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Autore: HJGranger    10/07/2014    3 recensioni
Pregava, Harry.
Portami via da tutto questo. Voglio solo essere felice...
"Mi posso sedere qui con te?"
Un ragazzo bassino dai capelli castani e dagli occhi azzurro mare, glaciali, lo stava guardando.
LARRY.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Ci avete mai pensato a quanti misteri racchiudono le strade?
Le strade, sì. Autostrade, superstrade, vicoli sconosciuti e stretti, romantiche e imperscrutabili vie lungo il centro.
Ogni giorno, a ogni ora, vedono passare chiunque. Ma ve lo immaginate, quante storie racchiudono questi misteriosi angoli di mondo?

Io mi immagino già un anziano signore che si sente solo e tutte le mattine passeggia alla stessa ora e nella stessa via, facendo avanti e indietro disperatamente, cercando chissà quale consolazione lungo il cammino solitario, che di consolatorio non ha nulla. Mi immagino già una bambina, che insegue un uccello su una delle tante strade di Parigi, affascinata da lui e sofferente per il desiderio di volare. Volare, anche lei, come lui. Volare, libera. Mi immagino una coppia, due giovani innamorati, che colti dalla voglia che hanno di scoprirsi e di divorare ogni singolo angolo dell'altro si prendono per mano, dirigendosi verso un vicolo poco frequentato, al riparo da occhi indiscreti, da occhi che, troppo severi per loro, li biasimerebbero, o troppo curiosi, disturberebbero la quiete e la magia di quel momento passato insieme, l'uno nell'altra. E forse io sarei uno di quegli occhi indiscreti.

Perché mi piace, osservare. Mi piace perdermi nei dettagli, nei particolari delle persone. Osservare, scrutare, bearmi di quello che mi circonda. Delle dita sottili, di quelle rughette che magnifiche si formano all'angolo degli occhi quando qualcuno sorride sinceramente. Dio quanto mi piacciono i particolari. Sono una delle poche cose che mi fanno credere che qualcosa di buono in questo mondo c'è ancora, e allora mi sento un po' più viva.
Ma cos'è che dicevo? Ah si, le strade. Sono delle storie. Angoli di mondo creati per condividere con noi i segreti, i bei momenti, le verità più oscure, gli amori. Gli amori...

Come ne desiderava uno anche lui, di amore. Harry vagava per quella città senza meta, con solo i suoi pensieri come compagni di viaggio. Odiava ogni singolo angolo di quel posto schifoso; ogni mattonella della stradina, ogni passante, ogni negozio, ogni panchina gli ricordavano dei brutti momenti. Da sei anni, forse di più, Harry aveva dimenticato cosa fosse la felicità. O anche solo la serenità. Questa cosa era partita un giorno, improvvisamente, senza dargli il tempo di abituarsi. Un giorno era sé stesso, e il giorno dopo non lo era più. Non un attimo di preavviso, nulla. E l'aveva saputo per certo: era cambiato. Ma non in meglio, non quei cambiamenti che fanno bene a noi stessi. Quei cambiamenti che non sai perché,  ma ti distruggono dentro, distruggono ogni singola particella del tuo io.
Tutto quello che Harry riusciva a fare era piangere, piangere forte e a lungo, così tanto a lungo da non smettere mai. Da non smettere mai, esatto. Perché se con gli occhi puoi mettere fine al pianto, non puoi mettergli fine anche con le mani, con le braccia, con le gambe, con i gesti, con la bocca. Non puoi fingere che vada tutto bene quando ogni parte di te va in pezzi, e ti rendi conto che piangi costantemente quando ogni parte del tuo essere trema, anche quando stai fermo. É così che inizi, pian piano, ad affondare. Diventi più insicuro, smetti di credere in te stesso, non riesci più a sorridere sinceramente. Ogni volta che cammini per strada e vedi qualcuno ridere hai paura che rida di te; ogni volta che vedi qualcuno parlare con qualcun'altro hai paura che parlino di quanto sei ridicolo. Non sai come comincia e perché. Stai male e basta. All'inizio credeva che fosse per il bullismo, era cominciato tutto quell'anno di sei anni fa, i ragazzi dell'ultimo anno lo prendevano in giro... Ma non sapeva se era per quello e basta. Sapeva solo che stava male come non lo era mai stato, e che aveva paura di non riprendersi, mai più. Voleva prendere il volo, sparire, dissolversi come nebbia, andare lontano da tutti, lontano da tutto quel dolore che, subdolo, gli attanagliava le viscere impedendogli perfino di respirare.

