aveva anche lui
diciassette anni! - ma forse avrebbe potuto sforzarsi un po’ di più.
A dirla tutta non gli importava poi tanto. Si diceva che
quando sarebbe dovuto accadere sarebbe accaduto, e con la serena consapevolezza
si metteva a preoccuparsi per altre questioni, perché c’era sempre qualcosa di
cui preoccuparsi. I suoi amici che rischiavano di far saltare in aria le aule,
raccontare a tutti di sua madre malata che doveva andare a trovare una volta al
mese, le ferite che rischiavano di infettarsi ad ogni alba che restava troppo a
lungo disteso sul terreno umido.
I sussurri inquietanti che si rincorrevano per tutta la
scuola, le voci di sparizioni e delitti, la
guerra alle porte.
C’era davvero ben altro di cui preoccuparsi.
Eppure… gli mancano, quei tempi. La sicurezza di una
famiglia, più forte di quella di sangue; il sapere di avere qualcosa per cui
combattere, uno scopo, il sapere di
valere qualcosa; l’orgoglio di lottare, e di tenere la testa alta sotto gli
occhi di tutti i suoi valorosi compagni.
Gli manca Hogwarts, terribilmente, una nostalgia che certe
notti lo colpisce come una coltellata e gli toglie il respiro. Giorni di
scherzi e lezioni, pomeriggi di Quidditch e studio, notti di confidenze o gioia
sfrenata a correre sotto la luna piena.
E poi dolore, morti, tradimenti e solitudine, lunga,
rancorosa solitudine. E poi di nuovo Hogwarts, e sollievo, e amici ritrovati e
la speranza della fine di quella solitudine. E poi ancora segreti racchiusi in
case vittoriane e la crudele, definitiva morte di quella speranza.
Tutto sommato, forse sta bene com’è adesso.
And you’re someone who knows someone who knows someone I once knew
And I just want to be a part of this
Ninphadora è così diversa.
Cambia in continuazione, è vero, ma non potrebbe mai
imitare le risatine nervose di Peter, o la sicurezza dei modi di James, o la
bellezza di Sirius. È imbarazzata dalla propria goffaggine, decisa e ostinata
nei suoi propositi, graziosa nei suoi mutevoli lineamenti - ma non è loro.
La sua è un’allegria tutta diversa, una gioia che ricorda
vagamente da giorni uggiosi passati dietro banchi a progettare mascalzonate ma
che non è così prorompente, inebriante o pericolosa. È felicità tenera,
ingenua, spensierata. È una felicità che lo fa sorridere, ma non capisce
perché.
È lei che scalda il suo cuore? O le sensazioni che un suo
sguardo risveglia?
Ricorda ancora quel pomeriggio, nella Torre, quando aveva
alzato gli occhi dalla ricerca di Pozioni e li aveva posati su Sirius,
raggomitolato nella sua poltrona preferita, che fissava il fuoco con sguardo
lontano, i capelli in disordine davanti al viso, i riflessi delle fiamme nelle
iridi grigie, e. La fitta, la realizzazione. Poi Sirius si era voltato, gli aveva
sorriso, e lui aveva sorriso in risposta prima di tornare al suo tema senza
riuscire a formulare un solo pensiero coerente.
È con lei che vuole stare? O vuole
semplicemente qualcuno?
The road outside my house is paved with good intentions
Hired a construction crew, 'cause it's hell on the engine
Certo che vuole stare con lei. Avrebbe
potuto avere altre donne, dopotutto, e avrebbe anche potuto dire di no
un’ultima volta, con decisione. Ma quella decisione non c’era stata, perché lui
voleva stare con lei.
Era una ragazza dolce, vitale, piena di speranza e voglia
di fare, proprio quello che gli serviva… cioè, che voleva. E anche se non era la cosa più sensata che potesse fare,
lui che col buon senso aveva sempre avuto questo intenso rapporto (che per
sette anni aveva dimenticato), ma avevano avuto le loro possibilità. Lei aveva
rifiutato le alternative, e non aveva senso impedirle di seguire anche
quell’ultima strada rimastale. C’era bisogno di un futuro, di quei tempi, fosse
pure pazzo e impulsivo.
L’avrebbe anche amata, col tempo. Se di tempo ne avessero
avuto.
Ma l’avrebbe amata, con tutto sé stesso, l’avrebbe
guardata negli occhi e avrebbe sentito una stretta al cuore, piacevole e del
tutto diversa da quella che aveva ogni volta che dietro quel viso vedeva
scivolare per un attimo il fantasma del cugino di lei.
Perché avevano gli stessi occhi, lo stesso sangue, ma lei non era lui. Non lo sarebbe mai stata.
Infatti l’aveva scelta per questo. L’amava, per questo.