Pregava, Harry.
Portami via da tutto questo. Voglio solo essere felice...

"Mi posso sedere qui con te?"
Un ragazzo bassino dai capelli castani e dagli occhi azzurro mare, glaciali, lo stava guardando.
"Aspetto una risposta, anche se credo che mi siederò comunque" disse il ragazzo cominciando ad accomodarsi
"Co- io... scusami, ero soprapensiero" rispose Harry sinceramente.
"Lo so. Vieni spesso qui a pensare?"
Gli piacevano un sacco, quegli occhi. Erano così azzurri, così vivi.
"Ti sei imbambolato di nuovo?"  Rise. La potenza di quella risata, così acuta e sincera, fece volare via i colombi vicino alla panchina.
"Scusami" arrossì Harry.
"Sei tutto rosso..." sorrise quello sconosciuto.
"Mi piacciono i tuoi occhi..."
Ma come diavolo gli veniva in mente di dire una cosa del genere a un ragazzo che nemmeno conosceva?
L'altro contraccambiò il complimento con un enorme sorriso e un "Anche a me piacciono i tuoi. Tantissimo."
"I-io devo andare... Ciao..." disse Harry alzandosi, affascinato e impaurito al tempo stesso dall'effetto che quello sconosciuto gli stava procurando.
"Louis, mi chiamo Louis." rispose l'altro. Harry fece per allontanarsi e lui dolcemente lo fermò per un braccio.
"Io, ti prego... non voglio perseguitarti o cosa, ti giuro che non sono un maniaco, ma vorrei tanto rivederti..." dichiarò, con gli occhi velati di tristezza e aspettativa.
"Harry... io mi chiamo Harry" rispose l'altro.

Che... Dio, non ci capiva più niente. Era un estraneo, per Dio. E vi assicuro che anche io, da osservatrice, a questo punto avevo pensato che Harry fosse ingenuo, strano e anche un po' scemo. E infatti era vero. Ma è anche, ed è sempre stato, terribilmente romantico. Avete presente i discorsi, quelli stupidi, sull'anima gemella? Quelli a cui di solito credono solo le bambine di cinque anni che giocano a fare le principesse o le cinquantenni speranzose di affacciarsi a una nuova vita? Ecco, Harry ci credeva. Era troppo il desiderio di approfondire quella cosa, qualsiasi cosa fosse. Forse di quella persona poteva finalmente fidarsi, in un certo senso e forse proprio perché non era come tutti gli altri che conosceva. Louis era come lui, lo sentiva. Voleva sentirsi bene, felice, un giorno, e il desiderio di sentirsi finalmente amato superava qualsiasi prudenza, qualsiasi autodifesa. E lui era stufo di difendersi da tutto e da tutti.

Ora basta. É ora di vivere, Harry.

"Sei bellissimo Louis"
L'altro sorrise euforico.
"Stessa panchina, alle cinque, domani"
"Domani" Harry annuì. Poi si incamminò.
"Non vedo l'ora di vederti..." sussurrò Louis. Harry non lo poteva sentire, ma provava la stessa cosa.

Quella notte Harry Styles sognò degli occhi azzurri, delle mani aggraziate come quelle di una donna e una voce acuta.