Presto l’avrebbe amata, ne era sicuro.
You are the dreamer and we are the dream
I could write it better than you ever felt it
Anche se di notte, sì, di notte, sua dannazione e punto
debole, languida spacciatrice di menzogne con la sua calma e la sua luce tenue
che tutto cambia e molto nasconde, di notte non era tanto sicuro.
Nel suo letto, piccolo, in una stanza carina, con
Ninphadora tra le braccia - che non era
grande e sfatto, non era la cupa
camera di un ragazzino troppo orgoglioso della sua diversità, e non era il corpo gracile e forte di Sirius
- i dubbi avevano il sopravvento. La stanchezza s’impossessava di lui, le
palpebre si facevano pesanti e l’illusione si incrinava, portando proprio nel
momento in cui si addormentava la sensazione sgradevole di un amaro risveglio.
La mattina si svegliava placidamente, stiracchiava
lentamente le ossa stanche e abbracciava più stretta Dora, e mentre lei faceva
un rumorino soddisfatto scacciava le sgradevoli incertezze della sera prima,
ricominciando a sognare con un sorriso soddisfatto sulle labbra.
So hum hallelujah,
Just off the key of reason
Aveva senso quello che stava facendo. Era affrettato, male
organizzato e così diverso dalle sue fantasticherie di ragazzino che quasi gli
veniva da ridere, ma sentiva che era giusto.
E guardando Tonks sorridere alla madre mentre si alzava
per raggiungerlo, con suo padre al fianco, sorrise e canticchiò, mormorando
appena. In fondo, non voleva mica rovinare il suo matrimonio con un’esibizione
canora! Ma d’altro canto che matrimonio sarebbe stato, senza una marcia nuziale?
I thought I loved you
It was just how you looked in the light.
Oh, com’è bella. Com’è luminosa nel suo abito da cerimonia
bianco, semplice e adatto; com’è graziosa con quel bouquet, che aveva insistito
ad avere per poterlo abbinare ai suoi capelli, naturalmente castani con qualche
piccola ciocchetta rosa cui però non aveva saputo resistere.
E il suo sorriso, i piccoli passi con cui gli si avvicina,
lenti e misurati per non combinare uno dei suoi soliti disastri. Le mani che
tremano, la voce emozionata nel dire “ti amo”.
La guarda negli occhi, sorridendo del motivetto che ha
ancora in testa, vi legge devozione e sincerità e si odia, si disprezza
ferocemente per aver pensato che quando li ha così chiari sono proprio come
quelli di Sirius, anche se quelli di Sirius sono più belli.
Chiude i suoi, li serra e spera di poterli non aprire mai
più - o di aprirli e trovare qualcun
altro, sente una vocina mormorare maligna eludendo la sua coscienza.
Ovviamente non può, allora respira a fondo, li riapre, la guarda, chissà se
avrà capito qualcosa.
Non è più bella. È solo Tonks, e non è abbastanza.
A teenage vow in a parking lot
"Till tonight do us part"
I sing the blues and swallow them too
« Anch’io ti amo. »
Sorriso, illusione, menzogna - che cos’è una in più a
questo punto?
Lei gli prende una mano, radiosa. Si sente di nuovo
ragazzino, quando baciava ragazze che non gli interessavano e ai loro “ma tu mi
ami?” rispondeva a disagio con un “uh, certo”. Ragazze, poi; ne avrà avute giusto un paio, forse una, e non era
durata per più di un mese. Proprio non riesce a ricordare quante fossero,
nemmeno i nomi, o dei volti.
(Perché tutto quello a cui sapeva pensare era: Sirius Sirius Sirius.)
« Ti amo » ripete, le strizza la mano e davvero, un’altra
bugia non significa nulla dopo tutte quelle che ha lasciato lungo la sua
strada. Scaccia l’amarezza e ricompone facciata e illusione, prima di voltarsi
verso il celebrante.
My words are my faith to hell with our good name
A remix of your guts, your insides X-rayed
Non ci crede a quelle parole, in realtà, nemmeno lui è
talmente ipocrita da spingersi a tanto. Sono più dei propositi, una
dichiarazione d’intenti a cui vuole essere fedele.
Perché Tonks se lo merita di essere felice, si merita un
uomo che l’ami e pensi a lei. Perché lui si merita di trascorrere il resto
della sua vita senza soffrire, assieme ad una persona che per lui è tutto e che
sa sarà sempre al suo fianco. Se lo merita, Cristo, gli spetta dopo quello che
ha passato, dopo dodici maledetti anni in cui ogni giorno è stato un
crogiolarsi in disgusto, dolore e senso di colpa, e dopo un anno con
l’agghiacciante consapevolezza di aver perso, definitivamente, ogni cosa.