A scuola pensava continuamente a quello strano e affascinante ragazzo. Le cinque arrivarono con una lentezza a dir poco esasperante, e mezz'ora prima dell'orario previsto Harry era già alla solita panchina, di nuovo perso nei suoi pensieri e agitato fino al midollo.
"Non tremare, ti prego"
La voce di Louis fece sobbalzare leggermente l'altro, che non prevedeva il suo arrivo da dietro.
"Mi hai fatto spaventare..."
Non era vero. Era solo sollevato di risentire la sua voce.
"Scusami" si rattristò leggermente Louis
"Ehi, è tutto ok!" sorrise sinceramente Harry "Siediti vicino a me, su"
Il viso di Louis si illuminò e lui corse a sedere. Rimasero in silenzio a guardarsi per qualche secondo.
"A cosa pensi Harry?"
"Non riesco a pensare a niente adesso" ammise l'altro
"Colpa mia?" chiese innocente Louis, con gli occhi che brillavano
"Eh già" sorrise di rimando Harry
Un gabbiano planò rumorosamente sull'asfalto, interrompendo il suo volo. Harry prese a fissarlo.
"Ora stai pensando a qualcosa" affermò Louis
Harry sorrise.
"Sì. Voglio volare. Lontano"
Silenzio.
"Voliamo insieme Harry"
Harry rise tristemente.
"Davvero"
"E come Louis?"
"Ti do le mie ali."

Louis lo prese per mano, le loro dita si intrecciarono. La pelle pallida di Harry con quella leggermente più abbronzata di Louis, le sue mani troppo grandi rispetto a quelle dell'altro.
"Hai delle mani piccolissime..." rise Harry, portando anche l'altra mano su quella di Louis e coprendola totalmente, avvolgendo quelle piccole dita con il suo calore.
"Ehi, non sfottere" gli fece l'occhiolino l'altro, spettinando giocosamente i capelli del più piccolo.
Harry si appoggiò con la testa sulle spalle del più grande, cogliendolo di sorpresa.
"Sai di vaniglia Lou..."

Lou. Dio, voleva morire.

"E ti batte forte il cuore..." sussurrò Harry con gli occhi chiusi, sereno. Non aveva ancora lasciato andare la mano del più grande.
Rimasero così per qualche minuto, forse mezz'ora, poi Harry si destò, come da un bellissimo sogno. Guardò negli occhi l'altro ragazzo, e "Baciami Louis".
L'ordine più bello che fosse mai stato impartito a Louis Tomlinson. Il maggiore si porse verso il volto di Harry, le loro fronti si toccarono, e rimasero per un attimo così. Poi Louis catturò le labbra di Harry, in un bacio dolce, eppure carico di desiderio e aspettativa, e di sogni, libertà, tranquillità. Baciare Louis era come andare in paradiso, come vestirsi di petali di rose. Le sue labbra erano sottili, rosee, piccole ma ben delineate, a forma di cuore, e morbide. Il contrario di quelle di Harry: enormi,, come del resto ogni parte del suo corpo sproporzionato, rosse come il fuoco, carnose e screpolate.
E ok, si erano appena conosciuti, ma lo sapevano di essere fatti l'uno per l'altra. Perché a volte accade che lo sai e basta. Magari ci metti una vita a trovare la persona giusta per te, magari non te ne accorgi per una vita anche se ce l'hai davanti, o magari spunta fuori dal nulla, con i suoi magnetici occhi azzurri. E quello è un chiaro segnale, non credete? Allora lo sai e basta, quando mentre vi baciate porti le tue mani nei suoi capelli, quando sei circondato di gente ma non ti importa più di niente e di nessuno, lo sai. Quelle labbra, quel corpo, sono stati tuoi dal primo momento che li hai visti.
 
 
I gabbiani spiccarono di nuovo il volo, e un vento caldo risvegliò gli animi. La bambina che a Parigi inseguiva quell'uccello credette davvero di volare. Il vecchietto solitario mentre andava avanti e indietro si fermò un attimo, finalmente, alzò gli occhi, e scoprì il cielo. E i ragazzi innamorati... loro sono ancora lì, mano nella mano. Forse non basta un bacio a suggellare la loro unione, ma ci sarà tempo anche per altro...

Le strade racchiudono delle storie. E le storie, quelle migliori, non hanno fretta...







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Ciao a tutti, grazie per aver letto la storia, spero tanto che vi sia piaciuta. Per qualsiasi cosa, contattatemi su twitter, sono @tommosfighter
Ah, se vi va, anche per delle critiche, lasciate una recensione :) Un abbraccio.
  
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