È un suo diritto.
Lo vuole e lo avrà, andrà a prenderselo e non gli importa
se significherà condannarsi ad un’esistenza di rimpianti e nostalgia, al
momento non gli importa. Vuole credere a quello che significa la mano di
Ninphadora nella sua, lo scintillio dell’anello di fidanzamento che sta per
essere sostituito.
Comincia la formula dell’officiante, e quasi si sorprende di
ritrovarcisi. È proprio quello che sta pensando anche se per un’altra persona,
i suoi sentimenti più nascosti presi e riadattati e sarà pure qualcosa di
diverso ma ci si ritrova, e quello è l’importante.
And one day we'll get nostalgic for disaster
we're a bull, your ears are just a china shop
Quasi non gli importa di tutto il resto, in quel momento
fittizio. Non si ferma a pensare al futuro, al presente (e non vuole pensare al
passato). Però poi si volta brevemente, verso gli invitati, e gli ritorna in
mente.
Sono pochi, così pochi da occupare a mala pena qualche
panca. Ci sono i genitori di Ninphadora, ovviamente, e sua madre; c’è Molly
Weasley, cha ha preteso di venire e ora stringe in una morsa di ferro il
braccio del marito, asciugandosi le lacrime con un fazzoletto dall’aria consumata;
c’è la professoressa McGranitt, composta ma dagli occhi sorprendentemente
lucidi; c’è un’amica di Ninphadora, a farle da damigella, e Kingsley Shacklebolt
a fare da testimone a lui.
Sono pochi, così pochi da non dare neppure l’idea di
intimo. Dicono segretezza, cautela, pericolo.
Chissà come sarà il loro futuro. Si sforza per un attimo
di pensarci, mentre i presenti ricambiano affettuosamente il suo sguardo, ma
non ce la fa. In guerra è più facile andare avanti senza fermarsi a immaginare
tutti i possibili - drammi - scenari
che si prospettano, e insomma, non ha voglia di deprimersi nel giorno del suo
matrimonio. Non riesce nemmeno ad immaginarsi cosa accadrà una volta usciti di
lì!
Come tutti i pericoli che li attendevano in passato,
dietro ogni angolo e dietro ogni amico. Perché dal futuro al presente al
passato il passo è breve, seppur sgradito, e lui lo percorre come un vicolo
familiare. C’era un tempo in cui cambiava casa ogni mese, settimana a volte, e
sentiva spessissimo i suoi amici, ma per scambiare parole d’ordine su parole
d’ordine, non commenti sul Quidditch. I loro discorsi erano costellati di
necrologi e spettri di persone conosciute, come i loro sonni.
C’era un tempo in cui dormiva tre ore a notte per fare la
guardia, aveva sempre un posto dove andare a fine giornata per fare rapporto, e
non si era mai sentito un uomo migliore in vita sua. E c’erano amici (forse)
fidati, il calore di un gruppo affiatato, mani amate che porgevano tazze di
caffè e restavano a fargli compagnia nel gelo della sorveglianza.
Torna a guardare Tonks con un perfetto sorriso di
porcellana sulle labbra. Solo uno stupido si metterebbe a dire che allora era meglio di adesso.
I love you in the same way, there's a chapel in a hospital
One foot in your bedroom and one foot out the door
Farà in modo che il presente sia meglio di qualsiasi
insulso passato. Farà in modo che i brutti momenti scompaiano, anche in guerra,
e quelli belli lo saranno ancora di più. È una promessa. Per sé… e per
Ninphadora, certo.
In salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, la
amerà. La amerà con tutto il cuore, più dei suoi cari, più della sua vita…
…e forse più di Sirius. Ma non lo sa, perché in fondo in
fondo dubita che sia possibile amare qualcuno più di quanto lui amasse l’altro.
Non è umanamente possibile.
Ci proverà, però. Forse col tempo riuscirà ad amarla allo
stesso modo, e sarà un giorno indimenticabile, il giorno in cui nessun’angoscia
soffusa farà da sottofondo ai suoi baci e non ci sarà senso di colpa nel
riposare in un letto estraneo.
Sarà un giorno spettacolare, quando il suo maledetto
istinto non cercherà di spingerlo, nel cuore della notte, a fuggire.
Sarà il giorno più bello, quando finalmente non sarà
squarciato dal desiderio di restare per avere qualcosa - qualsiasi cosa - e il bisogno fisiologico di andarsene.
Sometimes we take chances, sometimes we take pills.
I could write it better than you ever felt it.
Era la sua opportunità per essere finalmente felice. Senza
drammi da sostenere, da solo, o opprimenti segreti e tristezza. Solo una donna
disposta ad amarlo, una ragazza giovane e bella, desiderosa di salvarlo dai
suoi fantasmi.
Era stufo delle occhiate che la gente gli riservava, gli
sguardi di disapprovazione di Molly e preoccupati degli altri, perché non era
normale costringersi a sopportare un lutto così a lungo.
Ma lui non aveva bisogno di compassione, dannazione. Non
gli serviva, come non gli serviva parlare dei suoi sentimenti con “qualcuno di esperto”, o con qualcuno in
generale.
Voleva solo… voleva solo qualcosa che aveva sempre dovuto
soffrire per ottenere. Sopportare dolore e disperazione per avere un momento di
pace, sì, ma senza vedere quell’attimo stracciato in mille pezzi subito dopo.
Dormire. Dormire sarebbe stato carino. Non per sempre,
giusto… giusto fino a che le cose non fossero state migliori. Fino a che non
sarebbe stato in grado di alzarsi e sopportarle senza crollare.
Non sapeva nemmeno spiegarlo, cosa voleva. Cercava
realizzazione, felicità, pace, i vecchi
tempi.
So hum hallelujah,
Just off the key of reason
Era così sciocco, santo cielo. Pensieri insulsi che non si
addicevano ad un uomo in procinto di dire il “sì” che avrebbe cambiato la sua
vita.
Dubbi che non poteva evitare. Poteva ignorarli, però,
perché se c’era qualcosa che aveva imparato nella sua vita, più che la
solitudine, più che il dolore, era mettere da parte domande e rimorsi. Non
bloccarli sul nascere, ma prenderli e chiuderli da qualche parte nei recessi
della sua mente e pensare ad altro. Quelle fastidiose insicurezze sarebbero
scomparse pian piano, poi sarebbero ricomparse, e di nuovo le avrebbe
allontanate, con gesti praticati.
Forse un comportamento irragionevole, ma l’unico che gli
permettesse di tirare avanti giorno dopo giorno.
I thought I loved you
It was just how you looked in the light.
Dopotutto, cos’era più irragionevole dell’amore?
Pronto a palesarsi nei nascondigli più strani, difficile
da scovare, da convincere a venire fuori. E certe volte era così difficile da
domandarsi se fosse giusto, se ne valesse la pena, finché quello non cedeva e
si scopriva in tutta la sua meraviglia.
O così birichino da andarsene via sul più bello, lasciando
vuoto e lacrime dietro di sé, incurante, prima di comparire da tutt’altra
parte. O far finta di comparire, sorridere da dietro volti conosciuti mentre in
realtà era solo un’illusione. Un riflesso, un pallido gioco di luci.
Niente di più
irragionevole.
A teenage vow in a parking lot
"Till tonight do us part"
I sing the blues and swallow them too
« E tu, Remus John Lupin? »
E lui? Dopo tutti quei momenti di gioia tra le braccia di
un unico amore ormai morto, dopo tutti quegli anni insopportabili tra lutto, tradimento
e pianto, dopo tutti i dubbi e le domande così normali su quello che stava per
fare - ma oh, se erano strani, i suoi! - e su quello che avrebbe dovuto fare?
Tonks lo guarda, con occhi colmi di speranza e devozione.
Gli viene appena da ridere, quando si accorge che per l’emozione sono pieni di
sfumature mutevoli che lei non riesce a frenare.
E dietro di lei alte finestre di vetri variopinti che
danno sul cielo cangiante, un ultimo raggio di luce al terminare del tramonto.
Ora è notte, sua vecchia amica, foriera di maledizioni, speranze e segreti
sussurrati.
Proteggerà anche quest’ultima unione - condanna a rimorsi,
sogno di felicità, e illusione. Il desiderio infantile di un lieto fine, di
quel “vissero felici e contenti” che tanto gli manca e del “per sempre” che
tanto anela.
E tutti i dubbi li scanserà via, perché in questa
situazione ci si è messo con le proprie mani e basta. Spera solo sia un bel
sogno. Spera solo quel “per sempre” non si infranga troppo presto.
« Lo voglio. »
Hum hallelujah.
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Stavo sentendo in loop la canzone (Hum Hallelujah dei Fall Out Boy che -disclaimer!- chiaramente non è
mia) quando sono stata folgorata. Perché è perfetta:
è quello che Remus è, secondo me, per tutto il sesto e l’inizio del settimo
libro. Perfezione che non sarò riuscita a rendere, probabilmente, ma andate a
leggere il testo della canzone senza le mie scemenze in mezzo, sentitela, e
ditemi che non è loro.
Sì, insomma, lo sanno persino in Alaska che non approvo l’unione
di Moony e quella Tonks. Il mio canon si interrompe alla fine del quinto
volume, per quanto riguarda Remus. E Sirius. *tira fuori stendardo dell’OTP*
Rowling, io non mi arrendo!
Will